Michael Hoffman
FARRAKHAN HA DETTO LA VERITÀ SUL TALMUD
Premessa di Gian Pio Mattogno. ‒ Il 25 febbraio 2018 il ministro Louis Farrakhan, leader di Nation of Islam, ha tenuto una conferenza pubblica a Chicago (Illinois), ripresa in un video, nel corso della quale ha ricordato e discusso uno dei passi più ferocemente anticristiani del Talmud babilonese (Gittin 57a), dove si legge che Gesù è condannato nell’inferno immerso negli escrementi bollenti.
Come c’era da aspettarsi, Farrakhan è stato immediatamente accusato di incitare all’odio contro gli ebrei.
Evidentemente, per i solerti censori mobilitati dalla Sinagoga contro Farrakhan, denunciare l’odio ebraico contro i non-ebrei in generale, e contro i cristiani in particolare, significa incitare all’odio contro gli ebrei!
E questo si ripete invariabilmente contro chiunque osi denunciare l’odio giudaico contro i goyim.
Nation of Islam ha chiesto a Michael Hoffman, uno studioso cattolico americano ‒ di cui i lettori di questo sito revisionista ben conoscono la battaglia delle idee contro il giudaismo rabbinico-talmudico ‒ di prendere visione del video della conferenza e di esprimere la propria opinione sulla veridicità o meno delle parole del ministro Farrakhan.
Hoffman ha risposto con questo scritto, apparso su revisionisthistory.org e riportato da islam-radio.net, dal titolo: Farrakhan Spoke the Truth about the Talmud.
Il trattato del Talmud babilonese Gittin, citato in modo veritiero e preciso dal ministro Louis Farrakhan nel suo discorso del Giorno del Salvatore (Saviours’ Day) lo scorso febbraio, prende in considerazione in parte il compimento della profezia di Gesù relativa alla distruzione del tempio di Gerusalemme da parte dei Romani, a causa delle trasgressioni dei giudei:
“Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. Ed egli disse loro: Non vedete tutte queste cose? In verità io vi dico: non sarà lasciata qui pietra su pietra che non sarà distrutta (…) Quando dunque vedrete presente nel luogo santo l’abominio della devastazione, di cui parlò il profeta Daniele, allora quelli che sono in Giudea fuggano sui monti” (Matteo 24, 1-2, 15-16).
L’ “abominio della devastazione” era l’esercito romano.
Gesù stava avvertendo che in meno di quarant’anni esso avrebbe assediato Gerusalemme e che i suoi discepoli avrebbero dovuto mettersi in salvo, cosa che fecero, lasciando che i giudei increduli ne subissero le conseguenze.
Poiché il credo del giudaismo ortodosso è quello della vendetta implacabile, il generale romano Tito, che diresse personalmente la distruzione del tempio nel 70 d. C., è per sempre oggetto di odio, secondo solo a quello verso Gesù stesso.
I rabbini del giudaismo ortodosso non hanno mai perdonato a Tito di aver comandato le legioni che adempirono la profezia di Cristo e distrussero il tempio di Gerusalemme, assieme ai giudei che mantennero quel sistema corrotto e condannato.
La vendetta dei rabbini su Tito consiste nel raccontare menzogne insensate su di lui nel Talmud.
Pochi musulmani e cristiani sanno che nel Talmud babilonese Gesù condivide il suo posto all’inferno col romano Tito, il quale viene raffigurato come un personaggio punito per la distruzione del tempio, le cui ceneri bruciano all’inferno, poi vengono raccolte e sempre di nuovo bruciate e disperse, e così via per l’eternità (Gittin 56b).
In un’altra depravata menzogna Gesù viene raffigurato come un personaggio punito per aver “traviato Israele”, immerso per sempre all’inferno in un calderone di escrementi bollenti (Gittin 57a).
Secondo la legge (Halacha) del giudaismo talmudico “Chiunque deride le parole dei saggi sarà condannato negli escrementi bollenti” (צוֹאָה רוֹתֵחַת)”.
La tipica risposta rabbinica e sionista alla descrizione veritiera fatta dal ministro Farrakhan e da altri riguardo a ciò che il Talmud insegna su Gesù è la menzogna, cioè dicono che in questo passaggio il Talmud si riferisce ad “un altro Gesù”, e non a Gesù di Nazareth.
«Numerosi commentari affermano che tutti o alcuni dei riferimenti talmudici a Gesù si riferiscono ad un’altra persona» (Koren Talmud Bavli [Jerusalem, 2015], vol. 21, p. 319 n.).
Secondo l’Anti-Defamation League (ADL), «per sobillare i lettori cristiani gli scrittori ostili al Talmud spesso tentano di dipingere il Talmud come qualcosa che sminuisce la figura di Gesù».
Secondo il ragionamento dell’ADL, “gli scrittori ostili al Talmud” non sono mai studiosi impegnati spassionatamente nella ricerca della verità su ciò che insegna il Talmud, ma sono piuttosto solo degli agitatori che, per basse motivazioni, cercano di “denigrare” il Talmud come qualcosa di “umiliante” nei confronti di Gesù.
Non si sa come l’ADL sia giunta a questa teoria del complotto, ma il sottofondo intimidatorio è chiaro: coloro che parlano o scrivono con franchezza e precisione su come Gesù sia diffamato nel Talmud non sono altro che persone che cercano di “sobillare i cristiani”.
Nessuna persona rispettabile vorrebbe uno stigma distruttivo per la sua carriera come quello associato ad affermazioni come queste, e la maggior parte dei cristiani e dei musulmani è intimidita nella ricerca della verità su come il Talmud rappresenta la figura di Gesù.
Inoltre, secondo l’ADL, «il Talmud fa riferimento a Gesù solo in una manciata di passi, e sebbene questi riferimenti possano non riflettere il rispettoso ecumenismo del mondo moderno, non sono poi nemmeno particolarmente provocatori» (Anti-Defamation League, The Talmud in Anti-Semitic Polemics, New York, 2003, p. 11).
L’ADL si aspetta che noi si creda che raffigurare il Salvatore cristiano come un personaggio immerso negli escrementi bollenti non sia una provocazione, mentre qualsiasi osservazione critica che Mr. Farrakhan osa fare riguardo al giudaismo non è altro che una provocazione.
L’ipocrisia è fin troppo familiare.
Le radicali negazioni di talmudisti e sionisti, nonché dei loro apologeti gentili, circa la presunta assenza di Gesù nel Talmud, dopo aver dominato per secoli, vengono a poco a poco sempre di più screditate.
David Klinghoffer ha chiarito questo sviluppo nel suo scritto: What the Talmud Really Says About Jesus:
«In effetti i passaggi scandalosi non si riferiscono ad una qualche altra figura dell’antichità, ma al famoso Gesù di Nazareth. Che cosa c’è di tanto scandaloso riguardo a Gesù punito all’inferno per l’eternità immerso in un calderone di escrementi bollenti? Questa immagine compare nei primi manoscritti del Talmud babilonese, come pure un breve resoconto del processo e dell’esecuzione di Gesù ‒ non già da parte dei Romani, ma bensì dell’alta corte ebraica, il Sanhedrin» (Publisher Weekly, January 31, 2007).
Mr. Klinghoffer afferma che la “comunità ebraica” si è accontentata di lasciare che le esternazioni malvagie su Gesù «rimanessero oscure e sconosciute».
Questa affermazione non è assolutamente vera.
La “comunità” rabbinica insegna attivamente questi giudizi brutalmente faziosi su Gesù presenti all’interno della religione ebraica, negando di fronte al mondo che essi siano presenti nei propri testi sacri.
Questi fatti sgraditi non devono passare sotto silenzio.
L’ammissione da parte di Klinghoffer e di altri intellettuali ebrei che Gesù Cristo è effettivamente preso di mira nel Talmud babilonese non ha comportato alcuna analisi sostanziale della lunga serie di negazioni e falsificazioni rabbiniche che hanno preceduto la sua rivelazione e che continuano, in alcuni casi, fino ai giorni nostri.
Mr. Klinghoffer è ansioso di farci superare il sistema di dissimulazione del giudaismo il più rapidamente possibile.
Cristiani e musulmani sono giustamente offesi per le vergognose diffamazioni, per le oscenità pornografiche e per i discorsi d’odio presenti nel Talmud.
Louis Farrakhan, praticamente unico tra i personaggi pubblici americani, ha avuto il coraggio di difendere Gesù da queste oscenità.
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