Accordo sul nucleare: Le sanzioni americane ora all’Iran fanno meno paura

Per salvare l'accordo sul nucleare iraniano restano tre mesi - Il Riformista

L’ACCORDO NUCLEARE CON L’IRAN: GLI STATI UNITI STANNO PERDENDO LA PAZIENZA; L’IRAN NO[1]

Di Ted Snider, 29 ottobre 2021

Gli Stati Uniti sono sempre più impazienti che l’Iran ritorni ai colloqui sul nucleare denominati JCPOA, il che è strano perché sono loro che hanno abbandonato l’accordo, e sono loro che non hanno fatto niente per ritornarvi, incluso il ritorno al necessario alleggerimento delle sanzioni.

Il Segretario di Stato Antony Blinken ha ammonito l’Iran e ha detto che “il tempo stringe”. L’inviato speciale americano per l’Iran Robert Malley ha avvisato che c’è una “impazienza condivisa” tra gli Stati Uniti e i loro alleati nei confronti dell’Iran.

Ma mentre gli Stati Uniti diventano ingiustamente impazienti, l’Iran sta diventando sempre più paziente. Mentre il tempo passa, le ragioni potrebbero aumentare riguardo al perché l’Iran abbia una minore fretta rispetto al passato di tornare all’accordo sul nucleare.

Vi sono almeno quattro ragioni.

Perché negoziare la vostra punizione?

L’Iran ha già firmato un accordo nucleare. E ha pienamente rispettato il suo accordo. Non rientra nella logica dell’Iran che sia quest’ultimo a essere punito per il fatto che sono stati gli Stati Uniti ad avere illegalmente infranto l’accordo. Ma questo è esattamente quello che gli Stati Uniti chiedono. Gli Stati Uniti insistono che il loro ritorno al JCPOA comporti ulteriori negoziati per rendere l’accordo “più duraturo e più forte”. Ma perché l’Iran dovrebbe accettare ulteriori restrizioni per il fatto che sono stati gli Stati Uniti ad aver violato l’accordo? l’Iran non le accetterà. “Non avremo un accordo cosiddetto più duraturo e più forte”, ha detto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il Ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian replicando alla richiesta degli Stati Uniti. E questa è una delle ragioni del perché l’Iran non sente l’urgenza di ritornare all’accordo: perché accetterebbe un accordo più punitivo quando non è stato l’Iran, ma sono stati gli Stati Uniti che hanno infranto le regole.

Nessuna garanzia

La massima preoccupazione dell’Iran non è che gli Stati Uniti siano illegalmente usciti dal JCPOA. La massima preoccupazione dell’Iran è che gli Stati Uniti non garantiscono che non lo faranno di nuovo. L’inaffidabilità americana non è solo punitiva, in quanto gli Stati Uniti hanno continuato a fare oggetto di sanzioni un Iran che ha pienamente rispettato l’accordo. L’inaffidabilità americana ha un effetto molto più punitivo perché altri paesi, timorosi che gli Stati Uniti torneranno a sanzionare anche loro per la colpa di commerciare con l’Iran, si asterranno dal commerciare con l’Iran per paura degli Stati Uniti. Ma questa non è nemmeno la massima preoccupazione dell’Iran. L’Iran voleva che gli impegni che gli Stati Uniti dovrebbero sottoscrivere in base al JCPOA fossero questa volta legalmente obbliganti per gli americani. L’Iran è già rimasto scottato dall’assenza di questo obbligo. Ma gli Stati Uniti hanno rifiutato. I funzionari americani hanno affermato che il sistema democratico impedisce loro di impegnare legalmente le amministrazioni che seguiranno all’amministrazione Biden.

Ma, secondo quanto riferito da Trita Parsi, l’aspetto più preoccupante e più frustrante per l’Iran è che, quando i suoi dirigenti hanno accettato questa obiezione e si sono adattati alla richiesta in modo che gli impegni degli Stati Uniti sul JCPOA fossero legalmente vincolanti solo per il resto del mandato di Biden – una richiesta ovviamente ragionevole – l’amministrazione Biden ha nuovamente opposto un rifiuto. I suoi esponenti si sono rifiutati di garantire che Biden onorerà i suoi accordi e i suoi impegni per la durata del suo mandato anche se l’Iran ritorna all’accordo sul nucleare e lo rispetta in pieno.

Questa è la seconda ragione del perché l’Iran non sente l’urgenza di ritornare all’accordo: perché dovrebbe firmare un contratto con qualcuno che si rifiuta di promettere che la propria firma su un contratto garantisce il proprio rispetto di quel contratto?

Un’influenza declinante

L’intenzione delle sanzioni americane contro l’Iran è di condizionare i negoziati e di costringere l’Iran a capitolare alle richieste sul nucleare degli americani. L’efficacia dell’assedio dipende dalla chiusura di tutti i mercati nei confronti dell’Iran. Ma l’Iran ha trovato un’apertura attraverso la quale potere parzialmente divincolarsi. Con i mercati occidentali che gli sono preclusi, l’Iran si è rivolto all’est. L’Iran non si sente così fiducioso nell’essere isolato dalle sanzioni americane, ma oggi si sente più fiducioso che in passato.

L’Iran ha recentemente firmato una partnership strategica e economica della durata di 25 anni con la Cina per un valore di 400 miliardi di dollari. Ha poi firmato un accordo con la Russia per un sistema satellitare avanzato. L’Iran è anche diventato un membro permanente della Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai. Non limitando la propria fuga all’est, l’Iran ha anche annunciato che firmerà un accordo di cooperazione di 20 anni con il Venezuela.

Questa crepa nell’assedio ha diminuito l’influenza americana. E questa è la terza ragione per la quale l’Iran sente meno urgenza e pressione a tornare nell’accordo.

Una pressione locale diminuita

L’Arabia Saudita si è unita a Israele e a diverse altre nazioni medio-orientali in un’alleanza contro l’Iran. Sebbene l’Arabia Saudita non abbia essa stessa firmato gli Accordi di Abramo, essa li ha certamente approvati e sostenuti. L’Arabia Saudita non vuole combattere una guerra contro l’Iran, ma i suoi dirigenti avrebbero voluto contribuire a spingere gli Stati Uniti in una guerra contro l’Iran. Il Piano A era quello di unirsi ad un blocco di nazioni anti-Iran per mettere pressione sull’Iran. È stato solo per la disperazione di fronte all’evidente fallimento del Piano A che l’Arabia Saudita ha iniziato a prendere in considerazione il Piano B. Se non puoi distruggere l’Iran, unisciti a lui. Il Piano B consiste nell’intraprendere rapporti più pacifici con l’Iran.

A partire almeno dall’inizio del 2020, l’Arabia Saudita e l’Iran si sono impegnati in colloqui di distensione. L’Arabia Saudita e l’Iran hanno iniziato a parlarsi: ecco il Piano B. Da allora, le due nazioni si sono incontrate diverse volte. E gli incontri segreti sono diventati pubblici: l’Iran ha confermato pubblicamente che esso e l’Arabia Saudita stanno cercando di risolvere i loro contrasti. Alla fine di agosto, è stato riferito che è prevista una ripresa dei colloqui iraniano-sauditi con il nuovo governo iraniano.

Due recenti passi sono, forse, i più significativi. L’Arabia Saudita e l’Iran hanno concordato di far riprendere le esportazioni iraniane in Arabia Saudita. E l’Arabia Saudita, a suo tempo fermamente avversa ad un accordo nucleare con l’Iran e anche a negoziati con l’Iran, ha segnalato per la prima volta di poter convivere con un accordo nucleare con l’Iran fintantoché esso neghi all’Iran le armi nucleari.

Questa pressione ridotta da parte dei vicini dell’Iran potrebbe essere un’ulteriore ragione del perché l’Iran stia sentendo meno urgenza di tornare all’accordo.

Può darsi che l’Iran non senta la fretta di negoziare la sua punizione quando le influenze avverse e le pressioni sono ridotte, specialmente quando gli Stati Uniti non sono nemmeno disponibili a garantire che, se l’Iran rispetta la propria punizione, gli Stati Uniti rispetteranno il proprio impegno a rimuovere le sanzioni: sanzioni che stanno perdendo parte della loro forza.

 

 

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://original.antiwar.com/Ted_Snider/2021/10/28/the-iran-nuclear-deal-the-us-is-losing-patience-iran-is-not/

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