Vincenzo Vinciguerra: Toccato il fondo

TOCCATO IL FONDO

Di Vincenzo Vinciguerra

Si sono concluse le elezioni politiche e il primo partito è quello degli italiani che hanno scelto di non andare a votare, con il 37 per cento.

Il secondo partito, con il 26 per cento dei voti, è quello dei “Fratelli d’Italia”, guidato da Giorgia Meloni.

Al terzo posto piange la sinistra (ma possiamo ancora chiamarla così?) che ha condotto una campagna elettorale contro la destra identificandola, ancora una volta, l’ennesima, con il fascismo.

La sinistra italiana finge di non comprendere che il fascismo, in Italia, è finito il 28 aprile 1945 con la morte del suo fondatore, Benito Mussolini.

Lo hanno fatto sopravvivere gli antifascisti che hanno dato credito di coerenza ideologica e storica ai missini che, viceversa, il fascismo lo hanno rinnegato e tradito dal giorno in cui hanno costituito il loro movimento voluto da Democrazia cristiana, Vaticano, Confindustria e servizi segreti americani.

Ancora in questa campagna elettorale hanno attaccato il partito di Giorgia Meloni perché mantiene il simbolo della Fiamma che, con una comica lettura, ritengono che rappresenti l’anima di Benito Mussolini che si leva dalla bara.

Non è vero: la Fiamma è un simbolo francese che i fondatori del Msi hanno mutuato insieme al nome dal Movimento sociale francese, come la struttura organizzativa e le finalità, quelle di favorire la rappacificazione all’interno delle Forze armate facendo leva sugli ex combattenti.

Espressione di una destra conservatrice e reazionaria, capitalista ed atlantica, “Fratelli d’Italia”, come già il Movimento sociale italiano, attira gli sprovveduti e i sempliciotti lasciando i suoi esponenti e militanti liberi di fare il saluto romano, di usare slogan fascisti, di esibire foto di Mussolini e così via, nel tentativo di affermare un legame con un passato che non gli appartiene.

Il passato di “Fratelli d’Italia” è, giustamente, il Movimento sociale italiano, non il fascismo.

È sul partito di Arturo Michelini e Giorgio Almirante che si dovrebbe chiedere conto a Giorgia Meloni che ancora esibisce come proprio esponente Ignazio La Russa, per fare un nome.

A chi si riferiva Renato Vallanzasca, nel suo libro, parlando di una persona che a Milano gli aveva chiesto, negli anni Settanta, di mettere bombe e che ora, a fine anni Novanta, ricopriva un’altissima carica istituzionale?

La domanda andava posta a Ignazio La Russa che, come esponente di primo piano del Movimento sociale italiano a Milano, forse conosceva – e conosce – la risposta.

Le colpe dei padri non ricadono sui figli, quindi Isabella Rauti non può certo essere chiamata a rispondere di quanto ha fatto suo padre in vita, ma ricordare chi è stato Pino Rauti sarebbe stato più producente, sul piano elettorale, che non rievocare Auschwitz.

La sinistra ha scelto di rimuovere dalla storia italiana quel partito di “Destra nazionale” che ha fomentato la guerra civile, che ha incitato allo scontro fisico, che ha partecipato ad oscure operazioni concordate con i servizi segreti, che ha partecipato attivamente all’attività dei gruppi extraparlamentari che lavoravano, in realtà, per il partito che poneva a loro disposizione parlamentari, giornalisti, avvocati perché non poteva abbandonarli quando finivano nei Tribunali con l’accusa di strage.

Il Msi è stato l’unico partito al mondo che ha dedicato un articolo di commiato, nel gennaio del 1975, ad un altissimo funzionario della Cia, James Jesus Angleton, quando costui è andato in congedo.

È il solo partito che si presentava come “alternativa al sistema” e che ha portato in Parlamento tre direttori del servizio segreto militare (Giovanni De Lorenzo, Vito Miceli e Luigi Ramponi) oltre al generale Ambrogio Viviani.

È il partito che ha organizzato la manifestazione nazionale a Roma, il 14 dicembre 1969, preceduta dalla strage di piazza Fontana, e quella del 12 aprile 1973, a Milano, preceduta dalla tentata strage sul treno Torino-Roma del 7 aprile 1973.

È il partito dei colpi di Stato militari che bisognava favorire destabilizzando l’ordine pubblico con attentati e stragi.

Perché dimenticarlo?

Il Movimento sociale italiano, partito erede dei combattenti della Repubblica sociale italiana?

Ha avuto per segretari nazionali Arturo Michelini che non aveva mai aderito alla Rsi, e Giorgio Almirante che aveva tradito i suoi camerati conducendo il doppio gioco come prova il fatto che non è mai stato processato per collaborazionismo, come previsto da un decreto legge dell’agosto 1945 che garantiva l’impunità a tutti coloro che avevano aderito alla Rsi per meglio tradirla.

Il Msi fascista?

Ha avuto come presidenti i badogliani Gino Birindelli e Alfredo Covelli, come senatore il generale Giovanni De Lorenzo, medaglia d’argento al valore militare della Resistenza, Frank Maria Servello che aveva risalito la penisola con la V armata americana scrivendo articoli al veleno contro i fascisti e Benito Mussolini, che ha votato per la presidenza della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, pubblico ministero fascista a Novara, divenuto ferocissimo antifascista dopo il 25 aprile 1945, che ha chiesto ed ottenuto la condanna a morte del prefetto Enrico Vezzalini e di altri fascisti.

Questo è il passato di “Fratelli d’Italia”.

Un’eredità di tradimenti, inganni, voltafaccia, violenza e sangue per fare dell’Italia una democrazia autoritaria sempre più legata agli Stati Uniti d’America.

Altro che dignità, coerenza e onore.

Giorgia Meloni e la sua banda hanno come padri nobili il traditore Giorgio Almirante e il rinnegato Gianfranco Fini e con questo passato non danno alcun affidamento per un Paese che di voltagabbana ne ha avuti fin troppi.

Gli alfieri della legalità hanno lavorato da sempre, dal 1994, con il pregiudicato Silvio Berlusconi che ora è rientrato in Senato con altri quattro processi da fare e l’indizio di reato per le stragi di mafia del 1993.

La sinistra italiana piange oggi una sconfitta che si è cercata perché ha scelto di combattere contro i fantasmi del fascismo, dei fascisti, del pericolo fascista, quasi fosse ancora il 1945, invece di scendere nel campo della verità storica del dopoguerra e denunciare la realtà di un partito – il Movimento sociale italiano – che ha fatto della guerra civile la sua ragione di essere.

Anche la sinistra italiana teme l’emergere della verità sulla storia italiana del dopoguerra, in particolare quella degli anni Sessanta e Settanta, perché ha contribuito a negarla ed oggi non ha il coraggio di riconoscere i propri errori.

Con i propri silenzi, le proprie omissioni, le proprie menzogne, questa sinistra ha portato al governo i fautori della democrazia autoritaria, che l’Italia e gli italiani non meritavano.

Povera Italia!

 

27 settembre 2022

4 Comments
    • milton g.
    • 2 Novembre 2022

    il Vinciguerra risorsa storica inestimabile, complimenti! leggendo i suoi articoli “frammentati” però, non riesco a cogliere il suo corpus ideologico, i principi che lo hanno spinto alla lotta armata e poi invece a consegnarsi alla legge.

    Rispondi
      • a.carancini
      • 3 Novembre 2022

      Dovrebbe procurarsi il libro “Ergastolo per la libertà”: ce ne dovrebbe essere una copia disponibile su Amazon.

      Rispondi
    • Giorgio Vitali
    • 14 Marzo 2023

    Il Vinciguerra dice la pura verità. Ma tutto ciò NoN cambia il quadro generale. Anche perché la Storia D’ ITALIA VA LETTA almeno dal Decimo Secolo. E’ in questo contesto che vanno letti TUTTI gli avvenimenti in chiave NAZIONALE. Si capirebbe di più e soprattutto ci si renderebbe conto della continuità costante di Gruppi e di posizionamenti politici. Facciamo iniziare la Storia del nostro paese dalle Lotte per le Investiture. Alfredo Oriani, nella sua Lotta Politica in Italia è partito più o meno dalle stesse date. GV

    Rispondi
    • Giorgio Vitali
    • 14 Marzo 2023

    Il Vinciguerra dice la verità. D’altronde la mistificazione fa parte integrante della Storia e la politica
    è sempre stata basata sull’opportunismo.

    Rispondi

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