Gian Pio Mattogno: L’odio rabbinico-talmudico contro Gesù e i cristiani in un articolo del rabbino Jay Michaelson

Gian Pio Mattogno 

 

L’ODIO RABBINICO-TALMUDICO CONTRO GESÙ E I CRISTIANI

IN UN ARTICOLO DEL RABBINO JAY MICHAELSON

 

Spesso un semplice articolo è più rivelatore di un’intera biblioteca.

Certa apologetica giudaica truffaldina e mistificatrice si arrabatta, “per amore della pace”, cioè per mantenere le buone relazioni nel “dialogo ebraico-cristiano”, a dimostrare che il Gesù bestemmiato e deriso dal Talmud non è il Gesù dei cristiani, ma un altro personaggio omonimo vissuto in un’altra epoca, e che il Talmud non contiene alcunché di offensivo nei riguardi del cristianesimo, ed ecco poi arrivare, indesiderato,  il rabbino di turno che rompe le uova nel paniere e distrugge in un battibaleno il castello di carte menzognero tanto faticosamente costruito.

È esattamente questo il caso del rabbino americano Jay Michaelson, autore di un articolo apparso anni fa – ma sempre attuale ‒ sul settimanale ebraico “Forward” (Do Jews Have a Jesus Problem?, «Forward». Jewish. Independent. Nonprofit, April 29, 2009).

Il rabbino Michaelson esordisce, tra l’ironico e il sarcastico, affermando che loro, gli ebrei, hanno tutto il diritto di essere un po’ nervosi, perché «duemila anni di amore cristiano ci hanno logorato i nervi».

Egli così ricorda la sua esperienza di bambino ebreo costretto a crescere in un ambiente cristiano americano a lui estraneo:

«Le cicatrici dell’antisemitismo e dell’attività missionaria [cristiana], il senso dell’umorismo intriso di pathos, il disprezzo per il cristianesimo (the contempt for Christianity): questo è certamente il modo in cui consideravo la nostra religione maggioritaria locale [la religione cristiana] mentre crescevo. Quando ero bambino, il cristianesimo era come il grande, stupido bullo (bully). Al tempo stesso idiota e incredibilmente potente.

«Proprio non riuscivano a vedere quanto fosse ridicola la loro religione? Una nascita virginale? Babbo Natale? Un coniglietto pasquale (Easter Bunny)? Un messia che è stato ucciso, ma che in realtà è morto per i nostri peccati? Eppure, queste erano le persone che governavano il nostro paese, che ci dicevano quali giorni dovevamo andare a scuola e quali no, e che suonavano la loro musica insidiosa ogni inverno».

Alla redazione di “Forward”, continua, arrivano moltissimi libri su Gesù, la maggior parte dei quali neppure degni di essere recensiti. Parte di questa moda su Gesù si deve alla maggiore fiducia degli ebrei americani in sé stessi come minoranza assimilata degli Stati Uniti. Se prima gli ebrei venivano «torturati» o «bruciati» per non aver accettato Cristo, ora possono «pubblicare libri che lo criticano». Ma non sempre è stato così.

«In effetti, i testi discussi nel migliore libro degli ultimi anni, “Jesus in Talmud” di P. Schäfer, un tempo erano considerati così oltraggiosi da essere autocensurati nelle edizioni europee del Talmud. Non che il tentativo abbia avuto successo. Le autorità cristiane bruciarono comunque il Talmud, e l’antisemitismo continuò indisturbato. Ma in qualche modo la censura ebbe successo. Questi testi sono praticamente sconosciuti ancora oggi».

(In realtà, checché ne dica il buon rabbino Michaelson, nonostante la censura e l’autocensura, che peraltro non esistono più, questi testi oggi sono tutt’altro che sconosciuti. Essi sono pubblicati in tutte le edizioni moderne e contemporanee del Talmud (alimentando l’odio rabbinico-talmudico contro i goyim in generale e i cristiani in particolare), compaiono nella letteratura polemica e scientifica, e sono diffusissimi in rete persino sui siti ebraici).

Questi testi, sottolinea il rabbino Michaelson, «sono ancora piuttosto scandalosi. Ciò che Schäfer dimostra è che i rabbini del Talmud conoscevano il Nuovo Testamento abbastanza bene da parodiarlo ed erano sufficientemente preoccupati per la setta ebraico-cristiana da condannarlo. E lo fecero in termini spietati (unsparing terms)».

Così il rabbino Michaelson compendia l’atteggiamento dei rabbini talmudisti nei confronti di Gesù quale emerge dai testi raccolti e commentati da Schäfer:

«L’immagine di Gesù che si ricava dal Talmud è quella di uno ossessionato dal sesso che pratica la magìa nera illecita, e che usa l’inganno per traviare Israele. Nel Talmud babilonese (Sanhedrin 103a) Gesù è raffigurato come un povero discepolo che “rovinava il suo cibo”, termine che Schäfer ipotizza possa essere un eufemismo per “condotta sessuale inappropriata”. “Mangiare il piatto” è un noto eufemismo talmudico per indicare l’atto sessuale. Una glossa successiva aggiunge che egli “praticava la magìa e traviava Israele”. E la nascita verginale è ridicolizzata come una copertura della vera origine di Gesù: sua madre era una “donna illecita” (un’altra locuzione talmudica), forse persino una prostituta».

«Roba forte … ma anche affascinante», dice il rabbino Michaelson, il quale aggiunge «a patto che non la si prenda troppo sul serio (cosa che, senza dubbio, alcuni ebrei fanno».

(Solo alcuni? Il buon rabbino Michaelson è troppo modesto o gioca al risparmio).

I testi riportati da Schäfer, tutti relativamente tardi e risalenti al III o IV secolo d.C., «suggeriscono uno sforzo consapevole per combattere la setta emergente» e «dimostrano che i rabbini talmudisti … rifiutarono Gesù … perché lo consideravano malvagio o lo vedevano come una minaccia».

Il più noto di questi testi è Sanhedrin 43a, che descrive la procedura halachica (normativa) relativa al processo e all’esecuzione di Gesù.

Il rabbino Michaelson ricorda come per quasi duemila anni le autorità cristiane abbiano incolpato gli ebrei dell’uccisione di Gesù, «sebbene il Nuovo Testamento chiarisca che furono i Romani a compiere effettivamente l’atto».

Ma poi aggiunge:

«Sorprendentemente [?], tuttavia, il Talmud non si sottrae alla responsabilità della morte di Gesù. Al contrario, afferma che se l’è meritata e che i giudei hanno fatto tutto da soli. Come si legge nel testo, Gesù era uno stregone, un idolatra e un eretico che ha condotto Israele all’idolatria. La sua condanna fu del tutto giusta e la sua esecuzione, lapidazione e successiva impiccagione, fu eseguita in stretta conformità con la legge rabbinica».

(Sorprendentemente? Sorprendente sarebbe se i rabbini talmudisti non si fossero assunti una responsabilità di cui menavano e menano vanto!).

«Perché il Talmud farebbe una simile affermazione? Schäfer ipotizza che sia per indebolire il racconto dei Vangeli e dare più potere ai rabbini. Nel racconto dei Vangeli, i rabbini sono quasi strumenti di Roma. Nel racconto del Talmud, sono potenti, così potenti da condannare l’eroe della setta cristiana alla sua brutale morte. (Che ci crediate o no, ci sono in realtà testi ancora più espliciti, che Schäfer riporta nel suo libro. Basti dire che il loro raccapricciante resoconto dell’inferno fa impallidire persino Dante. Ma lo tralascerò da questo giornale di famiglia».

(Il rabbino Michaelson allude evidentemente al passo talmudico Gittin 57a, dove Gesù è condannato fra gli escrementi bollenti. Ma questo improvviso, inopinato e improbabile sussulto di pudicizia ha tutta l’aria di rispondere alla preoccupazione di non urtare ulteriormente la coscienza dei cristiani, naturalmente “per amore della pace”).

Il rabbino Michaelson teme che i testi talmudici riportati da Schäfer «siano ancora pericolosi», poiché potrebbero incitare alla violenza, e soprattutto «minacciano decenni di progressi nelle relazioni ebraico-cristiane».

Il rabbino Michaelson può dormire sonni tranquilli.

La versione italiana del volume di Schäfer è stata pubblicata da una casa editrice cattolica, ma la nuova chiesa conciliare è talmente prona ai voleri della Sinagoga che le “relazioni ebraico-cristiane” (leggi: la totale liquidazione della tradizionale teologia cattolica dell’ebraismo) non corrono alcun pericolo.

Anche se dall’altra parte, dalla parte ebraica, un qualunque rabbino Michaelson può non solo compiacersi delle blasfemie talmudiche contro Gesù, Maria e i cristiani, ma anche ironizzare sull’insegnamento di Gesù, di cui dice sarcasticamente di voler seguire l’esempio per arricchire la propria esperienza religiosa, salvo poi etichettare i libri cristiani come «spazzatura missionaria».

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Recent Posts
Sponsor