Wolf Rudiger Hess: Vita e morte di mio padre, Rudolf Hess

Wolf Rudiger Hess: Vita e morte di mio padre, Rudolf Hess

Rudolf Hess con il piccolo Wolf

VITA E MORTE DI MIO PADRE, RUDOLF
HESS

La lotta di un figlio per l’onore
del padre

WOLF RUDIGER HESS

Tratto da: The
Journal of Historical Review – Gennaio-Febbraio 1993 (Vol. 13, N°
1), pag. 24-39.
Questo è il testo di un discorso
rilasciato in videoregistrazione alla Undicesima Conferenza dell’IHR,
Ottobre 1992, a Irvine, California

NOTE SULL’AUTORE

Wolf Rudiger Hess (1937 – 2001)
era il figlio di Rudolf Hess, il Vice di Adolf Hitler fino al Maggio
1941, quando intraprese il suo audace e storico volo in Gran
Bretagna. Wolf Hess era un architetto sebbene dedicò molto tempo e
impegno a rendere note le vicende di suo padre imprigionato per
decenni nel carcere di Spandau a Berlino e le circostanze della sua
morte. Wolf Hess era sposato e aveva tre figli.

Quando mio padre volò in Scozia il 10
Maggio 1941, io avevo tre anni e mezzo. Ho pochissimi ricordi di lui
quando era ancora in libertà. Uno di questi era quando mi tirò
fuori dal laghetto del giardino. Un altro fu quando stavo urlando
perché un pipistrello era riuscito ad entrare in casa. Ricordo
ancora la sua voce rassicurante mentre portava il pipistrello alla
finestra e rilasciarlo nella notte.

Negli anni successivi imparai un po’
alla volta chi era mio padre ed il suo ruolo nella storia. Lentamente
arrivai a capire il martirio al quale era stato sottoposto come
prigioniero nella prigione militare alleata di Berlino-Spandau per 40
lunghi anni.

CRESCIUTO IN EGITTO E IN GERMANIA

Mio padre nacque ad Alessandria
d’Egitto il 26 Aprile 1894, primogenito di Fritz Hess, un
rispettato e benestante commerciante. La famiglia Hess personificava
la prosperità, la reputazione e la fiducia nelle proprie capacità
del Terzo Reich di quel periodo. Personificava anche tutte quelle
cose che creavano invidia, paura e spirito combattivo da parte della
Gran Bretagna e di altre potenze.

Fritz Hess possedeva un enorme casa con
un meraviglioso giardino sulla costa del Mediterraneo. La sua
famiglia, che proveniva da Wunsiedel nella regione tedesca del
Fichtelgebirge, possedeva un’altra casa a Reicholdsgruen in Baviera
dove trascorrevano regolarmente le loro vacanze estive. La fonte di
questa ricchezza era una ditta commerciale, la Hess & Co., che
Fritz Hess aveva ereditato da suo padre e che dirigeva con notevole
successo.

Suo figlio più anziano, Rudolf, era un
allievo della Scuola Protestante Tedesca ad Alessandria d’Egitto.
Il suo futuro sembrava segnato sia dalla tradizione di famiglia che
dal carattere forte del padre. Egli avrebbe ereditato la proprietà,
la ditta e di conseguenza sarebbe diventato un commerciante. Il
giovane Rudolf, tuttavia, non era molto incline verso questo tipo di
vita.

Anzi, si sentiva attirato dalle
scienze, soprattutto da fisica e matematica. Le sue capacità in
queste discipline si dimostrarono quando era studente presso
l’Istituto Educativo di Bad Godesberg, un collegio per ragazzi in
Germania che frequentò dal 15 Settembre 1908 fino a Pasqua del 1911.
Ciò nonostante suo padre insistette affinché completasse la sua
educazione di scuola secondaria dando un esame che gli avrebbe
permesso di entrare alla Scuola Superiore di Commercio a Neuchatel,
in Svizzera, dopodiché fece l’apprendistato presso una società
commerciale di Amburgo.

SERVIZIO MILITARE SULLA LINEA DEL
FRONTE

Questi bei progetti stavano però per
cambiare. L’inizio della Prima Guerra Mondiale nel 1914 trovò la
famiglia Hess nella sua casa di vacanze in Baviera. Rudolf Hess,
allora ventenne, non esitò un solo istante a presentarsi come
volontario presso l’Artiglieria da Campo Bavarese. Poco tempo dopo
fu trasferito alla fanteria e il 4 Novembre 1914, dopo uno scarso
addestramento, si trovava già al fronte come recluta, dove prese
parte alla guerra di trincea nella prima battaglia della Somme.

Assieme alla maggior parte dei giovani
tedeschi dell’epoca, Rudolf Hess andò al fronte come fervente
patriota puramente consapevole della causa della Germania, che lui
considerava come giusta e determinato a sconfiggere l’arcinemico
franco-britannico. Dopo sei mesi di servizio al fronte, mio padre fu
promosso caporale. Per i suoi commilitoni fu un vero esempio, sempre
il primo a proporsi per fare incursioni e per far parte di pattuglie
di ricognizione. Nelle sanguinose battaglie, in mezzo a filo spinato,
trincee e crateri di bombe, egli si distinse per la padronanza di sé,
il coraggio e l’eroismo.

Nel 1917 venne promosso al grado di
tenente. Ma pagò anche il prezzo per questo avanzamento di
“carriera”. Fu infatti ferito gravemente nel 1916 e un’altra
volta nel 1917 quando un proiettile gli perforò il polmone sinistro.

UNA PACE UMILIANTE E VENDICATIVA

Segnato dagli stenti e dalle ferite
avute al fronte, il 12 Dicembre 1918, cioè dopo l’umiliante
armistizio di Compiègne, Rudolf Hess fu “congedato dal servizio
militare attivo a Reicholdsgruen senza sostentamento”, così recita
il documento ufficiale dell’esercito, cioè senza paga, pensione o
assegno di invalidità.

Già durante la guerra la famiglia
aveva perso le sue considerevoli proprietà in Egitto, conseguenza
dell’esproprio britannico. In quel momento, la sconfitta
dell’Impero Tedesco nella Prima Guerra Mondiale, portò lacerazioni
e persino cambiamenti catastrofici nella vita della famiglia Hess.

Per Rudolf Hess, comunque, il tragico
destino patito dalla sua patria a causa della sconfitta, pesava di
più delle disgrazie personali. Nonostante l’armistizio militare,
le potenze vincitrici mantennero un embargo alimentare contro la
Germania che provocò la carestia e questo fino all’imposizione del
Trattato di Versailles nel Giugno del 1919. Il Trattato non era altro
che una “pace di annientamento” di vendetta dettato dai vincitori
e accettato dall’Assemblea Nazionale Tedesca dietro la minaccia di
un ulteriore uso della forza.

Il 12 Maggio 1919, in un toccante
discorso diventato famoso da allora, il Cancelliere del Reich Philipp
Scheidemann, un socialdemocratico, dichiarò:

Consentitemi di parlare
liberamente senza considerazioni di natura tattica. Per quel che
riguarda le nostre discussioni, questo spesso libro nel quale un
centinaio di paragrafi iniziano con “ la Germania
rinuncia….rinuncia….”, questo atroce e assassino strumento del
diavolo in base al quale si estorce e si ricatta un popolo obbligato
ad ammettere la sua indegnità, accettando il suo spietato
smembramento, permettendo la schiavitù e servitù, questo libro non
deve diventare lo statuto del futuro. Io vi chiedo: chi, in qualità
di uomo onesto, e non dirò nemmeno in qualità di tedesco, ma solo
come uomo onesto leale alle condizioni di un trattato, può
sottomettersi a tali condizioni? Chi è che non appassirebbe dopo
essere stato messo in catene? Inoltre dobbiamo darci da fare,
dobbiamo sudare e lavorare come schiavi per il capitalismo
internazionale, lavorare senza paga per il mondo intero!

Se questo trattato verrà firmato,
non sarà soltanto il cadavere della Germania a restare sul campo di
battaglia di Versailles, ma vi resteranno dei nobili principi come il
diritto all’autodeterminazione dei popoli, l’indipendenza delle
nazioni libere, il credo in tutti quei nobili ideali sotto le cui
bandiere gli Alleati hanno affermato di combattere e, soprattutto, il
credo nel rispetto delle condizioni del trattato “.

Le parole di Scheidemann non lasciavano
alcun dubbio che, come risultato della politica di “guai ai vinti”
da parte dei governi delle potenze Alleate e Associate, veniva messa
in questione la vera e propria esistenza della Germania come nazione
prospera e unificata. Come osservarono personaggi lungimiranti
dell’epoca, la Costituzione della “Repubblica di Weimar”
(1919-1933), non era in verità quella che il Parlamento adottò
formalmente l’11 Agosto 1919, ma fu piuttosto imposta dal diktat
del Trattato di Versailles il 28 Giugno 1919. Il risultato del
Trattato fu che ognuno dei vari governi della “Repubblica di
Weimar” affrontava gli stessi problemi insormontabili. Ogni
amministrazione era costretta a mettere in atto le numerosi
condizioni oppressive e devastanti del Trattato, agendo quindi in
qualità di “agente” delle potenze vincitrici. Ogni nuovo governo
si screditava così inevitabilmente agli occhi della gente che
rappresentava e di conseguenza commetteva una specie di suicidio
politico.

L’INCONTRO CON HITLER

Un leader politico, tuttavia, giurò
fin dall’inizio in modo provocatorio, che non avrebbe mai permesso
a se stesso o al partito di farsi ricattare. Quest’uomo era Adolf
Hitler e il suo partito era il Partito Nazionalsocialista dei
Lavoratori Tedeschi. Come molti dei suoi compatrioti, mio padre fu
profondamente colpito e inorridito dalle condizioni che si erano
venute a creare in Germania e così si decise a lottare contro il
“Diktat” di Versailles. La catastrofica situazione economica che
trovò a Monaco dopo il suo ritorno dal fronte non riusciva nemmeno a
descriverla. Come la maggior parte dei suoi commilitoni, Hess andò
in guerra nel 1914 per una Germania libera, forte e fiera. Ora, nel
1919, il ventiseienne Hess era testimone in Baviera della creazione
di una “repubblica Sovietica” gestita da comunisti e ebrei. Ai
suoi occhi, la sconfitta militare aveva aperto la strada alla
catastrofe nazionale.

In una lettera scritta ad una cugina
qualche tempo dopo, Hess descrisse i suoi sentimenti dell’epoca:

Tu sai quanto io soffra della
situazione nella quale è stata trascinata la nostra nazione una
volta così fiera. Ho combattuto per l’onore della nostra bandiera
là dove un uomo della mia età doveva ovviamente lottare, dove le
condizioni erano al peggio, nella sporcizia e nel fango, nell’inferno
di Verdun, Artois e altri luoghi. Ho visto l’orrore della morte in
tutti i suoi aspetti, sono stato martellato per giorni da pesanti
bombardamenti, ho dormito in un buco dove giaceva metà del corpo di
un soldato francese. Ho patito la fame ed ho sofferto, così come
tutti i soldati al fronte. Tutto questo quindi è stato vano? La
sofferenza di tanta brava gente non conta niente? Ho imparato da te
ciò che voi donne avete dovuto vivere! No, se tutto questo è stato
inutile, ancora oggi sarei dispiaciuto di non essermi sparato un
colpo in testa lo stesso giorno in cui furono rese pubbliche le
mostruose condizioni dell’armistizio e la loro accettazione. Se non
l’ho fatto è perché avevo la speranza che in un modo o nell’altro
sarei stato in grado di fare qualcosa per rovesciare il destino “.

Da allora in poi egli fu consumato
dalla convinzione di poter “rovesciare il destino” e dalla
determinazione di agire su questa convinzione. Durante l’inverno
1918-1919, in una Germania umiliata scossa da sommosse comuniste,
tormentata da governi “ad hoc” di soviet di lavoratori e di
soviet militari, egli vedeva ancora, nonostante il suo sconforto, la
possibilità di rinnovamento per il popolo per il quale era stato
disposto a dare la sua vita.

Determinato ora a combattere contro la
ovvia volontà di sottomettere la Germania, i suoi sentimenti di
disperazione si trasformarono in bruciante indignazione e motivante
rabbia.

Egli fu quindi inevitabilmente attratto
da una forza politica che, come aveva correttamente intuito fin
dall’inizio, era in grado di spezzare le catene messe al popolo
tedesco a Versailles. Come milioni di altri tedeschi, seguì il
leader di questo movimento, ma lo fece prima e con maggior passione
di molti altri. Assieme ai suoi compatrioti era convinto della giusta
causa per la quale lottava: ripristinare i diritti della nazione
tedesca e spezzare le catene di Versailles.

Il Partito Nazionalsocialista dei
Lavoratori Tedeschi fu fondato a Monaco nel Gennaio del 1919. Hitler
si iscrisse alcuni mesi dopo e ne divenne rapidamente l’oratore
più in vista. Fu un giorno di Maggio del 1920, ad una riunione
serale di questo piccolo gruppo di persone in una stanza adiacente la
birreria Sternbecker a Monaco, quando Hess sentì parlare Hitler per
la prima volta. Quando tornò a casa quella sera nella piccola
pensione dove viveva, disse alla ragazza che viveva nella stanza
accanto, Ilse Proeh, che avrebbe in seguito sposato, quanto segue:

Dopodomani devi venire con me ad
una riunione del Partito Nazionalsocialista dei Lavoratori Tedeschi.
Parlerà uno sconosciuto. Non riesco a ricordare il suo nome, ma se
c’è qualcuno che può liberarci da Versailles, quello è l’uomo
giusto. Quell’uomo sconosciuto ci restituirà il nostro onore “.

Mio padre divenne il membro numero 16
del gruppo il 1° Luglio 1920. Da quel momento in poi egli fu
lentamente ma costantemente attratto dal suo leader. Vi erano varie
ragioni per l’entusiasmo riposto in Hitler. Per prima cosa vi erano
ragioni di politica vera e propria che Hess formulò in una lettera
scritta nel 1921 con queste parole:

Il nocciolo della questione è
che Hitler è convinto che la risurrezione nazionale è possibile
solo se riusciamo a guidare la grande massa del popolo, in
particolare i lavoratori, verso una consapevolezza nazionale. Ma ciò
è possibile solo nel contesto di un socialismo ragionevole e onesto
“.

Per seconda cosa, Hess aveva una
ragione personale, cioè l’eloquenza di Hitler. In una lettera ad
un amico scritta nel 1924, mio padre descrisse l’effetto di questo
dono:

Non riuscirai a trovare più di
una volta un uomo che a riunioni di massa possa mandare in estasi sia
il più sfegatato militante di sinistra che il più conservatore
esponente di destra. Quest’uomo, nel giro di un paio d’ore è
riuscito a fare alzare in piedi e a far cantare l’inno nazionale
alle migliaia di comunisti che erano venuti per interrompere la
riunione (Monaco 1921) e quest’uomo, nel giro di tre ore, è
riuscito ad assicurarsi l’appoggio, o comunque un muto stupore,
delle poche centinaia di industriali e del governatore provinciale
che erano venuti più o meno per opporvisi “.

Rudolf Hess era convinto che Hitler non
poteva fallire nel rompere le catene di Versailles e nel portare
avanti un cambiamento politico di direzione che prometteva un futuro
migliore.

Negli anni prima che arrivasse ad avere
un sostegno dei lavoratori su vasta scala, il Partito
Nazionalsocialista era un piccolo fenomeno bavarese e il posto di
Hitler nella politica nazionale era insignificante e nemmeno la
riconosciuta capacità oratoria di Hitler riuscì all’inizio a
cambiare la realtà. Durante il periodo dal 1924 al 1929, quando
sembrava che la Germania tornasse a condizioni normali, nonostante
Versailles, Hitler non era molto conosciuto. L’unica eccezione fu
nel 1923 quando ottenne una breve notorietà per il ruolo avuto il 9
Novembre nella “Marcia sulla Feldherrnhalle” a Monaco ed il
tentativo andato a vuoto di rovesciare il governo locale. Nel corso
di questo colpo di mano fallito, mio padre arrestò tre ministri del
governo dello stato bavarese. Per il ruolo avuto in questo tentativo,
Hitler fu punito con il carcere nella fortezza di Landsberg, dove più
tardi lo raggiunse mio padre.
 
LA VITTORIA NELLA LOTTA POLITICA

Fu durante il periodo della
carcerazione che Hitler e mio padre allacciarono un rapporto speciale
di stima e reciproca fiducia che avrebbe contrassegnato l’immagine
della dirigenza del partito negli anni a venire. Fu sempre a
Landsberg che Hitler scrisse la celeberrima e rilevante opera “Mein
Kampf” (La Mia Battaglia). Mio padre curò le pagine del
manoscritto controllandole per eventuali errori. Hitler fu rilasciato
il 20 Dicembre 1924. Quattro mesi dopo, nell’Aprile del 1925, mio
padre divenne il segretario privato di Adolf Hitler, con un salario
mensile di 500 Marchi.

Agli inizi degli anni 30, l’impatto
della Grande Depressione e la disintegrazione politica della
Repubblica di Weimar prepararono le quinte alla presa del potere da
parte di Hitler, nel Gennaio del 1933. Come conseguenza della sue ben
organizzate campagne di propaganda, dovute a loro volta ad una
disciplina e coesione quasi militare, il Partito Nazionalsocialista
attirò un sempre maggiore sostegno elettorale da parte di fasce
sempre più ampie della popolazione. E mentre la disoccupazione
cresceva, sempre più lavoratori senza lavoro si univano ai
Nazionalsocialisti, molti dei quali disertavano dal Partito Comunista
Tedesco.

Duranti i giorni convulsi del Gennaio
1933, mio padre non si allontanò mai dal fianco di Hitler. In una
lettera scritta a mano a sua moglie, datata 31 Gennaio 1933, ossia il
giorno dopo che Hitler divenne Cancelliere, il trentottenne Rudolf
Hess prese nota dei suoi sentimenti durante questo momento di
trionfo:

Sto sognando o sono sveglio?
Questa è la domanda del momento! Sono seduto nell’ufficio del
cancelliere a Wilhelmsplatz. Anziani funzionari pubblici si
avvicinano silenziosamente su morbidi tappeti per presentare dei
documenti “al Cancelliere del Reich”, il quale al momento sta
presiedendo una riunione di Gabinetto e preparando le iniziali
disposizioni del governo. Fuori il pubblico in piedi paziente,
ammassato, in attesa di “vederlo andare via”, inizia a cantare
l’inno nazionale e a gridare “Heil” al “Fuehrer” o al
“Cancelliere del Reich”. Dopodiché inizio ad agitarmi e a
stringere i denti, proprio come feci ieri quando il Fuehrer ritornò
dal suo incontro col Presidente del Reich in qualità di Cancelliere
del Reich e mi chiese di raggiungerlo nella sua stanza da letto
all’Hotel Kaiserhof in mezzo a tutta la massa di leaders che
aspettava nella hall del ricevimento, quando ciò che io avevo
ritenuto impossibile fino all’ultimo divenne realtà. Ero
fermamente convinto che tutto sarebbe andato storto all’ultimo
momento. E pure il Capo mi confidò che le cose per un paio di volte
camminarono sul filo del rasoio a causa dell’intransigenza di
viscidi personaggi del Gabinetto (si riferiva a Alfred Hugenberg,
partner della coalizione e presidente del Partito Popolare Nazionale
Tedesco). La fiaccolata serale sfilò davanti al felice vecchio
gentiluomo, il Presidente von Hindenburg, alla quale assistette fino
che ebbe sfilato l’ultimo uomo delle SA (reparti di assalto) a
mezzanotte circa. Poi venne il giubilo indirizzato al Fuehrer misto a
quello indirizzato al Presidente del Reich. Era l’ora degli uomini
e delle donne che spingevano, tenendo in braccio i loro figli davanti
al Fuehrer, giovani ragazze e ragazzi, i loro volti raggianti quando
“lo” riconobbero alla finestra della Cancelleria del Reich.
Quanto mi spiace che tu non c’eri! Il Capo si comporta con estrema
certezza. E la puntualità!!!! Sempre qualche minuto prima dell’ora
prefissata!!! Ho dovuto persino mettermi i9n testa di comprare un
orologio. E’ l’alba di una nuova era “ .

Tutto ciò era scritto su un foglio di
carta con l’intestazione “ Il Cancelliere del Reich”. Hess
aveva comunque sbarrato le lettere in Gotico con la sua penna. Il
giorno dopo, in una seconda lettera datata 1° Febbraio, concluse con
le parole: “ Il primo passo verso la vittoria, spero, sia dietro le
nostre spalle. Il secondo difficile periodo della battaglia è
iniziato! “.

Il 21 Aprile 1933 Hitler nominò Hess
Vice-Fuehrer del Partito Nazionalsocialista. Il suo compito era di
dirigere il partito di governo in qualità di rappresentante di
Hitler e di sostenere i suoi principi sociali e nazionali. Otto mesi
più tardi, il 1° Dicembre 1933, il Presidente del Reich Hindenburg,
agendo su proposta di Hitler, nominò Hess Ministro del Reich senza
Portafoglio. Allo scoppio della guerra nel 1939, Hitler nominò il
Maresciallo del Reich Hermann Goering Vice-Capo di Stato. Ma ciò non
modificò il fatto che Hess rimaneva lo stretto confidente di Hitler
e un uomo sul quale poteva contare senza riserve.

NUBI DI GUERRA SI ADDENSANO

Il più importante risultato degli
sviluppi politici europei del 1937 e 1938, che raggiunsero l’apice
con la “Crisi dei Sudeti” nel 1938, fu che la Gran Bretagna
continuava a rafforzare i suoi legami con gli Stati Uniti. Come
condizione agli aiuti americani in caso di guerra, il Presidente
Roosevelt chiese al premier britannico Chamberlain determinati
impegni nell’ambito della stabilità politica. Fu a causa di questa
pressione che l’Inghilterra e la Francia conclusero un patto
militare nel 1939. Inoltre, le due democrazie europeo-occidentali,
piegandosi alla pretesa di Roosevelt di condurre la politica
mondiale, diedero garanzie ad Olanda, Svizzera, Polonia, Romania,
Grecia e Turchia, in altre parole a tutti i vicini della Germania
confinanti ad Est e a Ovest, che Hitler considerava proprietà
legittima della Germania.

Partendo da questo punto,
l’Inghilterra, la Francia e la Polonia, con l’America dietro di
loro, decidevano quale revisione di Hitler delle condizioni imposte a
Versailles sarebbe stata considerata una valida ragione, o magari un
pretesto, per muovere guerra al Reich tedesco. Anche se Hitler si
fosse astenuto da ulteriori mosse politiche revisioniste, da quel
momento in poi la questione della guerra o della pace non era più
esclusivamente nelle sue mani.

All’epoca “dell’assegno in
bianco” firmato dall’Inghilterra alla Polonia nel Marzo del 1939,
Hitler non aveva ancora deciso di attaccare la Polonia. Ma ogni
leader politico occidentale era consapevole che questa fatidica
garanzia era un importante passo avanti verso la guerra. Anzi,
importanti esponenti di circoli occidentali e fra l’opposizione
anti-hitleriana in Germania calcolarono che Hitler avrebbe reagito a
questa nuova dipendenza della Polonia dalla Gran Bretagna, Francia e
USA con un’azione militare. Si sperava che ciò non significasse
solo la guerra ma anche la caduta di Hitler. Ciò fu confermato da
Chamberlain nel suo diario alla data del 10 Settembre 1939: “ La
mia speranza non è in una vittoria militare, in quanto dubito che
ciò sia possibile, ma in un crollo interno della Germania “.

Il 1° Settembre 1939, le forze armate
tedesche iniziarono l’attacco alla Polonia. Due giorni dopo,
Inghilterra e Francia, dichiararono guerra al Reich tedesco. Il fatto
che questi governi non dichiararono guerra anche alla Rusia sovietica
che invase la Polonia il 17 Settembre 1939 (in base agli accordi del
patto germano-tedesco del 23 Agosto 1939), dimostra chiaramente che
la garanzia data dall’Inghilterra alla Polonia, così come la
dichiarazione di guerra franco-britannica alla Germania, non era
motivata da una preoccupazione per la Polonia ma era piuttosto
indirizzata contro la Germania.

Quattro settimane dopo la Polonia fu
sconfitta ed il paese fu diviso fra Germania e Russia, senza che un
singolo colpo venisse sparato ad occidente. Inghilterra e Francia non
avevano fatto niente per l’alleato polacco ed ora Hitler
pianificava un attacco contro la Francia. Allo stesso tempo egli
sperava che la Gran Bretagna avrebbe fatto un accordo di pace con
lui, accettando di fatto l’egemonia nell’Europa orientale di una
Germania diventata potente. Credeva che l’Inghilterra sarebbe stata
d’accordo ora che la Polonia era sconfitta, o almeno al più tardi
dopo la vittoria della Germania sulla Francia.

Dopo la vittoria lampo tedesca sulla
Polonia e prima dell’attacco tedesco alla Francia nel Maggio del
1940, Hitler fece il primo dei tanti tentativi di guerra all’Ovest.
La sua offerta di pace del 12 Settembre 1939, accompagnata
dall’assicurazione che sotto la sua dirigenza la Germania non
avrebbe mai capitolato, era una mossa per tastare il terreno. Essa fu
sostenuta da Stalin ma rifiutata da Chamberlain e dal premier
francese Daladier.

Solo dopo che le sue speranze di pace
con la Francia e l’Inghilterra svanirono, solo allora Hitler diede
ordine di attaccare la Francia. Iniziò il 10 Maggio 1940 e la
Francia crollò il 21 Giugno 1940. L’armistizio franco-tedesco fu
firmato il 22 Giugno nella stesso vagone ristorante ferroviario a
Compiègne dove i tedeschi avevano firmato l’umiliante armistizio
nel Novembre del 1918.

Nessuno aveva previsto una così rapida
vittoria tedesca sulla Francia. La conseguenza di questo sorprendente
risultato fu che Hitler dominava sul continente europeo,
dall’Atlantico al fiume Bug Occidentale (in Polonia) e da Capo Nord
alla Sicilia. Ma per l’Inghilterra non aveva le stesse mire che sul
continente. Infatti, durante la sua visita nel Giugno del 1940 ai
luoghi delle vittorie militari tedesche, Hitler ancora una volta
espresse il desiderio di raggiungere un completo accordo di pace con
la Gran Bretagna. Fu allora che il suo Vice, Rudolf Hess, decise che,
se fosse stato necessario, si sarebbe impegnato personalmente a
raggiungere la pace vitale con l’Inghilterra.

VOLO DI PACE

Cosa successe veramente fra il Giugno
del 1940 e il 10 Maggio del 1941, il giorno in cui mio padre decollò
alla volta della Scozia su un Messerschmitt 110, lo si conosce solo a
spanne perché i relativi documenti britannici restano tuttora
secretati. I documenti di Hess che furono declassificati in
Inghilterra con grande enfasi nel Giugno del 1992 si dimostrarono
deludenti. Fra questi, circa duemila pagine si rivelarono totalmente
inconsistenti per quanto riguarda i contatti segreti che esistevano
fra Inghilterra e Germania, per quanto riguarda il gruppo di pace
britannico (che includeva membri della famiglia reale) e gli omologhi
in Germania o per quanto riguarda il ruolo giocato dal servizio
segreto britannico prima del volo. Per farla breve, queste carte non
contenevano niente che dimostrassero perché mio padre sperava con
serietà che la sua missione avrebbe avuto successo.

In tutti i modi, si può dire con
certezza che i documenti britannici ancora secretati non contengono
niente che possano mettere in cattiva luce Rudolf Hess e le politiche
del governo tedesco dell’epoca. Inoltre si può affermare con
certezza che i documenti che il governo britannico continua a tenere
segreti mettano in cattiva luce il governo britannico di Winston
Churchill al tempo di guerra. Andrò oltre dicendo che questi
documenti segreti confermano che Churchill cercò di prolungare la
guerra, con tutte le sofferenze, le distruzioni e le morti che questo
implica. C’è chi potrà dire che queste affermazioni sono
ingiustificate e di parte. Al riguardo vorrei però citare le parole
di uno storico britannico che ha effettuato vaste ricerche appunto
sull’aspetto di quel tremendo conflitto. Nel suo “A Dieci
Giorni dal Destino: la Storia Segreta dell’Iniziativa di Pace di
Rudolf Hess e i Tentativi Britannici di Vanificare le Trattative con
Hitler
(New York. W. Morrow, 1991), (disponibile presso l’IHR),
John Costello conclude che sarebbe stato possibile far cessare la
guerra europea prima che diventasse mondiale se solo il governo
inglese avesse fatto anche la più piccola mossa in quella direzione.

Nel suo “ A Dieci Giorni dal
Destino “,
(da pag. 17 a 19), Costello scrive le seguenti
parole rivelatrici:

Fintanto che il governo inglese non
inverte l’attuale politica e non declassifica la relativa sezione
dei suoi archivi storici del servizio segreto, sarà impossibile
determinare se i contatti clandestini con la Germania che giocarono
evidentemente un ruolo nel portare Hess in Scozia la notte del 10
Maggio 1941, fossero una vittoria del servizio segreto o parte di un
bieco complotto di pace sfuggito al controllo. Ciò che oggi è
indiscutibile è che la missione di Hess era ben lontana dall’essere
una “pazzia mentale” di un Vice di Hitler illuso, così come
viene ancora ritratto da accreditati storici inglesi. Le prove
documentarie rinvenute finora (e che sono, aggiungo per inciso, solo
la punta di un iceberg) indicano che si è trattato del risultato di
un susseguirsi interdipendente di manovre di pace segrete britanniche
e tedesche che possono essere fatte risalire all’estate del 1940. I
pezzi di questo complicato puzzle cominciano a formare un preciso
disegno dimostrando che:

– l’ordine di Hitler di fermare
l’avanzata dei Panzer a Dunkerque era uno stratagemma accuratamente
studiato per convincere i governi inglesi e francesi a cercare un
compromesso di pace.

– una maggioranza del Gabinetto di
Guerra di Churchill avevano deciso di scambiare Gibilterra e Malta in
cambio del mantenimento del controllo dell’impero.

– un allarmato Presidente Roosevelt
cercò segretamente l’aiuto canadese per fermare l’accettazione
da parte britannica di una “pace morbida” con Hitler.

– i leaders francesi, il 24 Maggio
1940, credevano che la Gran Bretagna non avrebbe combattuto ma
avrebbe accettato un negoziato di pace congiunto mediato da
Mussolini.

– Churchill e la Gran Bretagna la
scamparono soltanto perché il Primo Ministro ricorse a spietati e
machiavellici intrighi e a inganni con forte posta in gioco per
fermare un incerto Segretario agli Esteri che voleva convincere il
Gabinetto di Guerra a fare un negoziate di pace architettato da R.A.
Butler. Quando la Francia cadde, il Sotto Segretario di Lord Halifax
trasmise addirittura un messaggio a Berlino dicendo che “il buon
senso e non la spavalderia” suggerivano che l’Inghilterra doveva
negoziare con Hitler e non combatterlo.

– due giorni dopo che Churchill
aveva promesso “di non arrendersi mai”, Lord Halifax e R.A.
Butler segnalarono a Berlino, tramite la Svezia, che sarebbe stata
fatta una proposta britannica di pace dopo l’armistizio francese il
18 Giugno 1940

– l’Ambasciatore Kennedy era stato
in contatto segreto con gli emissari di Hitler tentando di fermare la
guerra mentre il governo inglese sospettava che si stesse
approfittando illegalmente di informazioni del tesoro per fare un bel
colpo in borsa e sui titoli

– il Duca di Windsor e altri membri
della famiglia reale favorirono le aspettative tedesche circa una
pace negoziabile.

– il piano di Hess di volare in
Scozia prese forma negli ultimi giorni della battaglia di Francia e
fu incoraggiato nel Settembre 1940 quando scoprì che l’Inghilterra
continuava a trasmettere sondaggi per la pace tramite Svizzera e
Spagna.

– l’MI5 (il servizio segreto
britannico) intercettò la prima iniziativa di pace di Hess e la
trasformò in una operazione “doppio gioco” per attirare Hess in
una trappola tesa dal Duca di Hamilton e dagli Ambasciatori inglesi
in Svizzera e a Madrid.

– il clamoroso arrivo di Hess non
lasciò altra scelta a Churchill se non quella di occultare i fatti
travisando i fatti e nel silenzio ufficiale in modo da proteggere non
solo il Duca di Hamilton ma anche colleghi conservatori che persino
nel 1941 rimanevano convinti che una pace onorevole con Hitler era
fattibile.

Per più di cinquant’anni il pretesto
inglese della segretezza ha offuscato e distorto il fatto. Le storie
ufficiali hanno accuratamente mascherato i ruoli giocati da
personaggi chiave nell’impegno durato un anno di arrivare ad un
negoziato con Hitler all’insaputa di Churchill. Quanto siano
arrivati vicino al successo queste cospirazioni di pace è stato
nascosto per proteggere le reputazioni dei politici e diplomatici
britannici che avevano creduto che Hitler fosse una minaccia minore
per l’Impero di quanto lo fosse invece Stalin.

Anche Churchill aveva le sue buone
ragioni per coprire i suoi dissidi al tempo della guerra con altri
membri di spicco del Partito Conservatore. Non voleva scandali che
macchiassero la gloria della sua dirigenza durante la Battaglia
d’Inghilterra e “il bianco bagliore, irresistibile e sublime che
attraversava la nostra Isola da un capo all’altro”.

Il “momento migliore”
dell’Inghilterra ed il ruolo avuto da Churchill nel cesellarlo fu
custodito come uno dei capitoli più illustri della storia inglese.
Il suo coraggio visionario aveva creato, più con le parole che con
la sostanza militare, nel popolo inglese il credo che potevano
sconfiggere Hitler nel 1940 nonostante la schiacciante disparità.

Nessuno sa con certezza se mio padre
intraprese il suo volo con la consapevolezza e la benedizione di
Adolf Hitler. Entrambi non ci sono più. Tutte le prove disponibili,
tuttavia, suggeriscono che Hitler fosse a conoscenza in anticipo del
volo:

per prima cosa, appena alcuni giorni
prima del volo, mio padre ebbe un colloquio privato con Hitler che
durò quattro ore. E’ risaputo che i due alzarono la voce durante
alcune fasi del loro incontro e che quando terminarono, Hitler
accompagnò il suo Vice nell’anticamera, mise il suo braccio sulla
spalla per confortarlo e disse: “Hess, siete veramente testardo
“.

Per secondo, il rapporto fra Hitler e
Hess era così stretto e confidenziale che si può logicamente
presumere che Hess non avrebbe fatto un passo così importante nel
bel mezzo della guerra senza prima informare Hitler.

Come terza cosa, sebbene gli assistenti
e i segretari di Hess furono imprigionati dopo il volo, Hitler
intervenne per aiutare la famiglia di Hess. Si interessò affinché
venisse pagata una pensione alla moglie di Hess e mandò un
telegramma personale di condoglianze alla madre di Hess quando il
marito morì nell’Ottobre del 1941.

Come quarta cosa, fra le carte rese
pubbliche nel Giugno 1992 dalle autorità inglesi ci sono due lettere
di addio che mio padre scrisse il 14 Giugno 1941, il giorno prima in
cui tentò di suicidarsi a Mytchett Place, in Inghilterra. Le lettere
furono scritte dopo essersi reso conto che la sua missione di pace
era definitivamente fallita. Una era indirizzata a Hitler e l’altra
alla sua famiglia. Entrambe confermano in modo chiaro che il suo
stretto rapporto con Hitler esisteva ancora. Se avesse intraprese la
ormai ovvia fallita missione senza che Hitler ne fosse a conoscenza,
il suo rapporto con Hitler non poteva più essere di fiducia.

Infine, come quinta cosa, il Gauleiter
(governatore) Ernst Bohle, intimo amico di Hess e funzionario di alto
rango che aveva aiutato mio padre a tradurre alcuni documenti in
inglese, restò convinto fino alla sua morte che tutto questo fu
fatto con l’approvazione di Hitler.

L’INSABBIAMENTO DELLE PROVE
STORICHE

Un commento generale sulle informazioni
disponibili in merito alle propose di pace di mio padre è il
seguente: durante l’intero periodo dei suoi quaranta anni di
carcere a Spandau, gli fu proibito di parlare pubblicamente della sua
missione. Ovviamente questo divieto ufficiale di discutere
pubblicamente di un argomento venne imposto perché sapeva cose che,
se rese pubbliche, sarebbero state molto imbarazzanti per il governo
inglese e probabilmente anche per i governi sovietico e americano.

Di conseguenza, la ricerca storica
contemporanea dipende interamente dai documenti britannici. Le
autorità inglesi hanno annunciato che molti importanti documenti
d’archivio su Hess rimarranno sigillati fino all’anno 2017.
L’intera faccenda fu trattata così segretamente che solo un
ristretto gruppo di personaggi intorno a Churchill ne era al
corrente. Le proposte, i piani o le offerte portate da Hess sono
rimaste segrete negli archivi fino ai giorni nostri. Fintanto che
questa documentazione rimarrà segreta, il mondo non saprà la natura
precisa delle proposte di pace che mio padre portò con se da
presentare al governo britannico nel Maggio del 1941. E questo,
ovviamente, va preso in considerazione in qualsiasi seria valutazione
sullo storico volo di mio padre.

Un’indicazione che Hess diede, più
di quanto essa sia nota, è contenuta in un commento preparato il 3
Giugno 1941 da Ralph Murray dell “Esecutivo Bellico Politico”,
un’agenzia segretissima del governo britannico, per Sir Reginald
Leeper, capo del dipartimento del servizio segreto del Ministero
degli Esteri. Questo documento indica che anche il Segretario di
Stato Cardogan aveva avuto una conversazione con Rudolf Hess.

Lo scopo e il contesto di questo
colloquio non può essere ancora accertato. Le informazioni
disponibili non sono ancora complete. Tuttavia, pare che durante lo
svolgersi di questa conversazione, il Vice Fuehrer fu persino più
preciso e dettagliato circa le sue proposte di quanto lo fosse stato
in alcune successive conversazioni.

Queste furono le proposte di Hess:

UNO: Germania e Inghilterra raggiungono
un compromesso sulla politica mondiale basata sullo status quo. Cioè
la Germania non attaccherà la Russia per assicurarsi il suo spazio
vitale.

DUE: la Germania farà cadere le sue
richieste sulle sue ex colonie e riconoscerà l’egemonia britannica
sui mari. In cambio, l’Inghilterra riconoscerà l’Europa
continentale come sfera di interessi tedesca.

TRE: L’attuale rapporto di forza
militare fra Germania e Gran Bretagna nell’aria e sui mari verrà
mantenuto. Cioè la Gran Bretagna non riceverà rifornimenti di
sostegno dagli Stati Uniti. (NOTA: siccome non c’è alcun
riferimento alle forze terrestri, si presume che l’equilibrio di
forze andava mantenuto anche in questo caso).

QUATTRO: la Germania si ritirerà dalla
“Francia Metropolitana” (Francia Europea) dopo il totale disarmo
dell’esercito e della marina francese. Commissari tedeschi
rimarranno nel Nord Africa francese e le truppe tedesche rimarranno
in Libia per cinque anni dopo la conclusione della pace.

CINQUE: entro due anni dalla
conclusione della pace, la Germania creerà stati satelliti in
Polonia, Danimarca, Paesi Bassi, Belgio e Serbia. La Germania,
tuttavia, si ritirerà dalla Norvegia, Romania, Bulgaria e Grecia (ad
eccezione di Creta che i paracadutisti tedeschi presero nel Maggio
del 1941). Dopo alcuni arrotondamenti all’Est, al Nord, all’Ovest
e al Sud (l’Austria e la Boemia-Moravia dovevano evidentemente
restare nell’ambito del Reich), la Germania riconoscerà posizioni
britanniche nel Mediterraneo orientale e nel Medio Oriente.

SEI: la Germania riconoscerà l’Etiopia
ed il Mar Rosso come sfera di influenza britannica.

SETTE: la persona alla quale il Vice
Fuehrer stava parlando era un po’ sconcertata circa il fatto se
l’Italia avesse approvato le proposte di pace di Hess. Hess non
disse nulla al riguardo, sebbene i punti QUATTRO e SEI avrebbero
fortemente intaccato gli interessi italiani.

OTTO: Rudolf Hess ammise che Hitler era
d’accordo fin dall’inizio nel sostenere la “storia di
copertura” divulgata in Germania che egli fosse “fuori di testa”.

Questa proposta di pace avrebbe infatti
portato la pace nel mondo già nel 1941. Se la Gran Bretagna avesse
negoziato con la Germania su queste basi, l’attacco tedesco alla
Russia, che iniziò meno di tre settimane dopo, il 22 Giugno 1941,
non ci sarebbe stato perché Hitler avrebbe ottenuto ciò di cui
aveva bisogno per la sopravvivenza: il controllo sul continente. La
guerra si sarebbe sgonfiata su tutti i fronti.

Invece, come sappiamo, la guerra
continuò, portando distruzione, sofferenza e morte ad un livello
quasi inimmaginabile perché la mano tesa per la pace fu rifiutata da
Churchill e Rossevelt. La pace che cercavano era una pace
cartaginese. Il loro solo obiettivo era la distruzione della
Germania.

Dopo alcuni interrogatori iniziali con
Rudolf Hess condotti dal Duca di Hamilton e Sir Ivone Kirkpatrick a
Glasgow, mio padre fu interrogato il 9 Giugno 1941 da Lord Simon, Il
Lord Cancelliere, e il 9 Settembre 1941 da Lord Beaverbrook, Ministro
della Produzione Aeronautica. Pochi giorni dopo Beaverbrook volò a
Mosca per concordare gli aiuti militari all’Unione Sovietica.
Questi due interrogatori non furono motivati dal desiderio di pace ma
da quello di carpire da Hess ogni possibile segreto militare.

NORIMBERGA

Dopo il Settembre del 1941, mio padre
venne completamente isolato. Il 25 Giugno 1942 fu trasferito a
Abergavenny nel Galles del Sud dove fu tenuto prigioniero fino al suo
ritorno a Norimberga l’8 Ottobre 1945 per affrontare un processo
come “importante criminale di guerra” presso il cosi detto
“Tribunale Militare Internazionale”.

Non entrerò nel merito di questo
vergognoso “processo dei vincitori sui vinti”, tranne il fatto
che anche i giudici del Tribunale Alleato dovettero esonerare mio
padre dalle accuse di “crimini di guerra” e “crimini contro
l’umanità”, ma decretarono che, colui che aveva rischiato la
vita per portare la pace, era colpevole di “crimini contro la pace”
e, su quella base, condannato all’ergastolo. Solo il trattamento
riservato dal Tribunale a Hess è più che sufficiente per liquidare
il Tribunale di Norimberga come una vendicativa corte illegale dei
vincitori che presumeva di essere un vero e proprio foro di
giustizia.

LA PRIGIONE DI SPANDAU

Assieme ad altri sei accusati di
Norimberga, mio padre fu trasferito il 18 Luglio 1947 alla tetra
fortezza nel distretto di Spandau a Berlino che fu designata come
Prigione Militare Alleata.

Le norme secondo le quali venivano
tenuti i sette prigionieri erano così severe che persino il
cappellano francese della prigione, Casalis, protestò (nel 1948)
contro il loro scandaloso trattamento. Descrisse Spandau come un
luogo di tortura mentale. Nell’Ottobre del 1952, dopo due anni di
continue discussioni fra le potenze competenti della custodia, i
sovietici aderirono alla concessione dei cosi detti “privilegi
speciali”: una visita di trenta minuti al mese. Una lettera alla
settimana di non oltre 1.300 parole. Assistenza medica in prigione.
E, in caso di morte, sepoltura delle ceneri nella prigione anziché
il loro spargimento nell’aria.

Dopo il rilascio di Albert Speer e
Baldur von Schirach il 1°Ottobre 1966, Rudolf Hess rimase l’unico
detenuto. Per oltre venti anni mio padre fu l’unico prigioniero in
una prigione prevista per circa 600 detenuti.

Dopo un ulteriore revisione delle norme
agli inizi degli anni 70, ad un membro della famiglia era consentito
fare visita al prigioniero per un’ora una volta al mese. Il
prigioniero poteva inoltre ricevere quattro libri al mese. Come
prima, però, le visite, i libri e le lettere venivano sottoposti a
stretta censura. Non era permesso alcun riferimento agli eventi del
periodo 1933-1945. Nessuna menzione della sentenza del Tribunale o
fatti ad essa collegati. Le visite della famiglia erano monitorate
dalle autorità di ognuna della quattro potenze, nonché da almeno
due guardie. Non era permesso nessun contatto fisico, nemmeno una
stretta di mano. Le visite avevano luogo in una speciale “Sala
Visitatori”, una parte della quale aveva una “finestra” aperta.

Mio padre poteva ricevere fino a
quattro quotidiani al giorno e dopo la metà degli anni 70 gli fu
consentito di guardare la televisione. Tuttavia giornali e
televisione erano sottoposti a censura sulla base di quanto
menzionato sopra. Mio padre non poteva guardare alcun notiziario
televisivo.

Per molti anni mio padre rifiutò le
visite di membri della sua famiglia con il motivo che le condizioni
alle quali queste visite dovevano sottostare erano un’offesa al suo
onore e alla sua dignità ed erano più penalizzanti che piacevoli.
Cambiò idea nel Novembre del 1969, quando si ammalò gravemente e
dovette lottare per rimanere vivo. In queste circostanze e in seguito
alle nuove condizioni per le visite, acconsentì alla visita di mia
madre, Ilse Hess e il sottoscritto nell’Ospedale Militare
Britannico a Berlino. Così il 24 Dicembre 1969 mia madre ed io gli
facemmo visita per la prima volta dai tempi della mia infanzia. Fu
questa l’unica volta in cui fu concesso a due persone in una volta
di fargli visita.

Dopo essere ritornato alla Prigione
Militare Alleata di Spandau, egli acconsentì ad ulteriori visite.
Negli anni che seguirono, i membri della famiglia fecero visita a
Rudolf Hess 232 volte. Solo ai membri più stretti della famiglia era
consentito di incontrarlo, cioè sua moglie, sua sorella, sua nipote,
suo nipote, mia moglie e il sottoscritto. Era proibito darsi la mano
o abbracciarsi. Anche i regali erano proibiti, sia per il compleanno
che a Natale.

All’avvocato di mio padre, ministro
dello stato bavarese in pensione Dr. Alfred Seidl, fu permesso di
incontrare mio padre soltanto sei volte durante i quaranta anni di
detenzione, dal Luglio 1947 all’Agosto 1987. Anche il Dr. Seidl era
soggetto alle severe norme di censura, cioè veniva preavvisato prima
di ogni visita che non gli era permesso di discutere col suo cliente
il processo, le ragioni della sua incarcerazione o le iniziative che
si stavano prendendo per il suo rilascio. Il Governo Alleato addetto
alla custodia si rifiutò sempre di accollarsi le spese del carcere.
Dopo il 1° Ottobre 1966, quando mio padre divenne l’unico
prigioniero, il governo federale tedesco spese circa 40 milioni di
Marchi per la conduzione del carcere. Questo includeva i salari per
uno staff di oltre cento persone addette alla sorveglianza e alla
gestione del carcere per un solo uomo anziano.

Rudolf Hess nella sua cella del carcere
di Spandau. Sul muro sono appese mappe della luna, a riprova del suo
interesse per l’astronomia.

IDEE SOVIETICHE

Nel 1986 la politica sovietica verso
l’Occidente mostrava chiari segni di riavvicinamento e di
distensione. Nonostante i così tanti fallimenti precedenti, decisi
di agire in base ad una dritta che ricevetti nel Dicembre 1986
dall’Est per contattare direttamente i sovietici e discutere con
loro il rilascio di mio padre.

Nel Gennaio 1987 scrissi una lettera
all’ambasciata sovietica a Bonn. Per la prima volta in 20 anni
ricevetti una risposta. I funzionari consigliarono di recarmi
all’ambasciata sovietica a Berlino Est per un colloquio dettagliato
con i rappresentanti sovietici in merito alla situazione di mio
padre. Alla fine concordammo un incontro al consolato sovietico di
Berlino Ovest il 31 Marzo 1987 alle 2 del pomeriggio. I funzionari
dell’ambasciata era certamente al corrente che quel giorno
corrispondeva al giorno di visita a mio padre.

Al mattino feci visita a mio padre alla
prigione di Spandau per l’ultima volta. Lo trovai mentalmente
vigile e in forma ma fisicamente molto debole. Poteva camminare solo
con un bastone al fianco e con l’aiuto di una guardia dall’altro.
Sederlo con i piedi stesi su una sedia era diventata una procedura
complicata che non riusciva a compiere senza un aiuto. Sebbene trovai
la temperatura nella stanza dei visitatori nella normalità, aveva
freddo e chiese il suo cappotto ed una coperta supplementare.

Mio padre aprì la conversazione con
una interessante notizia per i dettagli della quale mi chiese di
sedermi e di scriverli. Aveva inoltrato una nuova domanda ai capi di
stato delle quattro potenze occupanti, con la richiesta di rilascio
dopo i suoi 40 anni di carcere. Fui particolarmente colpito da un
punto. Mi disse che si era in particolar modo rivolto al capo di
stato sovietico affinché sostenesse il suo rilascio nei confronti
delle altre tre potenze competenti per la sua custodia. “ Ho capito
bene? “, chiesi. Mio padre annuì. Sapeva, ovviamente da fonte
russa, che i sovietici stavano considerando di approvare il suo
rilascio.

Dopo il nostro incontro andai dalla
prigione di Spandau direttamente al consolato sovietico. Il
Consigliere di Ambasciata Grinin, il funzionario col quale parlai,
iniziò a spiegare che non era l’ambasciata sovietica a Bonn ma
l’ambasciata a Berlino Est responsabile per tutte le faccende
sovietiche a Berlino Ovest. Disse che una di queste responsabilità,
e le sue parole meritano di essere ripetute alla lettera, era
la spiacevole eredità di Spandau
“. Chiunque avesse ereditato
la “Prigione Militare Alleata” in suolo tedesco, disse Grinin,
come fu il caso dell’Unione Sovietica alla fine della guerra, non
vede certamente l’ora di sbarazzarsene.

Non mi aspettavo nessun risultato
eccezionale da questo incontro. Fu un reciproco tastare il terreno e
credo che la cosa fu positiva per ambo le parti. Durante lo svolgersi
di questo incontro mi parve chiaro che c’erano opinione
conflittuali a Mosca sul come trattare il “Caso Hess”. Quelli che
erano dalla nostra parte, guidati dal Segretario Generale Gorbachev,
stavano chiaramente per avere la maggioranza.

Questa valutazione fu confermata poco
tempo dopo in un rapporto pubblicato nella rivista tedesca DER
SPIEGEL (13 Aprile 1987). L’articolo pubblicato col titolo:
Gorbachev farà liberare Hess? “
parlava di un fondamentale
cambio di atteggiamento del leader di partito sovietico nei confronti
del “Caso Hess”. L’articolo continuava dicendo che Gorbachev
era dell’opinione che il rilascio dell’ultimo prigioniero di
Spandau sarebbe stato un gesto “che sarebbe stato accettato
universalmente come un gesto di umanità”
e che “ poteva
essere giustificato nei confronti del popolo sovietico “.
Al
riguardo, il settimanale sopracitato, si riferiva alla successiva
visita a Mosca del Presidente tedesco Weiszaecker che era pianificata
per la metà di Maggio.

Inoltre, il 13 Aprile 1987, un privato
cittadino tedesco scrisse una lettera sul caso Hess al servizio in
lingua tedesca di Radio Mosca. La lettera di risposta, datata 21
Giugno 1987, diceva: “ Come si può sperare dalle recenti
affermazioni del nostro capo di governo, il Sig. Gorbachev, il vostro
impegno durato anni per la liberazione del criminale di guerra R.
Hess verrà presto coronato da successo “.
Si può facilmente
dedurre che una tale lettera di Radio Mosca non fu scritta senza
l’approvazione dall’alto.

Questi tre eventi, la mia visita al
consolato tedesco a Berlino Ovest il 31 Marzo 1987, l’articolo
della rivista Der Spiegel del 13 Aprile 1987 e la risposta di Radio
Mosca del 21 Giugno 1987, dimostrano senza equivoci che l’Unione
Sovietica, sotto la dirigenza del Segretario Generale Gorbachev,
intendeva rilasciare Rudolf Hess. Questo rilascio non faceva solo
parte della politica di riconciliazione di Gorbachev ma era un
aspetto essenziale di una sistemazione delle rimanenti conseguenze
irrisolte della Seconda Guerra Mondiale, senza le quali la
riunificazione della Germania e di Berlino non sarebbe stata
possibile.

MORTE DA SUICIDIO?

Se le potenze occidentali competenti
della custodia di mio padre non erano già al corrente
dell’intenzione di Gorbachev, sicuramente lo furono dopo la
pubblicazione dell’articolo di Der Spiegel di Aprile. Questo fece
suonare indubbiamente dei campanelli d’allarme in Gran Bretagna e
negli Stati Uniti, poiché questa nuova mossa sovietica avrebbe
rimosso l’ultimo ostacolo legale al rilascio di mio padre. Per
molti anni i governi francese, britannico e americano avevano detto
che erano pronti a concordare il rilascio di Hess, ma che era il veto
sovietico che lo impediva. La nuova iniziativa di Gorbachev rischiava
di mettere a nudo il bluff britannico e americano.

Le autorità di Londra e Washington
avrebbero dovuto trovare nuove e consistenti ragioni per negare la
libertà a Hess ed evitargli di parlare liberamente.

Il 17 Agosto 1987 un giornalista mi
informò in ufficio che mio padre stava morendo. Più tardi, a casa,
ricevetti una telefonata alle 6.35 della sera dal Sig. Darold W.
Keane, il direttore americano della prigione di Spandau che mi
informava ufficialmente che mio padre era deceduto. La notifica
ufficiale, redatta in lingua inglese, diceva: “ Sono autorizzato
ad informarla che suo padre è spirato oggi alle ore 4.10 del
pomeriggio. Non sono autorizzato a darle ulteriori dettagli “.

Il mattino dopo ero su un aereo diretto
a Berlino, accompagnato dal Dr. Seidl. Quando arrivai al carcere, una
numerosa folla vi si era radunata davanti. La polizia di Berlino
bloccava l’entrata e fummo obbligati ad esibire i documenti di
identità prima di essere autorizzati ad avvicinarci al cancello di
ferro colorato di verde. Dopo aver suonato il campanello, chiesi di
parlare col direttore americano del carcere, Sig. Keane. Dopo un po’,
il Sig. Keane finalmente arrivò, dall’apparenza molto nervosa e
insicuro di sé. Ci disse che non eravamo autorizzati ad entrare nel
complesso del carcere e che non mi sarebbe stato permesso vedere la
salma di mio padre. Ci disse anche che non era in grado di fornirci
ulteriori informazioni circa i dettagli della morte. Veniva
presumibilmente preparato un nuovo rapporto sui dettagli della morte
di mio padre che sarebbe stato disponibile per le 4 del pomeriggio.
Poi, quando gli demmo l’indirizzo e il numero di telefono di un
hotel a Berlino dove avremmo aspettato ulteriori notizie, ci lasciò
davanti al cancello.

La telefonata tanto aspettata in hotel
arrivò finalmente alle 5.30 circa del pomeriggio e Keane disse:

Le leggerò ora il rapporto che
rilasceremo immediatamente dopo alla stampa. Esso dice:

Un esame iniziale ha indicato
che Rudolf Hess ha attentato contro la sua propria vita. Nel
pomeriggio del 17 Agosto 1987, sotto la solita supervisione di una
guardia del carcere, Hess si è recato al chiosco nel giardino della
prigione dove andava abitualmente a sedersi. Quando la guarda guardò
all’interno del chiosco alcuni minuti dopo, trovò Hess con un cavo
elettrico attorno al collo. Sono stati fatti tentativi di farlo
rinvenire dopodiché Hess è stato portato all’Ospedale Militare
Britannico. Dopo altri tentativi di farlo rinvenire, fu dichiarato
morto alle ore 4.10 del pomeriggio. La domanda se questo tentativo di
suicidio è stata la causa della sua morte è oggetto di un’inchiesta
in corso, inclusa una completa autopsia “.

Hess era un uomo fragile di 93 anni
senza forza nelle mani che riusciva a malapena a trascinarsi dalla
sua cella al giardino. Come si è potuto presupporre che si sia
suicidato in quel modo? Si è impiccato col cavo attaccato ad un
gancio o alla maniglia di una finestra? Oppure si è soffocato da
solo? Coloro che erano responsabili non avrebbero fornito nessuna
dettagliata spiegazione su questo punto. Dovemmo aspettare un mese
intero per la dichiarazione ufficiale finale circa le circostanze
della morte. Fu pubblicata dagli Alleati il 17 Settembre 1987 e dice
quanto segue:

1 – le Quattro Potenze sono ora in
grado di fare una dichiarazione finale sulla morte di Rudolf Hess

2 – le inchieste hanno confermato
che il 17 Agosto Rudolf Hess si è impiccato alla maniglia di una
finestra in un piccolo chiosco nel giardino della prigione, usando un
cavo di prolunga elettrico che era stato tenuto nel chiosco in
relazione ad una lampada da lettura. Sono stati fatti dei tentativi
per rinvenirlo e poi fu portato d’urgenza all’Ospedale Militare
Britannico dove, dopo ulteriori tentativi di rinvenimento, fu
dichiarato morto alle ore 4.10 del pomeriggio.

3 – una nota indirizzata alla sua
famiglia fu trovata nella sua tasca. Questa nota fu scritta sulla
parte dietro di una lettera di sua nuora datata 20 Luglio 1987.
Iniziava con le parole: “Al direttore di questo luogo. Scritta
alcuni minuti prima della mia morte “. Il perito calligrafico ed
esperto di documenti del laboratorio del governo britannico, Dr.
Beard, ha esaminato questa nota e ha concluso che non vi è ragione
di dubitare che sia stata scritta da Rudolf Hess.

4 – E’ stata effettuata
un’autopsia sul corpo di Hess il 19 Agosto nell’Ospedale Militare
Britannico dal Dr. Malcolm Cameron. L’autopsia fu conclusa alla
presenza di rappresentanti-medici delle quattro potenze. Il rapporto
indicava un segno lineare sulla parte sinistra del collo compatibile
con una corda. Il Dr. Cameron dichiarò che a suo parere la morte è
stata causata da asfissia causata dalla compressione del collo dovuta
a sospensione.

5 – l’inchiesta ha confermato
che la routine seguita dallo staff in giorno del suicidio di Hess
rispettava le normali procedure. Hess aveva cercato di tagliarsi i
polsi con un coltello da tavolo nel 1977. Subito dopo questo
incidente, i guardiani furono sistemati nella sua stanza a guardato a
vista 24 ore al giorno. Questa procedura cessò dopo vari mesi in
quanto definita impraticabile, non necessaria e invasiva della
privacy di Hess.

Il rapporto dell’autopsia effettuata
dal medico-patologo britannico Dr. Cameron il 19 Agosto fu consegnata
in seguito alla famiglia. Concludendo che la morte di mio padre non
era dovuta a cause naturali, ciò era compatibile con il quinto punto
della dichiarazione finale ufficiale Alleata.

AUTOPSIA E SEPOLTURA

Sulla base di un accordo fra la
famiglia e gli Alleati, il corpo di Rudolf Hess non sarebbe stato
cremato ma sarebbe stato restituito alla famiglia per essere sepolto
“tranquillamente in Baviera alla presenza dei suoi cari”.

Gli Alleati mantennero questo accordo,
qualcosa di cui si sono sicuramente pentiti. Come da accordi, il
corpo di mio padre fu restituito alla famiglia la mattina del 20
Agosto 1987 nella caserma di addestramento americana di Grafenwehr,
dove era arrivato la stessa mattina da Berlino su un aereo militare
britannico.

La bara era accompagnata dai tre
responsabili occidentali e da due russi che non conoscevo, nonché da
un certo Maggiore Gallagher, capo del così detto “Dipartimento
Investigativo Speciale della Polizia Reale Militare”. La consegna
fu breve. Poi portammo il corpo all’Istituto di Medicina Forense a
Monaco dove il Prof. Wolfgang Spann stava aspettando, su richiesta
della nostra famiglia, per effettuare una seconda autopsia. Per tutto
l’intero viaggio dalla caserma militare di Grafenwehr all’Istituto
di Medicina Forense di Monaco, il trasporto era scortato da una
squadra della polizia bavarese.

A conclusione del suo rapporto del 21
Dicembre 1988, sulla seconda autopsia, il rinomato medico-patologo di
Monaco Dr. Spann evidenziò le difficoltà incontrate perché non
aveva alcuna informazione sui dettagli della presunta impiccagione.
Nello specifico, egli non aveva informazioni sulle condizioni di mio
padre dopo il supposto ritrovamento del suo corpo. Nonostante questi
limiti, il Dr. Spann fu tuttavia in grado di arrivare alla seguente
conclusione significante:

La conclusione del Dr. Cameron
che questa compressione fu causata da sospensione non è per forza
compatibile con i nostri accertamenti. Nella medicina forense, la
traiettoria che il segno della corda indica sul collo è considerato
un classico indicatore di differenziazione fra le forme di
impiccagione e strangolamento. Se il Prof. Cameron, nella sua
valutazione della causa di morte, arriva alla conclusione che la
causa della morte fu asfissia causata da compressione del collo a
causa dell’impiccagione, egli trascura di considerare l’altro
metodo di soffocamento, cioè, lo strangolamento. Per fare questa
distinzione sarebbe stato necessario un esame della traiettoria del
segno della corda. L’esatta traiettoria del segno non viene
indicata nel rapporto autoptico del Prof. Cameron.

Qui non è stato descritto e
valutato ne la traiettoria del segno di soffocamento sul collo, come
abbiamo descritto, ne la sua traiettoria sulla gola e nemmeno la sua
posizione relativa alla sporgenza della laringe. Poiché sulla pelle
illesa del collo, dove viene preclusa la possibilità di deformazione
tramite la sutura della sezione anatomica, è stata identificata una
traiettoria quasi orizzontale del segno di soffocamento. Questa
scoperta, nonché il fatto che il segno sulla gola non era
posizionato sopra la laringe, è più indicativa di un caso di
strangolamento che di impiccagione. In nessun caso queste risultanze
possono essere spiegate con una così detta tipica impiccagione.
Anche i vasi sanguigni scoppiati che furono osservati sul volto,
causati da congestione del sangue, non sono compatibili con una
tipica impiccagione “.

Un inserviente medico tunisino,
Abdallah Melaouhi, era un dipendente civile dell’amministrazione
della prigione di Spandau al tempo in cui mio padre morì. Egli non è
un cittadino di una delle quattro potenze Alleate occupanti e nemmeno
un membro delle loro forze armate. Di conseguenza non poté essere
messo a tacere o trasferito in qualche angolo remoto del mondo come
successe agli altri che erano presenti alla scena del crimine.

Dopo la morte di mio padre, Melaouhi si
mise in contatto con la nostra famiglia. Da una nota che mio padre
gli scrisse, era chiaro che tra i due c’era un rapporto di
personale fiducia. Il succo del racconto di Melaouhi, che depose in
un affidavit (deposizione scritta e giurata, ndt.), è il seguente:

Quando arrivai al chiosco del
giardino, trovai la scena come se ci fosse stato un incontro di
lotta. C’era tutto sotto sopra e la sedia sulla quale Hess si
sedeva di solito era per terra a notevole distanza dal suo posto
normale. Hess giaceva senza vita sul pavimento. Non reagiva a niente.
Il suo respiro, il polso ed il battito cardiaco non erano
percettibili. Jordan (una guardia americana) era vicino ai piedi di
Hess ed era ovviamente fuori di se “.

Melaouhi notò con stupore che oltre a
Anthony Jordan, la guardia americana di colore, erano presenti due
forestieri in uniforme militare americana. Ciò era inusuale poiché
a nessun soldato era permesso di accedere a questa parte della
prigione e, soprattutto, perché qualsiasi contatto con Rudolf Hess
era strettamente vietato. Secondo il parere di Melaouhi, i due
forestieri sembravano tranquilli e calmi, al contrario di Jordan.

AFFIDAVIT DAL SUDAFRICA

Oltre al racconto dell’inserviente
medico tunisino, c’è un secondo affidavit riguardante gli eventi
di Spandau del 17 Agosto 1987. Mia moglie lo portò dal Sudafrica
dove aveva incontrato un avvocato sudafricano che aveva dei contatti
con i servizi segreti occidentali. Riuscii a convincere questa
persona a formulare la sua testimonianza sotto forma di affidavit
preparata per un esperto. Datato 22 Febbraio 1988, questo affidavit
dice:

Mi sono state fatte domande
circa i dettagli della morte dell’ex Ministro del Reich Rudolf
Hess. Il Ministro del Reich Rudolf Hess fu assassinato su ordine del
Ministero degli Interni Britannico. L’omicidio fu commesso da due
membri del SAS Britannico (22° Reggimento SAS, Centro Addestramento
SAS Bradbury Lines, Hereford, Inghilterra). L’unità militare del
SAS (Special Air Service) è subordinato al Ministero degli Interni
Britannico e non al Ministero della Difesa. La pianificazione
dell’omicidio e la sua conduzione furono effettuate dal MI-5.
L’azione da servizio segreto, il cui scopo era di assassinare il
Ministro del Reich Rudolf Hess, fu pianificata così frettolosamente
che non le fu dato nemmeno un nome in codice, il che non è cosa
abituale.

Altri servizi segreti al corrente
del piano erano quelli americani, quello francese e quello
israeliano. Nemmeno il KGB e il GRU sovietici, ne tantomeno i servizi
segreti tedeschi ne erano stati informati.

L’assassinio del Ministro del
Reich Rudolf Reich era diventato necessario perché il governo
dell’URSS intendeva rilasciare il prigioniero nel Luglio del 1987
(in relazione alla visita a Mosca del Presidente tedesco von
Weiszaecker), ma il Presidente von Weiszaecker riuscì a negoziare
una proroga con il capo del governo sovietico Gorbachev fino a
Novembre 1987, il periodo del ciclo di guardia di competenza
sovietica.

I due uomini del SAS erano già alla
prigione di Spandau la notte tra sabato e domenica (15-16 Agosto
1987). La CIA americana diede il suo assenso all’omicidio al Lunedì
(17 Agosto 1987).

Durante la passeggiata pomeridiana
di Hess, i due appartenenti al SAS se ne stavano nel chiosco del
giardino della prigione in attesa del prigioniero e tentarono di
strangolarlo con un cavo lungo 4 piedi e mezzo (circa 1 metro e 40
cm.). Dopodichè inscenarono un “suicidio per impiccagione”. Ma
siccome Rudolf Hess fece resistenza e gridò aiuto che mise in
allarme almeno una guardia americana, il tentativo alla vita del
prigioniero fu interrotto e fu chiamata un ambulanza per andare
all’Ospedale Militare Britannico. Rudolf Hess, privo di coscienza,
fu portato in quell’ospedale con l’ambulanza.

Mi fu data la suddetta informazione
personalmente e verbalmente da un ufficiale dei servizi israeliani
Martedì 18 Agosto 1987 verso le 8 del mattino, ora del Sudafrica.
Conoscevo ufficialmente e personalmente questo membro dei servizi
israeliani da quattro anni. Ho apprezzato molto la sua sincerità e
onestà e non ho alcun dubbio sulla veridicità dell’informazione.
Anche la natura assolutamente confidenziale di questa conversazione
con il sottoscritto è fuori dubbio.

Oltre al rapporto autoptico
fuorviante del Dr. Cameron, gli stessi inglesi fornirono l’indizio
più decisivo per risolvere la misteriosa morte avvenuta nel chiosco
del giardino della prigione di Spandau.

BIGLIETTO DI SUICIDIO?

Come già menzionato, il 17 Agosto 1987
mi fu detto soltanto che mio padre era morto. Fu solo il giorno dopo
che appresi che si era presumibilmente suicidato. Come reazioni ai
dubbi che espressi subito pubblicamente circa il suo presunto
suicidio, gli Alleati furono indotti a scoprire, il 19 Agosto 1987,
una “prova” apparentemente inconfutabile del suicidio. Questo è
il così detto “biglietto di suicidio”. Si tratta di una lettera
scritta a mano, senza data, sul retro di un’ultima lettera di
famiglia a Rudolf Hess, datata 20 Luglio 1987. Il testo del presunto
“biglietto di suicidio” era il seguente:

Per favore ai responsabili di
questo luogo. Scritto alcuni minuti prima della mia morte. Miei
amati, vi ringrazio per tutte le cose che avete fatto per me. Dite a
Freiburg che mi dispiace di aver dovuto agire in questo modo come se
non la conoscessi, sin dal processo di Norimberga. Non avevo scelta,
altrimenti ogni tentativo di riavere la libertà sarebbe stato vano.
Non vedevo l’ora di rivederla. Ho avuto le sue fotografie così
come le vostre. Il vostro caro “.

Wolf Rudiger Hess solo con suo padre
per la prima volta dal 1941.

Questa lettera fu consegnata alla
famiglia più di un mese dopo la sua morte. Ci fu detto che doveva
essere prima esaminata in un laboratorio inglese.

Mentre sembrava la scrittura di mio
padre (sebbene molto distorta, come lo era ogni volta che soffriva di
un rialzo emotivo, problemi di salute e anche durante cure mediche),
questo “biglietto” non rispecchiava il modo di pensare di Rudolf
Hess nel 1987. Anzi, rispecchiava il suo modo di pensare di venti
anni prima. Il contenuto riguarda principalmente “Freiburg”, la
sua segretaria privata di un tempo, di cui si era preoccupato nel
1969 quando ebbe un ulcera duodenale perforata e rischiò la morte.
Inoltre riportava la firma “il vostro caro” che non usava
da 20 anni.

C’è un altro indizio nel testo della
lettera che indica la sua data. La frase “ho avuto le sue
fotografie così
come le vostre”, avrebbe avuto un senso
solo durante il periodo prima del Natale 1969, perché fino a quel
Natale non ricevette nient’altro che fotografie di “Freiburg” e
nostre. A partire dal Natale 1969 ricevette visite da membri della
famiglia e ricevette altre fotografie di “Freiburg” la quale non
aveva il permesso di fargli visita. Considerando il modo preciso in
cui mi padre si era espresso, questa frase può essere solamente
stata scritta prima del 24 Dicembre 1969. Scritta nell’Agosto del
1987, questa frase non ha alcun senso.

Infine le parole di apertura di questa
breve lettera: “scritto alcuni minuti prima della mia morte
non può corrispondere al suo esatto modo di esprimersi. Se avesse
veramente scritto questa lettera prima di un suicidio pianificato,
avrebbe sicuramente scelto una frase che specificava il suicidio,
come ad esempio: “ poco prima del mio ritiro volontario dalla
vita”
o qualcosa del genere, ma non l’ambigua parola “morte”
che lascia aperto ogni possibile metodo di morte.

Noi, membri della sua famiglia che
conoscevamo non solo la scrittura di mio padre ma lo scrittore stesso
e che conoscevamo profondamente le sue preoccupazioni durante i suoi
ultimi anni, sappiamo che questo presunto “biglietto di suicidio”
è una truffa così rozza quanto cattiva.

Possiamo ora dire che una “lettera di
addio” scritta da mio padre circa venti anni prima in attesa della
sua morte, e che non fu allora consegnata alla sua famiglia, è
stata usata per allestire questa falsificazione. A questo scopo il
testo fu trasferito con qualche moderno sistema sul retro di una
nostra lettera che mio padre aveva ricevuto di recente. Il rimbro di
censura “Prigione Alleata di Spandau” che normalmente appariva,
senza eccezione, su ogni corrispondenza in arrivo per oltre 40 anni,
era visibilmente assente dalla nostra lettera speditagli il 20 Luglio
1987. Inoltre il presunto biglietto di suicidio non recava alcuna
data, il che era contrario alla pratica di routine di mio padre di
mettere la data sempre a qualsiasi cosa lui scrivesse. La data
originale era stata ovviamente omessa.

OMICIDIO, NON SUICIDIO

Sulla base del rapporto autoptico del
Prof. Spann, gli affidavit dell’inserviente medico tunisino e
dell’avvocato sudafricano, nonché la presunta “lettera di
suicidio”, posso solo concludere che la morte di Rudolf Hess, il
pomeriggio del 17 Agosto 1987, non fu un suicidio ma un omicidio.

Sebbene le autorità americane erano di
turno presso la Prigione Militare Alleata di Berlino-Spandau
nell’Agosto del 1987, è degno di nota il fatto che cittadini
britannici abbiano avuto un ruolo così importante nell’atto finale
del dramma di Hess. Il direttore americano, Sig. Keane, ebbe il
permesso dagli inglesi solamente per chiamarmi ed informarmi della
morte di mio padre. Dopo di che il suo unico dovere era quello di
tenere la bocca chiusa.

Riassumendo:

– I due uomini che l’inserviente
tunisino Melaouhi vide in uniforme americana, e che molto
probabilmente erano gli assassini di Rudolf Hess, appartenevano al
reggimento SAS britannico.

– La morte fu dichiarata dall’Ospedale
Militare Britannico nel quale mio padre fu trasportato in un
ambulanza inglese.

– Il certificato di morte è firmato
soltanto da personale militare britannico

– L’autopsia fu eseguita da un
patologo inglese.

– Il direttore inglese del carcere, Mr.
Antony Le Tissier, ha assistito personalmente alla distruzione di
tutte le prove rivelatrici, come il cavo elettrico, il chiosco del
giardino ecc.

– I funzionari del SIB (Special
Investigation Branch) che investigarono sulla morte, erano tutti
cittadini britannici ed erano capitanati da un maggiore britannico.

– Il presunto “biglietto di suicidio”
fu apparentemente trovato due giorni dopo nella tasca della giacca di
Hess da un ufficiale britannico e venne esaminato in un laboratorio
britannico.

– Il Sig. Allan Green, il Dirigente
inglese del Pubblico Ministero, fermò un inchiesta sulla morte di
mio padre iniziata da Scotland Yard, la quale aveva suggerito “un
inchiesta per omicidio a tutto raggio” dopo che dei funzionari
avevano rilevato molte incongruenze.

Rudolf Hess non si è suicidato il 17
Agosto 1987 come sostiene il governo britannico. Il peso delle prove
indica invece che funzionari britannici, agendo su ordini superiore,
assassinarono mio padre.

UN CRIMINE CONTRO LA VERITA’

Lo stesso governo che tentò di farlo
diventare un capro espiatorio per i suoi crimini e che per quasi
mezzo secolo tentò fermamente di occultare la verità sulla vicenda
Hess, alla fine non si è fatto scrupolo a ucciderlo per metterlo a
tacere. L’omicidio di mio padre non fu soltanto un crimine contro
un uomo vecchio e fragile, ma anche un crimine contro la verità
storica. Fu l’atto finale logico di una cospirazione ufficiale
inglese che iniziò nel 1941, agli albori della vicenda Hess.

Ma posso assicurare a loro, e a voi,
che questa cospirazione non andrà a buon fine. L’omicidio di mio
padre non chiuderà per sempre, come sperano, il caso Hess.

Sono convinto che la storia e la
giustizia assolveranno mio padre. Il suo coraggio nel rischiare la
propria vita per la pace, la lunga ingiustizia sofferta e il suo
martirio, non verranno dimenticati. Egli sarà vendicato e le sue
ultime parole al processo di Norimberga “ non mi pento di niente
“,
echeggeranno per sempre.

Traduzione a cura di: Gian Franco
SPOTTI
2 Comments
  1. Grazie per questo articolo.

    Rispondi
    • Anonimo
    • 2 Aprile 2013

    E' una storia terribile che fa capire come alcuni siano in grado di fare gli assassini per mandato governativo (gli agenti Sas) senza alcuna remora.
    Fa capire anche come le azioni inglesi siano state le più vergognose e siano state coperte sempre dai governi Usa. Poi si chiedono perchè il mondo islamico abbia questo odio feroce contro gli angloamericani. La risposta inglese è di islamizzare la nazione, le scuole, le leggi (la Sharia permessa nella legislazione inglese)per tenersi buono l'islam. Una risposta senza nessuna dignità, così come mostra la storia di Hess.

    Rispondi

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