Vincenzo Vinciguerra: Fratelli di sangue

FRATELLI DI SANGUE

Di Vincenzo Vinciguerra

Il 9 maggio scorso si è svolta, in Parlamento, la cerimonia in ricordo delle vittime della guerra civile degli anni Sessanta e Settanta.

La furbissima classe politica italiana ha scelto la data del 9 maggio perché in quel giorno di un lontano 1978, un ignoto esecutore materiale uccide il presidente dimissionario della Democrazia cristiana, Aldo Moro.

Non dicono, però, i politici, che Aldo Moro non è stato una vittima del “terrorismo rosso” ma di una congiura di forze nazionali ed internazionali che vedevano nella sua politica di apertura al Pci una minaccia alla stabilità dei Patti di Jalta.

Per commemorare degnamente Aldo Moro dovrebbero istituire la giornata del ricordo delle vittime del terrorismo di Stato.

I dirigenti politici italiani, coadiuvati dalle farsesche opposizioni, non lo faranno mai, anzi, da quando sono arrivati al governo i “Fratelli d’America” guidati da Giorgia Meloni, tentano di riscrivere la storia nella speranza di liberarsi dalla nomea di essere gli eredi dei terroristi e degli stragisti di Stato.

Prova ultima si ritrova nella decisione di escludere dai relatori, il 9 maggio scorso, i rappresentanti delle vittime della strage di piazza Fontana a Milano, del 12 dicembre 1969, e di quelle della strage di piazza della Loggia, a Brescia, del 28 maggio 1974.

La ragione della loro esclusione è semplice: le due stragi sono state attribuite, con assoluta certezza sul piano giudiziario e storico, a militanti di Ordine nuovo.

Nel governo attuale, Giorgia Meloni ha chiamato a ricoprire l’incarico di sottosegretario alla Difesa, Isabella Rauti, figlia del fondatore e capo di Ordine nuovo.

Giunta al potere, Isabella Rauti si è convinta che può riscrivere la storia del padre e della sua organizzazione spionistica e stragista.

Si sbaglia.

Isabella Rauti può solo contrastare, con l’aiuto del governo di cui fa parte, l’opera di divulgazione – sul piano storico – di quanto è emerso in decine di anni di indagini e ricerche storiche.

Per il resto, la Rauti dovrà rassegnarsi all’affermazione della verità che vedrà suo padre, Giuseppe Rauti detto Pino, passare alla storia d’Italia del dopoguerra come colui che porterà intera la responsabilità politica e morale di quanto fatto dai suoi militanti.

È vero che Pino Rauti è stato indiziato di reato per ben due stragi – non a caso quelle di piazza Fontana e di Brescia compiute dai suoi militanti – per poi essere prosciolto per mancanza di sufficienti indizi, ma rimane l’unico segretario nazionale di un partito politico rappresentato in Parlamento ad essere stato sospettato di concorso in ben due massacri di civili.

Isabella Rauti e la sua amica Giorgia Meloni pensano di poter cancellare anche questa verità? Crediamo di no.

Ma, la coppia, non potrà far dimenticare la domanda che Carlo Maria Maggi mi fece porre dal suo avvocato nel corso della mia testimonianza al processo, a Milano, per la strage di piazza Fontana: “Le risulta che Maggi abbia sempre obbedito agli ordini di Rauti?”. La mia risposta è stata, ovviamente, affermativa perché Maggi era, in effetti, il più fedele esecutore degli ordini di un Rauti che era stato da lui elevato a suo unico Dio.

La domanda fattami porre da Maggi ha un solo, inequivoco significato: una chiamata in correità di Pino Rauti, il capo.

Strano.

Due stragi, due inchieste, due indagati con opposto destino finale in una di esse: il capo prosciolto, il gregario condannato.

Per Carlo Maria Maggi la colpa sarà stata del “destino cinico e baro”, mentre noi siamo obbligati a credere ad una incredibile coincidenza.

Oggi, i familiari delle vittime delle stragi e, in generale, del “terrorismo” di destra saranno indotti a credere che la loro emarginazione derivi dal fatto che al governo ci sono i “fascisti”, ma è una menzogna anche questa, perché la verità suggerisce che ci sono gli eredi del terrorismo di Stato, perché questo è stato il terrorismo “nero” e di destra.

Irretiti dalla sinistra italiana, in particolare dai comunisti, che anche dopo aver rinnegato il comunismo per porsi al servizio del capitalismo e dell’imperialismo americano, continuano a far credere che la verità, tutta la verità, sia circoscritta ai nomi e ai volti degli esecutori materiali che, nonostante l’evidenza delle prove perfino sul piano giudiziario, spacciano ancora per “fascisti”, si sono collocati contro la verità ed oggi ne pagano il prezzo.

Per quanto sembri paradossale, i familiari delle vittime del terrorismo di Stato hanno sempre ostacolato – e continuano a farlo – l’emergere della verità sulla storia italiana degli anni Sessanta e Settanta.

Invece, difatti, di avallare le menzogne ufficiali sul terrorismo “nero” che aveva aggredito lo Stato democratico ed antifascista, avrebbero dovuto prendere atto che tutti – ripeto, tutti – gli imputati, sia assolti che condannati per le stragi ed altri atti di terrorismo, erano legati ai servizi segreti militari e civili.

Nell’Italia dei furbi, pur di non mettersi contro la classe politica, pur di non mettersi in urto con lo Stato hanno, i cosiddetti ricercatori della verità, fatto proprio lo slogan – creato dagli esperti in disinformazione – dell’esistenza dei “servizi deviati”.

Gli unici “deviati” sono, viceversa, coloro che credono alla esistenza delle “deviazioni” che, manco a dirlo, non è mai stata provata.

Come non sarà mai provata l’esistenza di un “anti-Stato” che è divenuto il nuovo slogan ad uso e consumo degli sprovveduti, perché mafia ed estrema destra sono sempre stati tutt’uno con lo Stato.

In conclusione, “Ordine nuovo”, come tutte le organizzazioni di estrema destra, è stata una struttura alle dipendenze dei servizi segreti ufficiali e clandestini, autorizzata ad intrattenere rapporti con servizi segreti esteri (portoghesi, spagnoli, greci, americani, israeliani, francesi e strutture clandestine come l’Aginter Press), camuffata da organizzazione politica di stampo “nazista”, con il capo (Pino Rauti) impiegato presso il quotidiano democristiano “Il Tempo” di Roma.

A negare questa verità, oltre ad una sinistra codarda ed inetta, ci sono anche e soprattutto i “Fratelli d’Italia” che per il loro presente chiamiamo “Fratelli d’America” e per il loro passato, quello che cercano di cancellare, li definiamo “Fratelli di sangue”, quello italiano versato dai loro predecessori.

Opera, 24 maggio 2025

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