Apocalisse: Edmondo Lupieri e il numero della bestia

Uno dei versetti dell’Apocalisse che hanno suscitato più attenzioni (e controversie) da parte degli esegeti è sicuramente il 13, 18 (riporto il versetto nella traduzione di Edmondo Lupieri):

Qui sta la sapienza. Colui che ha intelletto calcoli il numero della bestia, poiché è un numero d’uomo; e il suo numero seicento sessanta sei”.

Al numero della bestia, il prof. Lupieri ha dedicato un lungo commento esplicativo, dalla pagina 215 alla pagina 219 del suo libro[1]. Ne riporto a seguire alcuni brani, in quanto costituiscono un interessante punto di partenza per alcune osservazioni da parte mia (le sottolineature e i grassetti sono miei):

Fu tuttavia nel secolo scorso [il 19° secolo] che ben quattro studiosi giunsero indipendentemente alla soluzione che quasi tutti accettano: «Nerone Cesare» in ebraico doveva scriversi nrwn qsr, il cui valore numerico, in ebraico, è appunto 666. Non senza stupore, si osservò anche che nrw qsr, cioè una precisa traslitterazione del latino Nero Caesar, dà 616. L’unica difficoltà era che di solito, in ebraico, il termine «Cesare» è reso qysr; ora, però, uno dei testi ritrovati nella grotta presso lo Uadi Murabba’at, e datato al secondo anno del regno di Nerone, reca proprio la grafia qsr per indicare l’imperatore romano…L’interpretazione antiromana del numero (come di tutto il testo) si caratterizza dunque come un’interpretazione di origine protestante, fatta propria dalla critica anglosassone. Anche l’idea che il termine celato sia in lingua ebraica appare sotto l’egida personale di Lutero. Certamente, col passare dei secoli, la critica «scientifica» è divenuta «laica» e quindi ha negato al testo un valore profetico per il presente, interpretandolo esclusivamente secondo i dettami del metodo storico-critico. L’antiromanità è quindi scivolata dal versante religioso a quello storico-politico, accontentando un po’ tutti, protestanti e cattolici, laici e credenti, in Europa e nel Terzo Mondo…Che, quindi, dietro il 666 si celi il nome di Nerone sembra a tutti oggi una cosa normale. Detto questo, vediamo di chiarire un paio di punti. In primo luogo, nulla nel testo dice che il nome debba essere cercato in una lingua piuttosto che in un’altra. Certo, la gematria era usata da tutti, ma non abbiamo esempi antichi di una gematria interlinguistica, cioè di un testo in una lingua che calcoli il numero di un nome in un’altra lingua: i nomi stranieri venivano traslitterati. Qui avremmo termini latini, resi in greco, traslitterati in ebraico, il cui valore numerico, ottenuto sull’ebraico, compare in un testo greco. Si tratta di un fenomeno tanto eccezionale che mai a nessun antico era venuto in mente di procedere in tal modo per sciogliere l’enigma. In secondo luogo, non sappiamo di quante lettere debba essere tale nome (e in «Nerone Cesare» i nomi sono addirittura due). Questo è un punto fondamentale: se non conosciamo il numero delle lettere del nome, qualsiasi interpretazione sarà sempre possibile e avrà la stessa verosimiglianza delle altre”.

Fin qui, le considerazioni di Lupieri, che, lo ricordo sono state pubblicate nel 1999, quindi quasi 25 anni fa.

Se ho capito bene, secondo Lupieri a nessun commentatore antico è mai venuto in mente di traslitterare in ebraico il nome di Nerone. Forse però le cose non stanno esattamente così. Nel 2012, il preterista americano Francis Gumerlock ha pubblicato un libro[2] sui precedenti storici dell’esegesi preterista riscontrabili nella letteratura patristica e medioevale. Nel capitolo 11 (“The Number of Nero Antichrist”) Gumerlock cita una fonte – il Commemoratorium de Apocalypsi Johannis Apostoli [Manuale sull’Apocalisse dell’Apostolo Giovanni] – databile tra il sesto e l’ottavo secolo, che sul versetto 13, 18, così si esprime:

“‘numerus nominis eius’ intelligitur iuxta hebream linguam”.  

Traduzione: “Il numero del suo nome si capisce in base alla lingua ebraica”[3].

Gumerlock nel suo libro ha presentato anche un’altra fonte, che sembra sia finora sfuggita agli studiosi dell’Apocalisse. Si tratta del Liber genealogus. Il Liber genealogus è una cronologia, in lingua latina, scritta nel quinto secolo dopo Cristo da uno sconosciuto cristiano donatista nordafricano. Si è conservata in quattro versioni leggermente differenti scritte negli anni 427, 438, 455, e 463. Venne pubblicata da Theodore Mommsen nel 1892, ed è stata ristampata nel 1981.

Nella sezione del Liber che tratta delle persecuzioni, da parte degli imperatori romani, contro i cristiani e contro i donatisti, la cronologia affronta il tema del numero della bestia dell’Apocalisse. Secondo l’autore del Liber, per individuare il “nome dell’Anticristo” bisogna dapprima sommare i valori numerici delle lettere che compongono la parola latina ANTICHRISTUS, ottenendo la cifra 154, e poi moltiplicare per quattro tale cifra perché quattro sono le lettere che compongono il nome Nero (Nerone). La cifra che così si ottiene è il 616, che secondo l’autore del Liber è il numero della bestia[4].

Nel suo libro Lupieri riferisce che Ireneo di Lione conosceva la variante 616 rispetto al numero 666, e che l’aveva “giustamente” respinta. Lupieri però non spiega la giustezza di questo rifiuto. Da parte mia, osservo che l’esistenza del Liber naturalmente non dimostra che Nerone fosse la bestia dell’Apocalisse. Dimostra però che alcuni cristiani iniziarono ad associare Nerone alla bestia molti secoli prima del diciannovesimo secolo (che è appunto il secolo in cui gli studiosi riprendono ad associare Nerone al numero della bestia). Tanto più che la soluzione proposta dall’autore del Liber risale ad una fonte presumibilmente ancora più antica, come mostrano i virgolettati del testo.

Quindi, i precedenti storici che legano Nerone all’Apocalisse esistono e sono molto più antichi di quanto comunemente si crede.

Addirittura, Gumerlock nel suo libro elenca quattro testi medievali secondo cui il “sesto re” menzionato nell’Apocalisse (17, 10) è proprio Nerone[5].

Lupieri così conclude la sua trattazione del numero della bestia (p. 219):

“Comunque sia, indipendentemente dalla più o meno scarsa verosimiglianza di giochi interlinguistici o aritmologici talora dai toni estremi, individuare nel 666 il nome di un determinato imperatore romano è alquanto riduttivo rispetto al tono generale di un testo che vuole avere una validità cosmica; l’eventuale coincidenza con un determinato nome può essere anche significativa, ma questo aspetto contingente della profezia dovrebbe essere secondario rispetto a quello generale. La bestia è l’incarnazione del Satana, tutto il male del potere su questa terra”.

Rispetto a questa considerazione di Lupieri potrei anche essere d’accordo, a condizione però di non sottovalutare gli aspetti “contingenti” della profezia. Il merito storico del preterismo consiste appunto nell’aver fatto rilevare che le visioni di Giovanni, per quanto attinenti alla sfera metafisica, non sono però scevre di riscontri storici e materiali, sia per quanto riguarda gli interlocutori del veggente – i fratelli e compagni “nella tribolazione” – che per quanto riguarda gli eventi del primo secolo, a cominciare dalla guerra giudaica conclusasi nell’anno 70, che sembra proprio essere lo sbocco visibile di quella “innegabile tensione verso un’escatologia ravvicinata”[6] giustamente ravvisata da Lupieri.

 

[1] L’Apocalisse di Giovanni, a cura di Edmondo Lupieri, Fondazione Lorenzo Valla/Arnoldo Mondadori editore, marzo 1999.

[2] Francis X. Gumerlock, Revelation and the First Century – Preterist Interpretations of the Apocalypse in Early Christianity, American Vision Press, November 2012.

[3] Francis X. Gumerlock, op. cit., p. 148.

[4] Gumerlock presenta il testo latino originale che parla di Nerone nel suo studio NERO ANTICHRIST: Patristic Evidence of the Use of Nero’s Name in Calculating the Number of the Beast (Rev. 13: 18), disponibile in rete all’indirizzo: https://francisgumerlock.com/wp-content/uploads/Gumerlock-Nero-Antichrist-WTJ.pdf

[5] Francis X. Gumerlock, op. cit., capitolo dodicesimo, Nero the Sixt King, pp. 149-158.

[6] Edmondo Lupieri, op. cit., p. 109.

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