La funesta alleanza tra marxismo e capitalismo

LA FUNESTA ALLEANZA TRA MARXISMO E CAPITALISMO

(L’alliance entre le marxisme et le capitalisme domine le monde. Entretien avec Jean Lombard à propos de son ouvrage: “La face cachée de l’Histoire moderne”, «Lectures Françaises», n. 336, Avril 1985, pp. 7-10).

Lo storico e chartiste Jean Lombard ha pubblicato in francese il primo tomo di un’opera magistrale sulla spiegazione dello svolgimento della storia. Quest’opera era apparsa qualche anno fa in lingua spagnola col titolo: La cara oculta de la historia moderna.

[Liberamente disponibile sia nella versione originale spagnola che nella traduzione francese su: archive.org].

Diplomato alla École de Chartres (1927), Jean Lombard si è orientato verso la carriera diplomatica, frequentando anche la École des Sciences Politiques, dove ha ottenuto la laurea del “Concours des Ambassades”.

Poco prima della guerra gli è stata affidata la carica di bibliotecario archivista della città di Algeri. Successivamente è diventato amministratore della Biblioteca di Algeri, cosa che gli ha permesso di immergersi per dieci anni negli affari musulmani d’Algeria. Durante la seconda guerra mondiale fu affidato ai servizi di intelligence.

Alla “liberazione” fu messo in carcere per qualche tempo e radiato dalla Biblioteca per aver spogliato le biblioteche e gli archivi delle logge massoniche d’Algeria. Dopo la guerra è stato nominato segretario generale del Comitato delle Banche d’Algeria, direttore dell’“enseignement bancaire”  in Africa del Nord e professore di economia politica, prima di essere reintegrato nella sua carica di amministratore della Biblioteca di Algeri (il consiglio di Stato gli aveva tolto la sanzione di cui era stato fatto oggetto dieci anni prima).

Posto in congedo speciale dopo la perdita dell’Algeria, si stabilì in Spagna (dove risiede attualmente [1985]) e fu nominato incaricato di missioni dell’UNESCO in America centrale e in Libano.

Questa carriera molto densa gli ha dato occasione di comprendere perfettamente gli arcani finanziari e bancari, nonché di consultare un’eccezionale documentazione confidenziale o poco conosciuta, da cui ha tratto il miglior profitto per portare a termine la sua opera assolutamente straordinaria.

Per presentare il suo libro, Jean Lombard ha concesso un’appassionata intervista al quotidiano spagnolo “El Alcazar” (n. del 3 febbraio 1985), che ci ha amabilmente autorizzato a riportare in versione francese.

Il legame tra capitalismo e marxismo.

Domanda. ‒ Quale è stata l’origine della vostra vocazione profonda e rischiosa, e quanto tempo avete dedicato alla preparazione della vostra opera: “La face cachée de l’Histoire moderne”?

Jean Lombard. ‒ Mentre stavo trascorrendo l’estate del 1939 negli Stati Uniti, il caso mi permise di assistere ai preparativi ideologici della Seconda Guerra mondiale. Fu qui che venni a scoprire il volto nascosto delle “forze occulte” ed ebbi il presentimento che sono le stesse forze che hanno fomentato guerre e rivoluzioni. Decisi allora di ricercare per mio conto le radici di tali “forze occulte”, andando alla ricerca dei testi originali e confrontandoli con la storia generale. Ebbi allora l’opportunità di trovare certe opere che sono la chiave di queste ricerche laboriose, come “Selected Essays” (Saggi scelti) di Darmesteter, versione americana de “Les Prophètes d’Israël (1891). In questo modo sono giunto a ricostruire lo sviluppo del capitalismo e, a sua volta, del (marxismo)-collettivismo.

Un legame fondamentale 

  1. D. ‒ Questo non lascia alcun dubbio sul titolo che avete dato al primo tomo della vostra edizione francese: “La montée parallele du capitalisme et du collectivisme”?

J.L. ‒ Per comprendere questa alleanza, che sembra contro natura, dato l’apparente conflitto radicale ideologico esistente tra i due, occorre spiegare – a partire dalla genesi del capitalismo e del collettivismo – quali sono gli antecedenti storici della democrazia liberale, secondo l’israelita polacco Brzezinsky, mentore di Carter. Paragono la democrazia liberale all’immagine di un tunnel, nel quale si levano a destra e a sinistra due pareti, sebbene non vi sia che una unica via, conforme ai parametri dei tecnocrati, vale a dire la schiavitù di cui soffriva il popolo dell’antico Egitto.

Si tratta in realtà di una pseudo-democrazia, nella quale sono sì tollerate le elezioni, ma i candidati vengono scelti dai Direttorî segreti. È notorio che molti uomini politici delle democrazie occidentali, degli Stati Uniti come della Francia, dell’Italia o dell’Inghilterra, appartengono di fatto a questi Direttorî, sebbene si dicano liberali o socialisti, a seconda dei partiti a cui fanno capo.

D. – Possiamo dunque confermare che c’è un legame fra capitalismo e marxismo?

J.L. ‒ Per convincere gli increduli non posso esibire un contratto di matrimonio davanti al giudice, che ovviamente non esiste. Ma posso riportare almeno la prova di un concubinato. Dalla morte di Adriano Lemmi, G.M. della massoneria italiana e leader del World Revolutionary Movement, la sede di quest’ultimo si trova a New York, nello stesso edificio Harold Pratt, dove i Rockefeller ospitano il famoso Council of Foreign Relations.

D.- Perciò il Movimento Rivoluzionario mondiale, sebbene provenga dalla sinistra marxista, coabitava con l’Alta Finanza, come lupi che non si mangiano fra di loro?

J.L. – Le cose stanno esattamente così.

D. ‒ Nella vostra opera dimostrate costantemente coi fatti che, nella maggior parte dei casi, non sono i governi ufficiali a prendere le ultime decisioni.

J.L. ‒ Può capitare, anche se non in maniera assoluta, che siano i membri delle “forze occulte” a dettare queste decisioni per interposta persona.

  1. D. ‒ Che osa intendete per “forze occulte”?

J.L. ‒ Quelle che, a partire dal XVII secolo, si sono unite nel disegno di dominare i poteri politici visibili e di manipolare le loro finanze. Esse sono molteplici, ma le più conosciute sono: i Rosa-Croce, gli Illuminati di Baviera, i massoni e qualche altra società segreta.

L’ondata capitalistica 

D. ‒ L’obiettivo del capitalismo è di estendere la sua influenza grazie al denaro, non è così?

J.L. ‒ I mercanti cercavano di liberarsi dalle pastoie sociali e politiche, un tempo difese dai governi legittimi, come le restrizioni imposte dalle corporazioni e le condanne dell’usura da parte della Chiesa. L’intervento della Banca e degli istituti finanziari è stata d’importanza capitale nell’origine e nel consolidamento delle rivoluzioni inglese, nordamericana e francese. A tal punto che lo storico della Fronda, Henri Malo, ha potuto scrivere con ragione che «la storia delle rivoluzioni è inscritta nei libri contabili dei banchieri».

Quelli di Amsterdam sono intervenuti non solo a favore di Cromwell, ma anche nella restaurazione di Carlo II. Il caso della caduta di Napoleone è particolarmente eloquente. L’imperatore tentò di sfuggire alle grinfie dei banchieri e di fare a meno dei loro servigi. Ma si riunì il sindacato dei vari Rothschild, Baring e Boyd (Londra), Hope e Labouchère (Amsterdam), Parish (Amburgo) e Bentmann (Francoforte) a sostegno di tutte le coalizioni contro Napoleone, che ha finito per soccombere dinanzi alla resistenza civile spagnola e all’immensità delle steppe ghiacciate della Russia.

D. ‒ Quand’è che il capitalismo ha raggiunto il suo zenith?

J.L. ‒ Il Congresso di Vienna confermò l’egemonia dell’Alta Finanza sull’Europa. Da quel momento i cinque fratelli Rothschild dislocati nelle capitali del vecchio continente e i loro associati nel mondo intero divennero i banchieri dei re e al tempo stesso i re dei banchieri. Fino al 1848 mantennero la loro supremazia assoluta. Un altro fatto che stabilì il predominio dell’egemonia britannica è stato la perdita delle colonie spagnole nell’America meridionale, resa possibile da due massoni, Bolivar e San Martin, grazie al concorso dell’Inghilterra e delle logge spagnole, che neutralizzarono il governo di Madrid. Il risultato fu la sostituzione del giogo spagnolo con quello dell’Inghilterra e successivamente con quello degli Stati Uniti. Tutto ciò determinò per i popoli americani un’oppressione ancora peggiore.

La presenza permanente della massoneria

D. ‒ Tra le “forze occulte” spicca la massoneria. Quale è stata la sua missione storica, al di là delle intenzioni degli uomini?

J.L. ‒ Non sarebbe esagerato riconoscere che essa, da sola o in concorso con altri, si è assunto il compito di scatenare le più grandi rivoluzioni della storia moderna. La sua azione è stata evidente nei torbidi rivoluzionari dell’Inghilterra (1640-1688), e successivamente fu lei a provocare i conflitti donde sortirono le proteste americane, nonché a fomentare i tentativi rivoluzionari dei Paesi Bassi e della Svizzera prima della Rivoluzione francese. Nel 1789 prese parte alle tre fasi rivoluzionarie contro i governi costituiti e la proprietà privata. E fu ancora lei ad organizzare la Rivoluzione del 1848, che pretendeva di aprire la via ad una nuova èra.

D. ‒ Esistono delle ragioni per cui la massoneria e le “forze occulte” sono interessate al collettivismo?

J.L. ‒ Senza alcun dubbio. Tre secoli prima dell’apparizione del marxismo, i Rosa-Croce, promotori della Riforma e delle rivoluzioni dell’Inghilterra, ispirarono una serie di opere come “Utopia” di Thomas More, “La Città del Sole” di Campanella, “La Nuova Atlantide” di Francis Bacon, che furono la semenza da dove si è generato il comunismo. Joseph Salvador, autore di celebri opere, sosteneva che nel 1840, dopo aver sottomesso i governi, doveva essere instaurato un governo simile a quello di Giuseppe sotto i Faraoni.

D. ‒ Qual è il potere della massoneria a livello internazionale?

J.L. ‒ Prima della Rivoluzione francese, i due terzi dei deputati del Terzo Stato erano massoni. Nella nobiltà, appartenevano alle logge la maggior parte dei 90 deputati liberali raggruppati attorno a Lafayette e La Rochefoucauld. Il mio paese, la Francia, dal 1875 è sottoposto a un regime di democrazia massonica. È questa la ragione per cui Camille Dreyfus, del Consiglio dell’Ordine del G.O., inaugurando un gruppo scolastico a Jury nell’ottobre 1882, ebbe ad esclamare soddisfatto che «la massoneria prepara le soluzioni che la democrazia fa trionfare».

Essa ha avuto una certa influenza anche nel Nord America, poiché è stata il detonatore della Rivoluzione. Benjamin Franklin era stato iniziato a Filadelfia nel 1730 nelle logge dissidenti inglesi degli “Antichi”. Successivamente, una lista interminabile di “ashkenazim” stabilì la propria supremazia sull’economia degli Stati Uniti: i Seligman, i Lazard, i Gould e i Kuhn-Loeb.

D. ‒ Quali sono le prospettive della democrazia europea?

J.L. ‒ Se partiamo dall’idea che la democrazia è satura di liberalismo, allora dobbiamo concludere che si tratta di qualcosa di fallace, poiché il liberalismo è stato lo strumento efficace del regno del Denaro. Nella sua forma politica, esso ha convertito lo Stato in un bottino che si spartiscono i partiti e l’Alta Finanza. Nella sua forma economica, a forza di favorire una speculazione sfrenata, ha distrutto le monete, scompaginato il commercio e ucciso il risparmio, portandoci verso un supercapitalismo. Nel campo sociale, con le corporazioni ha distrutto gli strumenti di difesa dei lavoratori.

D. ‒ E a tutta questa rete di “forze occulte” bisogna aggiungere i “gruppi di pressione” che attualmente sono molto influenti in tutto il mondo.

J.L. ‒ L’attenzione degli osservatori è concentrata su quelli più potenti: la Tavola Rotonda, il Consiglio per le Relazioni Estere, la Commissione Trilaterale (club dei politici più importanti), il gruppo Bilderberg (che pretende di controllare l’Unione europea), il gruppo – scientifico – di Pugwash fra le due superpotenze etc.

D. ‒ Dopo aver rapidamente passato in rassegna gli elementi sovversivi sul piano nazionale e internazionale, quale soluzione vedete alla difficile crisi attuale?

J.L. ‒ Dirò in breve che occorre restituire il loro primato ai valori etici, morali, naturali e tradizionali. Restaurare lo Stato armonizzando l’autorità con la rappresentanza. Devono essere creati degli organi necessari alla difesa delle cellule naturali della società, cioè la famiglia, il comune, la provincia, le professioni e i mestieri. Tutto ciò sostituirà il gioco obsoleto dei partiti e delle assemblee parlamentari, falsato dai gruppi di pressione e manipolato dai Direttorî segreti e dai loro fantocci tecnocratici. Ed infine, occorre bloccare la via del “mondialismo”, in mano alle sette e a finanzieri senza scrupoli.

D. ‒ Che cosa avete scritto riguardo al regime del 18 luglio? [N.D.L.R. – Il 18 luglio 1936 è il giorno in cui ebbe luogo il sollevamento nazionalista contro la coalizione del Fronte Popolare, con a capo il generale Franco, nominato capo di Stato il 29 settembre seguente].

     J.L. ‒ Vedete, ho fatte mie le vedute del mio amico Claude Martin, che ha scritto una biografia del Caudillo. Ma ho inserito il movimento  del 18 luglio nel suo contesto massonico internazionale della lotta tra il fascismo e i fronti popolari, presentandolo come il solo modo di prevenire una rivoluzione marxista.

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