Alcune (pacate) considerazioni sui vaccini anti-Covid

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“Io mi fido della scienza”; “Ci dobbiamo fidare della scienza”: quante volte abbiamo sentito fare queste affermazioni, da un anno a questa parte! Come se tutti coloro che parlano a nome della “scienza” fossero degni di fiducia a prescindere. Come se non ci fossero, anche in ambito scientifico, gli “esperti” di regime, al servizio di interessi tanto cospicui quanto opachi: “Quant’è opaco (e costoso) il mega affare dei vaccini”, titolava in tempi non sospetti (eravamo nel 2016) un articolo del “Fatto Quotidiano”[1]. Come se gli “esperti” che compaiono regolarmente in televisione da un anno a questa parte (e che vengono lautamente pagati per le loro ospitate televisive) fossero disinteressati e indipendenti nei loro pareri scientifici, e non legati anche loro a grandi multinazionali di farmaci e vaccini.

Voglio con questo negare che ci siano degli scienziati e dei medici davvero disinteressati e indipendenti? No, ma questi ultimi di solito non vanno in televisione e quando osano andarci vengono insultati, vilipesi e messi sulla graticola dai “professionisti” dell’informazione e della politica: vedi quanto capitato due mesi fa al dr. Amici, il medico di base che ha partecipato alla trasmissione Piazza Pulita. Sia chiaro: da profano, non sono in grado di sottoscrivere la validità di tutte le dichiarazioni del dr. Amici ma trovo scandaloso che nella trasmissione in questione gli sia stato sfacciatamente silenziato il microfono e quindi impedito di controbattere agli attacchi ricevuti. Se è vero che dei suoi pazienti nessuno è morto per Covid e nessuno è stato nemmeno ricoverato in ospedale, costui meritava di essere trattato con rispetto dai suoi detrattori, pur nella diversità delle opinioni, e non messo alla gogna.

E allora, se questa è la “scienza” a cui fanno da megafoni personaggi come Corrado Formigli, Selvaggia Lucarelli e il vice-ministro Sileri, allora voglio dire che di questa scienza non mi fido.

Mi fido invece della letteratura: della grande letteratura.

Ho visto nei giorni scorsi il vecchio sceneggiato Rai del 1958 intitolato “Mont Oriol” e tratto dall’omonimo romanzo di Guy de Maupassant. Un romanzo incentrato sulla truffa, messa in atto da un banchiere parigino, che verte sulle presunte proprietà curative dell’acqua che si trova nella località di Mont Oriol. In realtà, l’acqua in questione è una banalissima acqua di fonte e non ha nessuna proprietà curativa. Ma il banchiere, promettendo montagne di denaro agli esperti che dovrebbero autorizzare la certificazione dell’acqua, riesce a farla catalogare come “acqua minerale”, capace di guarire chissà quante malattie. Già allora, quindi, alla fine dell’800, la corruzione del denaro aveva un impatto diretto sulla medicina e sulle scelte operate da certi scienziati ed esperti, quelli che nel romanzo sono pronti a giurare “in scienza e coscienza” che l’acqua in questione era davvero curativa. L’attualità del romanzo di Maupassant sulla capacità di corruttela del denaro mi sembra bruciante, alla luce dei fatti di cronaca di questi giorni, fatti che riguardano, per esempio, proprio le gigantesche somme di denaro legate alla somministrazione dei vaccini anti-Covid.

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I vaccini anti-Covid sono infatti un affare colossale. Se cinque anni fa, nel 2016, il mercato mondiale dei vaccini valeva “oltre 20 miliardi di euro” (vedi l’articolo del “Fatto Quotidiano” citato in precedenza), oggi, solo per i vaccini anti-Covid, si parla di almeno 60 miliardi di euro (per poco più di 4 miliardi di vaccinazioni a circa 2 miliardi di persone: la stima è di Crédit Suisse, che ha calcolato una media di 20 euro a dose).

E poi ci sono gli interessi legati al cosiddetto Grande Reset, il programma di riorganizzazione dell’economia capitalista nell’era (post) Covid: un’autentica manna di quattrini per i giganti della grande distribuzione come Amazon.

Di fronte all’enormità degli interessi in gioco i media mainstream vorrebbero farci credere che gli “scienziati” (e i governi) che ci propinano quotidianamente i loro illuminati “pareri” e le loro illuminate decisioni si preoccupano soprattutto della nostra salute: qui sta la portata dell’inganno perpetrato ai nostri danni.

A proposito dei vaccini (non solo quelli anti-Covid). Mi ricordo che alla fine degli anni ’80, quando i verdi erano da poco entrati nell’agone politico, sentii alcuni di loro esprimersi in termini critici sui vaccini. Poi il silenzio. Una volta entrati, negli anni ’90, nelle cerchie del potere, i verdi non hanno più parlato dei vaccini. I 5 stelle hanno fatto addirittura peggio: sino a qualche anno fa si esprimevano in termini critici verso i vaccini e poi, finiti al governo, sono diventati dei zelanti Sì Vax, a cominciare dalla ministressa Giulia Grillo.

Quindi, se è vero che il potere logora chi non ce l’ha, come disse una volta Andreotti, è anche vero che il potere corrompe chi ce l’ha, come dimostrano le tristi parabole dei “movimenti” che entrano in politica.

Un’ulteriore considerazione. Qualche sera fa, il deputato Ettore Rosato, intervenendo nella trasmissione “Stasera Italia”, ha ammesso candidamente che i vaccini anti-Covid non sono stati adeguatamente testati nella fase sperimentale perché non ce ne è stato il tempo. Di fatto, ha aggiunto, li stanno sperimentando sulla massa della popolazione. Naturalmente, Rosato si è subito affrettato a dire che il vaccino è l’unica strada per combattere il Covid-19. Però l’ammissione l’ha fatta, e qualche ospite della trasmissione, come Gianluigi Paragone, si è subito reso conto dell’enormità di quanto ammesso da Rosato.

Il vice presidente della Camera Rosato: "stiamo sperimentando, vaccini fatti di corsa perchè era indispensabile"

Qualcuno a questo punto mi potrebbe obbiettare che l’estrema celerità con cui sono stati approntati i vaccini anti-Covid riguarda tutti i vaccini messi a punto nei mesi scorsi: anche i vaccini russo, cubano e cinese. Possibile che siano tutti frutto di avventatezza?

Non sono in grado di rispondere a questa obiezione. Mi sembra però che un elemento di avventatezza riguardi almeno il vaccino della Pfizer, come è stato abbondantemente argomentato da Gilad Atzmon nei suoi articoli sul caso israeliano da me tradotti per questo blog.

Comunque, se è vero quello che dice Rosato, buona parte dell’umanità oggi è ridotta alla condizione di cavie da laboratorio e nemmeno se ne rende conto.

Sempre a proposito del vaccino Pfizer, gravi perplessità ha suscitato il fatto che tale “vaccino” sia di tipo RNA. Secondo il prof. Paolo Bonanni, noto sostenitore della bontà dei vaccini, però non c’è da preoccuparsi:

“Un vaccino di questo tipo funge come da comando temporaneo di produzione di proteine che servono per l’immunizzazione. Il tutto senza intaccare e coinvolgere il nucleo della cellula stessa: “Un RNA messaggero non può andare nel nucleo, non può integrarsi nel DNA, quindi è totalmente fuorviante pensare che ci sia il pericolo che questi vaccini modifichino il genoma delle nostre cellule”, spiega l’igienista”.

Non tutti però condividono quest’opinione:

“Il vaccino che basa il suo funzionamento sull’mRNA non convince la Cina, che ha espresso cautela nell’utilizzo di questa nuova tecnologia per fronteggiare il coronavirus. A riferirlo è proprio George Gao Fu, direttore del Centro cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie, secondo il quale i vaccini a mRNA sono stati somministrati alle persone sane per la prima volta, e questa procedura potrebbe avere dei rischi, secondo quanto riportato dal South China Morning Post”.

Personalmente, sono stato molto colpito dal video di una genetista francese gravemente preoccupata da questo tipo di “vaccino”:

GENETISTA FRANCESE: SOMMINISTRARE RNA MESSAGGERO A INDIVIDUI SANI È UNA FOLLIA

E poi c’è un ulteriore perplessità che riguarda i vaccini anti-Covid (perlomeno, alcuni di essi): una perplessità di tipo morale.

Nell’ultimo numero della nota rivista cattolico-tradizionalista SÌ SÌ NO NO[2], viene sollevata la questione della composizione dei predetti vaccini con “linee cellulari” provenienti da feti abortiti oltre quarant’anni fa e della poco convincente risposta del Vaticano a tale questione, per cui l’uso di tali vaccini sarebbe moralmente lecito. Secondo SÌ SÌ NO NO, i teologi vaticani “hanno visto solo il problema nel suo aspetto remoto…a prescindere dalla liceità morale di un’azione abortiva che non perde di gravità per il passare del tempo (un infanticidio commesso ieri o cinquanta anni fa è sempre un peccato grave), senza specificare che per “rinfrescare” il materiale fetale vecchio di quarant’anni, occorre aggiungervi periodicamente nuovi feti, ricavati da aborti procurati al terzo mese e pagati 900 euro cadauno, prelevati da feti vivi e non anestetizzati (per non intossicarli con il farmaco anestetico, che intralcerebbe l’efficacia del vaccino)…”.

Devo dire di essere rimasto sconcertato da questa notizia. Sarà vera? Mi sono chiesto. SÌ SÌ NO NO è una rivista seria e non mi pare che pubblichi fake news. Ho però voluto vederci più chiaro e ho fatto una rapida ricerca sul web. Mi sono subito imbattuto in una frase detta da un parroco di Cesena:

“Fanno abortire donne e usano feti vivi per i vaccini”: omelia shock di un parroco a Cesena.

L’articolo così prosegue:

“Aziende statali o private che farebbero ingravidare donne a pagamento per farle abortire al quarto-quinto mese al fine di asportare loro il feto vivo e usarne gli organi per la sperimentazione dei vaccini anti-Covid. È questa la tesi enunciata da un parroco cesenate domenica scorsa, nel corso di un’omelia presso la parrocchia di San Rocco. Il video dell’omelia è stato poi diffuso sulla pagina Facebook della parrocchia stessa e pubblicato dal Corriere di Romagna. La fake-news, già smentita dai siti di debunking ha fatto tra le sue vittime anche don Paolo Pasolini, il quale con convinzione l’ha raccontata come fosse verità ai suoi fedeli nel corso della messa. Le parole del sacerdote hanno destato sconcerto”.

Il parroco di Cesena nella bufera

A questo punto ho voluto consultare anche uno di questi siti di “debunking” e ho trovato l’intervista del sito cesenatoday.it al dr. Salvo Di Grazia, che viene presentato come “medico, divulgatore scientifico e scrittore italiano”. E come “debunker in campo medico”.

Di Grazia esordisce dicendo che “sinceramente per quel parroco ho provato molta tenerezza”. Lo considera evidentemente un poveraccio, per il quale provare solo commiserazione. Poi spiega il motivo della sua “tenerezza”:

“L’uso di “feti per produrre vaccini” è una bufala datata, nell’omelia il parroco introduce una variante più recente, usata da una setta originaria degli Stati Uniti. Se in passato si diceva che per produrre vaccini si usavano feti abortiti (verità parziale, in realtà per alcuni vaccini e per certi studi si usano cellule che derivano da un unico feto abortito negli anni ’60 e usate a scopo di ricerca), il parroco sostiene che si ingraviderebbero appositamente delle donne per poi “rubare” il loro feto (abortito ma vivo, con una procedura impossibile, ma che evidentemente solo il parroco conosce) e usare i loro organi per fare ricerche sui vaccini. Ecco questa non è solo una bufala ma una totale invenzione che dimostra assoluto distacco dalla realtà”.

Noto innanzitutto una contraddizione nel ragionamento del medico-debunker: prima dice che l’uso di feti per produrre vaccini è una “bufala datata”, poi però, subito dopo, ammette che è una “verità parziale”.

Il “debunker” Salvo Di Grazia

Ma il parroco propala bufale. Ci mancherebbe. Eppure il debunker fa un’ammissione curiosa:

Per studiare un virus o farlo riprodurre, servono tessuti umani, quelli fetali sono i più affidabili e tecnicamente adatti. Questi tessuti dobbiamo ottenerli da qualche parte e li abbiamo ottenuti da un feto abortito negli anni ’60”.

Solo da un feto?

Un altro articolo che ho trovato in rete, scritto da un cattolico che non mi sembra particolarmente complottista, parla di tre linee cellulari contenuti nei vaccini ad oggi conosciute: le prime due provenienti da due feti abortiti risalenti agli anni ’60, mentre la terza è molto più recente:

“si chiama WALVAX 2 ed è derivata dal tessuto polmonare di un feto di sesso femminile, di età gestazionale di circa tre mesi scelto tra 9 campioni di feti abortiti. Secondo uno dei primi studi pubblicati nel 2008 circa, gli scienziati hanno notato che le cellule WALVAX 2 si replicano più rapidamente rispetto alle linee cellulari già esistenti. Gli stessi autori dello studio hanno effettivamente interrotto la gravidanza in nove donne cinesi, facendo peraltro una ricerca accurata dei genitori fino a quando non hanno trovato quello giusto. Le donne sono state costrette a effettuare un parto abbondantemente prematuro, con la tecnica chiamata “water bagging” (versione rapida del parto in acqua) che rende certa la nascita di feti vivi, i cui organi intatti sono stati immediatamente inviati ai laboratori per prelevarne le cellule”.

Non sono in grado di valutare l’attendibilità di quest’ultima informazione. Rilevo però che il procedimento di ottenere feti vivi, che il debunker Salvo Di Grazia dichiara “impossibile” viene descritto con precisione dal sito cattolico da me consultato, che nomina anche la tecnica con cui questi feti vengono ottenuti: “water bagging”.

Lo stesso articolista cita poi il parere degli ormai noti ricercatori Montanari e Gatti (quelli notoriamente invisi agli “esperti” televisivi come Burioni):

“Per alcuni vaccini si usano tessuti di feti abortiti volontariamente. (…) Questo – dice Montanari – perché i vaccini hanno bisogno di un terreno particolare per essere prodotti e alcuni vengono benissimo se si tratta di tessuti fetali umani». Non solo questo ci ricorda il Professore, ma anche che «il feto deve forzatamente essere in ottime condizioni». E ancora: “I feti sono abortiti volontariamente a scopo di vendita. Esistono le fatture di acquisto recentissime di questi feti divisi in parti anatomiche e i documenti sono nelle mani di FBI e Congresso USA”.

Noto qui una paradossale coincidenza di vedute tra il debunker Di Grazia e il “complottista” Stefano Montanari: Di Grazia ammette che i tessuti fetali “sono i più affidabili”, il che quadra con l’informazione fornita da Montanari secondo cui i vaccini vengono benissimo se si tratta di tessuti fetali umani.

Colpisce, nel parere di Montanari, il riferimento alle “fatture di acquisto recentissime” dei feti divisi in parti anatomiche.

Quindi, la scioccante informazione fornita da SÌ SÌ NO NO, sembra trovare conferma nelle parole di Montanari. Da parte mia, sospendo il giudizio in attesa di ulteriori conferme.

Stefano Montanari e Antonietta Gatti

Quello che è certo, però, in tutta questa storia del Covid-19, è la pressione esercitata dall’enormità degli interessi in gioco sulle strategie di contrasto al virus. Ne è un esempio flagrante l’articolo pubblicato a suo tempo sulla celebre rivista medica Lancet contro l’uso dell’idrossiclorochina per curare i pazienti colpiti dal virus. L’idrossiclorochina è un noto farmaco impiegato da decenni nella cura della malaria senza che fossero state segnalate particolari controindicazioni. Il punto è che parlare di idrossiclorochina, che si è dimostrata efficace nelle fasi precoci del Covid-19 (non lo dico io, ma l’ha detto l’illustre professor Wayne Marasco a Paolo Barnard), significa porre l’accento sul fatto che il Covid-19 è un virus che si può curare e da cui si può guarire e questo evidentemente è stato visto come una minaccia dalle grandi industrie farmaceutiche e dai governi, che hanno invece puntato tutto sui vaccini come unica soluzione alla diffusione del virus (un affare, lo ripetiamo, da almeno 60 miliardi di euro).

E così qui in Italia abbiamo avuto il modello “tachipirina e vigile attesa” per i pazienti a casa, in base al documento dell’Agenzia italiana del farmaco. Che è poi il modello-Speranza, quello del nostro disastroso Ministro della Salute. Un modello che ha fatto dell’Italia uno dei paesi al mondo con letalità Covid più elevata, seconda in Europa solo al Belgio (dati della Johns Hopkins University del 22 dicembre 2020).

 

[1] Quant’è opaco (e costoso) il mega affare dei vaccini, di Giovanna Borrelli, il Fatto Quotidiano, giovedì 26 maggio 2016, p. 16.

[2] SÌ SÌ NO NO, “Il problema dell’autorità secondo Mons. Viganò”, 15 febbraio 2021, p. 2.

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