CIELI AZZURRI
Di Vincenzo Vinciguerra
Sono tanti anni che vivo in contatto con il disagio psichico che affligge un numero sempre più elevato di detenuti costretti a vivere nel mondo oscuro del carcere, dove un potere ottuso non prevede cure e riabilitazione, così che non è semplice stabilire con loro un rapporto di convivenza.
Con una certa diffidenza mi sono, quindi, avvicinato al gruppo “Il Camaleonte”, che opera all’interno della Fondazione “Sacra famiglia” di Milano, specializzato nella cura e nella riabilitazione di persone con disagio psichico.
Il gruppo porta all’interno del carcere di Opera, da due anni, un certo numero dei suoi ospiti per incontri periodici (due volte al mese) con detenuti selezionati dagli educatori.
Ho accettato di prendervi parte su invito della signora Giovanna Musco, una volontaria che dirige l’associazione “In Opera” e che si prodiga a favore dei detenuti.
È un altro mondo.
Sotto la guida della responsabile del gruppo, signora Barbara Migliavacca, coadiuvata dalla sua collaboratrice, signora Antonella Cavallaro, e dalla infaticabile signora Giovanna Musco, gli incontri si svolgono in un’atmosfera di cordialità e di fiducia reciproca, nel corso dei quali si parla, si discute, si ride, si gioca, si riflette.
Non avevo mai partecipato – e sinceramente mai avrei pensato di parteciparvi – ad incontri di gruppo, soprattutto con persone la cui fragilità necessita di sostegno e di aiuto.
La mia diffidenza è venuta a mancare dinanzi alla simpatia di Matteo, alla dolcezza di Elena, alla timidezza di Roberto e alla gioia con la quale tutti i componenti de “Il Camaleonte” incontrano persone che hanno fragilità ben più gravi delle loro perché malati nell’animo.
Chi armonizza, con mano ferma ed intelligente, queste due fragilità della mente e dell’animo è la responsabile del gruppo “Camaleonte”, signora Barbara Migliavacca.
Il potere è severo se non oppressivo ma il suo, Barbara, lo esercita con discrezione, la sua autorità la impone con dolcezza ai suoi ragazzi come ai detenuti, e li guida tutti con professionalità ed intelligenza.
A volte, quando mi guarda, vedo nei suoi begli occhi un’ombra di delusione, un muto rimprovero, perché spesso mi limito ad ascoltare gli interventi degli altri senza parlare a mia volta, e Barbara vorrebbe una mia maggiore partecipazione. Ha ragione, ovviamente.
Accanto a Barbara, come collaboratrice del gruppo, c’è la signora Antonella Cavallaro.
Giovane, uno sguardo limpido, una sensibilità estrema e tanta bontà, Antonella segue i suoi ragazzi e i detenuti con pari affettuosità, impegnandosi in tutte le attività del gruppo senza mai risparmiarsi.
Accanto a Barbara e ad Antonella c’è la signora Giovanna Musco, che si pone come collaboratrice esterna al gruppo “Camaleonte”.
Giovanna è l’anima del volontariato in questo carcere, impegnata con l’associazione “In Opera”, con la “Giustizia riparativa” con Claudia Mazzucato, con il gruppo “Camaleonte” ed altro ancora, rappresentando un punto di riferimento per tutti i detenuti.
Giovanna, è parte fondamentale degli incontri del gruppo e, insieme a Barbara ed Antonella, compone e completa la guida del gruppo “Camaleonte”.
Tre signore che chiamo solo per nome, ora, perché voglio loro bene con una scelta affettiva unilaterale, che hanno riaperto per me il capitolo della fiducia nell’umanità.
Lo avevo chiuso, questo capitolo, con giuste ragioni, perché la mia esperienza fuori e dentro il carcere mi aveva provato che l’umanità, con rarissime eccezioni, si distingue solo per miseria morale e codardia.
Un giudizio, il mio, che derivava dalla scelta di vivere nella politica e per la politica, dimenticando che esiste un mondo lontano dalla politica e dal suo putridume morale.
Ora che ho conosciuto Barbara, Antonella, Giovanna, che vedo il loro impegno appassionato a favore degli altri, riprendo a dare credito all’umanità perché, in opposizione a quello politico, esiste un altro mondo dal quale la politica dovrebbe trarre esempio per riscoprire la pulizia morale che le manca.
Tre signore, i ragazzi fragili del “Camaleonte”, fanno dei momenti che ogni quindici giorni trascorriamo insieme un’oasi di pace e di serenità, lontani dalle miserie del carcere e della vita.
È sotto un cielo grigio che da tanti anni porto avanti una battaglia giusta, e continuerò a farlo perché il dovere lo impone ma, con Barbara, Antonella e Giovanna ho riscoperto che ci sono ancora cieli azzurri ai quali rivolgere lo sguardo e che il sole sorge ancora.
Quando giungerà il momento del congedo, nelle notti inquiete, nell’”ora del lupo”, non sarò più rassegnato all’oscurità ma, grazie a loro, attenderò che l’alba rinasca e che la luce illumini i miei giorni.
Barbara, Antonella, Giovanna: mi mancheranno e non le dimenticherò.
Opera, 21 giugno 2025
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