Premessa di Andrea Carancini: pubblico a seguire un articolo di PressTV, organo informativo della Repubblica iraniana, sulla recente guerra tra Israele e l’Iran, perché mi sembrava interessante prestare attenzione ad una voce regolarmente ignorata dai media mainstream occidentali. Alcune affermazioni contenute nell’articolo in questione mi hanno lasciato perplesso: ad esempio, affermare che l’Iran ha “distrutto” il complesso militare-industriale israeliano mi sembra un’esagerazione. Tuttavia, è ormai certo che i bombardamenti iraniani hanno inflitto molti danni a Israele, un fatto che qui in occidente è stato generalmente passato sotto silenzio, anche presso certi siti della cosiddetta controinformazione.
VERA PROMESSA III: QUALI SITI MILITARI, DI INTELLIGENCE E INDUSTRIALI ISRAELIANI SONO STATI PRESI DI MIRA DALL’IRAN
Di Ivan Kesic, 25 giugno 2025
Nel corso dell’operazione True Promise III, durata 12 giorni e conclusasi martedì mattina, le forze armate iraniane hanno introdotto nuove regole di combattimento e smascherato il mito dell’invincibilità dell’entità sionista, prendendo di mira e distruggendo con successo il suo complesso militare-industriale.
Le forze armate iraniane, guidate dal Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC), hanno lanciato una potente e senza precedenti campagna di rappresaglia, scatenando centinaia di missili balistici e droni che hanno sopraffatto le difese aeree israeliane e colpito importanti strutture militari, di intelligence, industriali, energetiche e di ricerca e sviluppo, [queste ultime] nei territori palestinesi occupati.
I duri colpi subiti dal regime in difficoltà lo hanno costretto a persuadere gli americani a intervenire direttamente nella guerra di aggressione, che non ha funzionato come previsto, poiché le forze armate iraniane hanno bombardato la base militare statunitense solo poche ore dopo che i bombardieri americani B-2 avevano attaccato i siti nucleari iraniani, seppur con scarso successo.
Nelle prime ore di martedì, il regime israeliano, isolato e abbandonato, ha dichiarato un cessate il fuoco unilaterale, annunciato a suo nome dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
Esaminiamo il successo dell’operazione militare di rappresaglia dell’Iran, durata 12 giorni e 22 fasi, che ha visto l’impiego per la prima volta di numerosi missili di nuova generazione.
Molti di questi siti presi di mira da missili e droni iraniani erano stati precedentemente identificati da Press TV nella sua analisi come potenziali zone di attacco.
Obbiettivi di intelligence
Uno dei primi obiettivi dei missili iraniani è stato il complesso militare-intelligence di Kirya, nel centro di Tel Aviv, spesso soprannominato il “Pentagono israeliano”.
Questa zona altamente fortificata ospita il Ministero degli Affari della Guerra israeliano e uffici segreti dei servizi segreti, nascosti in alti edifici camuffati da strutture civili o semi-civili.
Sotto queste torri si trovano numerose strutture sotterranee del regime, la cui ubicazione sarebbe nota all’intelligence iraniana, soprattutto dopo l’acquisizione da parte di Teheran di una grande quantità di dati israeliani sensibili all’inizio di giugno.
Il Kirya si trova in uno dei quartieri più densamente popolati di Tel Aviv, a dimostrazione dell’uso che il regime fa delle aree civili come scudi umani per scopi militari.
Nonostante fosse uno dei luoghi più fortificati nei territori occupati, protetto da uno scudo multistrato di sistemi di difesa israeliani e americani, il complesso non è stato in grado di respingere il bombardamento missilistico iraniano nelle primissime fasi di True Promise III.
Giornalisti stranieri hanno confermato danni alle torri nella zona di Kirya, mentre i media israeliani, sotto la pressione del regime, hanno soppresso e censurato la loro copertura. Un filmato trapelato di un colono israeliano mostrava colonne di fumo che si levavano dal sito, con l’individuo in questione che esclamava con orrore: “Hanno colpito il Mossad!”.
Ad Haifa, un missile iraniano a guida di precisione ha colpito un grattacielo che ospitava sedi distaccate del Ministero degli Interni israeliano, responsabili del coordinamento militare interno. L’attacco ha interrotto le reti logistiche e i sistemi di risposta alle emergenze a livello municipale.
Un altro obiettivo di alto valore era il quartier generale dell’intelligence militare di Aman presso lo svincolo di Glilot Mizrah, vicino a Herzliya. Aman supervisiona unità di spionaggio d’élite come l’Unità 8200 (intelligence dei segnali), l’Unità 504 (intelligence umana) e l’Unità 9900 (intelligence geospaziale).
Il complesso ospita anche il quartier generale operativo del Mossad, la famigerata agenzia di intelligence estera del regime israeliano, coinvolta nell’organizzazione di numerosi piani terroristici all’interno dell’Iran e responsabile della morte di centinaia di civili.
Questa zona, come quella di Kirya, è altamente protetta e nota per i continui disturbi del segnale GPS, ma nemmeno questo è riuscito a impedire ai missili iraniani di colpire la struttura.
La rigida censura non è parimenti riuscita a fermare la diffusione delle informazioni, poiché le prove dei danni colossali trapelano attraverso i social media e fonti straniere.
Obbiettivi militari
Poiché nella sua recente aggressione il regime israeliano si è affidato principalmente a droni e missili a lungo raggio lanciati da aerei da combattimento, l’Iran ha concentrato gran parte della sua risposta sulle basi aeree.
La base aerea di Nevatim, precedentemente colpita da 33 missili balistici simultanei durante l’Operazione True Promise II, è stata nuovamente colpita. Situata a 15 km a sud-est di Beersheba, nel deserto del Negev, Nevatim è una delle più grandi basi aeree israeliane e ospita i caccia stealth F-35 di fabbricazione statunitense utilizzati nell’attacco del 2023 al consolato iraniano a Damasco.
Durante l’ultima operazione, gli F-35 di Nevatim hanno pattugliato lo spazio aereo iracheno e supportato gli F-15 nel lancio di missili LORA a lungo raggio. Fonti iraniane affermano che almeno quattro F-35 sono stati abbattuti durante queste operazioni, esponendo vulnerabilità critiche nella flotta aerea più avanzata di Israele.
Anche la vicina base aerea di Hatzerim, che ospita gli squadroni di F-15 e F-16 e funge da importante centro di addestramento per i piloti, è stata colpita con successo.
Altre basi aeree prese di mira erano Tel Nof e Ben Gurion vicino a Tel Aviv, Ramat David vicino a Haifa, Palmachim sulla costa del Mediterraneo e Ovda vicino a Eilat.
I missili iraniani, compresi quelli utilizzati per la prima volta, hanno preso di mira i centri di comando e controllo dell’esercito israeliano e del Mossad sia a Tel Aviv che a Haifa.
La reale entità dei danni inflitti alle basi militari dai missili iraniani a lungo raggio è stata tenuta nascosta dal regime che ha imposto una rigida censura sulla pubblicazione di foto e video relativi alle operazioni di ritorsione iraniane.
Obbiettivi industriali ed energetici
In rappresaglia per gli attacchi israeliani contro i depositi di petrolio nei distretti di Shahran e Rey a Teheran e contro l’impianto petrolchimico di South Pars, l’Iran ha preso di mira le infrastrutture energetiche situate nel profondo dei territori occupati.
Il 16 giugno, missili balistici iraniani hanno colpito la raffineria di petrolio di Bazan ad Haifa, il più grande centro di lavorazione del carburante del regime, che fornisce circa il 60 percento della sua benzina, il 65 percento del suo gasolio e oltre il 50 percento del suo cherosene.
I bombardamenti hanno causato danni ingenti, costringendo alla chiusura completa della raffineria e delle sue filiali. Il ministro dell’energia israeliano ha successivamente ammesso che l’impianto avrebbe necessitato di importanti lavori di ricostruzione, stimando un riavvio parziale non prima di un mese.
Anche una vicina centrale elettrica è stata danneggiata, provocando blackout diffusi nelle regioni centrali dei territori occupati.
Il 23 giugno, missili iraniani hanno colpito una centrale elettrica ad Ashdod, provocando una potente esplosione e blackout localizzati. Esplosioni e interruzioni di corrente sono state segnalate anche nei pressi di Hadera, dove si trova Orot Rabin, la più grande centrale elettrica israeliana.
Inoltre, l’Iran ha preso di mira direttamente i siti militari-industriali coinvolti nella recente aggressione israeliana. Tra questi, il principale è stato il complesso Rafael Advanced Defense Systems a nord di Haifa, sede di numerose fabbriche e centri di ricerca e sviluppo che producono elementi chiave dell’equipaggiamento militare israeliano.
Rafael produce gli intercettori missilistici Iron Dome e David’s Sling, entrambi impossibilitati a fermare i missili palestinesi e iraniani. Produce anche missili da crociera e guidati utilizzati negli attacchi contro l’Iran, tra cui i kit Spice e i missili Popeye, Rocks, Spike e Matador.
Anche la zona industriale di Kiryat Gat, un importante centro per la produzione di microprocessori e di tecnologie militari ad alta tecnologia, è stata colpita. A quanto pare, gli attacchi iraniani hanno danneggiato linee di produzione essenziali per i programmi israeliani di droni e sorveglianza.
Più a sud, il Parco Tecnologico Avanzato Gav-Yam Negev, vicino a Beersheba, che ospita aziende impegnate nella guerra informatica, nell’intelligenza artificiale e nella tecnologia militare, non è stato risparmiato. Molte di queste aziende collaborano strettamente con l’esercito israeliano e il Mossad.
Un altro obiettivo di alto profilo è stato il Weizmann Institute of Science di Rehovot, a sud di Tel Aviv. Noto per la sua ricerca e sviluppo militare e per le partnership con le agenzie militari israeliane, l’istituto ha subito danni devastanti ai suoi laboratori chiave.
Membri e professori dell’istituto hanno confermato la perdita di anni di ricerca.
L’istituto Weizmann svolge anche un ruolo nel programma nucleare clandestino di Israele, poiché molti degli scienziati nucleari di Dimona si sono laureati o hanno insegnato presso l’istituto.
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