MIka Ahuvia: Una introduzione alle Toledoth Yeshu

Mika Ahuvia 

UNA INTRODUZIONE ALLE TOLEDOTH YESHU

(ASPETTANDO “NITTEL NACHT”)

Premessa di Gian Pio Mattogno

Si approssima il 25 dicembre, ed anche quest’anno il pio giudeo talmudista si appresta a “celebrare” a modo suo il Natale cristiano, al riparo delle quattro mura domestiche, vomitando blasfemie e insulti contro Gesù e Maria ‒ blasfemie e insulti attinti direttamente dal Talmud e dall’infame libercolo Toledoth Yeshu.

     (Cfr. NITTEL NACHT. NATALE CRISTIANO E CONTRO-NATALE GIUDAICO, andreacarancini.it; JOSEPH KLAUSNER,  TOLEDOTH YESHU, andreacarancini.it).   

      Per una singolare (?) coincidenza, proprio il 25 dicembre di una decina d’anni fa una studiosa ebrea, Mika Ahuvia, “University of Washington, Henry M. Jackson School of International Studies, Faculty Member”, nata nel kibbutz Beit Hashita, nel nord dell’entità sionista, specialista del giudaismo tardo-antico, pubblicava uno scritto di introduzione alle Toledoth Yeshu.

     (An Introduction to Toledot Yeshu, Ancient Jew Review, December 25, 2014, ancientjewreview.com).

     L’autrice, che invita la comunità ebraica ad un serio ripensamento della propria storia, non manca di sottolineare che, secondo alcune fonti tardo-medievali, era usanza fra gli ebrei leggere le Toledoth Yeshu la vigilia di Natale (Nittel Nacht).

     Non è inopportuno riproporre questo scritto proprio oggi che la Sinagoga e i suoi Shabbath Goyim di complemento invocano nuovi ulteriori provvedimenti contro i “crimini d’odio”.

     Fra i crimini d’odio rientrerà anche l’odio talmudico kosher contro i cristiani?

 

 

 

È oramai ampiamente accettato che gli antichi rabbini vollero accuratamente ignorare l’ascesa del cristianesimo e che solo raramente nei loro scritti fecero allusioni a Gesù[1].

Tuttavia, come attestano i testi delle Toledoth Yeshu (Cronache di Gesù) che ci sono pervenuti, non tutti gli ebrei dell’antichità evitarono speculazioni su Gesù, sulla sua vita e sulle origini del cristianesimo.

Le Toledoth Yeshu, che ridicolizzano la nascita, i miracoli e la morte di Gesù, fanno luce su un’altra risposta ebraica alla minaccia e al fascino del cristianesimo.

Qualcuno potrebbe sorprendersi nel sentire di ebrei coinvolti in un discorso così negativo. Tuttavia la derisione è uno degli strumenti più potenti dei deboli[2], e non sorprende che gli ebrei abbiano fatto ricorso a questa tattica in tempi e luoghi diversi.

Vale la pena di ricordare che gli ebrei non furono i primi a deridere la storia della vita di Gesù: il filosofo greco Celso derise notoriamente le origini di Gesù e del cristianesimo nel trattato del II sec. d.C. Discorso di verità, alcuni dettagli del quale sono paralleli alle storie che compaiono nelle Toledoth Yeshu.

[In realtà, Celso ha attinto a fonti ebraiche, e ciò spiega i parallelismi con le Toledoth Yeshu n.d.r.].

Le Toledoth Yeshu sono una contro-narrazione ed una satira decisamente non-rabbinica [??] della storia fondativa del cristianesimo, che probabilmente ha avuto origine nella tarda antichità o nell’alto medioevo[3].

Una sua versione era già nota all’arcivescovo Agobardo di Lione nell’827 d.C. , il quale si lamentava dell’uso pubblico e aggressivo da parte degli ebrei di tanto vetriolo al fine di influenzare l’atteggiamento di potenziali convertiti cristiani nei confronti di Gesù[4].

Secondo alcune fonti tardo-medievali, era usanza fra gli ebrei leggere le Toledoth Yeshu la vigilia di Natale[5].

Nel genere della fiaba popolare non esistono due manoscritti identici, e i narratori probabilmente li abbellivano con ogni tipo di racconto. I testi più antichi ci sono pervenuti sotto forma di frammenti aramaici rinvenuti nella Geniza del Cairo, ma rivisitazioni di questa narrazione sopravvivono praticamente in ogni lingua ebraica.

Samuel Krauss attirò l’attenzione degli studiosi su quest’opera con il suo Das Leben Jesu nach jüdischen Quellen, oggi liberamente disponibile in rete. Mohr Siebeck ha appena pubblicato due volumi sulle Toledoth Yeshu, con un’introduzione, una traduzione e un’edizione critica dell’opera, nonché con l’accesso ai database di tutti i manoscritti[6].

Come spiega John Gager, il problema delle origini di Gesù è già evidente nei Vangeli[7].

Il Vangelo di Marco chiama Gesù “figlio di Maria” (6:3), probabilmente in riferimento al fatto che l’identità di suo padre era contestata; il Vangelo di Luca omette questo imbarazzante passaggio, mentre il Vangelo di Matteo gli attribuisce un onorevole lignaggio patrilineare attraverso Giuseppe (e include accuratamente altre madri controverse come Tamar, Rut, Rahab e Betsabea), anche se afferma che fu concepito dallo Spirito Santo.

Proprio come il Vangelo più antico, quello di Marco, le prime recensioni delle Toledoth Yeshu mancano del racconto della sua nascita. Queste narrazioni si concentrano su come Gesù venne in possesso dei suoi poteri miracolosi (secondo una versione, rubò il nome di Dio dal tempio); su come ingannò le masse con la magia e falsi miracoli; su come i rabbini finirono per scomunicarlo; su come i Romani lo condannarono; su come morì da ciarlatano (e neppure appeso ad un albero, ma bensì a un gambo di cavolo); e su come ebbe una sepoltura da criminale.

Come osserva Gager, i testi si preoccupano particolarmente di trovare una giustificazione per la morte di Gesù, una preoccupazione, questa, che non sorprende, alla luce delle accuse cristiane secondo cui gli ebrei avrebbero ucciso il messia.

Tuttavia, come afferma Gager, occasionalmente nei testi ebraici compaiono scorci positivi di Gesù. In un famoso passaggio del Talmud, Gesù è presentato come uno studente brillante, che viene ingiustamente respinto dal rabbino Joshua ben Perachia (cfr. Sanhedrin 107b; Sotah 47a)[8].

Echi di questa trama compaiono talvolta nelle Toledoth Yeshu. In queste rivisitazioni, l’apostasia di Gesù non era una conclusione scontata

[È incredibile che qui l’autrice interpreti questi due passi talmudici come “scorci positivi” di Gesù, e che sostenga che l’apostasia di Gesù non era poi una cosa così scontata, quando in essi è detto esplicitamente che Gesù era praticamente un idolatra, un mago e un mesith, un istigatore all’apostasia che ha traviato Israele!! n.d.r.].

Nelle versioni successive delle Toledoth Yeshu che contengono il racconto della nascita di Gesù, l’autore (o gli autori) deride apertamente ogni aspetto della nascita virginale. Il padre di Gesù era un uomo malvagio[9]; il concepimento avvenne tramite stupro e adulterio; inoltre, la madre di Gesù aveva le mestruazioni al momento del concepimento (un tabù per ebrei e cristiani).

In una versione il suo concepimento ha luogo addirittura durante lo Yom Kippur[10].

Questa parte del racconto è così sessualmente esplicita che Yair Furstenberg ha potuto affermare che servisse da manuale, modellando in forma folkloristica il comportamento sessuale corretto e quello proibito[11].

È interessante notare che in tutte queste versioni, Maria stessa è ritratta come un’ebrea irreprensibile, una persona perbene che rispetta la legge ebraica e che viene abusata da un uomo malvagio.

Qui potremmo vedere prove di un’attrazione ebraica per una madre della figura del messia, di cui possiamo trovare tracce sparse durante il periodo medievale[12].

Anche Paolo si rivela intrigante, entrando in scena in modo molto simile al profeta Elia[13]. Dal momento che l’eresia di Gesù provoca infinite lotte intestine fra gli ebrei, le Toledoth Yeshu ritraggono Paolo (o, in alcune versioni, Simon Pietro) come l’inconsapevole fondatore di religioni e come un pacificatore, che separa i cristiani dagli ebrei. Operando come duplice agente per conto dei pii ebrei, Paolo detta un nuovo linguaggio agli eretici e insegna loro nuovi canti per separare definitivamente i seguaci di Gesù dagli altri ebrei. E in tal modo viene fondata una nuova religione.

I Vangeli cristiani non furono gli unici testi a fare da sfondo per gli autori delle Toledoth Yeshu. Sarit Kattan afferma che anche la Meghillat Esther può essere una fonte per questa narrazione ripetutamente invocata, esplicitamente e implicitamente, nei manoscritti esistenti.

Proprio come la Meghillat Esther vuol rappresentare gli ebrei che fanno fronte alla minaccia di Haman in epoca persiana, allo stesso modo le Toledoth Yeshu mostrano gli ebrei che trionfano su Gesù. Le allusioni alla Meghillat Esther potrebbero persino indicare gli usi performativi delle Toledoth Yeshu come una forma di meghillah letta dagli ebrei a Natale[14].

Le Toledoth Yeshu fanno luce su un aspetto importante delle relazioni ebraico-cristiane. In questo caso, date le narrazioni d’impotenza e d’incapacità di agire da parte degli ebrei, le Toledoth Yeshu rivelano alcuni modi in cui gli ebrei deridevano, facevano resistenza e sovvertivano le narrazioni egemoniche del mondo cristiano attorno a loro.

Pertanto, esse costituiscono un importante correttivo alla teoria della lacrima della storia ebraica.

Molti studiosi preferiscono evitare di discutere le Toledoth Yeshu, che ricordano momenti storici difficili, nei quali i rapporti fra ebrei e cristiani erano di conflittualità. Purtroppo, avere eluso tutta questa storia ha avuto conseguenze disastrose. Direi che sono proprio queste parti della nostra storia che ci rifiutiamo di guardare che costituiscono il maggiore pericolo per noi.

Eludere le carenze storiche incoraggia l’autocompiacimento, lo smarrimento del senso di responsabilità e la mancanza di sensibilità verso gli altri.

È quando affrontiamo le parti difficili della nostra storia comune che possiamo fare i conti con le ragioni per cui le persone avevano bisogno di tanta derisione e perché altre persone potrebbero usare la medesima retorica contro di loro. Solo così potremmo comprendere la violenza storica e il pregiudizio che hanno plasmato questo testo.

È solo affrontando quella parte dello spirito umano che ama degradare l’altro che possiamo auspicare risposte più illuminate.

In queste tristi giornate invernali, invitiamo la luce ad entrare, soprattutto nei momenti più difficili della nostra storia.

 

[1] Nonostante i libri di Peter Schäfer sull’argomento. Cfr. Jesus in the Talmud, Princeton, N.J., Princeton University Press, 2007, e The Jewish Jesus: How Judaism and Christianity Shaped Each Other, Princeton University Press, 2012.

[2] Cfr. Saul Alinsky, Rules for Radicals (1971), il quale scrive che «il ridicolo è l’arma più potente dell’uomo». È interessante riflettere su questo problema, con la controversia attorno al film The Interview  e la risposta della Corea del Nord.

[3] Cfr. Peter Schäfer, Michael Meerson, and Yaacov Deutsch, Toledot Yeshu (“the Life Story of Jesus”) Revisited: A Princeton Conference, Tübingen, Mohr Siebeck, 2011; David Biale, Counter-History and Jewish Polemics against Christianity: the “Sefer toldot yeshu” and the “Sefer Zerubavel”, «Jewish Social Studies» 6:1 (1999), pp. 130-145.

[4] P. Schäfer, Agobard’s and Amulo’s Toledot Yeshu, in op. cit.

[5] Marc Shapiro, Torah Study on Christmas Eve, «The Journal of Jewish Thought and Philosophy» 8:2 (1999), p. 334.

[6] www.mohr.de/en/nc/theology/text-editions/buch/toledot-yeshu-the-life-story-of-jesus.htlm.

[7] John Gager – Mika Ahuvia, Some Notes on Jesus and his Parents: From the New Testament Gospels to the Toledot Yeshu, in Envisioning Judaism: Studies in Honor of Peter Schäfer on the Occasion of his Seventieth Birthday, Tübingen, Mohr Siebeck, 2013.

[8] Gager-Ahuvia, op. cit. e P. Schäfer, Jesus in the Talmud cit., pp. 34-40.

[9] Un interessante parallelismo tra la versione di Celso e le fonti ebraiche è che il malvagio si chiama Pandera. Tuttavia, nelle Toledoth Yeshu questi non è un soldato, ma viene spesso descritto come un uomo attraente, di umili origini e promiscuo (La sua identità ebraica è implicita, non esplicita).

[10] Ms. Huldreich (Amsterdam).

[11] Lo ha affermato nel seminario Toledot Yeshu, Princeton University, 2009.

[12] Gager  Ahuvia, op. cit.; Martha Himmelfarb, The Mother of the Messiah in the Talmud Yerushalmi and Sefer Zerubbabel, in The Talmud Yerushalmi and Graeco-Roman Culture (ed. Schäfer, vol. 3, 1998).

[13] William Horbury, The Strasbourg text of the Toledot, in Toledot Yeshu cit.

[14] Sarit Kattan-Gribetz, Hanged and Crucified: The Book of Esther and Toledot Yeshu, in Toledot Yeshu cit.

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