Gian Pio Mattogno: Winston Churchill nella propaganda nazional-socialista e fascista

Gian Pio Mattogno 

WINSTON CHURCHILL NELLA PROPAGANDA NAZIONAL-SOCIALISTA E FASCISTA

 

Osannato dalla propaganda dei vincitori come un “grande statista” (in un sondaggio della BBC è risultato “la figura più grande della storia britannica”) – anche se non mancano autori di varia estrazione ideologica che si sono espressi pesantemente contro di lui (cfr. su questo sito: Ronald Unz: John Charmley e la storia di Winston Churchill ed altri scritti sull’argomento) – Winston Churchill, certamente la figura più emblematica del connubio giudeo-plutocratico-massonico britannico alla vigilia della seconda guerra mondiale, era considerato in Germania e in Italia un criminale guerrafondaio al soldo degli ebrei.

(Cfr. H. Treff, Winston Churchill. Das Leben des Generalverbrecher der Weltgeschichte, Fellbach-Stuttgard, 1940; K.H. Pfeffer, Winston Churchill, «Zeitschrift für Politik» 31 (1941), pp. 106-110).

Randall Bytwerk, docente di Comunicazione al Calvin College di Grand Rapids (Michigan), scrive che i tedeschi risposero per le rime agli attacchi di Churchill ‒ un vero capolavoro di invettiva ‒ contro di loro. Per Goebbels, Churchill era «il più grande e più esperto bugiardo della storia moderna».

Nelle vignette e nella pubblicistica politica nazional-socialista veniva spesso raffigurato e presentato come un mentitore professionale, un demagogo ubriacone dal naso rosso, un burattino che gli ebrei manovravano dietro le quinte (Cover Story – Churchill in nazi cartoon propaganda, winstonchurchill.org).

«Per molti anni, il principale propagandista contro il popolo tedesco è stato Winston Churchill, spinto da influenti finanziamenti provenienti da fonti americane ed ebraiche».

Così ha inizio l’articolo di Alfred Rosenberg, Der Kriegsverbrecher, «Der Schulungsbrief», März-Avril 1944, pp. 20-28 (calvin.edu).

Goebbels ne fa menzione in più parti del suo Die Zeit ohne Beispiel (cfr. lo scritto qui di seguito).

Il passo di Churchill sulla guerra di sterminio contro i Boeri citato da Goebbels è riportato dal “The Malborough Express”, Friday, December 27, 1901, p. 4, nella nota “Pro-Boer Tactics”, che riferisce di una cartolina postale, sul retro della quale, col titolo “A War of Extermination”, era riprodotto un passo d’una presunta lettera di Churchill al “London Post” che suonava letteralmente così:

«There is one way to overcome the resistence of the Boers … We must kill them out so as to teach their children to love us».

Lo stesso passo è ripreso da F.F. Schrader, “The Leopards Spots”. A Chapter of facts About England’s Method of Making War, in «The Fatherland», Vol. 1, n. 17, December 2, 1914, p. 13, e in E. Stauffer, Europe bled white, Second Edition, London, 1915, p. 67.

Quand’anche la lettera dovesse risultare un falso, ben altri crimini, che non una semplice frase, sarebbero da addebitare al “grande statista”.

Lo storico revisionista Harry Elmer Barnes ne ha fatto un lucido ritratto, dipingendolo come un uomo animato da nessun ideale politico che non fosse il suo tornaconto personale, un bugiardo patentato al soldo dell’alta finanza ebraica che non esitò un solo momento a trascinare l’Inghilterra in guerra contro la Germania (H.E. Barnes, Winston Spencer Churchill: A Tribute, «The Journal of Historical Review», n. 2, 1980 – trad. it.: Winston Churchill: un omaggio, andreacarancini.it).

Le accuse a Churchill di essere al soldo degli ebrei ‒ riprese recentemente ad es. da M. Kamran, Churchill’s Dubious Financial Dealings, «Daily Times», September 14, 2021, il quale scrive che i benefattori finanziari di Churchill erano ricchi ebrei sionisti che volevano la guerra con la Germania ‒ forse allora non erano pura propaganda.

W.D. Rubinstein, Winston Churchill and the Jews, «Jewish Historical Studies» 39 (2004), pp. 167-176, così si esprime proprio all’inizio del suo scritto:

«Winston Churchill was among the best friends the Jews had as a British political leader. He was a firm and, with some exceptions, absolutely consistent supporter of the Jews and of Zionism throughout his lenghtly career».

Il «Canadian Jewish Chronicle» (December 25, 1964, p. 6), sotto il titolo Churchill Honored By Zionists, riferisce che durante la sua visita a Washington (28 giugno 1954), in occasione del premio Theodor Herzl conferitogli per essere stato tra coloro che avevano reso i maggiori servigi alla causa del sionismo, Churchill ebbe a dichiarare pubblicamente: «I am Zionist. Let me make that clear. I was one of the original ones, after the Balfour Declaration, and I have worked faithfully for it», dichiarazione ribadita successivamente più volte da Churchill, come riferisce sullo stesso giornale S.J. Goldsmith, Winston Churchill And Zionism (January 29, 1965, p. 3).

Da un sito ebraico (Churchill, les Juifs et Israël, yerouchalmi.web.officeline.com) apprendiamo quanto gli ebrei, da Churchill definiti «i principali vettori della morale in occidente», siano stati importanti per la carriera del “grande statista”:

«Fin dal suo ingresso in Parlamento nel 1901, Churchill si è battuto per la difesa degli ebrei ed ha cercato il loro sostegno. Egli ha accolto favorevolmente la Dichiarazione Balfour del 1917, e quando nel 1921 è giunto al Foreign Office ha portato questo dossier. In seguito ha sempre lottato contro gli oppositori dell’immigrazione ebraica in Palestina e della creazione di Israele».

Fin dalla sua infanzia, leggiamo ancora, «Churchill gioca sulle ginocchia del ricchissimo Rothschild, grande amico del padre. Continua a frequentare gli ebrei ricchi (i Cassel, i Sassoon), utilizza i loro finanziamenti per le sue campagne elettorali e i voti ebraici locali suscettibili di fare la differenza».

Una sola annotazione allo scritto di Franco Catalano riportato qui di seguito.

L’autore afferma che, diversamente da Roosevelt, di Churchill non si può dimostrare l’appartenenza massonica.

Ciò non è esatto.

L’ Internationales Freimaurer-Lexikon di Eugen Lennhoff (1932), alla voce Churchill, Winston Leonard Spencer, ein englischer Staatsmann (col. 277) scrive genericamente, rimandando a «The Freemason», maggio 1929, p. 919, che Churchill era massone.

Da altre fonti massoniche apprendiamo che Churchill non solo era massone, ma proveniva da una famiglia di massoni.

Winston Leonard Spencer Churchill (1874-1965) fu iniziato nella Studholme Lodge n. 1591 (ora United Studholme Alliance Lodge) il 24 maggio 1901; quasi due mesi dopo ottenne il secondo grado ed infine, il 5 maggio 1902, fu promosso Maestro.

Nello stesso anno ordinò un grembiulino rosso, con su ricamato in lettere d’oro “Bro. Winston L.S. Churchill Stuholme Lodge n. 1591”, esposto alla mostra The Masonic Emporium (Library & Museum of Freemasonry in Freemason’s Hall).

Il nonno, Lord Henry Spencer Churchill (1797-1840), era diventato Deputy Grand Master nel 1835.

Il padre, Lord Randolph Churchill (1849-1895), e lo zio, il fratello maggiore di Randolph, George Spencer Churchill (1844-1892), furono entrambi iniziati nella Churchill Lodge nel 1871.

Infine, Charles Richard John Spencer Churchill (1871-1934), nono Duca di Malborough e cugino di primo grado di Winston, fu fatto massone il 7 maggio 1894 all’età di 21 anni.

(Cfr. Winston Churchill, ugle.org.uk, sito della United Grand Lodge of England; W. Bro. Yasha Beresiner, Winston Churchill. A Famous Man and a Freemason, «Pietre Stones. Review of Freemasonry», freemasons-freemasonry.com; Id., The Development of the Craft in England in the Last Century, ivi; Winston Churchill: A Man of Destiny, scottishritenmj.org; Freemasonry and the Royal Society cit., pp. 20-21).

Il fratello Beresiner scrive che Churchill, il quale non andò oltre il grado di Maestro e si dimise nell’ottobre 1911, s’era affiliato alla massoneria non tanto per intima convinzione, quanto piuttosto perché allora era di moda farlo.

Altrove però (Winston Churchill, freemasonry.bcy.ca, sito della Grand Lodge of British Columbia and Yukon) leggiamo che Churchill, frequentatore abituale della loggia fino alle sue dimissioni, in realtà non si allontanò mai completamente dalla fratellanza.

Nel 1918 firmò una petizione senza successo per una nuova loggia da chiamare Ministry of Munitions Lodge. Nel suo unico altro contatto massonico registrato, il 10 dicembre 1928 visitò la Royal Naval Lodge n. 59.

In un altro sito massonico leggiamo ancora che il fratello Churchill stava iniziando la sua ascesa nella macchina politica inglese e che «la sua ambizione e la sua devozione al governo gli impedirono di avere un ruolo importante nelle attività della confraternita» (Winston Churchill: A Man of Destiny cit.).

Nel sito della “Johannisloge zum Todtenkopf und Phönix” di Berlino leggiamo che Winston Churchill, il «leggendario» (legendäre) (sic!) primo ministro britannico durante la seconda guerra mondiale era un membro della massoneria e la sua adesione alla fratellanza «sottolinea il significato storico e l’influenza duratura della massoneria» (Berühmte Freimaurer, zum-todtenkopf-und-poenix.de).

In realtà, non esiste alcuna prova ufficiale che egli abbia rinunciato pubblicamente alla massoneria, e se non ha portato avanti gli ideali massonici in loggia, lo ha fatto con maggiore convinzione ed efficacia nella vita pubblica (qui la “moda” non c’entra nulla), mettendosi supinamente al servizio dell’oligarchia giudeo-massonico-plutocratica che dominava l’Inghilterra e aspirava a dominare il mondo intero.

Due scritti (Joseph Goebbels, Winston Churchill, «Die Zeit ohne Beispiel. Reden und Aufsätzte aus Jahren 1939/40/41, pp. 380-384, German Propaganda Archive, calvin.edu.; Franco Catalano, Winston Churchill agente del giudaismo, «La Difesa della Razza», n. 18, 1942, pp. 17-18), offrono uno spaccato esemplare delle strategie della propaganda antibritannica nazional-socialista e fascista.

     Essi hanno un valore puramente documentario (anche nei toni estremamente polemici, legati alla contingenza del momento) e possono fornire un contributo alla ricerca storica su Churchill.

«“C’è un solo modo per spezzare la resistenza dei Boeri: la repressione più dura. In altre parole, dobbiamo uccidere i genitori per insegnare ai figli il rispetto verso di noi”.

Così scriveva il corrispondente del quotidiano inglese Morning Post durante la guerra boera.

Era lo stesso uomo che così raccontò di una spedizione inglese nella Mamund Valley:

“Andammo sistematicamente di villaggio in villaggio, distruggendo le case, rovinando i pozzi, rompendo le torri, abbattendo gli alberi più grandi che davano ombra, bruciando il raccolto e distruggendo le riserve idriche … Dopo quattordici giorni la valle era un deserto e il nostro onore era soddisfatto”.

Secondo Lady Asquith, moglie dell’allora Primo Ministro inglese, questo reporter, che nel frattempo era stato promosso a Primo Lord dell’Ammiragliato, rispose allo scoppio della guerra mondiale con un’allegra risata. Durante un discorso a Dundee, una donna urlò dalla galleria: “Non hai mai detto la verità. La verità ti è estranea!”.

Quest’uomo inventò l’espressione “inesattezza terminologica”, un modo discreto per evitare il termine piuttosto rozzo di “menzogna”. Egli ricorre regolarmente a questa espressione quando viene colto in fallo. Le sue truffe sono note in tutto il mondo.

Il 27 ottobre 1914 venne affondata la corazzata inglese Audacious. Egli non solo negò il fatto, ma pubblicò perfino foto falsificate di una nave gemella della Audacious con questa didascalia: “La Audacious ritorna nella flotta”.

Già nel 1900 scrisse in uno dei suoi libri: “Allora non avevo idea del ruolo grande e indubbiamente utile che l’inganno svolge nella vita di quelle nazioni che godono della libertà democratica”.

Il lettore avrà già indovinato di chi stiamo parlando.

È il signor Winston Churchill, in breve W.C., attualmente primo ministro inglese e primo violino nel concerto infernale che tutto il mondo demo-plutocratico sta suonando contro le potenze dell’Asse.

Non è facile tracciare un profilo del carattere di quest’uomo totalmente privo di carattere. È uno di quei camaleonti politici che possono cambiare colore a seconda delle necessità e opinioni mille volte, e fa un uso energico di queste capacità.

Mente non solo per necessità, ma per il puro gusto di farlo, perché è parte di lui. Come scrisse un importante quotidiano inglese dopo le amare esperienze della guerra mondiale, egli è un giocoliere politico che purtroppo conduce sempre il suo paese nella direzione sbagliata.

Bisogna conoscere Churchill se si vogliono comprendere la politica e le direttive militari dell’Inghilterra di oggi. Come lui, sono completamente prive di direzione o piano, una catena infinita di azioni e improvvisazioni che di tanto in tanto all’inizio sembrano prosperare, ma che alla fine falliscono regolarmente i propri scopi.

La primavera scorsa, ad esempio, Churchill ebbe la folle idea di occupare la Norvegia. Il Führer lo batté sul tempo per un soffio, il che non gli impedì di rivendicare un brillante successo. L’esercito tedesco cacciò le truppe britanniche dalla Norvegia con una gloriosa vittoria. Churchill nondimeno tenne un discorso ai sopravvissuti dei cacciatorpediniere britannici Hardy e Ellipse in cui disse: “Voi siete l’avanguardia dell’esercito che useremo nel corso dell’estate per ripulire la Norvegia dalla terribile sporcizia della tirannia nazista”.

Tutti sanno cosa è successo veramente. L’Inghilterra ha dovuto accontentarsi di salvare gli ultimi resti delle sue divisioni sconfitte dall’Europa occidentale. Ha smesso di parlare di una nuova occupazione della Norvegia. Ma questo non ha turbato Churchill. C’era già passato durante la guerra mondiale con la sua disastrosa invasione di Gallipoli. Aveva camminato attraversi fiumi di sangue inglese ed era diventato duro coi sentimenti che avrebbero potuto toccare chiunque altro dopo una tale catastrofe.

Il suo cinismo su una guerra che colpisce milioni di vite umane è senza pari. La sua autobiografia contiene un passaggio interessante che paragona le guerre in India ad una vera guerra europea: “La repressione dei poveri indiani difficilmente potrebbe essere paragonata ad una vera guerra europea. Era più una caccia ai giornali che una corsa in un vero derby. Beh, bisogna prendere ciò che l’epoca offre”.

Ecco come ama e vive Churchill. Bisogna vedere una fotografia attuale del suo volto per cogliere la vera depravazione della plutocrazia. Questo volto non ha una sola buona caratteristica. È contrassegnata dal cinismo. Gli occhi gelidi sono privi di qualunque emozione. Quest’uomo cammina a grandi passi sui cadaveri per alimentare il suo cieco e illimitato egoismo personale.

Il mozzicone di sigaro in bocca è l’ultimo segno di uno stile di vita che è sopravvissuto al suo tempo. Il leader laburista Lansbury scrisse di lui sul Daily Herald del 12 luglio 1919: “Non ha scrupoli se non la preoccupazione per se stesso e nessun interesse se non quello della classe dirigente. In tutti i suoi sforzi è sempre riuscito a trovare un angolino per sé alla mangiatoia dello Stato, e di solito uno degli angoli meglio pagati e più piacevoli”.

Non abbiamo nulla da aggiungere. Un giorno l’Inghilterra pagherà un prezzo alto per quest’uomo. Quando la grande catastrofe si abbatterà sul regno insulare, il popolo britannico dovrà ringraziarlo. Da tempo egli è il portavoce della casta plutocratica che voleva la guerra per distruggere la Germania. Si distingue dagli uomini dietro le quinte solo per il suo evidente cinismo e per il suo spregiudicato disprezzo per l’umanità. Vuole la guerra per la guerra.

Per lui la guerra è un fine in sé. L’ha voluta, l’ha spinta e l’ha preparata per uno stupido impulso distruttivo. È uno di quei personaggi del mondo sotterraneo politico che emergono attraverso il caos, che annunciano il caos, che causano il caos. Per innumerevoli persone la guerra porta enormi sofferenze, per innumerevoli bambini fame e malattie, per innumerevoli madri e donne fiumi di lacrime. Per lui non è altro che una grande corsa di cavalli a cui vuol prendere parte.

Ora ha ciò che voleva. L’Inghilterra è nel bel mezzo della lotta più grave della sua storia, da cui sarà fortunata ad emergere con la sua mera esistenza. La grande corsa è iniziata, e colui che la desiderava così tanto è primo ministro inglese. Non sarà in grado di sfuggire all’ora cruciale. Quando Chamberlain era il suo superiore, poteva sottrarsi alle responsabilità finali. Ora non più. Ora deve resistere e combattere.

Non sorprende che in una certa misura stia combattendo. Nessuno può sfuggire al suo carattere, neppure Churchill. Egli si perde in fantasie febbrili e confonde i sogni senza l’ombra della verità con la verità della realtà. In situazioni da cui non c’è via di fuga ricorre ad esternazioni che suonano mistiche.

I suoi sfoghi contro il Reich e il Führer mostrano un linguaggio ordinario volgare che di solito viene respinto perfino dai nemici di guerra. Nella sua rabbia impotente sputa insulti contro il popolo tedesco. In tutto questo lo vediamo senza maschera, una caricatura di John Bull, un bullo sdentato, una mostruosità nata da sporcizia e fuoco che bisogna rendere innocua se si vuole che il mondo abbia la pace.

Il tragico destino dell’Inghilterra è che è guidata da lui, e che ha legato il proprio destino al suo. Fu lui a convincere la Gran Bretagna ad ignorare la sua opportunità storica e ad imboccare la rapida strada verso la propria rovina. Quando un giorno verrà scritta la storia della caduta del regno insulare, il titolo del capitolo dovrà essere: Churchill.

È sempre bello vedere un sistema tirannico incarnato in un solo uomo. E proprio questo è il caso. Questo rende facile il nostro attacco. Almeno sappiamo dove siamo. Churchill significa guerra finché lui è in giro. Non ha mai voluto nient’altro e non potrà mai volere nient’altro. Beh, ora ce l’ha, così come la nazione che deve combattere e soffrire. Cadrà con la guerra, e attraverso di essa, e sulla sua tomba ci saranno i milioni di maledizioni di coloro che ha sedotto. Questo e solo questo è ciò che l’Inghilterra ha meritato».

Così Joseph Goebbels, compendiando la polemica antibritannica della propaganda nazional-socialista.

«Certi atteggiamenti politici e marcatamente filo-ebraici di Winston Churchill – scrive da parte sua Franco Catalano ‒ inducono a chiederci se per caso non sia anch’esso un agente del giudaismo.

Certamente di lui non si può dimostrare come dell’ineffabile Roosevelt la chiara origine ebraica e l’appartenenza alla massoneria, ma si è in grado, sulla scorta di diversi dati e fatti anche recenti, di palesarne lo stretto legame con gli interessi di Israele.

Anzitutto, dando uno sguardo fugace alla sua famiglia, si nota che il suo antenato, il Duca di Marlborough (1650-1722), vincitore a Hochstaedt, Ramillies e a Malplaquet, ebbe relazioni per nulla onorevoli, anzi infamanti con l’ebreo Sir Salomon Medina[1].

Dalla deposizione fatta dal Medina davanti alla commissione all’uopo insediata nel 1711, risulta che Marlborough ricevette per proprio uso e consumo negli anni 1707-1711 dal predetto giudeo incaricato dell’approvvigionamento delle forze militari inglesi dislocate in Olanda e nel Belgio le seguenti somme:

1707 circa 65.000 fiorini

1708 circa 62.000 fiorini

1709          69.587 fiorini

1710          66.810 fiorini

1711 circa 21.000 fiorini

Totale 284.397 fiorini, oltre a 12-14 vagoni di pane all’anno.

Sempre dalla citata deposizione rilevasi che Marlborough, negli anni 1702, 1703, 1704, 1705, 1706, ricevette anche forti somme dall’ebreo Antonio Alvarez Machado, precedente fornitore delle forze inglesi.

È storicamente accertato che l’antenato di Churchill, informato del procedimento in atto nei suoi confronti, scrisse dall’Aia, il 10 novembre 1711, una lettera di difesa, nella quale in sostanza non negava di aver ricevuto gli importi in discorso, ma faceva presente che non si trattava altro che di “rendite accessorie” permesse da lungo tempo al generale o comandante in capo dell’esercito in Olanda e nel Belgio.

Assicurava inoltre di aver utilizzato tali somme al servizio del popolo, e precisamente per scopi di spionaggio, ecc. L’andamento della faccenda però indusse Marlborough a lasciare l’Aia al più presto possibile e a recarsi in Inghilterra. Il 17 novembre giunse a Greewich.

A Londra fu accolto freddamente. Il pubblico intanto aveva appreso lo scandalo. Apparvero opuscoli contro di lui. Il 30 dicembre 1711 la Regina Anna destituì Marlborough da tutte le cariche per garantire, come essa pose in rilievo, un’inchiesta imparziale.

In proposito va tuttavia notato che, malgrado le risultanze della commissione d’inchiesta, il procedimento penale contro di lui finì nel nulla, forse a causa dell’indulgenza della Regina indotta a tanto dai meriti militari del Marlborough, forse per l’influenza del corrotto Duca e dei maneggi giudaici svolti a suo favore.

In ogni modo, da tutto il disonorante affare sopra riportato riesce evidente che se Medina, e prima di lui il correligionario Machado, potettero elargire  siffatte considerevoli somme all’ingordo Marlborough, fecero ciò a danno dei soldati forniti di cibo di peggiore qualità e in quantità minore[2].

Se in maniera così indegna agì l’antenato, non è da meravigliarsi se anche il padre di Winston, Randolph Churchill, che fu tra l’altro cancelliere dello scacchiere sotto Lord Salisbury, ebbe strette relazioni con l’alta finanza ebraica[3].

Poco prima dello scoppio della guerra con i Boeri egli percorse per incarico di Rothschild e di altri magnati della finanza, il Transvaal e la Colonia del Capo, per esaminare le possibilità di sviluppo dei territori in parola dal punto di vista della produzione dell’oro e dei diamanti.

L’amicizia tra Randolph Churchill e Rothschild trovò una concreta espressione nel fatto che l’ultimo anticipò al primo un importo di 100.000 scellini per l’acquisto di azioni a buon mercato di miniere d’oro sudafricane. Tali azioni subirono in seguito un forte rialzo tanto che Randolph Churchill vendette tre quinti del pacchetto azionario in suo possesso al prezzo di ben 1.400.000 scellini.

Allo stato dei fatti non è affatto sorprendente se anche Winston Churchill, sulle orme dell’ascendente Duca di Marlborough e del padre, abbia colto la prima occasione della sua mutevole carriera per darsi corpo ed anima alla causa giudaica e costituirsi così un potente addentellato, una solida base di appoggio per il futuro.

Nel 1904, a causa di una legge sulla limitazione dell’immigrazione degli ebrei orientali in Inghilterra, si giunse a violente discussioni nel Parlamento. Churchill prese, molto nettamente, posizione contro detta legge, che tuttavia, anche se con molti emendamenti, fu approvata.

Ma gli ebrei avevano ben notato l’atteggiamento di Churchill, il quale, avendo poi espresso in maniera discreta la sua simpatia per il sionismo, divenne l’eroe del giorno dei molti giudei annidatisi nel suo collegio elettorale a Manchester.

Nelle nuove elezioni del 1906 egli poté vincere mediante il concorso giudaico. Gli ebrei infatti poco prima delle elezioni avevano proclamato in una riunione che tutti dovevano votare per Churchill e chi non si fosse attenuto a tale ingiunzione doveva essere considerato come un traditore della causa comune. Churchill, naturalmente, si mostrò riconoscente per l’appoggio prestatogli, tanto riconoscente che, divenuto nello stesso 1906 sottosegretario di stato per le colonie e nel 1908 ministro del commercio, fece di tutto per invalidare quasi completamente la legge sull’immigrazione.

Nominato nel 1910 ministro degli interni, la gioia degli ebrei non ebbe più limiti.

Trionfante, il Jewish Chronicle nella sua edizione del 18 febbraio 1910, constatava che ormai spettava a Churchill la tutela della legge sugli stranieri, e soggiungeva che si avevano buone ragioni per supporre che egli avrebbe potuto nella sua nuova carica, contribuire molto di più per la causa ebraica.

Allorché nel 1916-1917 si svolgevano dietro le quinte le trattative che dovevano poi sboccare nella Dichiarazione Balfour (2-11-1917), Churchill fu di nuovo fra i più zelanti propugnatori della dichiarazione stessa.

Ma anche quando, dopo la guerra mondiale, l’opposizione nella stampa e nel Parlamento contro la creazione della “sede nazionale” in Palestina promessa agli ebrei divenne piuttosto aspra, fu sempre Churchill che s’intromise per gli ebrei.

In occasione di una conferenza sulla Palestina, che ebbe luogo nel 1921 al Cairo, sotto la sua presidenza, egli ebbe a dichiarare, come informava con soddisfazione il Jewish Guardian del 22 aprile 1921, ad una deputazione ebraica quanto segue: “L’istituzione di uno Stato nazionale ebraico in Palestina sarebbe non soltanto una benedizione per gli ebrei, ma anche ugualmente (una benedizione) per la Gran Bretagna e per il mondo intero”.

Nel 1938-1939, essendo Chamberlain alla ricerca di un compromesso fra ebrei e arabi in Palestina, Churchill si scagliò violentemente contro “l’ingiustizia” fatta agli ebrei, validamente sostenuto da Duff Cooper[4].

Gli ebrei sanno compensare i servizi resi: una formidabile campagna di stampa si scatenò improvvisamente. Churchill era “il patriota”, “l’uomo forte”, “il vero John Bull” che “col sigaro in bocca sapeva dire no ai dittatori”.

Nella primavera del 1939 si videro dei medaglioni su cui vi era il ritratto dell’eroe. Sotto si leggeva: “Vogliamo Churchill”. Nell’agosto 1939 Neville Chamberlain ammise Churchill nel Governo. Fu lui a soffocare il nobile tentativo di pace fatto “in extremis” dal Governo italiano e a volere la guerra spalleggiato dal giudaismo mondiale. Dopo “l’impresa” norvegese, di carattere così specificatamente churchilliano e così perfettamente calcata sui precedenti dell’altra guerra (vedi, per esempio, l’avventura dei Dardanelli nel 1915), Churchill succedeva a Chamberlain.

Gli ebrei avevano vinto. Il loro “uomo” era ormai al vertice del potere. Ed egli non li disingannò e per lo zelo e per la ferocia (bombardamenti di chiese, ospedali, città indifese, ecc.) con cui condusse la guerra contro le Potenze dell’Asse colpevoli non soltanto di volersi assicurare un “posto al sole”, ma anche di aver adottato misure antiebraiche.

Non li disingannò nemmeno sulla politica palestinese della Gran Bretagna, malgrado lo sviluppo assunto dagli avvenimenti in quello sfortunato Paese, dichiarando il 30 luglio 1941 in Parlamento, in seguito ad un’analoga interpellanza del deputato ebreo Lipson: “Nei riguardi della Palestina non è subentrato alcun mutamento nella politica del Governo di Sua Maestà”».

 

[1] Cfr. Peter Aldag, Juden erobern England, Nordland – Verlag, Berlino, 1940, pp. 198-204.

[2] Secondo Wolf Meyer-Christian nella nota opera: Die englisch-jüdische Allianz, Nibelungen-Verlag, Berlino-Lipsia, 1940, pp. 23-24. Salomon de Medina non soltanto era il fornitore dell’esercito inglese, ma vendeva al Governo inglese le notizie sul nemico trasmessegli dai suoi agenti. Contemporaneamente il – disinteressato e onesto – Medina comunicava ai nemici dell’Inghilterra informazioni militari sugli inglesi, informazioni che egli attingeva alla migliore fonte, cioè il Duca di Marlborough, il generalissimo inglese in persona.

[3] Die Judenfrage, n. 4 del 15-2-1942, pp. 32-33, articolo di Peter Aldag dal titolo: “Handlanger des Weltjudentums”.

[4] Vedi l’editoriale “Winston Churchill, l’homme aux chapeaux excentriques” pubblicato il 30 gennaio 1942 dal settimanale francese Gringoire e riportato da Relazioni Internazionali, n. 8 del 21-2-42, pp. 235-236.

One Comment
    • a.carancini
    • 30 Ottobre 2025

    Mi sembra, dalla lettura dell’articolo, che il “contributo” di Goebbels alla conoscenza di Churchill rappresenti soltanto una mera curiosità storiografica: non apporta nulla di nuovo alla conoscenza dello statista inglese. E’ solo un attacco personale dettato dal livore. Non va insomma al di là della “propaganda”.

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