La partecipazione dell’Unione Europea alla nuova guerra fredda contro la Russia

LA PARTECIPAZIONE DELL’UNIONE EUROPEA ALLA NUOVA GUERRA FREDDA CONTRO LA RUSSIA[1]

Una conversazione con la parlamentare europea Clare Daly

Di Clare Daly e Leon Tressell, 3 marzo 2021

L’Unione Europea affronta molte sfide mentre procede nel 2021. I 27 stati membri lottano con crisi simultanee economiche e sanitarie a causa della pandemia da COVID-19. Nel frattempo, la UE che è il più grande blocco commerciale del mondo cerca di espandere il suo potere geopolitico ed economico con un accordo commerciale con la Cina che è stato firmato nel dicembre 2020.

Essa affronta numerosi problemi mentre lotta per emergere dalla recessione economica e dal concomitante aumento dell’ineguaglianza nella ricchezza che ha visto un enorme trasferimento di ricchezza alle elite europee. La UE ha scelto di aggravare i suoi molti problemi diventando una partecipante entusiasta alla nuova Guerra Fredda contro la Russia iniziata dall’imperialismo americano.

Clare Daly, che rappresenta il partito “Independents for Change” (Irlanda), fa parte del Gruppo Confederato della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica nel Parlamento Europeo. Ella ci parla delle sfide geopolitiche ed economiche che l’Unione Europea deve affrontare.

Leon Tressell: Durante l’amministrazione Obama gli Stati Uniti hanno iniziato una nuova Guerra Fredda con la Russia. Questo può essere fatto risalire agli avvenimenti del 2014 quando il colpo di stato di Euromaidan sponsorizzato dagli americani rovesciò il governo eletto di Yanukovich. In conseguenza di questi avvenimenti, un regime ultra-nazionalista prese il potere a Kiev e ciò indusse le regioni di lingua russa dell’Ucraina Orientale a secedere nella regione del Donbas. Il regime di Kiev sponsorizzato dagli Stati Uniti ha risposto a questa secessione lanciando una sedicente offensiva antiterrorista contro il popolo della regione del Donbas. Questa guerra ha ucciso oltre 10,000 civili e continua ancora oggi. Inoltre abbiamo visto la secessione della Crimea che ha votato per riunirsi alla Russia. In seguito a questi avvenimenti gli Stati Uniti e i loro alleati dell’Unione Europea hanno imposto una serie di sanzioni contro la Russia che continuano tuttora.

La nuova Guerra Fredda contro la Russia è stata attuata anche nella sfera militare con il concentramento delle forze NATO (le forze cioè degli Stati Uniti e della UE) lungo i confini occidentali della Russia e l’installazione di sistemi difensivi missilistici puntati contro la Russia in numerosi paesi dell’Est europeo.

Più recentemente, c’è stato un crescente sostegno all’interno della UE alle richieste americane che il gasdotto Nord Stream 2 venga sospeso. Lo scorso settembre, il Parlamento Europeo ha approvato con una maggioranza schiacciante una risoluzione che chiede la sospensione del gasdotto Nord Stream 2. La stessa risoluzione ha chiesto anche ulteriori sanzioni della UE contro la Russia a causa dell’incarcerazione del politico dell’opposizione Navalny da parte delle autorità russe. Tuttavia la UE rimane fragorosamente zitta sulla perdurante incarcerazione del giornalista Julian Assange che viene tenuto in isolamento in un carcere di massima sicurezza nel Regno Unito. Come spieghi la crescente ostilità della UE verso la Russia e quali pericoli questa pone per la pace nel continente europeo?

Clare Daly: ad essere onesta, non sono sicura che la crisi ucraina segni la ripresa delle politiche della Guerra Fredda – la proclamazione della fine della Guerra Fredda fu qualcosa di teatrale, ma nel corso degli anni ’90, durante la presidenza Clinton e negli anni di George W. Bush abbiamo avuto voci significative da entrambe le parti della politica americana che continuavano a spingere per una prosecuzione della Guerra Fredda contro la Russia. La politica contro la Russia passò in secondo piano in favore della cosiddetta Guerra al Terrorismo, ma l’espansione della NATO continuò. Non dobbiamo dimenticare l’invasione dei sistemi difensivi missilistici americani nell’Europa Orientale, che proseguirono in questo periodo. Bush si ritirò dal Trattato anti missili balistici, cosa che fu interpretata dalla Russia come un’aggressione. Ora siamo certamente tornati al parossismo. Ciò che è differente, io penso, sono i pericoli che sono presenti in questo nuovo capitolo di rapporti con la Russia. Il defunto professor Stephen Cohen, lo espresse bene quando disse che questo [capitolo] è probabilmente più pericoloso rispetto al passato, perché non sembrano esserci regole di comportamento o linee rosse da entrambe le parti. È una situazione instabile e la retorica a Bruxelles e a Washington è sempre più sconsiderata e bellicosa. Viene intrapresa come un progetto di sicurezza nazionale per gli stati della NATO, e questo sta spingendo a massicci aumenti delle spese militari in Europa, ma sta in realtà distruggendo la sicurezza perché tratta la Russia – una potenza nucleare – come un avversario.

LT: i media mainstream nella UE, nel Regno Unito e negli Stati Uniti sono impegnati in una feroce campagna propagandistica contro la Russia per la condanna a 3 anni di prigione inflitta a Alexei Navalny, per violazioni della libertà sulla parola. I governi di tutti questi paesi hanno concordato che se Navalny non verrà rilasciato dalla Russia allora essa dovrà affrontare ulteriori sanzioni economiche. Tuttavia, il Parlamento Europeo non chiede sanzioni contro il Regno Unito per il suo imprigionamento del giornalista Julian Assange che potrebbe essere condannato a 175 anni di prigione se venisse estradato negli Stati Uniti e condannato sulla base di accuse relative all’Espionage Act del 1917.

Deve essere osservato che il Relatore Speciale sulla Tortura delle Nazioni Unite professor Nils Meltzer ha ripetutamente affermato che Julian Assange è vittima di tortura psicologica da parte dei governi degli Stati Uniti e del Regno Unito. Come spieghi l’enorme discrepanza tra la difesa di Navalny da parte della UE e il suo vergognoso silenzio sulla tortura psicologica e la carcerazione di Julian Assange?

CD: Vi sono due ragioni principali per le quali Assange è ignorato dal Parlamento Europeo. La prima è che egli ha smascherato i paesi sbagliati. Vi è un interesse nullo da parte dei gruppi più grandi presenti nel Parlamento Europeo al fatto che i governi occidentali abitualmente commettono violazioni dei diritti umani, crimini di guerra, ecc. Zero. Ogni discorso su tutto ciò è scomodo e imbarazzante per loro. Così il fatto che le pubblicazioni di Wikileaks nel 2010 fornirono massicce quantità di prove documentarie dei crimini di guerra compiuti dagli americani e dagli alleati in Afghanistan e in Iraq è la ragione principale per cui i suoi diritti umani [di Assange] non importano a questi gruppi. Egli ha imbarazzato questi gruppi di potere ed essi sono felici di vederlo punito per questo.  Tuttavia, i suoi diritti umani sarebbero una questione molto urgente se potessero essere utilizzati per attaccare avversari riconosciuti, come la Russia. Purtroppo essi non possono, così vengono ignorati. Lo stesso vale per Navalny. Alla maggior parte di questi gruppi non importa nulla dei diritti umani di Alexei Navalny. Se non potessero essere utilizzati per attaccare la Russia costoro lo lascerebbero al suo destino. Per esempio in questi ultimissimi giorni l’amministrazione Biden ha scoperto che il principe saudita Mohammed bin Salman ha personalmente approvato l’uccisione e lo scioccante smembramento del giornalista Jamal Kashoggi avvenuti nel 2018 nel consolato saudita di Istanbul. Ma gli Stati Uniti non hanno sanzionato l’Arabia Saudita e questa storia colerà molto probabilmente a picco come una pietra. Non è spendibile nell’attuale ambiente geopolitico. Per quelli di noi a cui importa la difesa dei diritti umani, la coerenza è importante. Ma all’establishment europeo attualmente non importa dei diritti umani tranne quando possono essere usati come una clava per colpire i nemici ufficiali. Nessuna analisi di come i diritti umani vengono attualmente usati e abusati nel Parlamento Europeo potrebbe giungere ad un’altra conclusione.

LT: In seguito alla crisi finanziaria del 2008 i paesi della UE hanno perseguito politiche di austerità per molti anni facendo pagare alle persone normali la crisi del capitalismo che era stata creata dall’avidità senza freni delle banche e di altre entità finanziarie. Nel frattempo, la Banca Centrale Europea ha perseguito una politica di tassi di interesse ultra bassi che hanno reso difficile alle persone normali risparmiare il denaro. La BCE ha anche stampato trilioni di euro attraverso i suoi programmi di QE[2] che continuano tuttora. Durante il 2020 la Banca Centrale Europea ha speso più di un trilione di euro per comprare obbligazioni governative/societarie. Questo programma di QE ha acquistato enormi quantità di obbligazioni governative e societarie e tuttavia sembra aver fatto poco per migliorare il tenore di vita della maggior parte dei cittadini della UE. Questa massiccia stampa di moneta ha grandemente gonfiato i prezzi di risorse come le azioni e le obbligazioni e ha ulteriormente arricchito la classe dei miliardari.

Nel frattempo, le disuguaglianze sociali ed economiche si sono allargate in tutta l’Europa. Abbiamo ora una situazione dove un braccio dello stato capitalista – i governi nazionali – emette enormi quantità di debito. Questo debito viene poi monetizzato attraverso l’acquisto da parte della BCE di queste obbligazioni. In effetti stiamo vedendo la “socializzazione” delle altezze finanziarie dominanti dell’economia a causa della grave crisi del capitalismo. Il capitalismo del libero mercato che viene reclamizzato come il solo modo di guidare la società è in effetti fallito. Quali misure economiche sono necessarie per affrontare efficacemente questa crisi organica del capitalismo?

CD: Farei un passo indietro. La situazione che tu descrivi non può essere affrontata attraverso misure puramente economiche – essa sorge a causa di una profonda mancanza di democrazia nell’Unione Europea. Il solo ente della UE eletto direttamente è il Parlamento, che non determina la configurazione della Commissione in nulla se non in modo simbolico, non ha la possibilità di dare inizio alle leggi, e non è disposto secondo le linee di governo/opposizione della maggior parte dei parlamenti nazionali. L’elettorato comprende quanta poca influenza esso abbia, e questo è dimostrato dall’affluenza molto bassa nelle sue elezioni. Le istituzioni dove il potere si trova davvero operano in modo completamento opaco, con il pubblico totalmente escluso. Nel frattempo istituzioni come la Corte di Giustizia e la BCE operano di fatto senza freni. Non vi sono contrappesi ad esse. Il dogma neoliberale viene cotto nei trattati fondativi della UE, ed è fondamentalmente al di là della portata delle riforme popolari. Ci troviamo da oltre un decennio in una crisi di legittimazione per i dogmi del libero mercato sui quali la UE è basata. La UE post-COVID sarà semplicemente l’ultima dimostrazione della bancarotta di questa ideologia. E c’è una fame, diffusa nell’opinione pubblica, per una UE più socialmente giusta ed eguale, dove la componente sociale della politica della UE diventi qualcosa di più di un mero alibi. Il punto è che non c’è modo attraverso le istituzioni per cui questa esigenza diventi realtà. Né un tale programma politico ha una speranza di essere attuato senza una profonda riforma dell’assetto istituzionale della UE.

LT: Una volta che i programmi di vaccinazione di massa siano stati pienamente messi in moto e che le economie abbiano iniziato a riaprire vi saranno senza dubbio richieste da parte di certi ambienti politici affinché i governi affrontino la questione dei loro enormi debiti. Tu pensi che la UE ritornerà a politiche di austerità? Se essa prenderà questa strada in che modo le persone normali dovranno rispondere ad un ritorno dell’economia di austerità?

CD: Ci sono già delle indicazioni che questo è quello che succederà. Quanto a quale dovrebbe essere la risposta delle persone normali, questa è una domanda più difficile. La mancanza di una reale democrazia nelle strutture della UE che si schieri contro l’uso di queste strutture per imporre l’austerità è stata il principale problema della sinistra a partire dalla crisi finanziaria del 2008. Nel lungo periodo, la noncuranza delle istituzioni della UE verso i bisogni delle persone normali continuerà ad esasperare questa crisi. Le crisi portano cambiamenti, e l’esito di una crisi può essere buono oppure cattivo per le persone normali. Per plasmare questo esito, è necessario che le persone si organizzino, per avere una visione chiara di un’alternativa e per essere sicuri di poter applicare una pressione popolare decisiva. I politici eletti sono reattivi, non proattivi, e non saranno loro a prendere l’iniziativa. È solo la pressione delle persone normali che farà in modo che essi stiano all’erta.

LT: Nel dicembre dello scorso anno, la UE e la Cina hanno concluso in linea di principio l’Accordo Comprensivo sugli Investimenti. I negoziati sono in corso fino a quando la formulazione definitiva potrà essere presentata al Consiglio della UE. In un comunicato stampa che spiega questo accordo la UE fa una grande fanfara sulle sue richieste alla Cina di far cessare il lavoro forzato e di applicare l’inefficace accordo di Parigi sul cambiamento climatico. La Cina ha ora sostituito gli Stati Uniti come il più grande partner commerciale della UE così senza dubbio le aziende multinazionali di tutta l’Europa vedono la possibilità di fare massicci profitti nell’enorme mercato interno della Cina. Viceversa, i capitalisti cinesi vedono grandi opportunità di investimento in Europa.

I documenti forniti dalla UE su questo accordo parlano di proteggere i diritti di proprietà delle aziende occidentali in Cina mentre sono favorevoli solo a parole ai diritti dei lavoratori. Non c’è nulla in questo trattato sugli investimenti che specifichi come i lavoratori e gli agricoltori saranno protetti dallo sfruttamento da parte di aziende straniere. Né vi sono spiegazioni su come questo Accordo Comprensivo sugli Investimenti migliorerà il livello di vita delle persone normali sia in Cina che nella UE. Sembra che dovremmo credere nella largamente screditata teoria della ricaduta a pioggia dell’economia. In altre parole, la massiccia ricchezza e i profitti generati dalle multinazionali in base a questo accordo alla fine ricadranno a pioggia sui lavoratori e gli agricoltori che producono i beni e i servizi che vengono venduti. Come membro del Parlamento Europeo qual è la tua opinione su questo importantissimo trattato economico?

CD: Bisogna osservare che questo accordo sta avendo luogo nel contesto dell’allargamento della divisione Est-Ovest perseguita dagli Stati Uniti in questi ultimi anni, durante i quali abbiamo visto la volontà della UE di insistere su una certa misura di indipendenza da Washington, e di continuare a impegnarsi con la Cina. Questa scelta è naturalmente indotta dagli interessi delle aziende europee, ma nel contesto di una propaganda sempre più bellicosa contro la Cina, il semplice fatto di un impegno continuativo non è qualcosa che possiamo trascurare. Rimane da vedere come questa situazione evolverà adesso che c’è un nuovo presidente alla Casa Bianca. Come regola generale sono contraria ai trattati commerciali neoliberali, perché – nonostante nobili dichiarazioni politiche – essi tendono a creare una corsa al ribasso, a erodere le norme ambientali e lavorative, a consolidare il controllo del settore privato sui servizi pubblici e a rafforzare relazioni diseguali Nord-Sud. È prematuro prendere una posizione dura sull’accordo prima di aver visto un testo definitivo, ma ci sono ovviamente molte questioni importanti implicate in questo accordo, specialmente per noi della sinistra, e lo esamineremo in profondità nella commissione sul commercio.

 

 

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: https://www.globalresearch.ca/eu-participation-new-cold-war-russia-brussels-problem-human-rights-economic-crisis-pivotal-trade-deal-china/5738821

[2] QE sta per Quantitative Easing: Allentamento quantitativo.

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