Gian Pio Mattogno
IL FONDAMENTO TEOLOGICO RABBINICO-TALMUDICO DELLO STERMINIO SIONISTA
DELLA POPOLAZIONE DI GAZA IN UN TESTO DI DAAT EMET
Lo sterminio sistematico della inerme popolazione palestinese di Gaza da parte dell’entità pirata criminale sionista è sotto gli occhi di tutti.
Altrove ho sottolineato come il sionismo non sia soltanto “nazionalismo ebraico”, come credono i più.
Ridurre l’ideologia sionista ad una mera questione di politica territoriale è un errore politico, storico e storiografico.
Anche se il sionismo è un fenomeno moderno, le sue radici più profonde vanno rinvenute nell’esegesi rabbinica della Bibbia, nel Talmud e nella letteratura giudaica.
L’imperialismo sionista è una conseguenza logica e naturale dei princìpi fondamentali della religione ebraica e delle aspirazioni messianico-imperialistiche di Israele.
Il suo obiettivo specifico immediato è la pulizia etnica della Palestina (imperialismo regionale), ma esso mira soprattutto a spianare la strada all’avvento del Messia giudaico e all’impero universale di Israele.
(I fondamenti teologici dell’imperialismo sionista, «Eurasia. Rivista di Studi Geopolitici» 3/2014, pp. 217-229).
Un testo apparso una ventina d’anni fa sul sito critico israeliano Daat Emet appare oggi d’una sconcertante e tragica attualità (The murder of Israeli Arabs in the name of religion, daatemet.org).
Daat Emet riporta innanzitutto quanto scritto dal rabbino Shlomo Goren, che ricoprì la carica di rabbino capo di Israele, nel suo libro Torat HaMedina (pp. 28-35).
Si chiede il rabbino Goren:
«È permesso, secondo la Torah, uccidere gli arabi per difendere la sovranità ebraica su Giudea, Samaria e Gaza?».
E risponde affermativamente, soprattutto nei casi in cui si presume vi sia un pericolo per gli ebrei.
Le sue motivazioni sono tratte naturalmente dalle Scritture (o meglio, dall’esegesi rabbinica delle Scritture), dal Talmud e da altri testi ebraici.
Daat Emet riporta due delle fonti del rabbino Goren:
- Maimonide (Avodah Zarah 10:6):
«Quando la mano di Israele li governa, non dobbiamo permettere ai gentili di risiedere tra di noi, nemmeno come residenti temporanei o di passaggio da un luogo all’altro per affari. Non passeranno attraverso la nostra terra finché non accetteranno i sette comandamenti che furono dati ai figli di Noè».
Il rabbino Goren così chiosa le suddette parole di Maimonide:
«È chiaro che per raggiungere questo scopo dovremo usare la forza contro [gli Arabi che vivono nei territori di Israele, e persino contro gli Arabi israeliani che oppongono resistenza], poiché Maimonide intendeva il ricorso all’uso della forza quando stabiliva la legge relativa a “quando la mano di Israele li governa”.
«Questa situazione potrebbe mettere in pericolo la vita dei nostri soldati quando si troveranno a compiere queste azioni di forza, ma anche così Maimonide non basa l’obbligo di osservare questo comandamento sul fatto che sia realizzabile senza perdite di vite umane per le nostre forze» (p. 29).
- Talmud babilonese, Shavuot 35b:
«Una monarchia che uccide un individuo su sei nel mondo non viene punita per averlo fatto, poiché questa è una prerogativa di un monarca, come è detto: “La mia vigna, che è mia, è davanti a me; tu, Shlomo, avrai i mille”: questo è un riferimento alla monarchia del Cielo …».
Secondo il rabbino Goren, un governo ebraico che entra in guerra e mette così in pericolo fino ad un sesto della popolazione non viene punito.
Da queste due fonti possiamo concludere che, secondo il rabbino Goren, è consentito massacrare gli arabi di Giudea, Samaria e Gaza, e persino gli arabi israeliani che si oppongono al massacro degli arabi dei territori.
Secondo il rabbino Goren, il disimpegno da Gaza, Giudea e Samaria è una violazione della Torah, per la quale si può uccidere o essere uccisi.
L’uccisione di arabi a Shfaram, conclude Daat Emet, lo definireste un omicidio, ma gli ebrei religiosi lo definirebbero un comandamento (così come oggi è un comandamento lo sterminio degli empi goyim palestinesi di Gaza).
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