IL “MONDO LIBERO”
di Vincenzo Vinciguerra
Lo chiamavano proprio così, “mondo libero”, per contrapporlo a quello comunista dove la libertà era negata, i dissidenti perseguitati, imprigionati, torturati, uccisi.
Contro il comunismo, considerato il male assoluto, le democrazie mondiali, guidate dagli Stati Uniti, hanno ingaggiato una battaglia senza esclusione di colpi.
Ancora oggi gli storici mentono parlando di “guerra fredda” fra il comunismo guidato dall’Unione Sovietica – insieme alla Cina popolare, fino alla rottura dei loro rapporti alle fine degli anni Cinquanta – e gli Stati Uniti ed i suoi alleati-sudditi.
Dalla fine della Seconda guerra mondiale, al posto della “guerra fredda” ci sono state un numero incredibile di guerre, guerriglie, conflitti armati che hanno interessato il mondo intero.
Le guerre ideologiche non hanno frontiere: di conseguenza, mentre il comunismo portava avanti la penetrazione ideologica e politica all’interno di tutti i Paesi nei quali le condizioni lo consentivano, sfruttando anche i movimenti di liberazione che fiorivano nei Paesi asiatici e africani, gli Stati Uniti reagivano utilizzando i servizi segreti, i finanziamenti ai gruppi anticomunisti e le tecniche di guerra psicologica nei punti più fragili del loro schieramento come, ad esempio, Italia e Francia.
La strategia della “risposta flessibile” che, alla fine degli anni Cinquanta, sostituisce quella della “rappresaglia massiccia”, autorizza gli americani ad intervenire ovunque sia necessario con una risposta simmetrica nei metodi e nei mezzi all’azione comunista.
Il passaggio di Cuba, con Fidel Castro, all’area comunista minaccia la stabilità politica dell’America latina, considerata fino a quel momento il “cortile di casa” degli Stati Uniti.
Le guerre vengono condotte dai militari, su ordine dei politici, così gli Stati Uniti affidano alle Forze armate dei Paesi amici il compito di neutralizzare la minaccia comunista all’interno dei loro Paesi.
Lo fanno in Europa con il tentato colpo di Stato militare in Francia, nel 1962, con il colpo di Stato militare in Grecia, nel 1967, mentre in Italia danno il via ad una guerra civile a bassa intensità accompagnata dalla minaccia di un colpo di Stato militare che condiziona il Partito comunista italiano fino al 1976, obbligandolo ad allontanarsi dall’Unione Sovietica e stroncandone ogni velleità di opposizione.
La tumultuosa storia dei Paesi latino-americani dava agli americani la certezza di poter delegare ai militari il compito di contrastare il comunismo e sventarne la minaccia.
La storia tragica della reazione militare, sotto la guida degli Stati Uniti, in America latina e, in particolare, nei Paesi del Cono Sud, contro il tentativo di penetrazione ideologica e politica del comunismo di matrice sovietica e cubana è raccontata dalla storica e giornalista bolognese, Antonella Beccaria, in “Il processo Condor”, tesi di laurea presentata all’Università di Bologna il 2 luglio 2025.
Il “piano Condor” nasce ufficialmente nel 1975, ci racconta Antonella Beccaria, e riunisce Argentina, Cile, Uruguay, Paraguay, Bolivia, Brasile e, dal 1978, Perù e Ecuador.
Sotto la guida degli Stati Uniti si forma, quindi, un’alleanza anomala perché riunisce Paesi che sono in permanente conflitto non solo politico ma anche militare, come dimostra la guerra sfiorata nel 1978 fra Cile e Argentina per il contenzioso sul canale del Beagle.
Il solo denominatore comune fra i litigiosi Paesi latino-americani riuniti nel “piano Condor” è rappresentato dalla loro volontà di evitare che l’infezione comunista che ha contagiato Cuba si sviluppi al loro interno.
Come gli aderenti al “piano Condor” hanno condotto la loro battaglia contro la minaccia comunista e per stroncare la “sovversione rossa” e tutte le altre forme di dissidenza dei loro regimi, è narrato, con la maestria che ben conosciamo dalla lettura dei suoi lavori storici, da Antonella Beccaria.
In Cile, come ho potuto constatare personalmente, la popolazione non percepiva la realtà di una repressione selettiva condotta dalla Dina e dall’esercito.
In Argentina, invece, i cittadini non sapevano ma intuivano quanto stava accadendo, anche perché le squadre addette alla cattura dei “sovversivi” agivano alla luce del sole trasportando i loro prigionieri in auto che attraversavano le vie di Buenos Aires a forte velocità, con un uomo che agitava una pistola fuori dal finestrino, accanto all’autista, e un altro incappucciato seduto sul sedile posteriore in mezzo a due sequestratori.
Nessuno interveniva, tantomeno la polizia, e tutti intuivano che il prigioniero non sarebbe tornato più indietro.
In Argentina, la paura si percepiva ma si era ben lontani dall’immaginare la quantità e la qualità degli orrori ora descritti da Antonella Beccaria.
Non possiamo qui riepilogare i fatti narrati dalla storica, con i nomi delle vittime della repressione attuata nel Cono Sud per mantenere lo status quo e stroncare ogni velleità di rinnovamento considerata “sovversiva” anche quando non era comunista.
Qui possiamo e vogliamo invitare tutti alla lettura del lavoro di Antonella Beccaria che, da atti processuali, documenti storici e testimonianze ci restituisce la verità sugli effetti di una “guerra sporca” condotta in nome del “mondo libero” come tutte le altre, egualmente “sporche”, dirette dagli Stati Uniti, per interposta persona, in tutti i Continenti per fermare la minaccia sovietica e cinese.
Antonella Beccaria, giustamente, si attiene con rigore al tema della sua tesi, “Il processo Condor”, consapevole che dai processi penali emergono le responsabilità personali relative ai delitti commessi e che, di conseguenza, molti fra gli attori principali della guerra non compaiono negli atti giudiziari come imputati come, ad esempio, Henry Kissinger, fra i promotori del colpo di Stato militare in Cile.
In un processo nel quale si giudicano omicidi, sparizioni, torture, un segretario di Stato americano non può comparire e, con lui, altri esponenti politici non solo americani, funzionari ed agenti della Cia e dell’Fbi, dei servizi d’intelligence europei e, anche, personaggi come Mario Edoardo Firmenich, indicato come uomo del servizio segreto militare argentino.
Mi auguro che Antonella Beccaria voglia tornare ancora sulla “guerra sporca” in America latina allargando il perimetro delle sue ricerche alle responsabilità politiche internazionali e alle complicità che hanno avuto i regimi del Cono Sud ricordando, ad esempio, la presenza della loggia P2 in Argentina con l’ammiraglio Emilio Massera, e la complicità del Sid con la Dina, evidenziata dal suo tentativo di attribuire la responsabilità del tentato omicidio di Bernard Leighton al Mir cileno.
Siamo certi che Antonella Beccaria abbia la capacità e la volontà di portare a termine un compito certamente arduo, perché la contraddistingue la passione per la verità, e quella dell’America latina ci riguarda e ci coinvolge tutti.
Per quanto ci riguarda ora possiamo concludere che, se per il presidente americano Ronald Reagan, l’Unione Sovietica era l’”impero del male”, per noi gli Stati Uniti hanno nel loro Dna il marchio di Caino.
Opera, 11 luglio 2025
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