Vincenzo Vinciguerra: La verità negata

LA VERITÀ NEGATA

Di Vincenzo Vinciguerra

La morte di un killer non suscita il nostro interesse e non sollecita la nostra pietà.

Ma la scomparsa di Pierluigi Concutelli, mentre si trovava in detenzione domiciliare per motivi di salute da anni, impone una riflessione sulla morte, per sua mano, del giudice Vittorio Occorsio.

Non è vero che la decisione di ucciderlo sia stata presa da Concutelli, spacciato dalla stampa come “comandante militare” di Ordine nuovo, all’interno del quale nessuno ha mai rivestito tale incarico.

Non è vero che il magistrato sia stato ucciso, nel luglio del 1976, perché aveva chiesto ed ottenuto la condanna di esponenti e militanti del Movimento politico Ordine nuovo, diretto da Clemente Graziani, nel mese di novembre del 1973.

È vero, viceversa, che la proposta di uccidere Vittorio Occorsio era stata avanzata nel corso della riunione svoltasi nel mese di settembre del 1975, ad Albano Laziale, quando si decise di creare un’organizzazione comprendente sia Avanguardia nazionale che Ordine nuovo sotto il comando di Paolo Signorelli.

La proposta, però, rimase lettera morta per quanto riguarda Avanguardia nazionale, che dell’omicidio di Vittorio Occorsio venne a conoscenza dalla stampa dopo che era avvenuto.

L’iniziativa di uccidere il magistrato matura nell’ambiente ordinovista romano per motivi rimasti ignoti, come i nomi dei mandanti e degli organizzatori.

La prima critica da me ascoltata a Madrid sul conto del giudice Vittorio Occorsio risale al mese di luglio del 1975, quando Stefano Delle Chiaie mi disse che gli avevano riferito che era particolarmente accanito nei confronti del nostro ambiente politico.

Per tutto il 1974, difatti, l’obbiettivo degli ordinovisti era stato il ministro degli Interni, Paolo Emilio Taviani, perché era stato lui, e non il giudice Occorsio, ad ottenere dal Consiglio dei ministri lo scioglimento del Movimento politico Ordine nuovo.

Paolo Emilio Taviani, difatti, aveva indotto i suoi colleghi, nonostante il parere contrario di Aldo Moro, a sciogliere l’organizzazione diretta da Clemente Graziani subito dopo la sentenza di primo grado, pur nella consapevolezza che la legge Scelba imponeva lo scioglimento solo dopo il passaggio in giudicato della sentenza di condanna, cioè dopo la pronuncia della Corte di Cassazione.

Nessuna responsabilità poteva, quindi, farsi risalire al giudice Vittorio Occorsio che, come pubblico ministero, aveva chiesto le condanne degli imputati ordinovisti che erano state inflitte non da lui ma dalla Corte di assise, che aveva anche il potere di assolvere, non solo di condannare.

La responsabilità dello scioglimento del Mpon ricadeva per intero sul ministro degli Interni, Paolo Emilio Taviani, che lo aveva proposto, e sul Consiglio dei ministri che lo aveva approvato, mai sul magistrato.

Perché, di conseguenza, muore Vittorio Occorsio?

Per le indagini che aveva iniziato a fare nel 1975 e che minacciavano gli interessi della malavita, della massoneria e dell’estrema destra ad esse collegate.

La proposta fatta ad Albano Laziale si prefiggeva di dare impulso all’organizzazione unificata fra Ordine nuovo e Avanguardia nazionale ma, poi, ad agire sono solo gli elementi di Ordine nuovo non certo al comando di Pierluigi Concutelli.

È tattica abituale per gli esperti della disinformazione quella di ribaltare i ruoli facendo apparire i gregari come capi provvisti del potere decisionale per fare, a loro piacimento, operazioni che coinvolgevano le organizzazioni di cui facevano parte.

Ci hanno provato con Franco Freda e Giovanni Ventura per la strage di piazza Fontana, a Milano, del 12 dicembre 1969 senza, peraltro, indicare su chi esercitavano il comando; hanno ribadito il gioco con Mario Merlino fingendo di dimenticare che era il subalterno di Stefano Delle Chiaie il quale, a sua volta, era agli ordini del principe Junio Valerio Borghese; lo hanno confermato con Carlo Maria Maggi che non era il capo ma l’ispettore triveneto di Ordine nuovo, subalterno di Paolo Signorelli e Pino Rauti, così come Pierluigi Concutelli era un gregario e non il “comandante militare” di Ordine nuovo.

In questo modo hanno bloccato tutte le indagini che avrebbero potuto portare agli organizzatori, ai mandanti, alle reali motivazioni politiche di fatti che hanno, addirittura, provocato cambiamenti epocali nella storia italiana, come la strage di Brescia del 28 maggio 1974.

Ci sono tanti modi per depistare le indagini, per impedire alla verità di emergere e quello del ribaltamento dei ruoli è uno di questi, come dimostra il caso Concutelli.

È morto, e tanto basta per non porre in evidenza ulteriori elementi di giudizio che investirebbero la persona e le sue scelte, i suoi comportamenti fuori e dentro il carcere.

Il personaggio, per quello che ha rappresentato nella realtà, non ci interessa più.

 

Opera, 17 marzo 2023

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