Vincenzo Vinciguerra: Pio La Torre

PIO LA TORRE

Di Vincenzo Vinciguerra

Leggo un’appassionante biografia di Pio La Torre, scritta da Paolo Mondani e Armando Sorrentino, “Chi ha ucciso Pio La Torre?”, Castelvecchi, 2012.

È un testo ben documentato, ricco di notizie, scorrevole nella lettura che riesce ad avvincere nella narrazione della vita di un uomo che credeva nei suoi ideali.

Chi ha ucciso Pio La Torre? si chiedono i due autori, e la domanda non è retorica perché quante volte la mafia ha ucciso per interposti interessi?

Non sempre, a Palermo e dintorni, chi ha premuto il grilletto di una pistola o di un mitra è lo stesso che ha deciso l’omicidio.

Perfino la morte del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa, secondo le rivelazioni di un pentito mafioso di peso, venne richiesta alla mafia da Francesco Cosentino, numero due della Loggia P2 dopo Giulio Andreotti.

Omicidio di mafia o politico? si chiedono i due autori e la risposta credo che possa essere quella di un omicidio politico eseguito dalla mafia contro i suoi interessi perché la morte del politico comunista garantisce l’approvazione in Parlamento della legge da lui proposta di sequestro dei beni mafiosi.

Pio La Torre vivo, forse, gli amici e gli amici degli amici, numerosi in Parlamento, l’avrebbero bloccata o, per lo meno, ridimensionata.

Non è la prima volta che la mafia va contro i propri interessi, come si vedrà nella strage di via D’Amelio che renderà inevitabile l’approvazione del 41 bis e il carcere duro per i mafiosi.

Nel caso di Pio La Torre, pertanto, la motivazione è politica, e l’omicidio matura nella condizione di isolamento in cui è lasciato solo dal suo partito.

Pio La Torre era coerente, le sue battaglie contro la costruzione della base di Comiso e la militarizzazione della Sicilia rispecchiavano le sue idee comuniste in un Partito che, nel 1982, di comunista ormai aveva solo il nome.

Toccare gli interessi militari degli Stati Uniti e della Nato è pericoloso specie quando il partito di appartenenza ha rinunciato da tempo a opporsi a queste forze perché ormai avviato sulla strada della socialdemocrazia.

Pio La Torre, scrivono Paolo Mondani e Armando Sorrentino, parlava con un americano e, forse, le motivazioni del suo omicidio risiedono in quei colloqui il cui contenuto è rimasto ignoto come il suo interlocutore mai identificato.

Possiamo escludere che con l’americano Pio La Torre parlasse come avrebbe fatto Giorgio Napolitano. Ci ha parlato da comunista qual era.

Un errore, perché il comunismo che credeva di rappresentare in Italia era in via di estinzione.

Il processo iniziato con la politica del “compromesso storico” e il tentato omicidio di Enrico Berlinguer in Bulgaria il 3 ottobre 1973, si era concluso con lo “strappo” con Mosca causato dall’invasione sovietica dell’Afghanistan, allargato dall’opposizione del Pci alla progettata invasione da parte delle truppe del Patto di Varsavia della Polonia, eventi che cancellavano per sempre l’immagine della “quinta colonna sovietica” in Italia.

I due autori segnalano, appunto, che la Cia in Italia, informatissima sul contenuto dei colloqui privati di Enrico Berlinguer, spingeva perché si spalancassero le porte del governo ai comunisti a patto che la loro rottura con l’Unione Sovietica fosse irreversibile e definitiva su tutti i piani.

Pio La Torre non poteva sapere tutto quello che a livello nazionale, a Roma, i dirigenti del suo partito intendevano fare per dimostrare che il Pci era un partito che meritava la fiducia delle altre “forze democratiche”, dell’ambasciata americana, della Nato e delle Forze armate.

Non poteva saperlo e non poteva comprenderlo fino in fondo, per questo motivo è rimasto solo nelle sue battaglie contro la Nato e il militarismo, contro la mafia ed i suoi amici politici e istituzionali.

Pio La Torre rimane solo e muore, ucciso da mafiosi che obbedivano ad altri interessi che non i propri, rimasti ancora sconosciuti.

Il Pci lo lascia solo da vivo e lo lascia solo da morto, scegliendo di non indagare, di non farsi e di non fare domande ritenute scomode e compromettenti per le forze politiche di governo e per le forze di polizia.

Il Pci sceglie di credere al solo delitto di mafia e sulla tomba di Pio La Torre è un epitaffio amaro.

Il libro di Paolo Mondani e Armando Sorrentino non si è proposto di far conoscere solo la figura di un politico siciliano, di un uomo per bene di fede comunista, ma anche di riaprire il capitolo della sua morte.

Il loro invito sembra caduto nel vuoto, il loro impegno non ha prodotto alcun risultato fino ad oggi, ma chi volesse leggerlo – e invitiamo tutti a farlo – potrebbe trovarci quegli elementi per giungere ad una verità, alla verità di un omicidio eseguito dalla mafia ma non di mafia.

 

Opera, 9 agosto 2022

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