Gian Pio Mattogno
UN PROMEMORIA DELLA “CIVILTÀ CATTOLICA” PER LA “CIVILTÀ CATTOLICA”
(E PER PAPA LEONE XIV)
In più occasioni Papi, vescovi e chierici conciliari si sono genuflessi, in nome del “dialogo”, dinanzi ai “fratelli maggiori” chiedendo “perdono” per l’atteggiamento tenuto dalla Chiesa verso di loro in tutto il corso della sua storia, dalle origini fino al Concilio Vaticano II.
(Cfr. F. Vernet, La Chiesa e la polemica antigiudaica. Storia, storiografia e bibliografia dalle origini agli inizi del sec. XX, andreacarancini.it).
All’indomani della sua elezione al soglio pontificio, il nuovo Papa Leone XIV si è affrettato ad inviare a diverse rappresentanze ebraiche nel mondo un messaggio, nel quale si impegnava «a continuare e rafforzare il dialogo e la cooperazione della Chiesa con il popolo ebraico nello spirito della dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II».
Il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, ha accolto «con soddisfazione e gratitudine» queste parole di Leone XIV, sottolineando da parte sua che il nuovo Papa avrebbe aiutato la comunità ebraica nella lotta contro l’antisemitismo.
Ora, un “dialogo” che si rispetti presuppone una sorta di compromesso, che cioè entrambe le parti in causa facciano magari un passo indietro riconoscendo le proprie colpe, presunte o effettive, e riconsiderino le cause reali della secolare reciproca ostilità.
Nulla di tutto ciò è avvenuto, né tantomeno accade tuttora, nel “dialogo” tra la Chiesa e gli ebrei.
La Chiesa ha ceduto su tutti i punti, rinnegando la sua tradizionale teologia dell’ebraismo e sconfessando tutte le accuse contro il giudaismo talmudico, mentre gli ebrei non hanno ceduto di un solo passo, rimanendo arroccati sulle proprie posizioni e guardandosi bene dal chiedere almeno scusa per il loro atteggiamento ostile e blasfemo contro Gesù Cristo e i cristiani.
Eppure, alcuni decenni fa, la già gloriosa rivista dei gesuiti “La Civiltà Cattolica”, pubblicava un editoriale del seguente tenore:
«Non bisogna però nemmeno dimenticare l’atteggiamento degli ebrei verso i cristiani: la preghiera quotidiana comportava la recita delle “Diciotto benedizioni”, di cui la dodicesima era una maledizione contro i minim (eretici) e i nozrim (nazareni, cioè cristiani), per i quali si pregava che “sparissero all’istante e fossero cancellati dal libro della vita”; nel Talmud babilonese (Sanhedrin, 43a) Yeshu ha-Notzrì (Gesù il Nazareno) veniva presentato come uno stregone che aveva praticato la stregoneria e spinto il popolo di Israele all’apostasia: per tali colpe era stato impiccato alla vigilia di Pasqua.
«Correva poi tra gli ebrei la voce infamante che Gesù fosse nato da un adulterio e che il suo vero padre fosse un soldato romano di nome Pantera o Pandera, per cui Gesù in diversi testi rabbinici (Tosefta, trattato Chullin, 2,22; Talmud Babilonese, Shabbat, 104a) è indicato con il ben (figlio di) Pandera (in altri testi è chiamato ben (figlio di) Stada» (Apriamo, cristiani ed ebrei, un periodo di nuova fraternità, «La Civiltà Cattolica», a. 149, 1998, vol. secondo, p. 6).
Purtroppo l’invito della “Civiltà Cattolica” a “non dimenticare”, aprendo un periodo di “nuova fraternità”, non è stato raccolto.
Non solo dagli ebrei (cosa in fondo assolutamente comprensibile, pena l’autocastrazione, in quanto l’odio giudaico contro i non-ebrei in generale e i cristiani in particolare è connaturato all’essenza stessa della religione ebraica; è come chiedere al fuoco di non bruciare), ma paradossalmente neppure dalla stessa rivista gesuitica che l’aveva sollecitato, la quale non solo non ha dato alcun seguito a questa presa di posizione estemporanea, ma nel giro di pochi mesi se l’è rimangiata tutta completamente.
Il 10 aprile 1999 l’agenzia Adnkronos pubblicava la seguente nota:
«Anche “La Civiltà Cattolica” fa mea culpa, chiedendo scusa per l’atteggiamento tenuto verso gli ebrei nei 150 anni di storia della rivista. L’occasione per l’autocritica è il volume di padre Giuseppe De Rosa intitolato “La Civiltà Cattolica: 150 anni al servizio della Chiesa”, stampato dalle edizioni che fanno capo all’autorevole rivista della Compagnia di Gesù, le cui bozze vengono riviste dalla Segreteria di Stato vaticana.
«Sospinti dalle sollecitazioni di Giovanni Paolo II, che in vista del Giubileo ha invitato a riconoscere le responsabilità storiche dei cristiani, i gesuiti hanno sentito il dovere di ammettere che tra le battaglie “sbagliate” combattute in un secolo e mezzo di vita del loro organo ufficiale c’è in primo luogo quella contro l’ebraismo.
«L’atteggiamento della “Civiltà Cattolica” nei riguardi del giudaismo – riconosce padre De Rosa – è stato “fortemente negativo e polemico”. I gesuiti accusavano i giudei, “come, del resto, facevano quasi tutti i cristiani della seconda metà dell’Ottocento, di deicidio, di odio implacabile contro Gesù Cristo, di volontà di distruggere la Chiesa, di compiere sacrifici rituali di bambini cristiani. Quanto ai giudei italiani, li si accusava di congiurare insieme con la massoneria contro la Chiesa e il Papato” (…)
«Padre De Rosa non ha difficoltà ad ammettere che per più di cento anni, la rivista della Compagnia di Gesù ha scritto “pesanti deprecabili articoli antigiudaici”. I gesuiti chiedono di fatto scusa agli ebrei perché questi articoli antigiudaici “furono ripresi dalla stampa fascista, nel 1938, e fatti servire, purtroppo, alla politica antiebraica del fascismo”» (“Civiltà Cattolica” fa mea culpa, su ebrei abbiamo peccato. La rivista dei gesuiti festeggia 150 anni con un’autocritica, adnkronos.com).
(Sulla polemica antigiudaica della “Civiltà Cattolica” nella seconda metà dell’Ottocento cfr. “La malefica azione della razza giudaica”. La polemica contro il Talmud nelle cronache e nelle corrispondenze de “La Civiltà Cattolica” 1881-1882, Effepi, Genova, 2019).
Ora, passi per l’accusa di omicidio rituale di bambini cristiani (lasciando da parte per adesso le altre accuse, riguardo all’accusa di deicidio sono gli stessi rabbini a confessare nel Talmud di aver giustiziato Gesù in quanto eretico e idolatra, e istigatore all’eresia e all’idolatria, ed a menarne vanto).
Ma l’“odio implacabile contro Gesù Cristo” che la cattiva “Civiltà Cattolica” della seconda metà dell’Ottocento aveva denunciato è lo stesso che la buona “Civiltà Cattolica” conciliare in un sussulto di dignità aveva ribadito appena pochi mesi prima!
I tempi cambiano, e questo vale evidentemente anche per la Chiesa.
Ciò che ieri era empio, malvagio e anticristiano oggi è pio, buono e conforme alla teologia e alla morale cristiana, e le battaglie che prima erano giuste, ora sono “sbagliate” e vanno ripudiate.
Così questo singolare “dialogo” continua a vedere da una parte una comunità che rifiuta ostinatamente di ammettere alcunché circa il proprio passato e il proprio presente, e dall’altra dei chierici smemorati che, sempre in nome della “cooperazione”, come gli struzzi preferiscono mettere la testa sotto la sabbia.
Come non comprendere la «soddisfazione e gratitudine» del rabbino Di Segni?
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