A proposito del discorso di Hannah Einbinder agli Emmy Awards 2025

È avvenuta ieri, lunedì 15 settembre, la premiazione degli Emmy Awards 2025, i premi dedicati alle produzioni televisive americane. In questo contesto, hanno suscitato clamore i discorsi tenuti da due degli attori premiati: Javier Bardem e Hannah Einbinder. A proposito dell’intervento di quest’ultima, ne riferirò a partire dalla sintesi proposta da PressTV, il noto organo informativo iraniano, seguita da un commento di Gilad Atzmon, che ho letto su Facebook.

PressTV:

Einbinder ha usato il suo discorso di ringraziamento per gridare: “Palestina libera!”.

Nel backstage, l’attrice ha infranto il tabù, un tempo indistruttibile, tra le celebrità che cercavano di compiacere il regime [israeliano] e la sua potente lobby negli Stati Uniti e in altri stati occidentali.

Ha fatto una distinzione tra il popolo ebraico nel mondo e gli sforzi illegali, guidati dall’apartheid e auto-ammessi dal regime di affermarsi come uno “Stato” appartenente esclusivamente al popolo della fede [ebraica].

Ha affermato: “Sento che è mio dovere, in quanto persona ebrea”, distinguere gli ebrei dal regime “perché la nostra religione e la nostra cultura sono un’istituzione così importante e di lunga data… che è davvero separata” dal regime.

Einbinder si riferiva al ricorso di Tel Aviv all’occupazione e all’aggressione per sterminare coloro che ostacolano la sua spinta espansionistica.

“Ho degli amici a Gaza che lavorano in prima linea, come medici, proprio ora nel nord di Gaza, per fornire assistenza alle donne incinte e [lavorano] per gli scolari per creare scuole nei campi profughi”, ha aggiunto l’attrice.

“È una questione che mi sta molto a cuore per molte ragioni”.

Ha inoltre promosso il boicottaggio come strumento efficace per esercitare pressione sui poteri forti, affinché adempiano al loro dovere morale e legale di fermare il genocidio anziché favorirlo.

https://www.presstv.ir/Detail/2025/09/15/755036/Hollywood-war-Israel-genocide-Gaza

E questo è il commento di Gilad Atzmon:

Inizia alla grande. Lei è bella, dice le cose giuste ma poi arriva la stronzata AZZ (Anti-Zionist Zionist), il solito messaggio fuorviante “come ebrea”, come se ci fosse un giudaismo che è “universale”, “inclusivo” o “etico”. Non c’è! Il giudaismo è sempre tribale (in quanto opposto all’universale), esclusivo (in quanto opposto all’inclusivo) e sostituisce l’etica con il contenzioso! Sono, ovviamente, tutto con gli ebrei che parlano con sincerità e che esprimono i pensieri più umanisti e più universali, ma non è “come ebrei” che parlano con sincerità, bensì “nonostante il fatto che lo siano”.

Fin qui, Gilad Atzmon. La sigla AZZ (Anti-Zionist Zionist) da lui utilizzata sta ad indicare quegli ebrei che professano l’antisionismo ma che, con i loro distinguo, finiscono con il ricadere in un’ottica giudeo-centrica. Difficile dargli torto anche se, a mio parere, l’intervento di Hannah Einbinder rimane coraggioso e lodevole.

One Comment
    • Claudio Antonelli
    • 16 Settembre 2025

    L’esempio degli ebrei che nei millenni hanno conservato la propria identità pur vivendo “all’estero” (estero rispetto a Israele, la loro patria mitica divenuta solo di recente stato nazionale) incoraggia i trapiantati di altra origine a cercare di far valere una loro identità imperitura, distinta da quella del popolo del paese in cui vivono e in cui sono nati i loro figli e nipoti. Tra gli immigrati italiani del Canada io ho udito tante volte la frase: “Anche noi dobbiamo fare come gli ebrei…”
    
La realtà è che la nostra identità di trapiantati è profondamente dissimile da 
quella degli ebrei.
 Il nostro Dio non accorda privilegi particolari al popolo dello stivale. Al centro della nostra religione, delle nostre preghiere non vi sono i miti di Roma, caput mundi, connessi ad una storia intesa in chiave messianica.
    Noi italiani non possediamo un’identità transnazionale capace di darci il senso di un comune destino italiano nel paese in cui ci troviamo a vivere da espatriati. La terra di nascita ha per noi e per i nostri figli un valore cruciale. In breve: per gli italiani, l’identità nazionale non deriva dalla religione. 
 Noi non siamo stati preparati né dalla storia, né dai miti, né dai dogmi a vivere secondo una formula di tipo tribale in cui l’identità collettiva è strettamente collegata alla missione che un dio nazionalista ci avrebbe affidato perché superiori, noi, al resto dell’umanità.
    Se tra gli italici fosse invalso il tribalismo, nella penisola si sarebbe 
rimasti all’epoca dei conflitti tra Romani, Sabini, Etruschi, Frentani, Umbri, 
Marsi, Lucani, Sanniti, Bruzi, Mamertini…
    Tra gli islamici delle varie diaspore, presenti in Europa, l’invito a “fare come gli ebrei”, ossia a restare nei secoli fedeli alla Legge – nel caso loro alla Sharia – non dovrebbe trovare animi del tutto ostili. L’Islam, infatti, per il suo carattere politico e transnazionale è molto distante dalla concezione nazionale, strettamente territoriale, di Mazzini o di Cavour.

    Rispondi

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Recent Posts
Sponsor