OLOCAUSTO
Di Vincenzo Vinciguerra
Non sappiamo come si scrive in arabo la parola “olocausto”, ma lo vediamo compiersi ogni giorno, in diretta televisiva, sotto i nostri occhi.
A Gaza si muore: 171.000 uccisi, 11.000 dispersi, decine di migliaia di feriti, ai quali vanno aggiunti i morti per fame e per malattie non curabili per mancanza di medicinali.
Un olocausto reso possibile dalle democrazie occidentali e dalla impotenza, per non dire dalla codardia, dei paesi arabi.
Gli Stati Uniti non hanno più remore a mostrare al mondo il volto di un imperialismo che non esita a calpestare il diritto dei popoli all’autodeterminazione, il diritto internazionale e quello umanitario, come ha sempre fatto, ma mai così apertamente come questa volta.
Per ogni guerra, per ogni massacro, gli Stati Uniti hanno inventato un pretesto “credibile” o, almeno, reso tale dalla loro propaganda (la lotta al nazifascismo, al comunismo, all’islamismo radicale ecc.) ma questa volta la scusa non regge, anzi è palesemente mendace fino al ridicolo.
Per difendere Israele e garantirne la sicurezza, difatti, è sufficiente il suo esercito, il più potente del Medio Oriente, che ha dinanzi una massa di diseredati privi di armi pesanti, mezzi corazzati, artiglieria e contraerea.
Non è una guerra, quella in corso in Medio Oriente, ma semplicemente un massacro indiscriminato, per obbligare i palestinesi a fuggire da Gaza, poi toccherà alla Cisgiordania.
L’obbiettivo finale di Stati Uniti e Israele, infatti, è quello di cancellare la Palestina dalle mappe geografiche per giungere alla creazione del “Grande Israele”.
E l’Europa che fa?
L’Europa esibisce la sua impotenza che si trasforma in complicità con gli Stati Uniti ed Israele.
Dagli esponenti europei giungono solo parole, come l’ipocrita invito rivolto al governo israeliano al rispetto del diritto internazionale e di quello umanitario, salvo non prendere mai in considerazione la possibilità di applicare ad Israele le necessarie sanzioni per impedirgli di proseguire nel genocidio dei palestinesi di Gaza.
Dopo che il Tribunale internazionale ha emesso un giustificato mandato di cattura a carico del primo ministro israeliano e del suo ministro della Difesa per crimini di guerra e contro l’umanità, l’Europa è ammutolita, senza però trarne alcuna conclusione sul piano politico.
Peggio, perché il primo ministro ungherese, Orban, grande amico di Giorgia Meloni, invita l’Erode israeliano in Ungheria accogliendolo in pompa magna.
Se l’ungherese Orban innalza il vessillo del disonore europeo, gli altri esponenti politici non sono da meno perché, senza compiere gesti eclatanti, continuano a sostenere Israele limitandosi a compiere gesti simbolici (la Spagna ha riconosciuto lo Stato di Palestina) e a dire parole vane, come il presidente francese, Macron, che definisce “vergognoso” il comportamento dello Stato ebraico.
E l’Italia? Tornata ad essere, con il governo di estrema destra guidato da Giorgia Meloni, lo “sciacallo d’Europa”, l’Italia sostiene Israele con l’invio di armi concorrendo, in questo modo, allo sterminio dei palestinesi di Gaza.
Una scelta di campo ben precisa, quella del governo italiano di estrema destra, di schierarsi a fianco del governo israeliano ribadita da Giorgia Meloni che, alla Camera, dopo l’invito rivolto ai parlamentari dal leader dei 5 stelle di alzarsi in piedi per Gaza, è rimasta platealmente seduta.
L’onore non è di casa nei “Fratelli d’America”.
Rimangono, in questo Paese, le opposizioni che, a dire il vero, la voce su Gaza l’hanno, sia pure tardivamente, alzata ma a salvare l’onore del Paese ci pensano gli studenti e i centri sociali che, sfidando la repressione poliziesca, scendono in piazza per sostenere la causa palestinese.
Al lato opposto si collocano i gruppi dell’estrema destra che, compresi quelli che non si riconoscono nei “Fratelli d’America”, brillano per la loro assenza ed il loro silenzio.
La ragione me l’ha scritta anni fa un pseudo-nazista milanese: “D’Israele è meglio non parlare”.
Con tanti saluti al coraggio e al contrasto della subdola “verità” che pretende di bollare come antisemita ogni critica ad Israele, facendo credere che questa si estenda a tutto il mondo ebraico.
A parte il fatto che dovrebbero, finalmente, trovare un altro termine per definire l’ostilità antiebraica perché semiti sono anche gli arabi, rimane il fatto che la politica stragista dei governi israeliani è una scelta che non può essere attribuita a tutto il mondo ebraico.
Detto ciò, è giusto rilevare che dalle comunità ebraiche non si è levata una sola voce di protesta nei confronti del governo israeliano, ed il silenzio vuol dire complicità.
Dinanzi all’olocausto palestinese tacere è ignobile perché bisogna esprimere solidarietà al popolo di Palestina ed avvertire il disagio, se non la vergogna, di avere un governo come questo, i cui esponenti al disonore del loro passato aggiungono quello del presente.
Opera, 18 maggio 2025
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