Il mito di Sobibor e il caso Demjanjuk

ILCAMPO DELLA MORTEDI SOBIBOR NEL CONTESTO DEL CASO DEMJANJUK

Di Paul Grubach (2009)[1]

Il 14 Aprile, John Demjanjuk è stato quasi deportato in Germania per essere processato per presunti crimini di guerra. All’ultimo minuto, una decisione della Corte d’Appello del 6° Circuito degli Stati Uniti ha bloccato questa richiesta tedesca di estradizione, e l’ottantanovenne immigrato ucraino è ritornato a casa [Nota del traduttore: purtroppo la Corte Suprema ha respinto giovedì 7 Maggio il ricorso dei legali di Demjanjuk autorizzando la sua deportazione in Germania (http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/topnews/news/2009-05-07_107371406.html) ] .

Le autorità tedesche affermano che Demjanjuk accompagnava gli ebrei dai vagoni ferroviari alle “camere a gas” del campo di concentramento di Sobibor. Alla luce di quest’accusa, vorrei esaminare brevemente le cosiddette prove dell’esistenza delle “camere a gas omicide” di Sobibor.

Lo storico dell’Olocausto Robert Jan van Pelt ha ammesso che le prove dello sterminio degli ebrei a Treblinka, Sobibor e Belzec – dove ne vennero presuntamente uccisi milioni – è molto scarsa. Riferendosi a questi tre campi, ha scritto: “Vi sono pochi testimoni oculari, nessuna confessione paragonabile a quella fornita da Höss [il comandante di Auschwitz], nessuna rovina significativa, e poche fonti di archivio”.[2] In altre parole, il solo sostegno alla storia tradizionale dello sterminio a Sobibor è la testimonianza degli ex detenuti e degli ufficiali tedeschi che vennero processati per presunti crimini di guerra.

La Commissione per l’Indagine sui Crimini Nazisti in Polonia asserì che a Sobibor vennero uccise 250.000 persone.[3] Un’eminente autorità dell’Olocausto, il defunto Raul Hilberg, arrivò a fare del “negazionismo”: egli negò che a Sobibor erano state uccise 250.000 persone. Ridusse questa cifra del 20%, poiché affermò che a Sobibor vennero uccise fino a 200.000 persone.[4]

Gli archeologi polacchi che hanno esaminato il sito del campo trovano “molto difficile immaginare come abbia potuto aver luogo qui l’uccisione di 250.000 persone”.[5] Questa dichiarazione è poi scomparsa dal loro sito web.[6]

Allo stesso modo, il sopravvissuto di Sobibor Moshe Bahir narrò che nel Febbraio del 1943 i tedeschi festeggiarono lo sterminio del primo milione di ebrei.[7] Ripeto: gli scienziati polacchi non riescono a immaginare come 250.000 persone potessero venire sterminate a Sobibor, e lo storico dell’Olocausto Hilberg ha ridotto il numero dei presunti sterminati a 200.000. Eppure, il “testimone preciso” Bahir afferma che in quel campo ne vennero uccisi un numero quattro volte superiore a 250.000! La testimonianza di Bahir è di tale “qualità” che gli fece guadagnare l’onore di testimoniare nel 1965 al Processo Sobibor di Hagen, in Germania Ovest.[8]

Lo storico dell’Olocausto Leon Poliakov affermò che c’erano lì cinque camere a gas, di cinquanta metri quadrati ognuna, costruite per contenere circa 2.000 persone. Ogni camera veniva riempita con 400 vittime.[9]

Nello stesso libro, la storica dell’Olocausto Miriam Novitch contraddice Poliakov sulle dimensioni e sulla capienza delle “camere a gas”. Ella afferma che le tre camere a gas “originali” erano di dieci metri quadrati e potevano contenere 50 persone. In seguito vennero costruite delle nuove camere a gas, e cioè cinque, e ognuna misurava metri 4×12 (48 metri quadrati) potendo contenere da 70 a 80 persone.[10]

Tutto questo è contraddetto da un altro “esperto” del campo di Sobibor, Yitzhak Arad. Egli ha sostenuto che originariamente c’erano tre camere a gas, ognuna di metri 4×4, capaci di contenere circa 200 persone.[11] Arad afferma che nell’autunno del 1942 i tedeschi aggiunsero tre nuove camere a gas, per un totale di sei camere a gas. Esse erano delle stesse dimensioni delle vecchie, di metri 4×4 (sedici metri quadrati).[12]

Ora, elenchiamo le contraddizioni. Poliakov dice che ognuna delle cinque camere a gas erano di cinquanta metri quadrati, con una capienza di 400 vittime. Arad dice che all’inizio c’erano tre camere a gas. Poi, vennero aggiunte tre nuove camere a gas per un totale di sei. Ogni camera era di sedici metri quadrati con una capienza di circa 200 vittime. Ma Novitch afferma che le camere a gas “originali” erano di dieci metri quadrati e potevano contenere 50 vittime. In seguito le cinque nuove camere a gas erano di quarantotto metri quadrati e potevano contenere da 70 a 80 vittime. Queste non sono discrepanze secondarie. In ogni indagine per omicidio la natura dell’arma del delitto è di primaria importanza.

Le contraddizioni della storia ufficiale non si fermano qui. L’eminente storico dell’Olocausto, il defunto Raul Hilberg, affermò che era un motore diesel a fornire il gas tossico alle “camere a gas”.[13] Quest’affermazione è contraddetta da Arad, che cita la testimonianza di un ufficiale tedesco che venne processato per presunti crimini di guerra commessi a Sobibor. Egli “identificò” il motore che forniva il gas tossico come un motore a benzene.[14]

L’ex detenuto di Sobibor Jacob Biskubicz, insinua che il gas tossico utilizzato nelle camere a gas era il cloro, perché dichiarò: “Non potevo credere alla realtà del campo n°3 [dove avvennero le presunte gasazioni]. Un giorno, stavo spingendo una carriola carica di cloro e, ansioso di conoscere quello che succedeva nel campo, oltrepassai il limite. Venni quasi ucciso”.[15]

La testimone oculare di Sobibor Hella Fellenbaum-Weiss raccontò la storia di come gli ebrei nel loro tragitto verso Sobibor venissero gasati con il cloro. Ecco qui il suo racconto: “L’arrivo di un altro convoglio mi angosciò allo stesso modo. Si pensava che provenisse da Lvov, ma nessuno lo sapeva con certezza. I prigionieri singhiozzavano e ci fecero un racconto spaventoso: durante il viaggio erano stati gasati con il cloro ma qualcuno era sopravvissuto. I corpi dei morti erano verdi e la loro pelle si staccava”.[16]

Anche il sopravvissuto di Sobibor Moshe Bahir suggerisce che il gas utilizzato nelle “camere a gas” di Sobibor era il cloro. Egli raccontò: “Ricordo l’incidente che accadde a un gruppo di nostri compagni: un giorno a molti di loro venne ordinato di far rotolare dei barili di cloro verso il campo della morte [il Lager 3]. Essi uscirono in gran fretta, spronati dalle botte dei loro guardiani, e quando arrivarono con i barili al limite del Lager 3 il cancello si aprì e gli ebrei che lavoravano nei crematori gli si fecero incontro per prendere il cloro. Gli uomini del nostro campo erano pronti a tornare ma improvvisamente apparve l’Oberscharführer Bolander e ordinò che quelli che avevano trasportato i barili si unissero a quelli che li avevano incontrati nel Lager 3. Non li vedemmo più”.[17]

Così, una volta di più, abbiamo qui un altro problema. La versione ufficiale, proveniente da Raul Hilberg, asserisce che a fornire il gas tossico utilizzato per commettere lo sterminio era un motore diesel. Ma l’esperto dell’Olocausto Arad cita la testimonianza di un ufficiale tedesco che affermò che venne utilizzato un motore a benzene. Tuttavia, un altro “testimone oculare” di Sobibor dice che l’arma del delitto era il cloro, non gli scarici di motori diesel o a benzene. La storia relativa al cloro è stata tranquillamente abbandonata e adesso la “verità ufficiale” è quella degli “scarichi del motore”. Ma i tedeschi utilizzarono un motore diesel o a benzene?

A questo punto il credente intransigente nelle camere a gas di Sobibor dovrebbe porsi questa domanda: Se la storia degli ebrei gasati a Sobibor con il cloro è falsa, non è parimenti possibile che sia falsa anche la storia degli ebrei gasati con qualche tipo di scarico da motore?

La domanda logica successiva è: come venivano rimossi i corpi dalle “camere a gas”?Lo storico Arad dice che le vittime entravano da una porta e i loro cadaveri venivano estratti dall’altra.[18]

Questo è contraddetto dal “testimone preciso” Moshe Bahir. Egli affermò che dopo la conclusione di una gasazione, quando tutte le vittime erano morte, il “tecnico della camera gas” Bauer apriva le “botole” sul pavimento della camera a gas (il “capanno”) e i corpi cadevano nei vagoni posizionati sotto. Secondo le sue parole, “Al suo ordine [di Bauer] il meccanismo che apriva il pavimento del “capanno” veniva attivato, e i cadaveri cadevano in piccoli carretti che all’inizio li portavano nelle fosse comuni e poi, quando il tempo divenne scarso, nei forni crematori”.[19]

Secondo Arad, quando nell’autunno del 1942 vennero aggiunte tre nuove camere a gas, avevano le stesse dimensioni di quelle “vecchie”: di metri 4×4. Egli non ha menzionato nessuna “botola” attraverso la quale i corpi cadevano in carretti posizionati sotto”.[20]

Consideriamo adesso il passaggio logico successivo: come venivano trasferiti i cadaveri dalle camere a gas alle fosse comuni, dove venivano presuntamente bruciati? Secondo l’esperto di Sobibor Arad, in un primo tempo i corpi venivano messi in carretti, che venivano trascinati da cavalli o spinti dai prigionieri. In seguito, questo sistema inefficiente venne sostituito da uno stretto carrello ferroviario che correva verso le fosse comuni.[21]

Tuttavia, anche qui, la testimonianza di Bahir differisce sostanzialmente dalla versione presentata dall’esperto dell’Olocausto Arad. Verso la fine del Luglio del 1942, i tedeschi installarono delle gigantesche gru per trasportare i corpi dalle “camere a gas” in un crematorio. Secondo Bahir, “Dopo pochi giorni, vennero portate al campo due gru gigantesche, messe vicino alle camere a gas. Queste gru lavoravano incessantemente, per tre turni al giorno, portando i corpi fuori dalle camere a gas nei nuovi crematori che erano stati costruiti nelle vicinanze”.[22]

Qui esprimo la mia obiezione più importante. Se il credente intransigente nella storia ortodossa dello “sterminio” di Sobibor consultasse semplicemente delle fonti accademiche riconosciute, anche lui troverebbe abbastanza prove per essere molto scettico sulle “camere a gas” di Sobibor. Le contraddizioni e le falsità che ho qui enumerato sono esattamente quelle che ci si deve aspettare da un mito storiografico.

Il lettore dovrebbe tenere presente tutto ciò, nel caso di un eventuale futuro processo contro John Demjanjuk per il crimine di “aver condotto gli ebrei nelle camere a gas”. In realtà, come ho mostrato altrove, questa è precisamente la ragione segreta dell’ulteriore perseguimento dello sventurato Demjanjuk. I promotori della mitologia dell’Olocausto vogliono usare un processo-show per combattere la crescita fenomenale del “negazionismo dell’Olocausto”.[23]

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.codoh.com/viewpoints/vppgsobibor.html
[2] Robert Jan van Pelt, The Case for Auschwitz: Evidence from the Irving Trial [La tesi di Auschwitz: prove dal processo Irving], Indiana University Press, 2002, p. 5.
[3] Miriam Novitch (editore), Sobibor: Martyrdom and Revolt [Sobibor: martirio e rivolta], Holocaust Library, 1980, p. 33.
[4] Raul Hilberg, The Destruction of the European Jews: Student Edition [La distruzione degli ebrei europei: edizione scolastica], Holmes & Meier, 1985, p. 338.
[5] Thomas Dalton, Debating the Holocaust: A New Look at Both Sides [Discutere dell’Olocausto: un nuovo esame di entrambe le parti in causa], Theses & Dissertation Press, p. 119.
[6] Vedi: http://www.undersobibor.org/
[7] Novitch, p. 156.
[8] Ivi, p. 152.
[9] Ivi, p. 12.
[10] Ivi, pp. 24-26.
[11] Yitzhak Arad, Belzec, Sobibor, Treblinka: The Operation Reinhard Death Camps [Belzec, Sobibor, Treblinka: I campi della morte dell’Operazione Reinhard], Indiana University Press, 1987, p. 31.
[12] Ivi, p. 123.
[13] Raul Hilberg, p. 229.
[14] Arad, p. 31.
[15] Novitch, p. 121.
[16] Ivi, p. 50.
[17] Ivi, p. 148.
[18] Arad, p. 31.
[19] Novitch, p. 147.
[20] Arad, p. 123.
[21] Ivi, pp. 32, 123-124.
[22] Novitch, p. 155.
[23] Vedi: Paul Grubach, “Hunting Demjanjuk: Injustice, Double Standards, and Ulterior Agendas” [Andare a caccia di Demjanjuk: ingiustizie, doppi pesi e scopi segreti]. In rete: http://www.codoh.com/revisionist/tr08demjanjuk.html

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