Gilad Atzmon: Chiave di guaio

CHIAVE DI GUAIO[1]

Di Gilad Atzmon, 14 giugno 2018

Il Jewish Chronicle sembra costernato che la cantautrice Alison Chabloz sia scampata al carcere, almeno per il momento. Ma il messaggio trasmesso dalla condanna di Chabloz è devastante per l’Inghilterra. Il regno unito è diventato, soltanto in poco tempo, un rozzo stato autoritario.

Per aver postato “canzoni grossolanamente offensive” su internet, Chabloz è stata condannata dal giudice distrettuale John Zani a venti settimane di prigione, pena sospesa per due anni. Sembra che ora la musica venga considerata una seria minaccia per l’Inghilterra.

A Chabloz è stato anche vietato di postare qualsivoglia messaggio sui social per 12 mesi. Sono perplesso. Che genere di paesi impediscono l’interazione sui social e lo scambio intellettuale? Israele impone tali proibizioni ai suoi cittadini palestinesi. La Russia sovietica aveva messo al bando certi tipi di riunioni e di pubblicazioni e, naturalmente, la Germania nazista si considerava qualificata nel decidere quale tipo di testi era salutare per il popolo e bruciava attivamente libri. Credo che l’Inghilterra sia in buona compagnia.

A Chabloz è stato inoltre “ordinato di svolgere 180 ore di lavoro non pagato”. Tutto ciò equivale a circa 90 serate di jazz. E Chabloz deve partecipare ad un “programma di riabilitazione di 20 giorni”. Nell’Inghilterra del 21° secolo, una cantautrice è stata condannata alla “rieducazione” per aver cantato alcune canzoni che hanno offeso certe persone. Anche l’obbiettivo iniziale dei campi di concentramento tedeschi era quello di “rieducare il popolo”. Dachau venne costruito per rieducare cosmopoliti e dissidenti comunisti e di trasformarli in patrioti tedeschi. Mi chiedo: cosa comporterà questo particolare programma di riabilitazione per la cantante revisionista? Chabloz è stata ritenuta colpevole di aver introdotto nuove parole nella Hava Nagila[2]: dovrà ora imparare a cantare la Hava Nagila in Yiddish, o forse dovrà cercare di applicare le sue parole originali “sovversive” alla musica di Richard Wagner? Chi si occuperà della rieducazione di Chabloz, e cosa succederà se la cantante continuerà a prendersi gioco del primato della sofferenza ebraica o, ancora peggio, se paragonerà Gaza a Auschwitz?

A parte la satira, il processo a Chabloz e altri recenti casi legali mi suggeriscono che l’Inghilterra non è più il luogo per amanti della libertà in cui mi sono stabilito più di due decenni orsono. Se la libertà può essere definita come il diritto di offendere, l’Inghilterra ha volontariamente rimosso sé stessa dal mondo libero. Nell’Inghilterra contemporanea, l’esercizio del “diritto di offendere” conduce evidentemente alla condanna e ad una possibile carcerazione. E chi definisce cosa costituisce “un’offesa”? La legge inglese non lo dice. Chabloz è stata irrispettosa verso alcune figure ebraiche di culto come Elie Wiesel e Otto Frank (il padre di Anne Frank). Verrebbe Chabloz sottoposta ad un analogo procedimento legale se offendesse la Regina, la famiglia reale o Winston Churchill? Che messaggio manda il giudice Zani agli intellettuali e agli artisti inglesi? Poiché ogni persona, figuriamoci gli ebrei, può essere offesa da praticamente qualsiasi cosa, l’Inghilterra è ora ridotta ad una distopia orwelliana. Dovremo accettare che il nostro grande fratello sionista ci sorvegli in continuazione. Se vorremo tenerci fuori dai guai, faremo meglio ad autocensurare i nostri pensieri e ad imparare ad accettare i nuovi confini della nostra espressione.

Le democrazie sono sostenute dalla convinzione che i loro membri sono qualificati a prendere le decisioni riguardanti la propria istruzione: essi decidono quali film vedere, quali libri leggere e quali club frequentare. A quanto pare, questo non è più il caso in Inghilterra. Le decisioni riguardanti i pensieri giusti e sbagliati ora vengono prese dalla “legge”. Secondo il JC[3], il giudice Zani ha detto a Chabloz che: “Il diritto alla libertà di parola è fondamentale per una società democratica pienamente funzionante. Ma la legge ha chiaramente stabilito che questo diritto è un diritto condizionato”.

Se molti di noi credono che la libertà di parola è un diritto assoluto, il giudice Zani oggi ha messo in chiaro che tutto ciò non è il caso o che almeno non lo è più. La libertà di parola in Inghilterra ora è un “diritto condizionato”. In altre parole il governo e il sistema giudiziario possono interferire con tale diritto in qualunque momento. Solo due anni fa, l’ufficio della Procura non riteneva che Chabloz dovesse subire un processo. Presumibilmente all’epoca il CPS[4] non riteneva che i diritti di Chabloz dovessero essere condizionati o quantificati. Due anni dopo c’è stato un chiaro cambiamento nel discorso che viene processato.

L’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani, firmata dalla Gran Bretagna ed entrata in vigore nel 1948 dichiara: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere”.

Questa era la legge nel 1948. Nel 2018, la libertà e la democrazia sono diritti che dobbiamo ricordare perché non ne godremo più.

[1] Traduzione di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://www.gilad.co.uk/writings/2018/6/14/trouble-clef

[2] Canzone popolare ebraica.

[3] Jewish Chronicle.

[4] Crown Prosecution Service: l’ufficio della Procura.

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