La Israel lobby d’Inghilterra

L’INFLUENZA DI ISRAELE A WESTMINSTER[1]

Di Janine Roberts, 2008

Noi inglesi non siamo come gli americani – non sopporteremmo di avere dei lobbisti israeliani che stanno addosso ai nostri politici come accade a Washington, acquisendo perciò potere. Perché potrebbero influenzare le nostre decisioni di politica estera! L’influenza di Israele a Washington è ben documentata. Viene esercitata sia da potenti organizzazioni apertamente ebraiche che, sempre più, da organizzazioni cristiano-sioniste.

A Gerusalemme, due settimane fa, sono arrivati 600 cristiani sionisti per celebrare l’anniversario d’Israele, a nome di una potente lobby americana pro-israeliana, che afferma di rappresentare 40 milioni di cristiani ed è chiamata Christians United for Israel [Cristiani Uniti per Israele], guidata dal reverendo miliardario John Hagee – capo di una chiesa texana e di un’emittente televisiva largamente diffusa. La loro organizzazione è plasmata sull’American Israel Public Affairs Committee [Comitato per gli Affari Pubblici Americano-Israeliano](AIPAC), il cui convegno a Washington l’anno scorso ha riunito 6.000 partecipanti.

I cristiani hanno detto che a Israele spetta tutta Gerusalemme – e dopo aver sfilato per Jaffa Street portando bandiere americane e israeliane, un centinaio di essi si sono recati il 3 Aprile presso l’importante insediamento israeliano di Ariel per partecipare ad un party nel quale figuravano cowgirls danzanti fornite loro dal sindaco di Ariel in ringraziamento per i milioni di dollari che gli erano stati donati per il suo “nuovo grande centro sportivo e ricreativo”, con il nome del reverendo [Hagee] messo in evidenza all’ingresso.

Hagee ha dichiarato: “Sono entusiasta di essere ad Ariel stasera, il cuore dell’America in Giudea e in Samaria”. Dopodiché, in un incontro a Gerusalemme con Benjamin Netanyahu, capo del Likud e grande amico di Hagee, il 9 Aprile sono state annunciate ulteriori donazioni per 6 milioni di dollari a varie iniziative israeliane.

Il pastore ha dichiarato: “Cedere Gerusalemme, tutta o in parte, ai palestinesi equivarrebbe a cederla ai talebani”.

Il suo convegno annuale a Washington del 2007 ha riunito più di 4.250 partecipanti. Il momento clou del convegno è stata l’”apparizione a sorpresa”, insieme ad Hagee, del senatore John McCain, il candidato repubblicano alla Presidenza. La sua battuta iniziale è stata: “E’ difficile compiere l’opera del Signore nella città di Satana”. Ha ricevuto sette standing ovation.

Barack Obama, sotto la pressione della Israel lobby ha preso la seguente posizione: “Nessuno ha sofferto più del popolo palestinese dell’incapacità da parte della leadership palestinese di riconoscere Israele”. Hillary Clinton ha fatto di più. Ha chiesto “Una Gerusalemme indivisa come capitale di Israele” ed è perciò diventata la candidata preferita dai sionisti. Dal 2004, Obama ha ricevuto 93.700 dollari dall’AIPAC, mentre Hillary ne ha ricevuti 349.043.

Tuttavia – e questa è una notizia migliore – il giorno prima della visita di Hagee a Ariel, il rabbino Eric Yoffie, presidente dell’Union for Reform Judaism [Unione dell’Ebraismo Riformato], la più grande organizzazione ebraica negli Stati Uniti, con oltre un milione e mezzo di associati, ha condannato Hagee e i suoi seguaci per il loro estremismo religioso.

Ma niente del genere è mai accaduto qui in Inghilterra. Giusto?

E invece no: per certi versi la lobby sionista di questo paese ha avuto persino più successo – non solo dal punto di vista storico, avendo ottenuto la Dichiarazione Balfour, ma soprattutto in tempi molto più attuali. Negli Stati Uniti vi sono 13 ebrei al Senato e 30 alla Camera dei Deputati, mentre in Inghilterra, dove abbiamo una comunità ebraica 20 volte più piccola, in Parlamento vi sono molti più ebrei. Ve ne sono 18 alla Camera dei Comuni e 41 alla Camera dei Lord. E’ la più alta rappresentanza ebraica dell’Occidente, e questo risultato è dovuto in parte alla protezione di Tony Blair.

Prima che venisse fondato il New Labour, il Partito Laburista era molto più solidale con i palestinesi. Jon Mendelsohn, dei Labour Friends of Israel [Amici Laburisti d’Israele, d’ora in avanti citati come LFI], ha spiegato come è cambiata la situazione: “Blair ha messo sotto tiro l’ostilità anti-israeliana che esisteva nel Partito Laburista. Il Vecchio Labour era per una politica di “cowboy e indiani”, nella quale si preferiva sostenere i più deboli, ma l’ambiente è cambiato. Il New Labour è pervaso dal sionismo. E’ automatico che Blair partecipi ai meeting dei LFI”.

Uno dei primi atti di Blair, una volta diventato deputato nel 1983, fu di unirsi ai LFI. Ma il cambiamento decisivo avvenne solo quando prese il controllo del Labour Party. Per attuare la sua politica, doveva cercare di ridimensionare il peso finanziario dei sindacati. Per questo aveva bisogno di un alleato con grandi mezzi economici.

Nel 1994, un suo amico e collega, Eldred Tabachnik, ex presidente del Board of Deputies of British Jews [Consiglio dei rappresentanti degli ebrei inglesi], lo presentò a Michael Levy, un magnate della musica pop nonché finanziatore delle iniziative ebraiche e israeliane, membro della Jewish Agency World Board of Governors [Consiglio Mondiale Ebraico dei Governatori], e membro del consiglio d’amministrazione dell’Holocaust Educational Trust [Trust Educativo per l’Olocausto]. Si trattò di una cena ospitata dal diplomatico israeliano Gideon Meir.

Poco dopo Blair venne invitato nella sontuosa casa di Levy e nei suoi campi da tennis. Secondo Andrew Porter, di The Business, Levy espresse la sua disponibilità “a raccogliere grandi somme di denaro per il partito” con “la tacita intesa che il Labour non sarebbe più stato, sotto la guida di Blair, anti-israeliano”.

Risultato: Levy gestì l’ufficio per la raccolta-fondi del Labour per finanziare la campagna elettorale di Blair nel 1997. Levy in effetti rese possibile il New Labour. Per questo venne immediatamente premiato, come pure altri finanziatori, con il titolo di Pari. Levy si è definito come un “eminente sionista internazionale” e da allora ha elogiato Blair per il suo “sostegno solido e devoto a Israele”.

Ma Blair aveva un bisogno continuo di finanziamenti se voleva ridurre l’influenza dei sindacati e, pare, aveva bisogno di nascondere le sue fonti per non essere contestato. Uno degli esponenti più conosciuti dei LFI è David Abrahams, un immobiliarista. Il Presidente della Zionist Federation, Eric Moonman, garantisce per lui: “Conosco bene David e ho viaggiato con lui molte volte”. Abrahams prese parte al compito di finanziare segretamente il New Labour. Ha dato al partito più di 650.000 sterline con i nomi di altre quattro persone – un’iniziativa riconosciuta illegale dal Primo Ministro Gordon Brown, ma che non ha avuto conseguenze penali.

Abrahams ha detto di voler rimanere anonimo perché è un “privato”. Ma al Jewish Chronicle ha detto molto di più. Ha detto di aver dato il denaro al Labour segretamente perché non voleva che il “denaro ebraico” e il Labour venissero collegati, pensando che la gente avrebbe sospettato un complotto ebraico.

I funzionari del Labour all’inizio hanno detto di conoscere questi metodi segreti ma da allora sono emerse le prove che Abrahams era all’epoca a stretto contatto con il consulente elettorale del Primo Ministro Gordon Brown, Jon Mendelsohn, che è anche l’ex presidente dei LFI. Altri membri di questo gruppo hanno fornito denaro. Lord Sainsbury ha dato un milione di sterline. Levy dal 2001 ha raccolto 15 milioni. Così la Israel lobby ha aiutato il Labour a spezzare il potere dei sindacati, in cambio di una riformulazione dell’intera scena politica inglese a vantaggio di Israele.

Sorprendentemente, quando sono stati scoperte, la stampa ha trattato queste donazioni segrete con i guanti bianchi. Solo in pochi hanno chiesto che cosa la Israel lobby sperava di guadagnare da tali massicce donazioni. Nessuno ha chiesto, a quanto mi risulta, se era stato Tony Blair a volere che queste donazioni rimanessero segrete – e in tal caso, perché? In pochi hanno ipotizzato implicazioni di politica estera.

Poiché ora sappiamo che l’Iraq non è mai stato una minaccia per l’Inghilterra – ma lo era, almeno potenzialmente, per Israele, Blair ha detto al suo pubblico ebraico che “un Iraq stabile sarà una buona notizia per Israele”. Si è anche astenuto dal fare qualunque cosa per porre termine ai combattimenti mentre Israele stava bombardando il Libano.

Levy è diventato il nostro “inviato speciale” in Medio Oriente, nonostante abbia un serio conflitto di interessi. E’ stato ritenuto in grado di poter negoziare in modo imparziale tra palestinesi e israeliani, eppure ha finanziato l’ex Primo Ministro israeliano Ehud Barak e ha fatto il lobbista di Israele in Inghilterra. In Israele ha interessi e una casa, e si definisce un “sionista internazionale”.

Un annuncio elettorale del Labour sul Jewish Chronicle ha vantato un record di 57 deputati che hanno visitato Israele dal 1997, la maggior parte dei quali con (e finanziati da) i LFI, andati a ingrossare alla Camera le fila dei deputati favorevoli a confermare lo status quo in Medio Oriente. Il Labour ha più deputati di ogni altro partito ad aver visitato Israele. L’annuncio vantava anche che la legge sul terrorismo del 2000 – per la quale i LFI hanno attivamente fatto pressioni – “proscrive organizzazioni terroristiche come Hamas, Hezbollah e la Jihad islamica palestinese”, tutte organizzazioni nemiche di Israele piuttosto che dell’Inghilterra.

Gordon Brown

Gordon Brown è coinvolto nel sionismo persino più di Tony Blair. E’ qualcosa con cui è cresciuto dall’infanzia. Ad un recente incontro ha detto: “Sono orgoglioso di essere membro dei LFI da tre decenni. Mio padre trascorreva molte settimane in Israele, era il presidente della Church of Scotland’s Israel Committee [Comitato israeliano della Chiesa di Scozia]. Ha continuato le sue visite due volte all’anno per più di venti anni”.

Gordon Brown ha detto in un discorso: “Sono cresciuto con le diapositive di un vecchio proiettore, tutte queste foto sulla storia d’Israele che lui portava, e libri su Israele, e ho imparato presto e direttamente da mio padre le battaglie, i sacrifici e le conquiste del nuovo stato d’Israele e del popolo di Israele. Così vi voglio solo dire che è con degli amici di Israele che sono cresciuto, nella consapevolezza che il futuro di Israele non riguarda solo Israele ma riguarda il mondo intero e che continuerò a fare quello che posso per difendere Israele…”.

Ha anche detto: “Sono cresciuto colpito dalle sofferenze e dal coraggio del popolo ebreo, consapevole delle grandi conquiste raggiunte con la creazione dello stato d’Israele, e soprattutto con la consapevolezza che, qualunque ne sia l’origine, la discriminazione debba essere combattuta in tutte le sue forme”.

Uno dei primi atti da Primo Ministro di Gordon Brown è stato quello di accettare la carica di Patrono del Jewish National Fund [Fondo nazionale ebraico] fondato nel 1901. Il governo israeliano ha venduto a questo Fondo la terra sequestrata ai profughi arabi – rendendola poi disponibile solo per gli ebrei che la volevano colonizzare. Ha piantato foreste al posto degli alberi di olivi sradicati dai precedenti insediamenti palestinesi. Esso detiene il 14% della terra d’Israele.

Brown ha poi annunciato che due bambini di ogni scuola media verranno finanziati per andare a visitare il campo della morte di Auschwitz. Per questo l’Holocaust National Trust lo ha premiato. Sta anche sostenendo progetti economici per la Cisgiordania patrocinati dal Portland Trust di Sir Roland Cohen.

Ma sono le nomine di Brown ad essere molto più preoccupanti. Ha garantito la prosecuzione dei finanziamenti ebraici al New Labour nominando Mendelsohn dei LFI quale principale raccoglitore di fondi per le prossime elezioni. Ha anche nominato l’ex ambasciatore inglese in Israele, Simon McDonald, quale principale consigliere di politica estera. Israele ha espresso la propria soddisfazione per la scelta, dicendo che è “un vero amico d’Israele”.

Ha anche nominato James Purnell, presidente dei LFI dal 2002 al 2004, quale Ministro della Cultura, dei Media e dello Sport, affidandogli la supervisione della BBC e degli altri media inglesi. In una lettera pubblicata su Prospect nel Dicembre del 2004, Purnell ha detto: “Qualcuno sta cercando di trasformare Israele in un malfattore globale, il nuovo regime “paria” al posto del Sudafrica dell’epoca dell’apartheid. Quando qualcuno parla come se Israele fosse da condannare totalmente, io chiedo perché. La sola risposta che ricevo è c’è qualcosa di profondo nella nostra memoria culturale che ci rende predisposti a condannare Israele”. (Nel 2008 Brown ha nominato Purnell Ministro del Lavoro).

Gordon Brown ha dato a Jim Murphy, già presidente dei LFI dal 2000 al 2002, l’incarico di Ministro per l’Europa con la responsabilità della BBC World Service e del British Council. La cosa più preoccupante, è che il suo nuovo responsabile del Medio Oriente è Kim Howells, ex presidente dei LFI. L’attuale direttore dei LFI è David Mencer, un ex volontario della Israeli Defence Force.

I LFI hanno ora una presenza importante nella Camera dei Comuni e sono considerati un trampolino di lancio dai politici. I ricevimenti indetti dalla lobby vantano di solito un enorme affluenza, con ospiti quali Gordon Brown, l’ambasciatore d’Israele e il vice-Ministro della Difesa d’Israele. Ai congressi del Labour il Primo Ministro partecipa alle riunioni dei LFI, e così fanno un buon numero di membri del Gabinetto. Queste presenze di alto livello sono rare in appuntamenti più marginali.

Lo Smith Institute, che è il Think-Tank politico del Labour, è ora sotto l’influenza dominante della Israel lobby. Il suo presidente è Lord Haskel, che è anche membro dell’Esecutivo Parlamentare dei LFI. Il Consiglio dello Smith Institute comprende la Baronessa Meta Ramsay, funzionaria di lungo corso del servizio di intelligence MI-6, che è anche presidente dei LFI alla Camera dei Lord, e Tony Blair, che adesso è ovviamente l’Inviato del Quartetto in Medio Oriente.

I suoi esponenti monitorano attivamente i media e cercano di eliminare le critiche a Israele. Così un presunto riferimento a Israele quale questo “piccolo paese merdoso” fatto dall’ambasciatore francese ad un ricevimento tenuto da Contrad Black ha subito provocato una risposta dai LFI che hanno chiesto il licenziamento dell’ambasciatore. Allo stesso modo hanno preparato un dossier su Ken Livingstone.

Yasmin Alibhai-Brown sembra essere la sola giornalista “mainstream” ad aver osato contestare i LFI. In un articolo intitolato “Questi lobbisti e la loro influenza dietro le quinte dovrebbero metterci a disagio”, pubblicato il 3 Dicembre del 2007, ella ha detto:

“Scusatemi per la domanda. Forse non dovrei. Per avere una vita tranquilla, alcune cose, lo sapete, è meglio non dirle. Sono nervosa? Altro che! Ma queste questioni non possono essere accantonate o subite passivamente. Mi stanno preoccupando da quando la fila di donazioni al Partito Laburista si è interrotta la scorsa settimana. Le sollevo qui in buona fede. Non voglio attirare l’ira di Mosè su di me e sento già le accuse di antisemitismo perché oso sollevare la questione: C’è qualcuno che può spiegare qual è esattamente il ruolo dei LFI nella nostra vita politica? E anche quello dei loro gemelli, i Conservative Friends of Israel [Amici Conservatori d’Israele] (CFI)?

“In una democrazia aperta, abbiamo il diritto di fare queste domande – in realtà, è un dovere. David Abrahams, lo strano manipolatore al centro dello scalpore provocato dai fondi, era una volta il Boss dei LFI; e così Jon Mendelsohn, il furbo organizzatore scelto da Gordon Brown per raccogliere “risorse elettorali” per finanziare la prossima vittoria laburista. Anche Lord Levy è una figura-chiave dei LFI. Abbiamo assistito alla tortuosa indagine di polizia sugli affari dei Pari durante le indagini sul traffico delle onorificenze, ma non c’è stato mai nessuna indagine del legame di Levy con i LFI e di come questo possa aver portato all’offerta della sua posizione prestigiosa come inviato in Medio Oriente, fattagli dal suo partner di tennis, Tony Blair.

“Mendelsohn è un ardente sionista e un famigerato lobbista, descritto dal Jewish Chronicle come “uno dei broker con più conoscenze”. Così possiamo ritenere che i LFI esercitino un ruolo nel plasmare la nostra politica estera in Medio Oriente – attualmente la polveriera più infiammabile del mondo.

“E questo non è né giusto né leale. I LFI devono, per definizione, essere partigiani. Esistono per presentare l’opinione ufficiale di Israele; non possono essere morbidi o premurosi con il “nemico”. Oserei dire che la miserabile performance di Tony Blair durante l’ultimo attacco di Israele al Libano è in parte il risultato delle relazioni privilegiate che lui aveva con i LFI. E’ sbalorditivo che abbiamo permesso loro di diffondersi nei corridoi del potere instillando loro l’aria che vi hanno respirato. Questa corruzione non ha odore né colore. E’ mortifera e deve essere bloccata alla fonte”.

Un recente successo dei LFI

Hanno fatto pressioni energiche e potenti affinché l’Inghilterra e l’Unione Europea tagliassero gli aiuti finanziari alla Striscia di Gaza fino a quando il governo eletto di Hamas rimarrà al potere. Così condividono con Israele la responsabilità delle attuali condizioni di vita atroci e miserabili di Gaza, inclusa la morte dei bambini, ai quali non viene permesso di essere ricoverati negli ospedali israeliani mentre gli ospedali di Gaza vengono privati dei rifornimenti medici.

I LFI hanno impartito al partito le seguenti istruzioni:

“Il manifesto elettorale di Hamas è più morbido del suo statuto, nel senso che non chiede esplicitamente la distruzione dello stato d’Israele. Ma auspica ancora il proseguimento della lotta armata e non offre nulla più di una lunga tregua in cambio del ritorno israeliano ai confini del 1967 e la fondazione di uno stato palestinese con Gerusalemme come capitale. Israele viene tollerata come una malaugurata realtà, ma il suo diritto a esistere non viene riconosciuto. Questo rifiuto a riconoscere la legittimità di Israele o qualunque accordo siglato con essa dall’OLP, e la sua insistenza per la continuazione della lotta armata, rende difficile immaginare un futuro governo di Hamas quale partner per negoziati di pace, non solo con Israele, ma agli occhi della comunità internazionale. Di conseguenza, gli Stati Uniti, il Quartetto e l’Unione Europea, mentre hanno espresso compiacimento per il processo di democratizzazione della Palestina, hanno tutti avvertito che, senza la rinuncia al terrorismo e il riconoscimento di Israele, non vi saranno negoziati con un governo formato da Hamas. Costringere Hamas a cambiare posizione, dipende, in larga misura, da questo fronte unito della comunità internazionale.

“La raccomandazione dei LFI…Per un’economia che dipende in modo così pesante dagli aiuti esteri – per la bellezza di un miliardo di dollari all’anno da paesi donatori e di ulteriori 55 milioni ogni mese dalle tasse raccolte da Israele – la revoca degli aiuti metterebbe una grande pressione sul governo di Hamas che ha rifiutato di cambiare la sua politica.
“Tuttavia, la comunità internazionale e Israele non possono nella pratica fermare completamente il trasferimento del denaro poiché potrebbe spingere l’economia palestinese, oltre la prolungata crisi umanitaria per la quale soffre attualmente, fino al disastro totale”.

Mentre per quanto riguarda i Tories

Il direttore politico dei Conservative Friends of Israel afferma che, con oltre 2000 membri e sostenitori registrati, insieme all’80% dei parlamentari conservatori, essi sono ora il più grande gruppo associato al partito. Essi inviano in Israele sei delegazioni all’anno – pagate dall’organizzazione. Sono impegnati in un’intensa attivita di lobbying – inclusa la fornitura di note informative per Brown. Si tengono in costante contatto con l’ambasciata d’Israele.

Il loro sito web è rumorosamente anti-Hezbollah, e conducono un attento esame di tutti i nuovi candidati al parlamento. “Dentro al Partito Conservatore, sosteniamo i candidati attivamente, specialmente nei collegi elettorali marginali. Il nostro programma per potenziali candidati al parlamento fornisce istruzioni settimanali, eventi con oratori, e la possibilità di partecipare alle delegazioni che vanno in Israele. I nostri membri forniscono sostegno finanziario e aiuto elettorale dove ce n’è bisogno”.

Robert Halfon è il direttore dei Conservative Friends of Israel, ed è stato velocemente ricandidato a Harlow per le prossime elezioni.

David Cameron, leader del Partito Conservatore, ha affermato: “Sono orgoglioso non solo di essere un Conservatore, ma un Conservatore Amico di Israele; e sono orgoglioso del ruolo-chiave che i CFI esercitano nel nostro partito”. Il suo recente tour in Israele è iniziato con un volo di due ore con elicottero Black Hawk insieme al Ministro della Difesa israeliano per vedere i confini del paese.

Il deputato Liam Fox, Ministro Ombra della Difesa, ha affermato: “I nemici di Israele sono i nostri nemici e questa è una battaglia in cui o restiamo tutti insieme o che perderemo se saremo divisi”. Non ha detto che dal 2000 vi è stato un numero di palestinesi uccisi quattro volte maggiore di quello israeliano, e un numero di bambini palestinesi uccisi dieci volte maggiore di quello israeliano.

I liberaldemocratici

Hanno anch’essi un gruppo parlamentare di “Amici di Israele” e il suo sito web è rumorosamente pro-Israele – in realtà molto più di quello dei loro omologhi laburisti. E’ stato il primo gruppo del genere a essere fondato. Dichiara che il suo primo obbiettivo è “influenzare la politica del Partito sul Medio Oriente in modo da porre una priorità elevata per il diritto di Israele alla pace e alla sicurezza”.

Incredibilmente, dichiara anche che è un “mito” che Israele “occupi” la Cisgiordania e che è un “mito” che “gli ebrei abbiano creato il problema dei rifugiati espellendo i palestinesi”.

Gli Amici Cristiani di Israele

E’ un’organizzazione internazionale con basi in circa venti paesi. In Inghilterra ha legami particolarmente stretti con i Tory Friends of Israel, aiutandoli a presidiare il loro stand nelle cerimonie del partito, e soprattutto aiutandoli ad assicurarsi che i futuri parlamentari conservatori vengano selezionati anche per il loro sostegno a Israele. Organizza frequenti tour in Israele.

Afferma di essere “un ministero con un duplice obbiettivo. Cerchiamo di: 1. Benedire Israele con il sostegno pratico e morale. 2. Servire la Chiesa con l’insegnamento e le risorse sull’amore e sui progetti di Dio per Israele e sulle radici ebraiche della nostra fede”. I suoi affiliati perciò insegnano l’ebraico, pregano in ebraico, e utilizzano nei loro rituali molti elementi ebraici.

Nel loro sito web insegnano che:

“L’Impero inglese è scomparso perché non è stato più amico del popolo ebreo, ma è diventato suo nemico, usando sia la Marina che l’Aviazione per cercare di impedire che i sopravvissuti dell’Olocausto raggiungessero la terra promessa”.

Due commenti sui gruppi madre americani

Nancy Roman, direttrice del programma di Washington del Council on Foreign Relations: “Parte di quello che sta accadendo è che la comunità evangelica degli Stati Uniti sta diventando più coinvolta nel processo politico…Mentre la chiesa consigliava le persone a non impegnarsi in politica, molte chiese ora consigliano l’opposto…E’ importante e avrà un’enorme influenza nel corso del tempo sulla politica estera”.

Michelle Goldberg, autrice di Kingdom Coming: The Rise of Christian Nationalism [La venuta del Regno: l’ascesa del nazionalismo cristiano], dice che “il sionismo cristiano è responsabile del sostegno americano ad alcune delle più irredentiste posizioni israeliane”, inclusa l’espansione delle colonie israeliane nei territori occupati, evidenziando la forte influenza dei cristiani evangelici nel plasmare la politica statunitense in Medio Oriente. Ella dice che l’influenza del movimento è anche più forte che quella della lobby ebraica, l’AIPAC. “L’influenza di Hagee consiste nel fare in modo che l’opinione pubblica americana sostenga l’atteggiamento completamente unilaterale e aggressivamente pro-israeliano del governo. Questi gruppi hanno molta più influenza dell’AIPAC o della cosiddetta Israel lobby”.

Non dimentichiamo l’Unione Europea

Benita Ferrero Waldner, la commissaria per le relazioni esterne della UE, ha detto di essere più entusiasta a favorire legami più stretti con Israele che con quasi ogni altro paese dell’area mediterranea. Osservando che “Israele è più vicino all’Unione Europea come mai in precedenza”, ha detto che “un gruppo di riflessione” sta studiando come le relazioni fra le due parti possano essere potenziate fino a “uno status davvero speciale”. Mentre sono state costituite delle commissioni ufficiali per affrontare le questioni relative ai diritti umani in Marocco e in Giordania, Israele viene trattato di solito come un membro dell’Europa, nonostante ne sia al di fuori – proprio come per il calcio e per le competizioni in eurovisione – e tuttavia la sua costituzione fondata sulla religione è un impedimento alla piena membership.

Il popolo palestinese ha pagato un prezzo molto alto per l’ascesa del New Labour – ed è sicuramente ora di capovolgere tutto ciò.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.palestinechronicle.com/view_article_details.php?id=13821

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