Stati Uniti: insegnante di storia cacciato per aver permesso agli studenti di discutere l'”Olocausto”

INSEGNANTE DI STORIA LICENZIATO PER AVER PERMESSO AGLI STUDENTI DI DISCUTERE L’”OLOCAUSTO” PERDE LA CAUSA IN APPELLO[1]

Di Erik Striker, 27 aprile 2020

Jason Mostafa Ali, un insegnante di storia del New Jersey di origine egiziana, si è visto respingere l’appello da un tribunale federale in una causa su presunte discriminazioni da parte del preside della sua scuola.

La contesa era iniziata nel 2017, quando il preside ebreo della Woodbridge High School, Glenn Lottman, aveva fatto pressioni sul locale sovrintendente Robert Zega per licenziare l’insegnante.

Zega e Lottman avevano rescisso il contratto di Ali dopo che egli aveva permesso agli studenti della sua classe di discutere l’Olocausto e l’eventualità che il Mossad avesse aiutato Al Qaeda durante gli attacchi terroristici dell’11 settembre.

Gli studenti stavano discutendo sull’Olocausto e sull’eredità di Hitler per loro conto. Ali si era limitato ad incoraggiare gli studenti ad impegnarsi nel pensiero critico senza pregiudizi ideologici.

Presuntivamente, le scuole pubbliche proteggono il Primo Emendamento, ma in questo caso, Ali è stato punito solo per aver permesso agli studenti di leggere i propri temi ad alta voce.

Uno dei temi era basato sul documentario “Adolf Hitler: la più grande storia mai raccontata”, che mostra fino a che punto i revisionisti sono giunti nell’influenzare il dibattito sulla seconda guerra mondiale. Un insegnante aveva ascoltato la discussione e aveva denunciato Ali e i suoi studenti agli amministratori.

Dopo essere stato interrogato da Zega e da Lottman sul perché egli non avesse punito gli studenti per aver “negato” l’Olocausto, Ali aveva affermato il diritto di discutere di qualunque cosa. Egli era stato quindi licenziato.

Durante il suo processo, Ali ha sostenuto di avere il diritto, fondato sul Primo Emendamento, di stabilire le modalità delle proprie lezioni, e che i suoi studenti hanno il diritto di esaminare la storia da qualsivoglia prospettiva ai loro occhi fosse provvista delle prove più convincenti. La giudice del processo, Madeline Cox Arleo, ha detto che egli non aveva questo diritto e che Lottman aveva il diritto di licenziarlo.

Jennifer Rich, una professoressa ebrea di “Studi sul Genocidio”, è stata chiamata a fornire un parere peritale sul caso. Ella ha elogiato la soppressione delle idee che non le piacciono e ha condannato Ali in un articolo che ella ha scritto per il giornale liberal Raw Story.

Ali afferma parimenti che il Preside Lottman aveva espresso costantemente osservazioni discriminatorie, come il riferirsi a lui come un terrorista e come “quell’egiziano”. Ali aveva posto un’enfasi particolare su questa parte del suo caso quando si è rivolto alla corte di appello.

Gli appelli al Civil Rights Act [legge sui diritti civili] nei casi politicamente sensibili tendono ad essere più efficaci nei tribunali inferiori piuttosto che appellarsi alla Costituzione reale, ma il 3° Circuito delle Corti di Appello statunitensi ha deciso di non dare più ossigeno al suo caso. Tutto ciò rappresenta l’ennesimo colpo alla libertà di parola.

Sebbene questa storia sia stata largamente riportata, né i sostenitori conservatori della “libertà di parola” né l’ACLU [American Civil Liberties Union] sembrano avere alcun problema con questo attacco al Primo Emendamento.

 

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.unz.com/estriker/history-teacher-fired-for-allowing-students-to-question-holocaust-loses-lawsuit-on-appeal/

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