Gian Pio Mattogno
COME TI ERUDISCO IL PUPO GOY
CONTROINDICAZIONI STORICO‒BIBLIOGRAFICHE ALLE LINEE GUIDA
PER IL CONTRASTO ALL’ANTISEMITISMO NELLA SCUOLA
(AD USO DEI DOCENTI E DEGLI STUDENTI NON LOBOTIZZATI)
- INTRODUZIONE GENERALE
Nel 2022 sono state diffuse dal Ministero dell’Istruzione le Linee Guida per il contrasto all’antisemitismo nella scuola, con una prefazione del Ministro Patrizio Bianchi, il quale sottolinea che tali Linee Guida «nascono dalla volontà di fornire una risposta aggiornata e adeguata ad un inaccettabile pregiudizio», affinché «si condanni l’antisemitismo e si prevenga e argini qualunque forma di odio».
Nell’Introduzione la prof.ssa Milena Santarini, “Coordinatrice Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri”, si dichiara lieta di presentare le Linee Guida «per prevenire e contrastare l’ostilità verso il mondo ebraico in Italia».
Naturalmente non poteva mancare il solito riferimento a «quell’unicum, che è la Shoah», che costituisce un argomento specifico, su cui ogni dibattito critico deve essere assolutamente vietato in classe (come ovunque) e per il quale non possiamo che rimandare ai lavori di Carlo Mattogno.
Che in realtà il documento non sia che una banale operazione propagandistica al servizio della Sinagoga lo comprova inequivocabilmente il fatto che esso è stato elaborato da un “Comitato tecnico-scientifico paritetico” «composto da esperti e rappresentanti dell’UCEI (Unione Comunità Ebraiche Italiane)».
Il vero scopo non è difatti la ricerca della verità, ma il silenziamento di ogni forma di dissenso e di critica della vulgata dominante in materia, a partire dalle cause reali dell’antisemitismo fino alla questione della Shoah.
Questo silenziamento si manifesta nella duplice veste della repressione delle idee (qui infatti non sono in discussione gli atti criminali commessi contro gli ebrei, come contro chiunque altro, che in quanto tali possono e debbono essere perseguiti a norma di legge) e della strategia apologetica mistificatrice e truffaldina messa in atto dai solerti esponenti del Ministero della Verità di orwelliana memoria.
Difatti il vero interesse del documento, al di là della retorica che accompagna ogni rigo, non risiede tanto in ciò che afferma, quanto piuttosto in ciò che tace e dissimula.
Tanto per fare un esempio, al punto 1.1 (Antigiudaismo tradizionale) leggiamo che l’antigiudaismo di matrice cristiana «affonda le sue radici nell’insegnamento del disprezzo e della demonizzazione antiebraica che faceva da sfondo alla teologia preconciliare della sostituzione del “Vecchio Israele”, costituito dall’ebraismo della Sinagoga, con il “Nuovo Israele”, rappresentato dalla Chiesa cattolica. A tale approccio teologico è stata associata l’accusa di deicidio, l’uccisione di Cristo, imputata agli ebrei di ogni tempo e ogni luogo».
Queste sarebbero dunque le cause dell’antigiudaismo cristiano. Nulla sul fatto che nel Talmud l’uccisione di Gesù Cristo sia stata rivendicata dagli stessi rabbini. Nulla sull’odio e le blasfemie giudaiche contro Maria, Cristo e i cristiani nel Talmud, nella letteratura rabbinica e nella liturgia. Anzi, assicurano i nostri “esperti”, «le fonti tradizionali dell’ebraismo (in particolare il Talmud)» invocate dagli antisemiti sono in realtà «falsamente anticristiane» (sic!), e ciò a dispetto non solo degli stessi testi rabbinico-talmudici, ma altresì di tutta una letteratura scientifica che sostiene il contrario, e perfino di autori ebrei (anche contemporanei) che, per onestà e/o per impudenza, non solo ammettono il feroce anticristianesimo del Talmud, ma se ne fanno addirittura un vanto!
Allo stesso modo, quando attribuiscono ai falsi “Protocolli dei Savi Anziani di Sion” (1.4. Pregiudizio del “potere ebraico” sull’economia e la finanza) l’accusa rivolta agli ebrei di complottare per dominare il mondo, i nostri “esperti” si guardano bene dal sottolineare che, a prescindere da questo documento (che altrove io stesso ho definito falso, grossolano e controproducente), sono le medesime fonti della tradizione rabbinico-talmudica a comprovare inequivocabilmente l’esistenza di una volontà ed una aspirazione al dominio mondiale da parte del “popolo eletto”.
Più grottesco è il riferimento (Leggi razziali e antisemitismo) alle leggi razziali fasciste del 1938, che tra l’altro discriminavano gli ebrei nelle scuole di ogni ordine e grado, e vietavano il matrimonio tra italiani ed ebrei.
Insomma, la quintessenza dell’odio contro gli ebrei.
Peccato che, dimentichi del vecchio adagio romano “Medice, cura te ipsum” (medico, cura primo te stesso), i nostri “esperti” si siano guardati bene dal menzionare, nella bibliografia alla fine del documento, un libro di uno dei maestri del giudaismo italiano contemporaneo, il rabbino Elia Samuele Artom, apparso pochi mesi prima delle leggi razziali, pubblicizzato da una rivista ebraica dell’epoca come «una trattazione elementare delle mitzvoth [precetti, comandamenti] della vita ebraica; una guida sicura nella riconquista della ebraicità» (“ISRAEL”, a. XXIII, n. 33, 9 Giugno 1938, p. 5), e che conobbe una terza edizione nel 1975: La vita di Israele, Casa Editrice Israel, Firenze, 5735 – 1975, la cui lettura in classe, tra un viaggio della memoria e l’altro, sarebbe altamente proficua sia per i docenti che per gli allievi.
Nella prefazione di questa nuova edizione il figlio dell’autore, Menachem Emanuele Artom, ci assicura che «l’opera è ancora vitale, oltre 35 anni dopo la pubblicazione della sua prima edizione».
Nell’Introduzione, Elia Samuele Artom così esordisce:
«La definizione d’Israele ci è data dalla Torà nel punto dove questa ci narra la elezione di Israele e la sua distinzione dagli altri popoli. Israele è reame di sacerdoti e nazione consacrata. Sacerdozio e consacrazione sono due termini che, in un certo senso, dicono la medesima cosa, in una forma differente: Israele è sacerdote in quanto gli è affidata una funzione da adempiere in mezzo a chi da esso si distingue per non essere sacerdote, cioè in mezzo a tutti gli altri uomini; Israele è consacrato in quanto è collocato ad un grado più elevato delle altre genti» (p. 2).
Ed ancora:
«La funzione che Israele deve compiere è essenzialmente quella di preparare con i suoi atti esemplari e disciplinati dalle prescrizioni della Torà la venuta del tempo in cui gli uomini riconosceranno di fatto quello che si chiama malkhuth shamàjim (regno celeste), cioè la sovranità dell’unico Dio, creatore, padrone e regolatore del mondo» (ivi), ovverosia la sovranità assoluta del Dio giudaico e di Israele.
Apprendiamo altresì che nella serie di benedizioni che accompagnano lo svegliarsi dal sonno, il pio giudeo benedice il Signore «per ciò che Egli ha dato a ciascuno di noi in più e di diverso che ad altri uomini; e cioè per la nostra qualità di Ebrei … » (p. 62), che nella birkath ha-mazon (benedizione del cibo), da recitarsi dopo i pasti nei quali sia entrato come elemento il pane, tra l’altro si ringrazia Dio per aver dato a Israele la sua terra e per averlo «distinto dalle altre genti» (p. 63), che il sabato è il giorno più importante della settimana, la giornata consacrata, «di fronte agli altri giorni della settimana, quello che Israele è di fronte alle altre genti» (p. 94), che tutto Israele ha il dovere di celebrare il sabato, poiché esso è «uno dei mezzi con cui Israele si distingue dal resto degli uomini» (p. 96), che il primo pasto del sabato è preceduto dal qiddush (consacrazione), con la recita di una benedizione sul vino e un’altra benedizione «con cui si ringrazia Dio di averci distinti dagli altri popoli ed averci largito il sabato» (p. 101) e che alla fine del sabato si recitano quattro benedizioni. «Con la quarta benedizione si ringrazia il Signore di aver distinto il sacro dal profano, la luce dalle tenebre, Israele dalle altre genti, il sabato dai giorni feriali» (p. 103).
A proposito della questione del proselitismo, Artom scrive senza mezzi termini:
«L’Ebraismo non vagheggia, né può vagheggiare, che tutto il mondo sia formato da Ebrei: gli Ebrei, in quanto sacerdoti dell’umanità, debbono sempre costituire un’eletta minoranza in mezzo agli altri» (p. 193).
Ma, alla luce delle esternazioni delle Linee Guida (e di tutta la canea propagandistica al riguardo) le pagine più paradossali del libro del rabbino Artom sono quelle dedicate al matrimonio.
Sappiamo che il Capo I, art. 1 (Provvedimenti relativi al matrimonio) delle leggi razziali fasciste stabilisce che è proibito «il matrimonio di un italiano di razza ariana con persona appartenente ad altra razza», e che di conseguenza è proibito il matrimonio misto con un ebreo, e quindi «il matrimonio celebrato in contrasto con tale divieto è nullo».
Apriti cielo, e giù a tutto spiano addosso alle “infami” leggi razziali fasciste che discriminavano il buon giudeo.
Ora, appena poche settimane prima delle leggi razziali, il rabbino Artom scriveva:
«Il matrimonio non può aver luogo che tra Ebrei. Qualunque unione tra Ebreo o Ebrea con persone estranee all’Ebraismo è, di fronte alla legge ebraica, vietata e, se avvenuta, considerata illegittima. È questa una delle norme che hanno più potentemente contribuito a mantenere salda la compagine di Israele: l’inserzione nella famiglia ebraica di elementi, sia pure ottimi, di altra origine e di altra fede non può che contribuire all’assimilazione di Israele e quindi avviare alla sua distruzione. Da grave decadenza e da pericolo di distruzione sono infatti colpiti quei nuclei ebraici nei quali, nonostante la norma sopra indicata, hanno avuto e hanno luogo frequenti unioni tra Ebrei e non Ebrei» (p. 172).
Il rabbino Artom non faceva che compendiare al riguardo tutta una secolare tradizione giuridica ebraica.
Poiché le Linee Guida dovrebbero mirare a contrastare l’«odio contro gli ebrei in quanto tali», in merito a questo e alle cause reali dell’antisemitismo, sulle quali avremo da ritornare, i nostri solerti “esperti” avrebbero potuto proporre per una discussione in classe una pagina del filosofo ebreo (ancorché scomunicato) Baruch Spinoza.
Nel cap. XVII del Tractatus theologico-politicus, dove tratta del modo in cui era tenuto a freno il popolo israelitico nell’antico Stato ebraico, Spinoza scrive che gli Ebrei trasferirono a Dio il loro diritto e credettero che il regno fosse il regno di Dio e che tutte le altre nazioni fossero nemiche di Dio, «per le quali perciò, provarono un odio intensissimo [odio infensissimo] (anche tale odio, infatti, lo ritenevano pio [pium], vedi Salmi 139,21-22)» (Benedetto Spinoza, Trattato teologico-politico, Milano, 1999, p. 585).
Nulla, aggiunge, vi era di più esecrabile e infamante presso gli Ebrei che tradire la patria, cioè il regno stesso di Dio, e giurare fedeltà a qualche estraneo; ed anzi, soltanto andare ad abitare fuori della patria era considerato già infamante, poiché il culto di Dio poteva essere esercitato unicamente sul suolo patrio.
«Dunque, l’amore degli Ebrei per la patria non era semplice amore, ma pietà [pietas], per cui esso, come pure l’odio per le altre nazioni, erano così favoriti e alimentati dal culto quotidiano che dovettero convertirsi in natura: infatti, il culto quotidiano non era solo del tutto diverso (per cui avveniva che fossero del tutto particolari e completamente separati dagli altri), ma anche contrario in assoluto a tutti gli altri. Perciò, da una sorta di riprovazione quotidiana dovette nascere un odio continuo [continuum odium], rispetto al quale nessun altro poté radicarsi più saldamente negli animi e che era ritenuto pio [pium], del quale davvero non se ne può dare uno maggiore né più tenace; e non mancava nemmeno la causa comune per la quale l’odio s’infiamma sempre di più, cioè la reciprocità: infatti le altre nazioni, a loro volta, dovettero provare nei loro confronti un odio intensissimo» (pp. 586-587).
Spinoza, seppur in modo critico, non faceva che ricapitolare tutta una tradizione rabbinica compendiata nel passo talmudico:
«Qual è la ragione per cui la montagna si chiama Har Sinai? Perché è la montagna da cui scese [lett. scaturì, ebbe origine] l’odio [sinah] contro i popoli del mondo» (Shabbath 89b).
Vi è da chiedersi se il contrasto a queste forme di discriminazione e di odio rientri nelle Linee Guida.
Per alcune prime controindicazioni storico-bibliografiche mi permetto di rinviare ai miei lavori, facilmente reperibili, che contengono ulteriori riferimenti bibliografici:
‒ Il non-ebreo nella letteratura rabbinica, Edizioni della Lanterna, 2020
‒ Sinai Sinah Horeb. La genesi dell’odio rabbinico-talmudico contro i popoli del mondo, Effepi, Genova, 2020
‒ La polemica contro il Talmud nella Germania nazional-socialista. Rassegna storico-bibliografica, Effepi, Genova, 2023
Cosa dire? L’unica entità che poteva abbatterli era la religione cattolica,,,i goym per corruzione dalla sinagoga di satana operata si sono lasciati corrompere e scattolicizzare da secoli orma. Dopo la presa di Roma del loro Risorgimento giudaicomassonica è capitolato pure il Vaticano..bacia le mani ai Rothschild.Ci hanno sconfitti per tradimento goy nelle rivoluzioni come nelle guerre mondiali. Si erano presi pure la Russia con il loro Comunismo ora con Putin è cristiana la Banca russasi è liberata quindi guerra alla Russia e guarda cosa fanno i goy europei e occidentali….