Gian Pio Mattogno: Nittel Nacht. Natale cristiano e contro-natale giudaico

Gian Pio Mattogno 

NITTEL NACHT.

NATALE CRISTIANO E CONTRO-NATALE GIUDAICO

 

L’odio giudaico contro il cristianesimo si è manifestato lungo i secoli in tempi e modi diversi, ma sempre con la medesima sostanziale asprezza, a partire dagli insulti e blasfemie contro Gesù e Maria contenuti nel Talmud e nell’infame libercolo Toledoth Yeshu.

(Cfr. Gesù di Nazareth e i cristiani nella letteratura rabbinica antica (Talmud, Tosefta, Midrash). Repertorio delle fonti, Effepi, Genova, 2018, nonché gli scritti sull’argomento in: andreacarancini.it).

Ancora oggi sul sito di JAGH-USA (Jews and Hasidic Gentiles – United to Stop Amalek) – il più potente e agguerrito movimento noachide a livello internazionale, che si richiama esplicitamente a Chabad e agli insegnamenti del rabbino Menachem Mendel Schneerson – possiamo leggere che il Talmud enumera alcuni dei «peccati» di Gesù di Nazareth:

«(1) Lui e i suoi discepoli praticarono la stregoneria e la magia nera, trascinarono gli ebrei verso l’idolatria e furono sponsorizzati da potenze gentili allo scopo di sovvertire il culto ebraico (Sanhedrin 43a).

«(2) Era sessualmente immorale, adorava statue di pietra (è menzionato un mattone), fu allontanato dal popolo ebraico a causa della sua malvagità e rifiutò di pentirsi (Sanhedrin 107b; Sota 47a).

«(3) Apprese la stregoneria in Egitto e, per compiere miracoli, impiegò procedure che prevedevano il taglio della carne [tatuaggi], ciò che è altresì esplicitamente proibito dalla Bibbia (Shabbos 104b)».

Ed ancora, con fare minaccioso:

«Il messaggio falso e ribelle di Gesù è stato completamente respinto dalla stragrande maggioranza del popolo ebraico, come Dio aveva comandato. Purtroppo, però, questo messaggio ha portato una orribile oscurità sul mondo. Oggi un miliardo e mezzo di gentili credono in Gesù. Queste anime perse pensano erroneamente di aver trovato la salvezza in Gesù. Tragicamente, stanno per subire un brusco risveglio» (Who Was Jesus?, noahide.com).

Da anni JAGH-USA è impegnato in una campagna per abolire la celebrazione del Natale da parte dei gentili, e ciò perché, come scrive il rabbino Schneerson, secondo la tradizione ortodossa giudaica i cristiani sono idolatri, «are idol worshippers» (Likkutei Sichos, 37:198).

A maggior ragione, in quanto, come insegna Maimonide (Mishneh Torah, Hilchos Melachim 10:9), «un gentile … è passibile della pena capitale … se ha inventato una festività religiosa per sé stesso» (Campaign to abolish X-mas celebration by gentiles, noahide.com).

In questo stesso sito revisionista tempo fa è stata ricordata la cosiddetta Nittel Nacht, una sorta di contro-celebrazione della vigilia di Natale da parte degli ebrei in odio e derisione alla nascita del Cristo, che cade sempre, ogni anno, in corrispondenza della vigilia del Natale cristiano (Nitel Night: la vigilia di Natale nel giudaismo hasidico, andreacarancini.it).

Un recente scritto di uno studioso ebreo, Shai Alleson-Gerberg, del Dipartimento di storia ebraica presso la John Hopkins University, a cui si rimanda per tutti i riferimenti bibliografici, ci guiderà fra le pieghe di questa esemplare liturgia ebraica anticristiana, che si affianca idealmente alla liturgia ebraica anticristiana di Pesach (Pasqua).

(Nittel Nacht: An Inverted Christmas with Toledot Yeshu, thetorah.com. Il sottotitolo suona: Come gli ebrei risposero alla celebrazione della nascita di Gesù creando una versione cinica della vigilia di Natale e deridendola. ‒ Sulla liturgia ebraica di Pesach cfr. L’odio rabbinico-talmudico contro il non-ebreo nella liturgia di Pesach, andreacarancini.it).

Nelle fonti ebraiche la vigilia di Natale è conosciuta come Nittel Nacht.

Nacht in tedesco significa notte. Il termine yiddish nittel deriva invece probabilmente dal latino Natale Domini (Natività del Signore). Tuttavia, scritto in ebraico, «assume una nuova sfumatura di significato, diventando un nome dispregiativo per indicare la festa cristiana: la notte della nascita dell’impiccato (Nittel talui) o, secondo un’altra etimologia popolare, la notte in cui fu tolta la vita a Gesù (leil netilato min ha-‘olam)».

Le prime informazioni su ciò che il pio giudeo fa in questa notte provengono dagli scritti di ebrei convertiti al cristianesimo.

Uno di essi, Ernest Ferdinand Hess, scrisse nel suo libro Juden Geissel (Il flagello degli ebrei, 1589) che durante la vigilia di Natale, mentre i cristiani si riuniscono nelle chiese per rendere lode al Cristo, gli ebrei si riuniscono nelle loro case e, nel momento stesso in cui si cominciano a sentire i rintocchi delle campane delle chiese, annunciano che proprio in quell’ora il bastardo (mamzer), cioè Gesù, sta strisciando attraverso tutte le latrine.

Una descrizione simile era apparsa circa mezzo secolo prima negli scritti di Johannes Pfefferkorn e, qualche decennio dopo, in quelli di Julius Conrad Otto e Samuel Friedrich Brentz.

Tutti e tre affermano che la vigilia di Natale gli ebrei erano soliti leggere e raccontare pubblicamente la storia di Gesù quale era narrata nelle Toledoth Yeshu (Storie di Gesù), note anche come Ma’aseh Toleh (Il racconto dell’impiccato).

Sebbene le fonti degli ebrei convertiti al cristianesimo debbano essere utilizzate con cautela, «l’affermazione secondo cui le Toledoth Yeshu venivano lette nelle case ebraiche durante le feste cristiane, inclusa soprattutto la vigilia del Natale, merita di essere presa sul serio».

L’autore scrive che questo racconto popolare anonimo, esistente in varie versioni, e noto agli scrittori cristiani sin dal IX secolo, «is generally categorized by them as blasphemia», una satira pungente e blasfema dei Vangeli e della vita di Gesù

Ma perché rimarcare che questo infame libercolo viene considerato blasfemo «by them», cioè dagli scrittori cristiani? Il libercolo è un testo blasfemo anticristiano, punto e basta.

Ora Limor, docente di storia medievale presso il Dipartimento di storia della Open University di Israele, osserva che le Toledoth Yeshu possono essere facilmente interpretate come una composizione rozza e volgare, il cui scopo è di offrire una satira tagliente contro le “assurde credenze” della religione dominante.

(Cfr. Joseph Klausner e le Toledoth Yeshu, andreacarancini.it).

In contrapposizione alla storia canonica del Nuovo Testamento le varie versioni delle Toledoth Yeshu sostengono che Gesù nacque da una relazione adulterina, illegittima e impura, rubò il Nome Ineffabile di Dio dal Tempio e ne fece un uso improprio, fino a che non fu catturato e condannato a morte come bestemmiatore (megadef).

Sebbene le Toledoth Yeshu non dicano nulla circa il ritorno di Gesù la vigilia di Natale e circa il suo strisciare fra le latrine, l’autore si dice convinto che questa componente fondamentale di Nittel Nacht si basi sulla tradizione talmudica, secondo cui Gesù fu punito fra gli escrementi bollenti (Gittin 57a), seguendo «in modo del tutto naturale la trama delle Toledoth Yeshu».

La tradizione secondo la quale Gesù, nato bastardo (Hurenkind), sarebbe stato contaminato, indica una affinità sostanziale tra Nittel Nacht e Toledoth Yeshu, al punto che Nittel Nacht «potrebbe essere considerata un’espressione rituale-teatrale della narrazione incarnata nel tempo liturgico».

I pii giudei raccontano ai loro bambini che la vigilia di Natale Gesù ritorna e si intrufola fra le latrine.

In passato questa immagine era per loro così spaventosa che, come rivelano i convertiti prima citati, i bambini facevano pipì lontano dalle latrine per timore che “Gesù l’impiccato (talui)” si comportasse lì in modo sporco e perché, dicevano i genitori, avrebbe potuto trascinarli dentro.

La versione Huldreich delle Toledoth Yeshu afferma che Giuda Iscariota seppellì il corpo di Gesù “in una cantina con vasi da notte ed escrementi”, per osservare il detto talmudico relativo a Gesù: “Chiunque deride le parole dei Saggi viene punito fra gli escrementi bollenti”.

Altre tradizioni delle Toledoth narrano che Gesù cadde in una latrina al termine di una lotta aerea con Giuda Iscariota, dalla quale fu tirato fuori per i capelli e divenne calvo, e che Dio fece cadere Gesù dal cielo e una folla di giudei lo trascinò attraverso tutte le latrine, dove fu contaminato con escrementi e lasciato marcire lì.

Nel manoscritto di Strasburgo, Giuda Iscariota e Gesù ingaggiano un duello aereo, al termine del quale Giuda urina su Gesù, contaminandolo, e cade a terra assieme a lui. “Ed è per questo incidente – riporta il manoscritto – che piangono nella loro notte (bokhim da-lail shelahem)”.

Questo brano, scrive, si conclude con l’etimologia distorta del termine tedesco per vigilia di Natale, Weihnachten (lett. Notte Santa), scambiando la santità col pianto. Veynakht, notte di dolore, era il termine yiddish per indicare comunemente il Natale.

Sebbene qui non sia menzionata la caduta di Gesù in una latrina, il fatto che Giuda lo abbia sporcato con l’urina «fornisce un quadro inequivocabile: la punizione di Gesù fra gli escrementi si riflette nella Vigilia di Natale».

Ciò è confermato dalle versioni slave, le quali descrivono invece Giuda e Gesù che lottano e cadono entrambi in una latrina.

«Il lancio, la sepoltura e la punizione di Gesù fra gli escrementi – conclude l’autore – e analogamente la trasformazione della fogna domestica nella sua dimora temporanea per una notte all’anno, sono espressioni grottesche e volgari di disprezzo del cristianesimo. L’umiliante sconfitta di Gesù da parte di Giuda deride l’ascensione quaranta giorni dopo la sua resurrezione dai morti e simboleggia un movimento inverso dalle altezze dei cieli agli abissi della terra. Quando finalmente risorge, è solo per strisciare di nuovo fra le latrine».

La tradizione delle Toledoth Yeshu trasformò la liturgia cristiana in una «versione invertita della Vigilia di Natale», nella quale il pio giudeo mangiava aglio (probabilmente per tenere lontano Gesù), giocava a carte, derideva il Messia cristiano, e si asteneva dallo studio della Torah.

All’odio anticristiano è legata anche quest’ultima usanza di astenersi dallo studio della Torah la vigilia di Natale.

«Proprio nell’ora in cui i cristiani si riunivano per glorificare il loro Dio e Salvatore, anche gli ebrei interrompevano il loro normale corso del tempo (…) Come ha dimostrato Marc Shapiro, gli ebrei credevano che studiare la Torah avrebbe assolto Gesù dalla punizione di quella notte e gli avrebbe restituito vitalità».

Così, mentre in questo disgraziato paese la Sinagoga, per il tramite dei suoi Shabbath Goyim di complemento, si accinge a preparare gli ennesimi provvedimenti contro l’“incitamento all’odio”, in realtà al solo scopo di silenziare ogni voce di dissenso a colpi di magistratura, il pio giudeo vive serenamente e “festeggia” a modo suo, al riparo delle quattro mura e nel silenzio assordante della Chiesa, la sua bella Nittel Nacht,  nutrendosi liturgicamente di odio kosher anticristiano.

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