Thomas Kues: Un prematuro rapporto informativo su un “campo della morte” per ebrei

Un prematuro rapporto informativo su un “campo della morte” per ebrei

Di Thomas Kues, 2011

Una presunta contraffazione revisionista

Nel 1990 il revisionista tedesco Udo Walendy pubblicò un numero della sua rivista Historische Tatsachen (“Fatti storici”) intitolato Der Fall Treblinka (“Il caso Treblinka”) che si concentrava sulle numerose assurde accuse riguardanti questo supposto “campo di puro sterminio”. In una delle prime pagine di questa pubblicazione Walendy riprodusse in facsimile un ritaglio di giornale dal foglio di lingua polacca stampato a Londra Dziennik Polski (“Il Quotidiano Polacco”) datato 11 luglio 1942, insieme ad una traduzione tedesca di una parte di un articolo apparso nel detto ritaglio, insieme a un breve commento su di esso. La parte del facsimile presentata in traduzione sembra essere stata resa più chiara e/o leggermente ingrandita o ribattuta e inserita in testa al facsimile (cf. Illustrazione n°1).

Illustrazione 1: l’articolo del Dziennik Polski come è stato riprodotto da Walendy

L’introduzione, la traduzione e il commento di Walendy recitano in traduzione nel modo seguente[1]:

L’11 luglio 1942 il Quotidiano Polacco, un giornale del governo polacco in esilio a Londra, riferì di una conferenza stampa tenuta dal Ministro britannico dell’Informazione il 9 luglio 1942, che citava il Ministro polacco dell’Interno in esilio S. Mikolajczyk parola per parola sotto il titolo ‘Il massacro degli ebrei’:

‘…Complessivamente questa notte sono state uccise 2.500 persone, mentre le rimanenti 25.000 persone sono state portate nei campi di Belzec e di Tremblinka. A Izbica Kujawska 8.000 individui sono stati portati via in una direzione sconosciuta. Si dice che a Belzec e a Tremblinka le persone vengono uccise con gas velenoso’.

Una cosa è certa, tuttavia, e cioè che è stato solo il 23 luglio 1942 – vale a dire 14 giorni dopo! – con l’arrivo del primo trasporto di ebrei da Varsavia che il campo di Treblinka è stato aperto!!

Come dimostrato dalla conferenza stampa descritta sopra, la menzogna sulla gasazioni di massa con gas velenoso in questo luogo [Treblinka] era stata disseminata di fronte al mondo addirittura prima che il campo fosse esistito!”.

A causa sia del modo in cui Walendy aveva riprodotto l’articolo di giornale e al fatto che i revisionisti Jürgen Graf e Carlo Mattogno nel loro studio fondamentale su Treblinka del 2002 (pubblicato in tedesco nel 2004) non menzionano l’articolo del Dziennik Polski, mentre riassumono gli scritti di Walendy sull’argomento nella loro rassegna della letteratura su quel campo[2], certi anti-revisionisti attivi in rete hanno asserito che Walendy commise una contraffazione, e che Graf e Mattogno ignorarono tacitamente l’articolo a causa di una motivazione opportunistica. Lo “studioso dell’Olocausto” Nick Terry scrive in un post pubblicato su un forum in rete il 19 giugno 2009[3]:

questa […] è realmente una falsificazione negazionista alquanto grossolana, più specificamente un’alterazione del testo originale. Guardate il facsimile e l’ingrandimento dell’articolo polacco originale nel numero pertinente di Historische Tatsachen. Il passaggio cruciale è evidenziato in modo tale che non corrisponde al resto del paragrafo. […]. Una cosa che rivela come stanno le cose è il fatto che nessuno degli altri rapporti sulla conferenza stampa del luglio 1942 nei fogli di lingua inglese menzionano Treblinka, né [nessuna] delle opere che utilizzavano le informazioni del governo in esilio”.

In un altro post della stessa data Terry scrive inoltre[4]:

[…] Sarei costretto ad accettare il riferimento solo se qualcuno dovesse riprodurre l’originale in una scansione chiara e moderna o nell’immagine stabile di una fotocamera digitale. La ribattitura significa che l’onere della prova ritorna in pieno sulle spalle dei negazionisti, e fino al momento in cui qualcuno esaminerà l’originale, possiamo liquidare il riferimento. Naturalmente, quando qualcuno esaminerà l’originale e potrà mostrare che Walendy ha certamente alterato il testo, allora ecco che la sua credibilità finirà in pezzi. Ancora una volta.

Un indicatore rapido e sporco che questa è una contraffazione è il fatto che Mattogno e Graf non ne hanno approfittato e non l’hanno inclusa nel loro libro su Treblinka. Se Dziennik Polski avesse davvero menzionato Treblinka come campo della morte prima della sua apertura, essi l’avrebbero fatto notare con giubilo”.

Terry ha ripetuto questa presa di posizione il 13 maggio 2011[5]:

…il facsimile nella pappardella di Walendy è manipolato molto chiaramente e il testo originale sottostante è deliberatamente oscurato da [Walendy]. L’articolo del Dziennik Polski riferisce di una ben nota conferenza stampa del governo polacco in esilio che fu largamente riportata altrove, e letteralmente nessun altro giornale menzionò lo sterminio a Treblinka. Né lo fa nessuno degli storici che hanno esaminato l’impatto del resoconto del Bund, che era la fonte che aveva fornito le informazioni utilizzate nella conferenza stampa.

Il colpo di grazia è sicuramente la non comparsa della mossa di Walendy nel libro di Mattogno e Graf. Essi citano l’opera di Walendy ma non citano questo particolare tentativo di insinuare una truffa e una mistificazione.

[…]. Treblinka II iniziò a essere costruita a partire dall’aprile 1942 e venne costruita evidentemente usando lavoro ebraico. (Non un solo lavoratore ebreo che aiutò a costruire Treblinka II, o in effetti Belzec o Sobibor, sopravvisse alla guerra). Il fatto che i rapporti clandestini iniziavano a distinguere il più vecchio campo di lavoro di Treblinka da un nuovo e più letale campo di Treblinka nel maggio-giugno 1942 indica solo che il nuovo campo era più letale, il che era evidentemente vero, poiché la forza lavoro ebraica venne evidentemente decimata molto prima che il campo aprisse per il ‘business’ vero e proprio. I rapporti sulla pre-apertura sono chiaramente esagerati, ma tutto ciò non è affatto insolito. Essi non indicano ancora una conoscenza di Treblinka come un sito di sterminio di massa, che emerse solo in seguito nell’estate, dopo il 22 luglio. Nessuna di queste fonti parla di uccisioni a cinque cifre come la contraffazione di Walendy. […].

Alla fine […] il facsimile di Walendy è inutilizzabile come fonte perché è così chiaramente una contraffazione che l’onere della prova ritorna decisamente su chiunque voglia utilizzare una fonte così dubbia. Questo è sicuramente il perché nessuno degli eminenti guru negazionisti ha pensato che valesse la pena includerla nella loro pappardella presuntivamente definitiva”.

Ma davvero il facsimile di Walendy è una sfrontata contraffazione, nel riprodurre qualcosa che non venne mai scritta in quel giornale e in quella data? Per accertare tutto ciò una volta per tutte, nel paragrafo seguente presenterò la traduzione integrale dell’articolo del Dziennik Polski insieme ai facsimili.

Il testo dell’articolo del Dziennik Polski dell’11 luglio 1942

L’articolo citato da Walendy si trova nella terza pagina del numero dell’11 luglio 1942 del Dziennik Polski (cf. Ill. 2). Questa pagina reca il seguente triplice titolo[6]:

La tragica situazione della nazione polacca

Un paese cerca il risveglio della coscienza nazionale

Rapporto del Ministro Mikolajczyk al Ministero Britannico dell’Informazione”.

Sotto il titolo troviamo la seguente nota editoriale in corsivo:

Forniamo qui i dati [dane] sullo stato degli affari in Polonia, presentato il giorno prima di ieri [e cioè il 9 luglio 1942] dal Ministro Mikolajczyk a giornalisti inglesi e stranieri in una conferenza stampa tenuta dal Ministero Britannico dell’Informazione. Questi dati costituiscono un riassunto di un esaustivo rapporto che il Ministro Mikolajczyk diede al Consiglio Nazionale della Repubblica di Polonia”.

Sotto sulla stessa pagina vi sono un certo numero di articoli contenenti tali “dati”, la maggior parte dei quali riguardanti strettamente le sofferenze dei polacchi etnici, come pure alcuni annunci sulle reazioni del mondo ai (presunti) eventi. Solo due articoli riguardano lo sterminio degli ebrei: una breve notizia su massacri di ebrei a Ponar vicino Vilna[7] (in precedenza, una città polacca) e il testo citato da Walendy, che è intitolato “Il massacro degli ebrei” (“Rzeź Żydów”, cf. Ill. 3). Presento a seguire l’articolo in traduzione integrale:

Il massacro degli ebrei

La situazione degli ebrei si presenta persino peggiore. La questione del ghetto di Varsavia è ben nota. La fame, la morte e le malattie continuamente e sistematicamente minacciano la popolazione ebraica. Nell’area di Lublino la notte del 23-24 marzo [1942] la popolazione ebraica venne deportata. I malati e i disabili vennero uccisi sul posto. Tutti i bambini dell’età di 2-3 anni dell’orfanatrofio, che ammontavano a 108, vennero mandati via dalla città insieme alle loro bambinaie e vennero uccisi. Complessivamente 2.500 persone vennero uccise quella notte, mentre le rimanenti 26.000 vennero inviate nei campi di Belzec e Tremblinka [wywieziono do obozów w Bełżcu i Tremblince]. Da Izbica Kujawska 8.000 persone vennero deportate in una direzione sconosciuta. A quel che si dice a Belzec e a Tremblinka le uccisioni avvengono con l’aiuto di gas velenoso [za pomoca gazów trujacych]. Uccisioni di massa a Rawa Ruska e a Bilgoraj dove le comunità ebraiche hanno cessato di esistere. Il 22 marzo le SS hanno fucilato 120 persone nella piazza del mercato di Wąwolnica vicino Kazimierz. Un numero imprecisato di persone vennero portate via dalla città e uccise. Il 30 marzo 350 persone vennero deportate e uccise mentre erano in viaggio verso Nałęczów. Il resto venne messo dentro vagoni che vennero sigillati e mandati via. A Mielec un totale di 1.300 persone vennero uccise il 9 marzo. 2.000 ebrei vennero uccisi a Mir; 2.500 a Nowogródek; 1.800 a Wołożyn; 4.000 a Kojdanów. Da Amburgo 30.000 ebrei vennero portati a Minsk; tutti loro vennero fucilati. A Lwów il numero è di 30.000, a Vilna di 60.000, a Stanisławów di circa 15.000, a Tarnopol di 5.000, a Złoczów di 2.000, a Brzeżany di 4.000 ebrei uccisi. Le notizie di uccisioni di ebrei giungono anche da Tarnów, Radom, Zborów, Kołomyja, Sambor, Stryj, Drohobycz, Zbaraż, Brody, Przemyśl, Kolo and Dąbie. Costretti a scavare le proprie tombe – fucilazioni con mitragliatrici [kolumłotami] e uccisioni con granate – persino l’avvelenamento con il gas [zatruwanie gazem] sono i metodi quotidiani per distruggere il popolo ebraico, mentre si è appreso che a Lwów le stesse comunità ebraiche hanno dovuto redigere l’elenco dei criminali”.

Un’occhiata più da vicino al facsimile dell’articolo (Ill. 3) mostrerà che è difficile dalla copia ancora esistente distinguere tutte le cifre del numero degli ebrei deportati dall’area di Lublino ai “campi di Bełżec e Tremblinka”. Fornisco perciò un ingrandimento di questa sezione dell’articolo nell’Illustrazione 4. Da questa possiamo accertare che è un numero di cinque cifre, poiché c’è un punto (usuale in polacco come pure in tedesco) dopo la seconda cifra, tre cifre seguono questo punto, e non rimane nessuno spazio per ulteriori cifre prima della parola “wywieziono”. La prima cifra è chiaramente un “2”; la terza e la quarta sono entrambe uno “0”. Mentre l’ultima cifra risulta sfigurata nella copia, è evidente che si tratti parimenti di uno “0” (altrimenti dovremmo credere che qualcuno stimò, diciamo, 26.004 ebrei come numero dei deportati). La seconda cifra venne letta come un “5” da Walendy, ma un confronto con il chiaro “5” nel mezzo della riga precedente lascia intendere che non è questo il caso. La sola cifra che quadra con le caratteristiche dei contorni dell’inchiostro è un “6”. Il numero degli ebrei riferito come deportati il 23-24 marzo 1942 è perciò 26.000.

Illustrazione 2: la terza pagina del numero del 9 luglio 1942 del Dziennik Polski

Illustrazione 3: l’articolo “Rzeź Żydów” (“Massacro degli ebrei”)

Illustrazione 4: ingrandimento di una parte dell’articolo “Rzeź Żydów” (colonna sinistra, righe 12-18)

Il significato dell’articolo

È unanimemente affermato dagli storici dell’Olocausto che il campo di sterminio Treblinka II iniziò la sua attività con l’arrivo del primo dei trasporti dal ghetto di Varsavia, che partì il 22 luglio 1942 e che raggiunse il campo lo stesso giorno o il giorno seguente. Questo significa che Mikolajczyk riferì sulle presunte azioni di sterminio a Treblinka due settimane prima della data in cui si ritiene siano iniziate. Anche più rimarchevole, si presume che una macchina dello sterminio fosse operativa a Treblinka tre mesi e mezzo prima, il 23-24 marzo 1942. Secondo la versione ufficiale degli eventi gli ebrei evacuati dall’area di Lublino a quest’epoca (la seconda metà di marzo) vennero inviati per essere uccisi nel campo di Belzec, che aveva aperto il 17 marzo 1942[8]. Non vi può essere confusione con il terzo campo dell’Aktion Reinhardt, Sobibor, poiché questo campo aprì solo all’inizio del maggio 1942.

È possibile che il vicino campo di lavoro di Treblinka I, famigerato presso i cittadini di Varsavia come un campo penale, venne scambiato per un campo di sterminio a causa dei trasporti di ebrei lì? Lo storico ebreo dell’Olocausto David Silberklang fornisce la seguente storia di questo campo[9]:

Il campo di lavoro penale di Treblinka I venne istituito nell’autunno del 1941. Era ubicato a una distanza di due chilometri dal campo di sterminio, Treblinka II, che venne aperto il 22 luglio 1942. Inizialmente, la maggior parte dei prigionieri nel campo di lavoro erano polacchi provenienti dall’area di Varsavia. In seguito, ebrei della stessa area si unirono a loro. Il numero medio dei prigionieri variava da un minimo di 100 a un massimo di 2.000. Approssimativamente 20.000 persone passarono per il campo di lavoro penale di Treblinka I; si ritiene che quasi la metà di loro vennero uccisi durante i tre anni di esistenza del campo. Il campo venne smantellato nel luglio 1944, quando l’Armata Rossa si avvicinò all’area”.

L’ebreo polacco Israel Cymlich venne inviato dalla piccola città di Falenica al campo di lavoro di Treblinka nell’agosto 1942. Secondo la testimonianza di Cymlich c’erano 400 ebrei e circa 200 polacchi nel campo all’epoca del suo arrivo; nel novembre 1942 c’erano 1.200 ebrei e circa 100 polacchi detenuti. La maggior parte dei detenuti polacchi rimase nel campo per soli due o tre mesi[10].

Secondo Yitzhak Arad il campo di Treblinka I venne istituito nell’estate del 1941[11]. Un’altra fonte afferma che il campo non aprì fino al dicembre 1941[12]. Questo è confermato da un proclama conservato in tedesco e in polacco[13] che indica che il campo di lavoro di Treblinka I venne istituito (almeno formalmente) nel novembre o nel dicembre 1941. Se dobbiamo accettare il tasso di mortalità – non sostenuto da fonti – fornito da Silberklang, vale a dire meno di 10.000, questo significherebbe una media di approssimativamente (10.000/32≈) 312 morti al mese assumendo come ipotesi che il campo non aprì fino al dicembre 1941. Per il periodo di ottobre 1941-maggio 1942 questo significherebbe un totale di circa 2.500 morti. Qui dobbiamo ricordare l’affermazione di Silberklang che la maggioranza dei detenuti durante il primo periodo erano polacchi. Tuttavia anche se la metà dei morti erano ebrei, questa cifra – 1.250 verificatisi in un periodo di tempo più lungo – sembra estremamente improbabile che abbia provocato dicerie di un campo della morte per ebrei.

Potrebbe allora darsi, come è stato suggerito da Nick Terry, che l’”evidente” “decimazione” degli ebrei che lavoravano alla costruzione del campo di Treblinka II provocarono gli “esagerati” “resoconti sulla pre-apertura”?

Arad fornisce la seguente descrizione della costruzione del “campo di sterminio”[14]:

Alla fine di aprile o all’inizio di maggio del 1942, una squadra di SS arrivò nell’area di Treblinka, perlustrò la regione, e stabilì il sito dove un campo della morte sarebbe stato eretto. […]. La costruzione del campo della morte iniziò alla fine di maggio/inizi di giugno 1942. […]. Incaricato della costruzione di Treblinka fu l’SS Obersturmführer Richard Thomalla, che aveva completato la sua missione di costruzione a Sobibor ed era stato sostituito lì da Stangl nell’aprile 1942. L’assistenza tecnica nell’erezione delle camere a gas venne parimenti resa disponibile”.

L’SS e Capo della Polizia del distretto di Varsavia fu responsabile dell’erezione del campo. Prigionieri polacchi ed ebrei dal campo penale di Treblinka, come pure ebrei provenienti dalle città vicine, vennero forniti per il lavoro. […]. Nessuno dei lavoratori ebrei che erano stati impiegati nella costruzione del campo sopravvisse[15].

Arad prosegue citando un detenuto polacco di Treblinka I, Jan Sulkowski[16]:

I tedeschi uccidevano gli ebrei picchiandoli o fucilandoli. Io assistetti a casi in cui gli uomini delle SS…durante i disboscamenti delle foreste, costrinsero gli ebrei a stare sotto gli alberi che stavano per cadere. In entrambi i casi 4 ebrei vennero uccisi in questo modo. Inoltre, succedeva spesso che gli uomini delle SS facessero irruzione nelle capanne dei lavoratori ebrei e che li uccidessero a sangue freddo…Mi venne detto dagli uomini delle SS che stavamo costruendo un bagno e fu dopo un tempo considerevole che capii che stavamo costruendo camere a gas”.

Quando cominciò il periodo di costruzione del campo di Treblinka? Per cominciare, la fonte presentata da Arad per il giro ispettivo dell’area del futuro campo avvenuto alla fine di aprile/inizi di maggio 1942 è costituita dalle memorie del capostazione di Treblinka Franziszek Zabecki. Arad cita anche un altro importante frammento di testimonianza a questo riguardo, e cioè quello di Erwin Herman Lambert, il presunto architetto degli edifici di gasazione dell’Aktion Reinhardt[17]:

Il campo di Treblinka era ancora nella fase di costruzione. Ero assegnato ad una squadra di costruzione lì. Thomalla stette lì solo per un periodo limitato e diresse l’opera di costruzione del campo di sterminio. Durante quel periodo non vennero effettuate azioni di sterminio. Thomalla stette a Treblinka dalle quattro alle otto settimane. Poi arrivò il dr. Eberl come comandante del campo. Sotto la sua direzione iniziarono le Aktionen di sterminio degli ebrei”.

Sappiamo dalla corrispondenza personale di Irmfried Eberl che egli era ancora a Sobibor il 26 aprile 1942 e che il 29 giugno 1942 egli aveva già trascorso diversi giorni a Treblinka[18]. Una lettera di Eberl al Commissario del ghetto di Varsavia datata 19 giugno 1942 e richiedente un certo numero di articoli per il “lager Treblinka” indica fortemente che egli era presente nel campo al più tardi da questa data[19]. Da questo e dalla testimonianza di Lambert consegue che Thomalla era presente a Treblinka a sovrintendere la costruzione dalla fine di maggio alla metà di giugno. Considerando che tutte le fonti sembrano concordare sul fatto che la costruzione di Sobibor venne conclusa alla fine di aprile, e che Thomalla era incaricato della costruzione sia di Sobibor che di Treblinka, sembra assai probabile che la costruzione di quest’ultimo campo non cominciò fino all’incirca l’epoca dell’apertura del campo di Sobibor, vale a dire all’inizio di maggio del 1942. Secondo il verdetto del processo su Treblinka di Düsseldorf (1965) il campo venne costruito “nell’estate del 1942”[20].

Il diario dell’anziano del ghetto di Varsavia Adam Czerniakow riferisce che 150 giovani ebrei tedeschi vennero inviati da Varsavia a “Treblinka” il 10 aprile 1942. Altri 78 ebrei tedeschi vennero inviati lì alla fine dell’aprile 1942, un ulteriore gruppo di 30 il 23 maggio 1942[21]. Cymlich afferma che tra i detenuti ebrei a Treblinka I c’era un gruppo di ebrei tedeschi e cechi che avevano partecipato alla costruzione di Treblinka II: “Essi avevano lavorato per un lungo periodo alla costruzione dell’altro campo, senza sapere cosa stavano costruendo”[22]. In effetti, se ci dobbiamo fidare di Cymlich, la “conoscenza” dei prigionieri riguardo alla presunta istallazione di sterminio era assai lontana dalla versione nota oggi:

Tutto ciò che sapevamo era che i cadaveri venivano completamente bruciati; nulla di specifico, tuttavia, si sapeva sui metodi di sterminio. Le persone dicevano che alle vittime appena arrivate veniva detto di spogliarsi con il pretesto [che esse stessero] per fare un bagno, che in realtà era una baracca con il pavimento elettrificato. Alcuni affermavano che questa baracca era in realtà una camera a gas. Dopo le uccisioni, il pavimento scorreva e i cadaveri venivano gettati in fosse, che fungevano da forni[23].

Non c’è da meravigliarsi allora che ci volle un “tempo considerevole” anche a Sulkowski per capire che stava costruendo camere a gas…

L’annotazione del diario di Czerniakow del 23 aprile 1942 afferma che 1.000 ebrei cechi arrivarono a Varsavia quel giorno[24]. Così è possibile che gli ebrei sia tedeschi che cechi furono tra le 30 persone inviate a Treblinka il 23 maggio (Czerniakow non menziona la nazionalità di questi ebrei). Furono questi ebrei inviati a Treblinka per lavorare alla costruzione del campo di Treblinka II? A prescindere da ciò, è chiaro che i tedeschi incaricati della costruzione di Treblinka II non consideravano questi ebrei portatori di un terribile segreto di stato, perché altrimenti non li avrebbero lasciati vivere e non li avrebbero inviati al campo di lavoro di Treblinka, dove essi avrebbero potuto facilmente trasmettere questa “conoscenza” alla latrina del campo – che giustamente era il luogo principale delle confidenze[25] – ai detenuti polacchi che, come detto, venivano spesso rilasciati dopo due o tre mesi. Quanti detenuti morirono nel campo di Treblinka II durante la fase della sua costruzione rimarrà probabilmente ignoto, ma non esiste la minima prova che in quel periodo avvennero degli stermini, e certamente non vi furono morti in misura massiccia tale da provocare dicerie su un campo della morte. Di nuovo, se questo fosse stato il caso, perché lasciare che gli ebrei che vi avevano lavorato fossero trasferiti nel campo di lavoro?

Considerando le prove predette si deve concludere che la costruzione di Treblinka II probabilmente non iniziò prima del maggio 1942 – forse non prima della seconda metà di tale mese – e che conseguentemente è molto improbabile che il lavoro al primo “edificio di gasazione” – che i polacchi impegnati nella sua costruzione “scambiarono” per un bagno – venne finito prima di giugno. Nondimeno la propaganda su un nuovo “campo della morte” per ebrei a Treblinka era in circolazione almeno dalla fine di maggio! In un’indagine sulle dicerie riguardanti il campo della morte la storica ebrea dell’Olocausto Ruth Sakowska scrive quanto segue[26]:

A quel tempo, vale a dire alla fine di maggio e agli inizi di giugno 1942, la stampa clandestina pubblicò resoconti su due campi a Treblinka: il campo di lavoro e il campo della morte. Il primo riferimento al centro di sterminio si trova in un testo di Gutkowski intitolato ‘Il rotolo del tormento e della distruzione’, che probabilmente costituisce la bozza di un bollettino a stampa dell’Oneg Shabbat. Nell’annotazione datata 29 maggio 1942, leggiamo: ‘Vi sono due campi a Treblinka: un campo di lavoro e un campo della morte. Nel campo della morte le persone non vengono uccise mediante fucilazione (i criminali risparmiano le munizioni), ma a colpi di randello [nell’originale Yiddish: troytshtekn]’. Questo articolo, senza la menzione dell’’randello’, venne stampato il 2 giugno 1942 dal giornale Yedies. Il numero successivo di questo giornale, datato 9 giugno 1942, recava un articolo intitolato ‘Il campo della morte di Trenblinka [sic]’. In esso leggiamo:

‘Un polacco che è riuscito a comprare la sua uscita dal campo riferisce: ‘Ho lavorato con il personale tedesco del campo di lavoro. Ai polacchi presenti lì venne assegnato il compito di scavare enormi fosse. I tedeschi portavano un gruppo di circa 300 ebrei ogni giorno. Ad essi veniva ordinato di spogliarsi e di entrare nella fossa. I polacchi poi dovevano coprire le fosse con la terra, seppellendo vive le persone. Dopo aver finito il loro lavoro, venivano fucilati’”.

Qui abbiamo chiaramente l’idea di un centro di sterminio per ebrei, anche se l’idea delle gasazioni (o dell’uccisione mediante vapore) non era ancora entrata nella storia e la scala delle presunte uccisioni è più piccola. Per quanto è forse significativo che sia la versione del 29 maggio che quella (per quanto meno esplicitamente) del 9 giugno si basino sul tema propagandistico che i tedeschi stavano impiegando metodi strani e crudeli di uccisione per “risparmiare pallottole”. Circa 40-50 giorni dopo queste “rivelazioni” gli stermini a Treblinka iniziarono secondo la storiografia ortodossa. L’idea dello sterminio industrializzato in “camere della morte” si deve essere associata al nuovo campo di Treblinka tra la metà di giugno e – al più tardi – l’8 luglio (il giorno prima della conferenza stampa).

Il 1 agosto 1942 il giornale clandestino comunista Trybuna Wolnosci riferì che gli ebrei deportati da Varsavia venivano apparentemente “reinsediati all’Est” ma in realtà sottoposti a “esecuzioni di massa e a uno sterminio totale”[27]. Considerato che questo articolo venne scritto al più tardi il 31 luglio 1942, a quanto pare i segugi comunisti di questo giornale impiegarono meno di una settimana per “smascherare” Treblinka II come un campo di sterminio. Tuttavia questo sorprendente esempio di giornalismo investigativo impallidisce in confronto alla chiaroveggenza dei predetti propagandisti anonimi.

La “scoperta” dei “campi della morte” dell’Aktion Reinhardt

Da un punto di vista sterminazionista vi possono essere davvero solo due possibili – ed egualmente insoddisfacenti – spiegazioni riguardo all’esistenza dell’articolo del Dziennik Polski e dei resoconti del maggio 1942 su un nuovo “campo della morte” a Treblinka: o la segretezza dei tedeschi era così catastroficamente carente al punto che il “terribile segreto” dell’uso del futuro campo di Treblinka II si diffuse praticamente dal momento in cui la costruzione del campo iniziò – nonostante le affermazioni del contrario da parte dei detenuti che parteciparono alla costruzione – oppure i giornalisti e i propagandisti polacchi e ebreo-polacchi erano dei super-segugi al corrente dei piani di sterminio nazisti top secret.

Mentre non siamo a conoscenza dell’esistenza di nessun resoconto di propaganda nera “prematuro” sugli altri due campi dell’Aktion Reinhardt, vale a dire Belzec e Sobibor, esistono dei resoconti notevolmente precoci riguardante il primo di questi due campi. Il primo resoconto conosciuto su Belzec porta la data dell’8 aprile 1942 – circa tre settimane dopo l’apertura del campo – e parla di stermini attuati mediante corrente elettrica o gas[28].

Il primo rapporto conosciuto su Sobibor, che parla dei sopraggiunti convogli degli ebrei di Lublino “uccisi mediante gas, mitragliatrici e persino baionette”, venne pubblicato il 1 luglio 1942, vale a dire circa 50 giorni dopo l’apertura di tale campo[29]. La ragione più probabile del fatto che Sobibor venne trascurato sino ad allora è senza dubbio il numero di ebrei relativamente piccolo che vennero inviati lì[30].

Da un punto di vista revisionista la nascita precoce (persino prematura) della narrazione sui “campi della morte” dell’Aktion Reinhardt non è difficile da spiegare. Che i tedeschi stessero perseguendo una politica di deportazioni di massa contro l’ebraismo europeo era abbondantemente chiaro all’intelligence degli Alleati e ai loro contatti nella resistenza clandestina ebraico-polacca già all’inizio del 1942, sia grazie alle dichiarazioni ufficiali o semi-ufficiali dei leader tedeschi che al fatto che grossi numeri di ebrei venivano già trasferiti in più fasi all’est: all’inizio dell’autunno 1941 quasi 20.000 ebrei dall’Europa centrale e occidentale vennero deportati nel ghetto di Lodz (Litzmannstadt), oltre 4.000 nel ghetto di Varsavia all’inizio del 1942, e quasi 70.000 ebrei slovacchi, del Reich e del Protettorato vennero inviati nei ghetti del distretto di Lublino durante la prima metà del 1942[31]. Anche più significativamente, più di 20.000 ebrei dal Reich e dal Protettorato erano stati deportati direttamente in Lettonia, in Bielorussia, e in Lituania all’epoca in cui Belzec aprì nel marzo 1942[32].

La conquista da parte dei tedeschi dei territori sovietici o in precedenza annessi da sovietici in seguito all’Operazione Barbarossa del giugno 1941 implicò che l’amministrazione ferroviaria tedesca dovette affrontare certi problemi relativi ai trasporti a causa del fatto che la Germania e l’Unione Sovietica utilizzavano grandezze differenti per i loro scartamenti ferroviari. Fin quando il patto Molotov-Ribbentrop durò, vennero in effetti compiuti degli sforzi per alleviare questo problema logistico, come è stato descritto in un articolo del New York Times del 1940 recentemente addotto da Eric Hunt[33]:

Nove coppie di stazioni ferroviarie sulla nuova frontiera tedesco-russa ferveranno presto di attività mediante il ricarico di materie prime russe e di beni industriali tedeschi in vagoni merci dallo scartamento largo allo scartamento standard e viceversa, se le aspettative dei nazisti vengono soddisfatte.

Queste stazioni, tutte in quella che fino allo scorso settembre era la Polonia, sono elencate con quelle sul lato tedesco per prime: Szczepki, Augustow, Prostken-Grajewo, Malkinia-Zaremba, Platerow-Siemiatycze, Terespol-Brest-Litovsk, Chelm-Jagodzin, Belzec-Rawa Ruska, Zurawicz-Przemysl e Nowogrod-Salus. […]

Dei nove punti di trasferimento progettati lungo la frontiera tedesco-russa tutti tranne uno sono già stati aperti per portare minerali, petrolio, e grano alla Germania. Il nono – a Chelm-Jagodzin – deve aspettare fino a quando un nuovo ponte verrà costruito sopra il fiume Bug”.

Documenti conservati mostrano che i trasporti diretti in Bielorussia spesso viaggiavano passando per Platerow[34].

È ormai un fatto ben conosciuto che i campi dell’Aktion Reinhardt erano ubicati vicino alla linea di demarcazione sovietico-tedesca e perciò vicino a dove lo scartamento cambiava. Il campo di Treblinka era ubicato a soli 5 chilometri a sud di Malkinia e del fiume Bug (che costituiva la maggior parte della linea di demarcazione). Sobibor è ubicato a soli 2.5 chilometri a ovest del fiume Bug[35].

Sobibor era collegato alla linea ferroviaria Chelm-Wlodawa[36]. Dalle testimonianze sappiamo anche che i treni che viaggiavano da Minsk a Sobibor nell’autunno del 1943 (all’epoca dell’evacuazione del ghetto di Minsk) passavano per Chelm; lo stesso senza dubbio è ritenuto vero per i trasporti nella direzione opposta[37]. Sobibor è ubicata circa 40 chilometri a nord di Chelm[38]. Da Chelm la linea ferroviaria continuava verso est in Ucraina con la città di Kowel come stazione finale[39].

Come abbiamo visto nel predetto articolo del New York Times Belzec era ubicata proprio in uno dei nove punti di trasferimento. Che il campo non si trovasse sul confine del Governatorato Generale è dovuto alla sua espansione volta a incorporare la Galizia dell’Est (il distretto di Lemberg) il 1 agosto 1941 (prima del 22 giugno 1941 Rawa Ruska era quindi appartenuta alla Repubblica Socialista Sovietica dell’Ucraina).

Nel notare l’istituzione di una serie di piccoli campi – la costruzione di Belzec era già iniziata nel tardo autunno del 1941 – con connessioni ferroviarie, tutti ubicati nelle immediate vicinanze della precedente linea di demarcazione e dei punti di trasferimento ferroviari sovietico-tedeschi, non sarebbe stato necessario molto tempo ai propagandisti per capire che i tedeschi stavano costruendo campi di transito per gli ebrei. La natura stessa di questi campi – scali temporanei da cui i deportati, dopo essere passati attraverso una procedura di spidocchiamento, avrebbero continuato il loro viaggio verso luoghi lontani e poco conosciuti all’est sotto un’altra amministrazione, con nessuna prospettiva di ritornare in occidente nell’immediato futuro – avrebbe facilmente potuto suggerire la storia dei “campi di puro sterminio”.

Purtroppo per i propagandisti, qualche conoscenza sulle vere destinazioni per alcuni dei trasporti ebraici filtrò presso la popolazione civile. La reazione iniziale dei propagandisti sembra essere stata quella di liquidare questi trasporti come eccezioni o “trasporti esca” usati per indurre gli ebrei rimasti indietro a credere che stavano avendo luogo dei veri reinsediamenti. In seguito, quando le cartoline degli ebrei deportati continuavano a raggiungere il ghetto di Varsavia, venne lanciata l’accusa che i tedeschi stavano falsificando le lettere o che stavano costringendo i deportati a scrivere cartoline con contenuti ingannevoli dopo il loro arrivo nei “campi di sterminio”[40].

Conclusione

Quando Udo Walendy riprodusse l’articolo di Dziennik Polski nel 1990 avrebbe fatto meglio a presentare ai propri lettori un facsimile appropriato o un’annotazione che chiariva l’editing applicato alla riproduzione – semplicemente per non fornire armi ai suoi nemici. Tuttavia, Walendy fornì davvero l’elemento importante e più basilare di un argomento scientifico, e cioè una fonte (vale a dire il nome del giornale e la data di pubblicazione). Perciò i critici di Walendy avrebbero potuto facilmente verificare la citazione. Invece è avvenuto l’opposto, poiché l’anti-revisionista e “storico dell’Olocausto” Nick Terry ha dichiarato a priori Walendy quale falsificatore senza prendersi la briga di esaminare l’articolo di giornale originale. In effetti, nel predetto post del 19 giugno 2009, Terry scrive:

Sono impaziente di consultare una copia del Dziennik Polski per la data attinente prima o poi in futuro e mostrare che questo è un esempio inequivocabile di contraffazione da parte dei negazionisti”.

Come c’era da aspettarsi, questa verifica adesso è stata fatta – dai revisionisti, invece che da parte di Terry e dei suoi accoliti. Per la sicura delusione del signor Terry è venuto fuori che costui si è sbagliato su tutti i punti. Riassumiamoli:

  • La citazione dell’articolo da parte di Walendy (come pure la trascrizione apparentemente modificata nel facsimile) è corretta, con l’eccezione di un solo carattere oscurato (26.000 letto come 25.000) e qualche dicitura minore.
  • Gli articoli antecedenti all’apertura indicano davvero una “conoscenza” di Treblinka come un sito utilizzato per le uccisioni di massa.
  • L’articolo autentico del Dziennik Polski parla di uccisioni a cinque cifre in connessione al campo. Per rendere il caso ancora peggiore per gli sfortunati sterminazionisti, esso afferma che gli ebrei venivano inviati a Treblinka per essere gasati già nel marzo 1942, vale a dire circa due mesi prima che il campo venisse addirittura costruito.
  • Non esistono ragioni per credere che le condizioni dei detenuti di Treblinka II durante la fase di costruzione di questo campo avrebbero potuto provocare i contenuti dei predetti resoconti.

Quanto all’affermazione di Terry secondo cui Mattogno e Graf hanno evitato di menzionare l’articolo del Dziennik Polski “perché è chiaramente una contraffazione”, essa non è parimenti corretta. La vera ragione per la sua non inclusione è semplicemente che esso venne trascurato in mezzo all’abbondanza di altro materiale sul campo che alla fine venne riprodotto e discusso nello studio in questione[41]. La vogliosità da parte di Nick Terry di ascrivere contraffazioni e malafede ai suoi avversari senza prove che sostengano le sue accuse parla da sé stessa.

 

Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://codoh.com/library/document/a-premature-news-report-on-a-death-camp-for-jews/en/#ftnref6

 

   

 

 

   

 

 

 

     

 

 

[1] Udo Walendy, Historische Tatsachen Nr. 44: Der Fall Treblinka, Verlag für Volkstum und Zeitgeschichtsforschung, Vlotho 1990, p. 2.

[2] Carlo Mattogno, Jürgen Graf, Treblinka. Vernichtungslager oder Durchgangslager?, Castle Hill Publishers, Hastings 2002, pp. 52-54; C. Mattogno, J. Graf, Treblinka. Extermination Camp or Transit Camp?, Theses & Dissertations Press, Chicago 2004, pp. 44-45.

[3] Re: Tremblinka, posting by Nick Terry on 19 June 2009 11:38 (original posting):
http://rodohforum.yuku.com/sreply/130194/Revisionists——proven–Udo-Walendy-forged–document-#.Th8qtUezGko

[4] Re: Tremblinka, post by Nick Terry dated 19 June 2009, 12:19 (reply #10) http://rodohforum.yuku.com/reply/130196/Revisionists——proven–Udo-Walendy-forged–document-#reply-130196

[5] General Holocaust denial discussion thread, posting by Nick Terry dated 13 May 2011, 08:06 AM (posting #2025): http://forums.randi.org/showthread.php?p=7179871#post7179871

[6]Tragiczna sytuacja narodu polskiego. Kraj żąda obudzenia sumienia świata. Sprawozdanie Ministra Mikolajczyk, złożone w Brytyjskim Ministerstwie Informacji”.

[7] Questo breve annuncio (“Ponary obraz w cyfrach”) – essendo Ponar o Ponary (in lituano Paneriai) il (presunto) sito di sterminio degli ebrei nella regione di Vilna – afferma che 200.000 polacchi nella regione erano “scomparsi, essendo stati uccisi o torturati”, mentre più di 200.000 ebrei erano stati uccisi. In realtà circa 85.000 ebrei vivevano nella regione di Vilna nel 1940-41 inclusi circa 14-15.000 ebrei polacchi rifugiati; cf. Dov Levin, Baltic Jews under the Soviets 1940-1946, Centre for research and Documentation of Eastern European Jewry, Jerusalem 1994, p. 117; Yitzhak Arad, The Holocaust in the Soviet Union, Nebraska University Press, Lincoln (Neb.) 2009, pp. 46-47; American Jewish Year Book, vol. 41 (1939-1940), p. 590. Se bisogna credere all’Einsatzgruppe A Gesamtbericht dal 16 ottobre 1941 al 31 gennaio 1942 (RGVA, 500-4-92, p. 61) c’erano ancora circa 15.000 ebrei rimasti nel ghetto di Vilna alla fine del gennaio 1942, quando il (presunto) sterminio degli ebrei di Vilna venne fermato. Così la cifra di 200.000 ebrei uccisi a Ponar è un’assurda esagerazione anche da un punto di vista sterminazionista.  

[8] Yitzhak Arad, Belzec, Sobibor, Treblinka. The Operation Reinhard Death Camps, Indiana University Press, Bloomington/Indianapolis 1987, p. 383.

[9] Israel Cymlich & Oskar Strawczynski, Escaping Hell in Treblinka, Yad Vashem, New York/Jerusalem 2007, pp. 31-32, note 8.

[10] Ivi, p. 36.

[11] Y. Arad, Belzec, Sobibor, Treblinka, op.cit., p. 37.

[12] Miriam Kuperhand, Saul Kuperhand, Shadows of Treblinka, University of Illinois Press, Chicago 1998, nota a p. 32.

[13] In rete: http://www.deathcamps.org/treblinka/pic/t1amtsblatt.jpg

[14] Y. Arad, Belzec, Sobibor, Treblinka, op.cit., p. 37.

[15] Ivi, p. 40.

[16] Ibidem.

[17] Ibidem.

[18] Michael Grabher, Irmfried Eberl. ‘Euthanasie’-Arzt und Kommandant von Treblinka, Peter Lang/Europäischer Verlag der Wissenschaften, Frankfurt am Main 2006, pp. 69-70.

[19] In rete: http://www.holocaustresearchproject.org/ar/treblinka/docs/Treblinka%20-%20eberl%20letter.jpg

[20] LG Düsseldorf, 8 II Ks 2/64, verdetto del 3 settembre 1965, p. 17.

[21] Raul Hilberg, Stanislaw Staron, Josef Kermisz (eds.), The Diary of Adam Czerniakow, Stein & Day, New York 1979, p. 341, 344, 358.

[22] I. Cymlich & O. Strawczynski, Escaping Hell in Treblinka, op.cit., p. 32.

[23] Ivi, pp. 38-39.

[24] R. Hilberg, S. Staron, J. Kermisz (eds.), The Diary of Adam Czerniakow, op.cit., p. 347.

[25] I. Cymlich & O. Strawczynski, Escaping Hell in Treblinka, op.cit., p. 37.

[26] Ruta Sakowska, ”Two Forms of Resistance in the Warsaw Ghetto; Two Functions of the Ringelblum Archives”, Yad Vashem Studies 21 (1991), pp. 207-208.

[27] Klaus-Peter Friedrich, Der nationalsozialistische Judenmord in polnischen Augen: Einstellungen in der polnischen Presse 1942-1946/47, University of Cologne 2002, p. 361 (in rete: http://kups.ub.uni-koeln.de/volltexte/2003/952/ ).

[28] Carlo Mattogno, Bełżec in Propaganda, Testimonies, Archeological Research, and History, Theses & Dissertations Press, Chicago 2004, p. 11.

[29] Jürgen Graf, Thomas Kues, Carlo Mattogno, Sobibór. Holocaust Propaganda and Reality, TBR Books, Washington D.C. 2010, pp. 64-65.

[30] Il cosiddetto documento Höfle, che elenca il numero degli ebrei deportati nei campi Reinhardt (ivi compreso il campo di Lublino-Majdanek) fino alla fine del 1942, in combinazione con le date conosciute/stimate di apertura e di chiusura dei detti campi rende chiaro che durante il 1942 ebbe una media mensile di 48.279 arrivi e Treblinka una media mensile di 134.633 (contando 5.3 mesi di operazioni). In confronto la media mensile di Sobibor fu di soli 12.671 arrivi.

[31] J. Graf, T. Kues, C. Mattogno, Sobibór. Holocaust Propaganda and Reality, op.cit., pp. 296-304.

[32] Cf. l’elenco dei trasporti in C. Mattogno, J. Graf, Treblinka. Extermination Camp or Transit Camp?, op.cit., p. 200.

[33] “Russia and Reich improve rail link”, New York Times, 2 February 1940, p. 4.

[34] Cf. J. Graf, T. Kues, C. Mattogno, Sobibór. Holocaust Propaganda and Reality, op.cit., p. 307.

[35] Ivi, p. 126.

[36] J. Graf, T. Kues, C. Mattogno, Sobibór. Holocaust Propaganda and Reality, op.cit., p. 15, 18, 98 note 240.

[37] Testimonianza di Yehuda Lerner, citata in ivi, p. 33. Cf. anche ivi, p. 58, nota 82.

[38] Cf. per esempio la mappa Polska Rzeczpospolita Ludowa: Mapa administracyjna, Panstwowe Przedsiebiorstwo Wydawnictw Kartograficznych 1958.

[39] J. Graf, T. Kues, C. Mattogno, Sobibór. Holocaust Propaganda and Reality, op.cit., p. 302.

[40] Per un approfondimento di questo argomento, vedi i miei articoli “Halfway Between Reality and Myth: Hitler’s Ten-Year War on the Jews Reconsidered” (https://codoh.com/library/document/halfway-between-reality-and-myth-hitlers-ten-year/en/) e “Evidence for the Presence of ‘Gassed’ Jews in the Occupied Eastern Territories, Part 2” (https://codoh.com/library/document/evidence-for-the-presence-of-gassed-jews-in-the-2/en/) §3.6.

[41] Comunicazione personale all’autore di Carlo Mattogno.

One Comment
    • Al81
    • 24 Luglio 2020

    Bell’articolo.
    Chissà se questo mio commento verrà pubblicato…il prof. Carancini li vaglia attentamente prima di dar loro la dignità di essere visibili.

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