Apocalisse: una significativa convergenza di vedute tra i preteristi e mons. Salvatore Garofalo

Ho riletto recentemente due importanti libri del preterista americano Kenneth Gentry: The Beast of Revelation (“La bestia dell’Apocalisse”) e Navigating the Book of Revelation (“Percorrere il libro dell’Apocalisse”) e, riguardo ad un tema cruciale dell’Apocalisse – quello riguardante la “bestia che viene dal mare” – ho registrato una significativa convergenza di vedute tra Gentry e un illustre esegeta cattolico come mons. Salvatore Garofalo.

Ricordiamo innanzi tutto che, secondo Gentry, la prima bestia dell’Apocalisse possiede una duplice identità: collettiva e individuale. Come entità collettiva la bestia rappresenta l’impero romano del primo secolo dell’era cristiana, promotore della sacrilega divinizzazione degli imperatori. Come entità individuale, la bestia rappresenta il più crudele (e sacrilego) imperatore dell’epoca in questione: Nerone. Gentry ricorda che l’identificazione della bestia con Nerone è un’acquisizione relativamente recente nella storia dell’esegesi biblica: solo nel 19° secolo alcuni studiosi sono giunti a questa scoperta decisiva, nel momento in cui si sono accorti che il nome di Nerone Cesare, scritto in greco, quando viene traslitterato in lettere ebraiche fornisce come valore numerico corrispondente precisamente il numero 666 indicato dall’Apocalisse.

Un’ulteriore conferma a questa scoperta è data dal fatto che alcuni antichi codici dell’Apocalisse indicano come cifra alternativa il numero 616: ebbene, tale cifra equivale al nome Nerone Cesare scritto in latino quando viene traslitterato in lettere ebraiche.

Ora, sempre a proposito della “bestia che viene dal mare”, leggiamo cosa scrive mons. Salvatore Garofalo nelle note a piè di pagina dell’Apocalisse nell’edizione della Bibbia pubblicata da Marietti nel 1966:

La fiera rappresenta l’impero romano, simbolo delle forze avverse al Cristo, ed è il principale strumento del dragone”[1].

E a proposito del numero 666:

Un numero d’uomo: il numero nasconde il nome di un uomo. Per lo più si crede che 666 sia il valore numerico delle lettere ebraiche corrispondenti al nome Nerone Cesare; Nerone fu il primo persecutore dei cristiani e tipo dell’anticristo per la sua crudeltà e ipocrisia. Per altri, il numero ricapitola l’iniquità umana”[2].

Quindi, secondo l’autorevole esegeta cattolico, la prima bestia dell’Apocalisse non rappresenta l’Anticristo escatologico, come sostengono gli escatologisti, ma rappresenta l’impero romano del primo secolo, che trova la sua incarnazione più nefanda nell’imperatore Nerone.

C’è però un punto su cui oso dissentire da Garofalo, ed è quando costui data la stesura dell’Apocalisse all’epoca dell’imperatore Domiziano: no, come correttamente sostengono i preteristi, l’Apocalisse non è stata scritta negli anni ’90 del primo secolo ma circa un trentennio prima, proprio quando era vivo Nerone. Infatti, nel periodo del regno di Domiziano non c’è un evento epocale e catastrofico come la caduta di “Babilonia” profetizzata dall’Apocalisse, caduta che corrisponde necessariamente alla presa e distruzione di Gerusalemme da parte delle truppe romane nell’anno 70.

L’Apocalisse è stata scritta prima del 70, e gli eventi in essa descritti si riferiscono a fatti che all’epoca erano imminenti, come “l’ora della tentazione che sta per venire sull’intera terra abitata” (Apocalisse 3, 10), che corrisponde precisamente alla grande persecuzione che verrà scatenata di lì a poco da Nerone contro i cristiani.

Quindi i preteristi sostengono argomentazioni sensate: il fatto che su un punto cruciale come l’identità della prima bestia la loro esegesi sia stata, almeno in parte, confermata da un esegeta cattolico illustre come mons. Garofalo è davvero significativo.

[1] La Sacra Bibbia, tradotta dai testi originali e commentata, a cura e sotto la direzione di mons. Salvatore Garofalo, Marietti 1966, p. 469.

[2] Ivi, p. 470.

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