Gian Pio Mattogno: Perle talmudiche. I non-ebrei sono asini

Gian Pio Mattogno

 

PERLE TALMUDICHE.

I NON-EBREI SONO ASINI

 

Il Talmud (Niddah 16b-17a) riporta questo insegnamento di R. Shimon ben Yohai: il Santo, egli sia benedetto, odia quattro cose: uno che entra all’improvviso a casa propria; uno che entra all’improvviso nella casa di un altro; uno che si tiene il pene mentre urina ed urina accanto al suo letto, ed infine «uno che ha rapporti sessuali in presenza di qualsiasi essere vivente».

Yehuda chiede a R. Shemuel se con l’espressione «in presenza di qualsiasi essere vivente» si debba intendere anche in presenza di topi. R. Shemuel risponde che R. Shimon ben Yohai non intende questo, giacché il riferimento è piuttosto alla situazione di uno (ebreo) nella cui abitazione si hanno abitualmente rapporti sessuali alla presenza di schiave e schiavi non ebrei.

Perché allora questo ebreo pensa che sia permesso di avere rapporti sessuali in presenza di schiave e schiavi non ebrei?

Sulla base della Torah (Gen. 22,5), dove Abramo dice ai suoi due schiavi: “Restate qui con (= im) l’asino”.

Questo versetto viene interpretato nel senso che schiave e schiavi sono una nazione (= am) paragonabile all’asino, e che dunque i popoli non ebrei sono come asini.

«I membri della famiglia suddetta – così leggiamo in un commento ad loc. del Talmud tradotto dal rabbino Adin Steinsaltz ‒ pensavano che fosse permesso avere rapporti sessuali in presenza di animali, e quindi che potevano farlo in presenza di schiave e schiavi cananei» (chabad.org).

In conclusione: è bensì vero che l’ebreo in questione è in errore nel credere che gli sia permesso avere rapporti sessuali alla presenza di un animale o di un non-ebreo, ma resta nondimeno il fatto che, quando assimila i non-ebrei alle bestie, egli è in piena e perfetta consonanza con gli insegnamenti della tradizione rabbinico-talmudica, secondo la quale soltanto gli ebrei sono uomini nel senso vero e proprio del termine, cioè esseri viventi creati ad immagine di Dio e dotati di un’anima divina, mentre i non-ebrei non sono che bestie in forma di uomo.

In altre parole, dal punto di vista della normativa rabbinica il nostro ebreo ha torto marcio perché non osserva il precetto di R. Shimon ben Yohai, ma ha ragioni da vendere riguardo alla non-umanità dei goyim.

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