Parere sulla relazione di perizia medico-legale collegiale sulle cause e circostanze della morte di Pinelli Giuseppe

Giuseppe Pinelli

Proseguendo nella lettura del libro di Vincenzo Nardella “Noi accusiamo! Contro requisitoria per la strage di stato”, ho trovato questo terzo (e ultimo) allegato: il parere dei professori Benedetto Terracini ed Enrico Turolla sulla relazione, riguardante le cause e le circostanze della morte di Giuseppe Pinelli, consegnata dai periti medico-legali al magistrato che all’epoca si occupò del caso, il sostituto procuratore Giovanni Caizzi. L’allegato si compone di tre parti: la prima parte è costituita dalla perizia vera e propria. La seconda parte dalle osservazioni (critiche) di Terracini e Turolla. La terza parte da una nota del Bollettino di Controinformazione Democratica che riassume sinteticamente le predette osservazioni. il testo è un po’ lungo ma merita di essere letto con attenzione per capire come si arrivò alla prima archiviazione della morte di Pinelli. I grassetti sono miei.

PARERE SULLA RELAZIONE DI PERIZIA MEDICO-LEGALE COLLEGIALE SULLE CAUSE E CIRCOSTANZE DELLA MORTE DI PINELLI GIUSEPPE

(presentata il 13 gennaio 1970 dai professori Raineri Luvoni, Guglielmo Falzi e Franco Mangili, dell’istituto di medicina legale dell’università di Milano, al sostituto procuratore della repubblica Giovanni Caizzi, che aveva posto loro il quesito: «dicano i periti, eseguito ogni opportuno accertamento, quale sia stata la causa della morte di Pinelli Giuseppe e se le lesioni riscontrate nel corso dell’autopsia siano compatibili con la modalità di precipitazione prospettata in atti e se siano riscontrate lesioni di altro tipo, precisandone l’eventuale eziologia»).

A cura di:

Benedetto Terracini, libero docente di anatomia e istologia patologica,

Enrico Turolla, primario dell’istituto di anatomia e istologia patologica dell’ospedale di Legnano.

PROCESSO VERBALE – descrizione ricognizione e sezione di cadavere 8937/69 C RG (omissis). Trattasi del cadavere di uomo dell’apparente età di 40 anni, di regolare complessione corporea, in ottime condizioni generali, ben conservato. Statura cm. 167, peso kg 69. Giace supino e indossa: maglia di lana beige, canottiera bianca, mutande lunghe di lana beige, calze corte blu e scarpe basse di pelle marrone. Tali indumenti non presentano reperti degni di nota. Rigor mortis conservato in tutti i distretti, ipostasi violacee alle regioni declivi del corpo rispetto alla giacitura supina; colorazione verde putrefattiva.

All’esame esterno della salma si rileva:

  1. Capo: bende di garza bianca avvolgono l’estremo superiore trattenute da cuffia di rete elastica. Tolto il bendaggio si osserva: ferita lacera, a margini irregolari ed infiltrati di sangue, a tutto spessore del cuoio capelluto, lunga cm. 6, diretta sagittalmente in corrispondenza della bozza parietale destra, in posizione paramediana; in regione frontoparietale, sulla linea mediana, ferita lacera, a tutto spessore del cuoio capelluto, a margini irregolari ed infiltrati di sangue, lunga cm. 1,5 dall’estremo anteriore della quale si diparte altra ferita, con le stesse caratteristiche, a decorso trasversale, lunga cm 1,7; in regione alta, a destra della linea mediana, altra ferita lacera, a margini irregolari ed infiltrati di sangue, lunga cm. 1,2 circa, diretta obliquamente da sinistra verso destra, e dall’avanti all’indietro. Le ferite suddescritte sono tutte suturate con punti staccati in filo e si trovano su aree di capillizio recentemente raso (vedi foto 1).

Aree escoriative di forma irregolare e di varie dimensioni, si notano raggruppate in regione frontale, a destra della linea mediana, in corrispondenza della bozza frontale sinistra e della piramide nasale. Tali escoriazioni si presentano su sfondo di colore rossastro e sono coperte da secrezioni sieromatica; attorno ad esse numerosissime escoriazioni puntiformi o lunghe pochi mm. (vedi foto 2). Indenne lo scheletro facciale, mancano per avulsione di vecchia data i seguenti denti: il 5° e il 6° dell’emiarcata superiore destra e dell’emiarcata superiore sinistra, e il 7° dell’emiarcata inferiore sinistra; i denti restanti non presentano alterazioni.

  1. Torace: sulla superficie posteriore, alla base del collo, area grossolanamente ovolare di circa cm. 6×3, nella quale l’epidermide appare lievemente ispessita con maggiore evidenza del disegno reticolare, di colore più chiaro rispetto alla cute circostanze che appare violacea per ipostasi; al taglio, non infiltrazioni emorragiche dell’epidermide e del derma. Nella regione mediana posteriore superficialissime e lineari escoriazioni, parallele, della lunghezza da 3 a 7 cm., tra di loro distanti alcuni centimetri, a decorso lievemente obliquo dal basso in alto e da sinistra a destra (vedi foto 3).
  2. Arto superiore destro: sulla superficie volare dell’arto, varie aree irregolari di escoriazione, con ben evidenti lembetti epidermici sollevati nei settori prossimali (vedi foto 4). Escoriazione del diametro di circa 1,5 cm., sulla superficie dorsale del polso. Sul dorso della mano, escoriazione a forma di V, aperto prossimalmente, con branche lunghe circa cm. 3, di cui quella dal lato ulnare è larga circa 0,4 cm.; e l’altra 0,2 cm. (vedi foto 5). Nulla alle unghie, che non presentano reperti di rilievo sotto il margine libero.
  3. Arto superiore sinistro: alla piega del gomito, segno di agopuntura. Sulla superficie ulnare del polso, due piccole escoriazioni irregolari (vedi foto 6). Nulla alle unghie, che non presentano reperti di rilievo sotto il margine libero.
  4. Arto inferiore destro: sulla faccia mediale del ginocchio area circolare di circa 4 cm. di diametro, con reticolo ecchimotico che riproduce la trama del tessuto delle mutande. Nulla alle unghie del piede.
  5. Arto inferiore sinistro: in regione tibiale anteriore due aree escoriative, di cui la superiore ovalare di cm. 4×1 circa, presenta crosta emetica, alone rossastro e retrazione della cute circostante; l’inferiore, rotondeggiante, del diametro di circa cm. 1 rossastra, con tracce di pennellatura di materiale giallastro. In regione mallecolare interna, crosta ematica lineare, lunga circa cm. 2. A lato della prima delle escoriazioni suddette, cicatrice di vecchia data, irregolare, del diametro di circa cm. 1. Nulla alle unghie del piede. Nulla ai genitali esterni ed alle aperture naturali del corpo. All’ispezione di tutto il tegumento, null’altro di nota, ad eccezione di una cicatrice chirurgica di vecchia data nel quadrante inferiore destro dell’addome, come da appendicectomia (vedi foto 8 e 9).

Sezione: scollato il cuoio capelluto si riconoscono estesi infiltrati emorragici nei piani profondi in corrispondenza delle lesioni superficiali previamente descritte. Volta e base cranica integre. La dura madre si scolla facilmente. Le leptomeningi si presentano lisce e lucenti. Vasi leptomeningei e seni venosi contenenti modica quantità di sangue fluido. Spazi subaracnoidei e ventricoli cerebrali contenenti discreta quantità di liquor limpido roseo. Circonvoluzioni cerebrali normosviluppate con solchi ben evidenti. Ai tagli merodici non si riconoscono lesioni a focolaio nei piani profondi. Le cerebrali e la basilare presentano lume perviome parete elastica. Ororinofaringe liberi. Organi del collo indenni da lesioni macroscopicamente visibili. Apparato scheletrico della gabbia toracica: si riconosce frattura traversa dello sterno a livello del secondo spazio intercostale; frattura della terza e quarta costa a sinistra, e della terza, quarta, quinta, sesta e settima a destra in regione parasternale; frattura della prima, seconda, terza, quarta costa a destra, della prima, seconda, terza, quarta, quinta, sesta costa a sinistra in regione paravertebrale; si riconosce frattura del rachide toracico a livello del quarto corpo vertebrale toracico. I tessuti molli adiacenti alle sedi di frattura appaiono abbondantemente infiltrati di sangue. Le pleure parietali bilateralmente in corrispondenza delle sedi di frattura costale appaiono lacerate in più punti. Aia cardiaca di ampiezza normale. Cavo pericardico contenente modica quantità di liquido limpido, roseo. Pericardio ed epicardio lisci e lucenti. In corrispondenza della parte posteriore del cuore si riconoscono alcune aree circoscritte di soffusione emorragica, la più estesa delle quali misura 1 cm. di diametro. Cavità cardiache contenenti modiche quantità di sangue parzialmente coagulato. Miocardio di colorito roseo, contratto. Apparati valvolari indenni da lesioni macroscopicamente visibili. A livello dell’annulus della tricuspide, posteriormente si riconosce area di infiltrazione emorragica di 1,5 cm. di diametro. In corrispondenza dell’endocardio atriale sinistro, parete laterale si riconoscono 2 soluzioni di continuo grossolanamente lineari, a margini irregolari infiltrati di sangue di circa 2 cm. di lunghezza. Le aa. coronarie presentano lume pervio e parete elastica. L’aorta in tutto il suo decorso sia toracico che addominale presenta rare placchette di lipoidosi subintimale. Cavi pleurici bilateralmente contenenti 600 cm. circa di sangue fluido. Polmoni ipoespansi di colorito roseo chiaro, con superfici pleuriche lisce e lucenti. Al taglio si riconosce ovunque la struttura alveolare del parenchima che appare povero di sangue. Trachea e grossi bronchi contenenti modica quantità di muco misto a sangue. In corrispondenza della regione ilare destra, area lacerativa di circa 2 cm. di diametro con infiltrazione emorragica sottopleurica circostante.

Addome: cavo peritoneale contenente 450 cc di sangue fluido. Organi in sede normale. Fegato nei limiti della norma per forma e volume con glissoniana liscia e lucente. Al taglio si riconosce la striatura lobulare del parenchima che appare di colorito brunastro, povero di sangue; in corrispondenza della superficie convessa del lobo destro si riconosce la lacerazione lineare limitatamente alla glissoniana e strati superficiali. Cistifellea e vie biliari contenenti modica quantità di bile nerastra densa. Pancreas e surrenali normosviluppati, ben conservati. Milza ampiamente lacerata a tutto spessore, perisplenio liscio, facilmente lacerabile e polpa rossa scarsa e trattenuta. Nei limiti della norma il rene di destra. Rene di sinistra: appare lacerato a tutto spessore all’ilo e parzialmente scollato. I margini di lacerazione sono abbondantemente infiltrati come pure il tessuto adiposo e fibroso circostante. Al taglio si riconosce il limite tra corticale e midollare con rapporto di 1/3. Vie urinarie pervie e indenni. Vescica contenente 100 cc circa di urina limpida rossa. Organi genitali di aspetto conforme all’età del soggetto senza reperti degni di nota. Stomaco e duodeno contenenti modica quantità di liquido chiaro color beige. Intestino tenue a colon distesi da gas e feci formate; si rinviene tenia nell’intestino. Bacino e scheletro degli arti indenni. Si dà atto che nel corso della necroscopia sono state scattate fotografie a colori da parte di personale dell’Istituto di Medicina legale, che vengono allegate al presente verbale. Si dà atto inoltre che sono stati eseguiti i seguenti prelievi per esami istologici e chimico-tossicologici: frammenti di polmone, fegato, rene, ebcefalo, milza, cuore, cute in regione frontale e all’avambraccio destro sulla superficie volare, stomaco con il suo contenuto e infine campioni di sangue e urina.

 

Parere dei professori Benedetto Terracini ed Enrico Turolla

Sono state poste le seguenti domande:

Prima domanda:

  1. Se si possono rilevare eventuali imprecisioni e deficienze nell’esame peritale;
  2. Se si possono rilevare eventuali carenze interpretative o aspetti contraddittori nella interpretazione e discussione dei dati;
  3. Se si possa condividere la risposta data dai periti alle domande fatte dal giudice.

Seconda domanda: se sono state riscontrate nel corso dell’autopsia lesioni compatibili con l’ipotesi di eventi tali da produrre uno stato di incoscienza, precedenti l’evento di precipitazione.

Prima domanda – parte 1) – se si possano rilevare eventuali imprecisioni e deficienze.

  • L’esame autoptico appare carente e lacunoso in quanto non risultano effettuate manovre atte a rilevare la base morfologica di alcune delle più frequenti cause di morte o di grave malore improvviso quale ad esempio un’embolia del tronco dell’arteria polmonare, rilevabile soltanto aprendo l’arteria in situ. Né risulta si siano esaminati, aprendoli, i principali tronchi venosi.
  • Nell’esame degli indumenti si desidererebbe un dettaglio maggiore: per esempio, se la maglia di lana beige era a maniche lunghe o corte o se, nella prima ipotesi, avesse presentato alterazioni in corrispondenza delle lesioni descritte successivamente all’arto superiore destro e altrove.
  • Nella sezione ed esame del collo, tenendo presente che all’esame esterno fu riscontrata una lesione alla base del collo, si sarebbe desiderato un esame più approfondito specie della colonna vertebrale, quale sarebbe emersa da una indagine radiologica e dal prelievo della colonna esaminata dopo la opportuna macerazione.
  • I risultati dell’esame dello scheletro, espressi dalla forma: «bacino e scheletro degli arti indenne» ci sembrano eccessivamente sommari. È la formula utilizzata negli esami autoptici più consueti quando per completezza d’esame si procede con tecniche manuali ad una valutazione di grossolane lesioni scheletriche. Queste tecniche non ci forniscono alcuna informazione sulla esistenza di lesioni modeste o discrete sia a livello dei segmenti ossei che delle giunzioni articolari. Sarebbe stato desiderabile almeno un accurato esame radiologico.
  • Manca la descrizione dell’esame del midollo spinale delle cui lesioni – accertate o supposte? – si parla a pagina 28 della relazione peritale.
  • Nella descrizione degli esami istologici riguardanti il cervello non si precisa, come di consueto, la sede dei prelievi effettuati. In particolare, ci si chiede se sono state esaminate microscopicamente sezioni di mesencefalo, ponte e bulbo.
  • Nella descrizione del materiale prelevato per gli esami istologici non si indica, precisandone la sede, il prelievo designato poi genericamente nella descrizione degli esami istologici come «cute prelevata in corrispondenza del dorso».
  • Nella ipotesi che il Pinelli non sia stato ritrovato semivestito, come potrebbe apparire dai risultati della perizia, mancano completamente i dati riferentesi agli indumenti indossati al momento della precipitazione.
  • Mancano completamente dati riferentesi al sopraluogo che, nel caso di morte per precipitazione, assumono per il perito un’importanza a volte decisiva per l’interpretazione dei reperti autoptici. A questo proposito, non risulta neppure determinata la traiettoria della caduta che, sappiamo, può assumere caratteristiche differenti nel caso di precipitazione suicidaria (traiettoria di Schmidmann) rispetto a quella omicidiaria o accidentale.
  • Nel confronto tra il verbale di autopsia e la relazione inviata alla procura della repubblica si rileva nella relazione la omissione di reperti della sezione del cranio (dalla riga 25 alla riga 37 pagina 3 del verbale di autopsia).

Prima domanda – parte 2) – se si possono rilevare eventuali carenze interpretative o aspetti contraddittori nella interpretazione e discussione dei dati:

Nell’esame peritale si rilevano le seguenti carenze:

  1. Non viene fornita alcuna interpretazione delle lesioni rilevate all’esame esterno del torace e descritte a pagina 4 del verbale di autopsia. Nella descrizione dei risultati degli esami istologici si dice che la cute prelevata in corrispondenza del dorso non presenta reperti di rilievo. Questa è la cute corrispondente alla zona ovolare di cosidetto «ispessimento epidermico» o è la cute in cui sono state riscontrate le escoriazioni sempre descritte a pagina 4 del verbale di autopsia e illustrate a pagina 3? Il fatto che nella descrizione del reperto istologico non si segnali il corrispettivo microscopio delle escoriazioni riscontrate macroscopicamente fa ritenere che si tratti della cute prelevata sulla zona ovolare bianca. Orbene, in questo caso, la lesione ovolare è stata male interpretata nella descrizione macroscopica come «area di epidermide lievemente ispessita», perché l’ispessimento sarebbe risultato evidente all’esame microscopico.
  2. Nella relazione alla procura non si interpretano le abrasioni del dorso che sembra debbano accumunarsi a quelle derivanti dalla precipitazione. Questa conclusione però contrasta con la negatività dei rilievi effettuati sugli indumenti perché la canottiera bianca avrebbe mostrato qualche piccola traccia di sangue.
  3. Dalla documentazione fotografica riportata in pagina 3, sempre sul dorso, è evidente sulla cute il disegno di un tessuto a trama relativamente grossa. Di tale rilievo non si fa alcun cenno nella perizia. Orbene, c’è da chiedersi se non era il caso di valutare tale dato, così come ha fatto Balbo nel suo lavoro «Impronte cutanee in due casi di precipitazione» (Rivista di Medicina Legale e Assistenza, 31, pagina 1-11, 1933) per stabilire se il reperto debba considerarsi indicativo di un impatto col suolo, a piatto, delle regioni dorsali del tronco.
  4. Nella perizia non si correla il referto di agopuntura alla piega del gomito dell’arto superiore con alcuna misura terapeutica acquisita agli atti.
  5. Nella discussione, si pone un particolare accento sul reperto istologico a livello della cute prelevata in sede frontale e della muscolatura prelevata in corrispondenza dell’avambraccio. Si sottolinea infatti che l’infiltrazione emorragica dei tessuti lesi sia risultata all’esame necroscopico di «relativa modesta entità», e si deduce che gli stravasi ematici si sono «realizzati in un soggetto in condizioni cardiocircolatorie compromesse». Il rilievo microscopico risulta contrastante con il rilievo più globale macroscopico effettuato nella descrizione delle lesioni esterne, in cui i periti giudicano estesi «gli infiltrati emorragici» nei piani profondi del cuoio capelluto in corrispondenza delle «lesioni superficiali». Questa discrepanza non può essere superata dando al reperto microscopico il valore di accertamento conclusivo, anche perché, in questo caso, sarebbero stati opportuni prelievi multipli nelle varie sedi di lesioni craniofacciali. Il valore da porsi all’esame microscopico effettuato è solo ed esclusivamente quello di valutare la presenza di una reazione vitale e fornire una grossolana indicazione sull’epoca della lesione rispetto alla morte. Inoltre, è poco sostenibile che le caratteristiche riscontrate fossero di massima riconducibili a condizioni circolatorie compromesse da ipotensione generalizzata. Come si può stabilire d’emblèe una stretta connessione tra evento lesivo e ipotensione? Non poteva l’ipotensione aver preceduto il trauma?
  6. Nella discussione della modalità lesiva si formulano almeno tre ipotesi soprattutto per spiegare il determinismo delle lesioni craniofacciali. Si afferma: «in base agli elementi di acquisizione peritali esposti, le ipotesi proposte sono ugualmente probabili». Riteniamo che un adeguato sopralluogo per determinare la traiettoria seguita dal corpo del Pinelli, avrebbe senz’altro portato elementi idonei per accertare come più probante o addirittura scartare una o l’altra delle ipotesi interpretative o per formularne di nuove.
  7. I risultati della perizia tossicologica, a nostro parere, non ci risultano sufficientemente illustrati e discussi. Non è chiaro infatti se le indagini effettuate sono in grado di escludere la presenza ad esempio di farmaci psicotropi.

Prima domanda – parte 3) – se si possono condividere la risposta data dai periti alle domande date dal giudice:

Cause di morte: a pagina 27 alla riga 15 sarebbe stata più corretta una dizione del seguente tenore: «ci si riferisce al fatto che il Pinelli per pochi istanti sarebbe stato in grado di pronunciare alcuni lamenti». Infatti, parlando di coscienza, se ne dovrebbe precisare il grado altrimenti l’espressione generica può risultare estremamente equivoca. A pagina 29 alla riga 15 sarebbe stata preferibile la dizione: «che l’esame anatomopatologico effettuato non ha evidenziato alterazioni patologiche naturali». Sono ben noti infatti i limiti dell’indagine autoptiche ed i casi in cui anche l’esame più accurato non ci fornisce elementi per spiegarci alcune morti. A pagina 30 riteniamo necessario, dopo l’esclusione delle concause naturali, in omaggio alla prudenza suggerita da Formaggio (Medicina Legale, 1956, pagina 48) un’aggiunta di questo tipo: «Tenendo presente che la diagnosi differenziale per precipitazione accidentale, suicidiaria od omicidiaria nell’adulto è affidata principalmente nella maggior parte dei casi all’esame dei dati storici, non si possono escludere concause traumatiche soprattutto all’addome o al capo tali da aver determinato una situazione di collasso cardiocircolatorio appena precedente la precipitazione». Riteniamo quindi incompleta e quindi scorretta la risposta conclusiva a pagina 38 data al quesito «su quale sia stata la causa di morte del Pinelli».

Modalità lesive: riteniamo molto arbitraria l’interpretazione della cinematica dell’evento, riportate nelle pagine 32, 33 e 34 basata su dati del tutto ipotetici: quali gli istintivi movimenti artuali, un urto contro un albero, un impatto obliquo, ecc. per cui nella conclusione alla pagina 34 (riga 16 e 17) e pagina 36 c’è un certo grado di contraddizione quando si afferma che le lesioni riscontrate sono «del tutto compatibili» e subito dopo si riconosce «impossibile una ricostruzione esatta della cinematica dell’evento». Per quanto concerne la risposta al terzo quesito e che compare nella discussione nel capitolo «Ulteriori considerazioni» condividiamo quanto è scritto fino alla riga 2 di pagina 36. Per le parti successive si è già detto come sia arbitrario concludere sulla base di due preparati istologici intorno alle condizioni cardiocircolatorie. Del tutto scorretta è poi la conclusione espressa dalla frase «ed in stretta connessione con l’evento lesivo» in quanto può lasciar adito a pensare che solo l’evento di precipitazione può determinare la compromissione delle condizioni circolatorie. Si è detto in precedenza come non si possa escludere l’evenienza di concause e a tali concause potrebbe attribuirsi la compromissione delle condizioni circolatorie. Del tutto scorretta ci sembra infine la conclusione al punto 3 a pagina 38 in quanto delle lesioni del dorso non si fornisce alcuna esplicita interpretazione.

Seconda domanda: se sono state riscontrate nel corso dell’autopsia lesioni compatibili con l’ipotesi di eventi tali da produrre uno stato di incoscienza precedenti l’evento di precipitazione?

Le lesioni riscontrate e che per i loro caratteri morfologici riconoscono una natura traumatica possono elencarsi nel seguente modo:

  1. Lesioni scheletriche e viscerali che comportano un’efficienza lesiva di notevole entità. A questo gruppo appartengono la fratturazione multipla della gabbia toracica, la frattura del quarto corpo vertebrale toracico, la lacerazione del cuore, quella dell’ilo polmonare destro, del fegato, della milza e del rene di sinistra.
  2. Lesioni cutanee recenti costituite da ferite lacero contuse o semplici contusioni localizzate soprattutto agli arti superiori che presentano infiltrazioni emorragiche limitate e modeste: altre localizzate al viso ed al capo che presentano infiltrazioni emorragiche estese.
  3. Due escoriazioni all’arto inferiore sinistro con carattere di lesione pregressa.
  4. Una lesione da agopuntura all’arto superiore sinistro.
  5. Escoriazioni lineari al dorso.

A queste si aggiunga una lesione alla base del collo descritta come area ovalare di colorito più chiaro. Le caratteristiche rilevate e riportate nel verbale di autopsia sono molto generiche e non permettono di definire in modo univoco la natura della lesione. Si ritiene di poter escludere che la lesione sia espressione di fenomeni banali e di frequente osservazione, come per esempio una irregolare distribuzione delle macchie ipostatiche o fatti di compressione postmortale. Nella perizia la descrizione fornita esclude fenomeni di questo genere. La lesione ha invece prodotto perplessità nei periti che la hanno incisa e sottoposta poi ad esame microscopico, senza tuttavia arrivare a definirne la natura. Nell’ambito delle lesioni traumatiche la descrizione fornita può indurci a riconoscere una cosiddetta «impronta negativa». Dalle lesioni sopradescritte molte sono compatibili con l’ipotesi di un evento traumatico tale da produrre uno stato di incoscienza appena precedente l’evento di precipitazione. In particolare le lesioni viscerali addominali possono essere state prodotte singolarmente da un evento contusivo violento del tipo di un pugno o di un calcio all’addome. La casistica traumatologica riguardante lacerazioni epatiche, renali o spleniche da eventi traumatici di questa natura è troppo numerosa per essere qui citata. Ciascuna di queste lesioni può, anche se non necessariamente, determinare uno choc traumatico tale da produrre intensi turbamenti delle condizioni circolatorie e di conseguenza della coscienza.

Le lesioni al capo possono facilmente riconoscere come loro causa percosse o bastonature di poco precedenti la precipitazione ed anche in questo caso le lesioni riscontrate sono tali da ammettere gravi turbamenti della coscienza. Riconoscendo la macchia ovalare alla base del collo come «impronta negativa» di un mezzo contusivo molto intenso, agente di piatto sulla base del collo, anche in questo caso ci si trova di fronte ad un evento tale da determinare compromissione della coscienza. La discrepanza tra le interpretazioni sopra riportate e quelle formulate nella perizia ha come base la mancata risposta al seguente quesito: «tutte le lesioni riscontrate sono pressoché contemporanee o alcune di esse sono, anche di poco, precedenti le altre?». I dati forniti non ci permettono di rispondere. Per quanto concerne le lesioni al capo, il fatto che le soffusioni emorragiche siano qui estese rispetto a quelle degli arti, potrebbe indicarci che le lesioni al capo si siano verificate prima. Ci rendiamo conto che il valore indicativo del reperto è modesto, d’altra parte riteniamo che il confronto microscopico tra due limitati campioni di cute, uno prelevato al capo, l’altro al braccio, così come può ricavarsi dall’esame della perizia, è del tutto privo di valore per fornirci elementi di giudizio. In carenza di dati obiettivi ricavabili dall’esame delle varie lesioni il problema postoci può essere affrontato in questi termini: le lesioni riscontrate sono compatibili con l’ipotesi sia precipitato in stato di incoscienza? Dalla lettura sull’argomento si ricava che non solo le lesioni sono compatibili, ma che il tipo e la distribuzione delle lesioni riscontrate dai periti sono più frequenti nelle precipitazioni di corpi esanimi che in quelle di corpi animati (Tavernari, Archivio Italiano di Anatomia e istologia Patologica, 23, 313-332, 1949). Il fatto che, dopo la precipitazione, il Pinelli abbia pronunciato alcuni lamenti, non esclude uno stato di coscienza alterato durante la precipitazione e tale da assimilare la caduta a quella di un corpo esanime.

Nota (da Bollettino di Controinformazione Democratica – n. 5 – Milano 15 dicembre 1970).

I rilievi mossi dai professori Terracini e Turolla alla perizia sulla morte di Pinelli considerano specialmente queste deficienze e imprecisioni:

  • La mancata effettuazione del sopralluogo per chiarire le modalità della caduta del corpo di Pinelli: traiettoria, impronte, posizioni. Come è noto, nessuna fotografia è stata scattata nei minuti durante i quali il corpo di Pinelli è rimasto al suolo, mentre si attendeva l’autoambulanza.
  • Mancano i dati riferiti agli indumenti, che nessuno sa quale fine abbiano fatto. I periti vedono Pinelli morto, con maglia, canottiera, mutande, calze e scarpe. Non si parla di giacca né di pantaloni. Non si dice se la maglia era a maniche corte o lunghe, né che tipo di strappi presentassero gli indumenti repertati.
  • I periti non si sono posti il problema di quale iniezione endovena sia stata fatta al braccio sinistro di Pinelli. La questione è significativa se si tien conto che la perizia tossicologica non chiarisce se si potesse escludere la presenza di sostanze eccitanti.
  • La mancata apertura del tronco dell’arteria polmonare implica una specie di esclusione a priori dell’ipotesi di un grave malore di Pinelli prima della caduta; manca anche l’esame del midollo spinale, sia macroscopico sia microscopico. Non essendo precisata la sede in cui sono stati fatti i prelievi, i reperti acquisiti sono del tutto generici. Si può pensare che i periti non abbiano esaminato mesencefalo, ponte e bulbo: cioè le regioni più importanti, dal punto di vista di un eventuale malore precedente la caduta.
  • L’indicazione dei prelievi della cute per esame istologico è generica. In particolare, la genesi dell’area ovalare riscontrata al dorso, che è stata esaminata al taglio (e probabilmente anche al microscopio: ma i periti non dicono dove hanno prelevato la cute esaminata), non è spiegata. Escludendo che quest’area ovalare sia congenita (in questo caso i periti lo avrebbero detto), si possono fare almeno due altre ipotesi: quella della cosidetta «impronta negativa» da percossa o da mezzo contusivo che, invece di produrre ematoma, produce deplezione ossia svuotamento dei vasi sanguigni e quindi un’area di colore più chiaro; e quella di una lesione data da applicazione di corrente elettrica, i cui effetti locali potrebbero limitarsi a uno stato di edema ossia all’accumulo di un liquido non sanguigno tale da provocare l’ispessimento della cute. La necroscopia d’altronde parla di colore più chiaro di una zona rispetto alla «cute circostante violacea per ipostasi» (l’ipostasi è un’infiltrazione sanguigna dei tessuti, che compare sulla cute del corpo 5 o 6 ore dopo la morte). Se si fosse trattato di un’area in cui, semplicemente, non si è verificata ipostasi, i periti non avrebbero avuto bisogno di descriverla ed esaminarla. Così facendo, essi stessi hanno sollevato il problema, al quale peraltro non hanno dato risposta.
  • Esiste contraddizione fra due lati della perizia: la estensione degli infiltrati emorragici al cuoio capelluto e l’esiguità, rilevata al microscopio dell’infiltrazione emorragica dei tessuti lesi. Questo secondo reperto consentirebbe di dedurre che gli stravasi sanguigni si sono verificati in un soggetto collassato. In parole povere: se Pinelli presentava al capo estesi infiltrati emorragici, questo vorrebbe dire che le lesioni al capo sono avvenute quando il soggetto non era collassato, cioè prima delle altre, che hanno provocato solo modesti infiltrati. I periti sostengono, per di più, che il collasso è avvenuto «in stretta connessione con l’evento lesivo», cioè la caduta; ma logicamente nulla vieta di pensare che possa essere avvenuto anche prima: le lesioni sarebbero state dello stesso tipo.
  • I periti sostengono anche che Pinelli era cosciente al momento della caduta, perché negli atti dell’inchiesta un teste accenna a qualche parola udita, quando accorse vicino al corpo dell’anarchico. Il teste è il capitano dei carabinieri Sabino Lo Grano: ma è implicitamente contraddetto dal primo accorso presso Pinelli, il giornalista Aldo Palumbo, che lo ha descritto «rantolante». In ogni caso, le eventuali parole udite non indicano presenza della coscienza al momento della caduta: potrebbe trattarsi di espressioni o lamenti automatici.
  • Il parere dei professori Terracini e Turolla smentisce, infine, l’affermazione dei periti secondo la quale tutte le lesioni riscontrate sul corpo di Pinelli sono riferibili alla caduta. Nella parte finale del parere si dimostra come queste lesioni possano aver avuto una genesi diversa.

Il parere dei professori Terracini e Turolla è stato presentato al tribunale di Milano mercoledì 2 dicembre 1970, nel corso del processo intentato dal commissario Luigi Calabresi al settimanale «Lotta Continua», dai difensori di Pio Baldelli, avvocati Bianca Guidetti Serra e Marcello Gentili.

One Comment
    • Gengè
    • 8 Gennaio 2020

    Nel precedente articolo mi suonava tenera la tesi che i periti della procura avevano, in un certo senso, le mani legate dai quesiti posti dalla Procura medesima.
    Vero che è detto che il medico, come il perito, ha una deontologia che avrebbe dovuto farli andare oltre i quesiti… e vero anche che pure lì sta scritto che tali periti si sono contorti per far la quadratura del cerchio delle tesi precostituite. Ma, anche per non essere entrati nell’analisi della perizia, non è uscita una condanna di tali periti.
    Bene hai fatto a presentare quest’ulteriore parere che dice senza mezzi termini che la perizia ha omesso ai normali riscontri (che nel precedente articolo erano dati come ipotesi deontologiche da seguire). E ne consegue, almeno per me, la condanna di tali periti.
    Se si tiene conto dell’alta esposizione mediatica del caso collegato alle bombe è facile che siano stati scelti periti con un buon curriculum, periti che prima abbiano fatto il proprio mestiere, e si può immaginare che non possano essere in pochi quelli che ne hanno elogiato i meriti.
    Da ciò esce più rafforzato che di proposito non hanno usato la normale deontologia per Pinelli.
    È, poi, la loro “scienza medica” che ha, di fatto, legittimato i “suggerimenti/quesiti” e tutto è diventato verità processuale, verità che se n’è fatto un baffo dell’esame critico e di questo parere, entrambi autorevoli per la caratura degli estensori.
    Al titolo I Costituzione c’è l’art. 28 «I funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente, responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti . In tali casi la responsabilità civile si estende allo Stato e agli enti pubblici». Tale articolo, NB della Costituzione, è sconosciuto ai più ma non a che ne porta responsabilità.
    Non sembra che quanto fatto cinquant’anni fa siano atti compiuti in violazione di diritti, diritti che sono tutti quelli elencati nei principi fondamentali e che in quegli anni venivano rivendicati da una intera società (meno l’apparato democristiano fascista)?
    Con tali atti compiuti in violazione di diritti (con Brescia e infine di Bologna) hanno incanalato, con altri fatti a corollario, il destino “psicologico” dell’Italia… e il presente senza memoria (se non quella delle “passerelle”).
    Insistere, insistere e insistere… sperando che quest’anno sia migliore del passato.
    Un saluto.

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