Gian Pio Mattogno: Contro le menzogne talmudico-sioniste

Gian Pio Mattogno

 

CONTRO LE MENZOGNE TALMUDICO-SIONISTE.

UNA RECENTE APOLOGIA MUSULMANA DI GESÙ 

 

     La letteratura rabbinica antica (Talmud, Tosefta, Midrash, ma anche Zohar, Maimonide, Abravanel,  Toledoth Yeshu etc.) contiene una quantità di passi ostili e blasfemi contro Gesù, Maria e i cristiani.

Gesù vi è descritto come un folle, uno stolto, un eretico e idolatra, istigatore all’eresia e all’idolatria, bestemmiatore, mago/stregone e impostore, figlio adulterino di una meretrice di nome Mirjam(Maria) e di Pandera (Pantira, Pandiri, Panteri), un seduttore del popolo che trascinò Israele all’apostasia e che per i suoi peccati fu giustiziato la vigilia di Pasqua e condannato nel Gehinnom (inferno) fra gli escrementi bollenti.

I cristiani sono idolatri ed eretici, ed è proibito intrattenere con essi relazioni d’affari durante le loro feste religiose.

Tutti i cristiani sono condannati alle pene eterne del Gehinnom.

I Vangeli sono libri eretici da gettare nel fuoco.

Nella “Birkat ha-minim” (“Benedizione degli eretici”, in realtà una maledizione) gli ebrei maledicono ogni giorno i cristiani ed invocano la loro perdizione e distruzione.

Per mero opportunismo, o, come dicono, mipnei darkei shalom (lett. “a causa delle vie della pace”, per amore della pace, cioè al fine di evitare l’ostilità dei cristiani), a partire da rabbi Yehiel, in occasione del processo di Parigi del 1240, molti autori ebrei, mentendo sapendo di mentire, sostengono che il Gesù menzionato nel Talmud non è il Gesù dei cristiani, ma solo un personaggio omonimo vissuto in un’altra epoca, che Mirjam/Maria non è la madre di Gesù e che il Talmud non contiene alcunché di ostile e offensivo nei confronti del cristianesimo.

Altri, a partire dalla Jewish Encyclopedia, riconoscono invece che le blasfemie talmudiche contro Gesù e i cristiani hanno un fondamento reale.

Altri ancora, come ad es. i rabbini ortodossi del movimento Chabad, non solo non lo negano, ma se ne fanno addirittura un vanto.

 

Fonti, bibl. e dibattito storiografico in: G.P. Mattogno, Gesù di Nazareth e i cristiani nella letteratura rabbinica antica (Talmud, Tosefta, Midrash). Repertorio delle fonti, Effepi, Genova, 2018). ‒ Id., La disputa di Parigi del 1240. Il Talmud e i cristiani, ivi, 2015. ‒ Id., Il non-ebreo nello Shulhan Aruch. La battaglia di monsignor Jouin contro la “Giudeo-massoneria” e lo Shulhan Aruch, ivi, 2012. ‒ Id., Impia Judaeorum Perfidia. La Chiesa e la polemica contro il Talmud dalle origini al XV secolo, ivi, 2021. ‒ Mons. Félix Vernet, La Chiesa e la polemica antigiudaica. Storia, storiografia e bibliografia dalle origini agli inizi del sec. XX (andreacarancini.it).

 

È ai primi, a coloro che per opportunismo negano o minimizzano le blasfemie talmudiche contro Gesù, Maria e i cristiani, che si riferisce questo articolo di Abu Ibnataym, Jesus (peace be upon him) in the Talmud: Exposing Zionist Lies (The Quram and Bible Blog).

L’autore, un musulmano, che fa sempre seguire il nome di Gesù dalla formula “pace su di lui”, e che conclude l’articolo con la glorificazione ed esaltazione di Allah, attinge soprattutto al volume di Peter Schäfer, Jesus in the Talmud (oggi disponibile anche in italiano) e alle fonti talmudiche edite da sefaria.org.

L’autore si limita a menzionare solo alcuni luoghi talmudici.

Se avesse riportato anche il seguente passo dello Zohar, dove cristiani e musulmani, e Gesù e Maometto, sono accomunati nello stesso destino nell’aldilà, i suoi attacchi contro le menzogne talmudico-sioniste avrebbero avuto certamente un’ulteriore ed ancora più forte ragion d’essere:

«Dal lato dell’idolatria Shabbetey [Saturno] si chiama Lilith, sterco misto, a causa del sudiciume mescolato ad ogni tipi di sporcizia e vermi, in cui gettano cani e asini morti, i figli di Esau e Ismaele [cristiani e maomettani], e lì sono sepolti Gesù e Maometto, che sono cani morti» (III, 282a).

Alcuni anni or sono, in occasione dell’edizione italiana di alcuni articoli di Alfred Rosenberg contro il talmudismo anticristiano, scrivevo: «È veramente paradossale che in un’epoca di vile e servile deferenza verso i “fratelli maggiori” come la nostra, a difendere l’onore di Cristo e dei cristiani sia proprio un anticlericale mangiapreti come Alfred Rosenberg» (A. Rosenberg, Ebrei, non ebrei e cristiani, Effepi, Genova, 2012).

Lo stesso può ben dirsi di questo articolo di Abu Ibnataym.

Non è paradossale che a difendere l’onore di Cristo e dei cristiani contro il talmudismo anticristiano non sia la Chiesa cattolica, sempre pronta a compiacere i “fratelli maggiori”, ma un musulmano?

ABU IBNATAYM,  Gesù (pace su di lui) nel Talmud: le menzogne sioniste smascherate

«Per quaranta giorni l’araldo uscì e gridò: Egli [Gesù di Nazareth] esce per essere lapidato, perché ha praticato la magia ed ha istigato il popolo d’Israele all’idolatria e lo ha traviato» (Sanhedrin 43a)[1].

INTRODUZIONE: I PASSI TALMUDICI SU GESÙ

A seguito della recente tragedia in Palestina, e nell’ambito dei loro disgustosi tentativi di vincere sul fronte della propaganda (e di perdere malamente), taluni apologeti sionisti hanno cercato di usurpare anche il benedetto profeta Gesù a vantaggio della loro malvagia causa.

È la prima volta che accade una cosa del genere!

Dal sostenere che il Natale è una festa che celebra la nascita di un ebreo (e quindi “dimostrando” la loro tesi secondo cui essi sono i nativi originari e dunque i “legittimi” proprietari della Palestina), fino ad arrivare perfino ad affermare che gli studiosi rabbinici non parlarono in modo sprezzante di Gesù e di sua madre, non pare esserci limite a quanto in basso questi ingannatori possano arrivare.

Adesso negano che alcuni ebrei abbiano detto cose cattive su Gesù, alcune delle quali sono riportate nel Talmud. Gli apologeti cercano di nascondere il loro tradizionale odio verso Gesù  per ingannare i creduloni e spingerli a sostenere il sionismo.

Questo articolo smaschererà la menzogna sionista fornendo prove tratte dal Talmud e dai commenti accademici riguardo alle opinioni dei rabbini contro Gesù.

A dire il vero, la quantità di informazioni su Gesù nel Talmud è molto limitata e frammentaria. Come osserva Peter Schäfer, specialista di studi religiosi, nel suo libro Jesus in the Talmud (sì, sull’argomento è stato scritto un libro specifico), «i passi relativi a Gesù nel Talmud sono la proverbiale goccia d’acqua nell’oceano, né quantitativamente significativi, né presentati in modo coerente, né, in molti casi, come un argomento a sé stante»[2].

Inoltre, la maggior parte delle informazioni proviene dal Talmud babilonese (la cui redazione fu completata nel VII sec.)[3], invece che dal Talmud di Gerusalemme, che fu compilato nel V secolo[4].

Secondo Schäfer ciò fu dovuto probabilmente alle diverse «circostanze storiche» che le comunità ebraiche vissute sotto l’impero sassanide si trovarono ad affrontare rispetto alla Palestina romana e bizantina[5]. In altre parole, mentre in Persia gli ebrei erano relativamente liberi di esternare il loro messaggio anticristiano[6], gli ebrei di Palestina non lo erano.

Schäfer spiega che «gran parte del nostro materiale su Gesù è relativamente tardo» e non può essere datato prima della fine del III e dell’inizio del IV secolo[7].

Quanto al loro scopo, Schäfer sostiene che si tratta di «contro-narrazioni deliberate e altamente sofisticate sulla vita e la morte di Gesù rispetto alle narrazioni del Vangelo, le quali presuppongono una conoscenza dettagliata del Nuovo Testamento»[8].

Con queste “contro-narrazioni” i rabbini non intendevano solo «parodiare le storie del Nuovo Testamento», ma volevano anche rivendicare la responsabilità dell’esecuzione di Gesù.

Scrive Schäfer: «Sì, affermano, noi rivendichiamo la responsabilità di ciò [la morte di Gesù], ma non c’è motivo di vergognarcene, poiché abbiamo a ragione giustiziato un bestemmiatore ed un idolatra»[9].

È anche importante non confondere i passi relativi a Gesù nel Talmud con le famigerate Toledot Yeshu, che erano uno scritto totalmente diverso, risalente all’inizio del medio evo nell’Europa occidentale[10] e che «non appartiene al canone stabilito del giudaismo rabbinico»[11].

Quest’opera è celebre per le sue affermazioni offensive su Gesù[12] e, sebbene non sia “canonica”, ripete le medesime accuse contro Gesù e contro la sua famiglia che si trovano nel Talmud[13].

     I PASSI SU “GESÙ” NEL TALMUD  

     Non rientra negli scopi di questo articolo esaminare ogni riferimento a Gesù nel Talmud. Per una recensione completa e dettagliata si veda il libro di Schäfer. In questo articolo presentiamo solo un paio di storie, che dovrebbero però essere sufficienti a dimostrare le accuse offensive e al vetriolo rivolte al beato Gesù e alla sua famiglia, in particolare a sua madre.

Discendenza e nascita di Gesù 

Un argomento che viene ripetutamente menzionato in diversi passi del Talmud riguarda la nascita e la discendenza di Gesù.

In un celebre passo, Gesù è chiamato “ben Stada” e “ben Pandeira/Panthera/Pantera”.

«Ben Stada. Ma non era figlio di Pandera? R. Hisda replicò: Il marito era Stada, l’amante era Pandera. Sua madre era Stada. No, il marito era Pappos ben Jehuda e sua madre era Stada. No, la madre era Mirjam la parrucchiera delle donne. Come si dice a Pumbedita: È stata infedele lontano (setah da) suo marito»[14].

In altre parole, questo “ben Stada/ben Pandeira” era un figlio illegittimo. Contrariamente alle menzogne dei sionisti, che cercano disperatamente di ottenere i favori dei cristiani, Schäfer sostiene che l’espressione “ben Stada” che compare nei racconti rabbinici è riferita a Gesù[15].

Mentre “Stada” era un “soprannome” di “Mirjam”, l’identità di “Pandeira/Panthera” non viene menzionata. Tuttavia, nelle opere dello scrittore cristiano Origene, “Pandeira/Panthera” fu identificata dal filosofo pagano Celso (sulla base di un’accusa da lui appresa da fonti ebraiche) come un soldato romano[16].

Ma Schäfer cita numerose altre “fonti rabbiniche” che identificano esplicitamente Gesù «come figlio di Pandera, e si può tranquillamente ritenere … che il Talmud fosse a conoscenza di questa identità»[17].

Perciò non vi è il minimo dubbio su chi sia il “figlio di Pandeira” nel Talmud: Gesù.

Secondo Schäfer è probabile che per questa storia sia Celso che il Talmud abbiano attinto «a fonti comuni»[18].

Un’altra parodia della narrazione cristiana sulla famiglia di Gesù e sulla sua nascita verginale si trova in Berakhoth 8b.

La storia riguarda una discussione tra “saggi greci” di Atene e un rabbino di nome Yehoshuah ben Hananiah, che racconta loro una storia immaginaria su un mulo che partorisce:

«I saggi di Atene dissero: Raccontaci una sciocchezza. Rabbi Yehoshuah disse loro: C’era un certo mulo che partorì, e un biglietto era appeso al collo del mulo neonato e su di esso era scritto che gli spettavano 100.000 dinari dalla casa di suo padre. Gli dissero: Ma può un mulo partorire? Rabbi Yehoshuah rispose loro: Ecco perché è una sciocchezza, perché è impossibile per un mulo partorire. Allora i saggi di Atene fecero un’altra domanda: Quando il sale si guasta, con che cosa si conserva? Rabbi Yehoshuah disse loro: Con la placenta di un mulo. Gli dissero: Ma esiste la placenta di un mulo? Rabbi Yehoshuah rispose loro: E il sale si guasta?»[19]

Sebbene non vengano menzionati né Gesù né la sua famiglia, Schäfer rimarca il parallelismo tra la storia del sale conservato “dalla placenta di un mulo” e un famoso detto nei Vangeli attribuito a Gesù nel suo “Discorso della Montagna”: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente”[20].

Secondo Schäfer, come nel racconto talmudico del “figlio di Pandera”, anche la storia del sale conservato è «una pungente parodia dell’asserzione contenuta nel Nuovo Testamento secondo cui i discepoli di Gesù sarebbero il nuovo sale della terra: questi cristiani, afferma [il racconto talmudico], sostengono che il sale dell’antica alleanza è diventato insipido, e che il suo sapore è stato ripristinato dal popolo della nuova alleanza attraverso la placenta di un mulo!»[21]

Se questo è vero, allora significa che la storia è una parodia della nascita verginale, poiché «la prole di una vergine è probabile quanto quella di un mulo»[22].

In altre parole, in questa disgustosa parodia la beata Maria è paragonata ad un mulo e Gesù è il figlio satiricamente “miracoloso”!

Il destino di Gesù nell’aldilà 

     La disgustosa storia talmudica di Gesù nello Sheol/Gehinnom è ben nota.

La storia riguarda un uomo di nome “Onqelos figlio di Qaloniqos” che parla con tre “malvagi” nel Gehinnom: Tito, Balaam e un uomo di nome “Yeshu ha-Notzri” (Gesù di Nazareth). Mentre Tito, il generale romano (poi imperatore) che distrusse Gerusalemme e il tempio nel 70 d.C. è punito per l’eternità venendo bruciato e ridotto in cenere più e più volte, e Balaam, il profeta gentile menzionato nel libro dei Numeri, è bollito nello sperma, “Gesù di Nazareth” è condannato ad essere bollito fra gli escrementi[23].

Ecco la conversazione tra Onqelos e “Yeshu”:

«Quindi Onqelos evocò Yeshu con arti magiche e gli domandò: Chi è apprezzato nel mondo di là? Yeshu rispose: Il popolo d’Israele. Onqelos gli chiese: Come è possibile farne parte? Yeshu rispose: Ricerca il loro bene e non il loro male, perché chiunque tocca Israele è come se toccasse la pupilla dei suoi occhi. Onqelos gli domandò: In che consiste la tua punizione? Yeshu rispose: Negli escrementi bollenti. Infatti il maestro ha detto: Chiunque schernisce le parole dei Saggi è condannato negli escrementi bollenti»[24].

Circa il motivo per cui questa disgustosa punizione consiste nell’essere condannato per l’eternità negli escrementi bollenti, la storia non fornisce dettagli. Tuttavia è molto probabile che si trattasse di una qualche forma di eresia. Schäfer scrive che Gesù «non ha alcuna parte nel mondo a venire, e di conseguenza viene punito nel Gehinnom, poiché è uno dei peggiori eretici che il popolo d’Israele abbia mai generato»[25].

Ciò probabilmente è corretto, dal momento che  altrove il racconto dell’ “esecuzione” di Gesù indica che egli fu “lapidato” (e già non crocifisso) «perché praticava la stregoneria, incitava la gente al culto degli idoli e traviava il popolo d’Israele»[26].

Conclusione 

     Questo breve articolo ha presentato solo un piccolo campione delle varie storie sparse nel Talmud nelle quali il profeta Gesù fu ridicolizzato dai rabbini.

Che si trattasse del presunto figlio illegittimo di una relazione tra sua madre e un soldato romano, o del «discepolo che finì male»[27], o dell’ “eretico” che meritava la morte per lapidazione e la punizione eterna nel Gehinnom, nessuna parte della vita di Gesù fu risparmiata dai redattori del Talmud.

Non c’è da meravigliarsi che alcuni apologeti sionisti si stiano impegnando a fondo per convincere soprattutto i cristiani che le fonti rabbiniche non hanno mai detto nulla di male sulla figura centrale e più amata della religione cristiana.

Sono sempre alla disperata ricerca di alleati, ma le loro menzogne al mondo sul trattamento che riservano ai palestinesi ora vengono smascherate e non funzioneranno più!

 

[1] sefaria.org.

[2] P. Schäfer, Jesus in the Talmud, Princeton University Press, 2007, p. 10.

[3] Ivi, p. 1.

[4] Ivi.

[5] Ivi, p. 9.

[6] Ciò non significa che gli ebrei abbiano sempre avuto vita facile sotto l’impero sassanide. Oltre alle occasionali persecuzioni degli ebrei persiani, anche gli ebrei di Palestina ebbero a soffrire per mano dell’impero sassanide, come ho documentato nell’articolo pubblicato in quranandbibleblog.com.

[7] Ivi, p. 8.

[8] Ivi.

[9] Ivi, p. 9. I rabbini accusarono Gesù anche di peccati sessuali. Ad es. una storia dipinge Gesù come un «discepolo frivolo» che «[nutriva] pensieri sessuali osceni» (ivi, p. 11).

[10] Ivi, p. 2. Inoltre una versione aramaica potrebbe aver avuto origine nella «Babilonia ebraica» nella «metà del primo millennio» (Philip Alexander, The Toledot Yeshu in the Context of Jewish-Muslim Debate, in Toledot Yeshu (“The Life Story of Jesus”) Revisited: A Princeton Conference, eds. P. Schäfer, M. Meerson, and Y. Deutsch, Tübingen, 2011, p. 25.

[11] Ivi, p. 152.

[12] Cfr. Toledot Yeshu. Program in Judaic Studies (judaic.princeton.edu).

[13] Sebbene vi sia una “sovrapposizione” tra le Toledot Yeshu e il Talmud, vi è anche una «mancanza di correlazione». Scrive il prof. Philip Alexander, dell’Università di Manchester: «Vi sono tradizioni su Gesù nella letteratura rabbinica che non compaiono nelle Toledot, e viceversa, e le tradizioni parallele contengono spesso differenze rilevanti» (Ph. Alexander, op. cit., pp. 157-158).

[14] Shabbath 104a. In sefaria.org.

[15] Ivi, p. 15.

[16] Ivi, p. 19. Così scrive Celso, citato da Origene: «Torniamo però alle parole messe in bocca all’ebreo, dove si descrive la madre di Gesù come cacciata dal falegname che le era stato promesso sposo, perché era stata condannata per adulterio ed aveva avuto un figlio da un certo soldato di nome Panthera» (ivi).

[17] Ivi. Ad es. Schäfer cita Tosefta Hullin che identifica “Gesù” come “figlio di Pantiri/Pantera” in due differenti luoghi, come nel passo: «Jacob … venne a guarirlo in nome di Gesù, figlio di Pantera» (ivi, p. 138). Cfr. sefaria.org.

[18] Ivi, p. 20.

[19] sefaria.org.

[20] Matteo 5,13.

[21] Ivi, pp. 23-24.

[22] Ivi, p. 24.

[23] Gittin 56b-57a.

[24] Gittin 57a. Esiste anche un’altra variante della storia. Invece di parlare a “Gesù di Nazareth”, Onqelos si rivolge ai “peccatori d’Israele”. Tuttavia, la maggior parte dei manoscritti, come il Vaticano Ebr. 130, il Vaticano 140 e il Monaco 95, riporta “Gesù di Nazareth” o semplicemente “Yeshu” (ivi, p. 173). Schäfer sostiene che «in una recensione anteriore Gesù era effettivamente il terzo peccatore … e … in seguito il redattore del Talmud babilonese cambiò “Gesù” nei “peccatori d’Israele”» (ivi, p. 90), ed aggiunge che «ciò si adatta molto meglio anche alla logica della narrazione con i tre personaggi puniti nel Gehinnom (Tito, Balaam, Gesù) e alla punizione simile per gli ultimi due (condannati rispettivamente nello sperma e negli escrementi bollenti» (ivi).

[25] Ivi, p. 90. Schäfer ipotizza che la punizione fosse dovuta al presunto insegnamento di Gesù contro la tradizione di lavarsi le mani prima di mangiare (Matteo 15, 1-20) e forse anche al rito dell’Eucaristia (cioè mangiare il suo corpo e bere il suo sangue) (ivi, pp. 91-93).

[26] Sanhedrin 43a.

[27] Ivi, pp. 25-33, e n. 9 supra.

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