Vincenzo Vinciguerra: Indipendenza

 

INDIPENDENZA

Di Vincenzo Vinciguerra

Leggo su “L’Espresso”, a firma di Paolo Biondani, la recensione del libro intitolato “L’Italia del petrolio. Mattei, Cefis, Pasolini e il sogno infranto dell’indipendenza energetica”, scritto da Giuseppe Oddo e Riccardo Antoniani.

Il libro non sembra contenere verità inedite ma conferma, con nuove testimonianze e un’imponente documentazione, quello che già si conosceva sul conto del tentativo di Enrico Mattei di fare dell’Italia un Paese indipendente sul piano energetico.

Enrico Mattei cerca di spezzare il monopolio anglo-americano instaurando rapporti diretti con i Paesi del Terzo mondo e con la stessa Unione sovietica per fornire all’Italia il fabbisogno energetico che le necessita.

Enrico Mattei è un nazionalista che crede ancora nell’Italia e negli italiani, così che lancia il suo guanto di sfida agli Stati uniti e ai loro alleati in un campo, quello energetico, nel quale si illude di avere una libertà di manovra che, in campo politico e militare, è decisamente impossibile da ottenere.

Ma il passo dalla indipendenza energetica a quella politica è breve. Ne sono consapevoli a Washington come a Bruxelles, e vedono in Enrico Mattei un pericolo da sventare.

Anche in Italia, Mattei ha i suoi nemici, tutti schierati a destra, in particolare i liberali e i missini che lo combattono fantasticando di un suo presunto cedimento al comunismo internazionale.

Non sono gli interessi dell’Italia che stanno a cuore alla destra, ma quelli dell’America e della Nato, delle famigerate “sette sorelle” e degli industriali che, in Italia, le sostengono.

Non a caso a scrivere contro Mattei c’è Indro Montanelli, giornalista asservito ai potenti, alle dipendenze della famiglia Agnelli, autentico pennivendolo schierato sempre dalla parte di chi lo pagava.

Enrico Mattei si palesa come una minaccia politica per gli interessi americani, sempre timorosi che in Italia qualcuno si ricordi che dopo una sconfitta militare si può aspirare ad un riscatto, ad una rinascita, ad una indipendenza che restituisca la sovranità nazionale.

La minaccia politica rappresentata da Enrico Mattei non è un’ipotesi, è una verità affermata con cinismo dal liberale Manlio Brosio, già ambasciatore a Washington e futuro segretario generale della Nato dal 1964 al 1971.

Dopo l’assassinio di Enrico Mattei, il 27 ottobre 1962, a Bascapè (Pavia), facendo esplodere l’aereo sul quale viaggiava con il pilota e un giornalista americano, il giorno successivo, 28 ottobre, Brosio annota nel proprio diario questo commento:

Bene politicamente, restando il rimpianto umano per un destino stroncato”.

Hanno ragione di compiacersi i Brosio, i Montanelli, gli Almirante e tutti gli italiani d’America, per la morte di un uomo che aveva sognato un’Italia indipendente, perché a distruggere tutto quello che aveva fatto Enrico Mattei, giunge l’uomo giusto, Eugenio Cefis.

Figura ancora oggi oscura, Cefis avrà un ruolo drammatico nella storia d’Italia e, forse, l’ha avuta anche nella morte di Mattei, anche se il sospetto non potrà mai essere provato.

Dovranno passare più di trent’anni prima che la magistratura riconosca che quello in cui perse la vita Enrico Mattei non fu un incidente aereo ma un sabotaggio che provocò l’esplosione in volo del velivolo.

Indicato ancora oggi come uno dei misteri d’Italia, l’omicidio di Enrico Mattei lo è solo per la parte che riguarda gli esecutori materiali perché le responsabilità politiche nazionali ed internazionali sono evidenti.

Sono le stesse responsabilità che si intravedono dietro un altro omicidio eccellente, quello del presidente della Democrazia cristiana, Aldo Moro.

Cosa tentava di ottenere Aldo Moro? “Autonomia politica” da Mosca, per Enrico Berlinguer e il Pci, e da Washington per sé stesso e per la Democrazia cristiana.

Troppo accorto e consapevole dei rapporti di forza, Aldo Moro non parla di indipendenza ma di “autonomia”, che sul piano politico vuol dire poter fare in Italia una politica che non sia totalmente dipendente dalle direttive del Dipartimento di Stato americano.

“Autonomia politica”, due parole per un epitaffio.

Gli Stati uniti non concedono “autonomia” ai popoli sottomessi, così Enrico Mattei viene ucciso per stroncare il suo tentativo di dare all’Italia un’indipendenza energetica che si traduceva in autonomia politica con gli accordi stipulati con l’Unione sovietica, fra gli altri, e Aldo Moro muore per la stessa ragione, per aver tentato con prudenza, di ottenere da Washington uno spazio politico interno che gli consentisse di dare al Paese una stabilità con l’alleanza con l’altro partito di massa, il Pci, ormai avviato, nel 1978, ad un progressivo distacco dall’Unione sovietica.

A prescindere dal giudizio che si può esprimere sulla visione politica di Aldo Moro, rimane la certezza che il suo destino è stato segnato dal desiderio di riacquistare, dopo 35 anni dalla fine della guerra, quella libertà di manovra sul piano politico interno che gli Stati uniti allora – come oggi – si ostinavano a negare.

Enrico Mattei e Aldo Moro, due uomini, una stessa aspirazione, un medesimo destino.

Chiedo scusa ai lettori se devo dedicare poche righe a tale Paolo Morando, che tempo fa ha pubblicato un libro su Eugenio Cefis per conto dell’ormai screditata casa editrice Laterza.

Il Morando si è sprecato in elogi nei confronti di Cefis presentandolo come un uomo di preclare qualità intellettive e morali, un grande industriale che tanto bene ha fatto all’Italia e agli italiani.

Il Morando si è, quindi, scagliato contro Enrico Mattei e Pier Paolo Pasolini colpevole, quest’ultimo, di aver scritto un libro, “Petrolio”, nel quale ipotizzava la responsabilità di Eugenio Cefis anche nella morte di Enrico Mattei.

Convinto di farsi un nome e di giungere al successo buttando fango sugli altri, il Morando si è illuso, con il suo libro su Cefis, di riscrivere la storia, lui che di fronte ad un gigante della cultura come Pier Paolo Pasolini è un nano senza qualità.

Chiudiamo qui, per rispetto ai lettori, sul Morando, il suo libro, la sua casa editrice, che rappresentano un problema ecologico e non culturale.

Verrà il tempo di scrivere la storia d’Italia secondo verità e, allora, la figura di Enrico Mattei apparirà come quella di un italiano che al primo posto aveva collocato l’Italia e gli italiani.

Cercava indipendenza, Enrico Mattei. Cercava autonomia politica Aldo Moro.

Hanno coltivato un’illusione e sono stati uccisi, caduti in una guerra che non potrà finire fino al giorno in cui, in questo Paese, si converrà che con la guerra del “sangue contro l’oro” abbiamo perso anche la libertà.

 

Opera, 8 novembre 2022

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