Come la lobby ebraica vuol silenziare anche in Australia ogni forma di dissenso antisionista

COME LA LOBBY EBRAICA VUOL SILENZIARE ANCHE IN AUSTRALIA

OGNI FORMA DI DISSENSO ANTISIONISTA

Premessa di Gian Pio Mattogno

Pare che tra poco in Italia non si potrà più affermare che il sionismo è un’ideologia imperialistica e criminale, che Israele è uno Stato genocida e neppure che il giudaismo rabbinico-talmudico è una religione che trasuda odio contro i goyim in generale e i cristiani in particolare senza essere perseguiti penalmente, e magari arrestati e sbattuti in galera, per “incitamento all’odio”.

     Proprio così: chi denuncerà l’odio sarà perseguito a norma di legge per “incitamento all’odio”!

     La Sinagoga e i suoi Shabbath Goyim di complemento ‒ i politicanti di destra, di centro e di sinistra, assecondati dai gazzettieri di riferimento ‒ si stanno muovendo alacremente in questa direzione.

     Ma poiché tutto il mondo è paese, la lobby ebraica internazionale si sta mobilitando un po’ ovunque per silenziare a colpi di magistratura chiunque osi mettere in dubbio le narrazioni ufficiali imposte dalla Sinagoga e dai suoi docili servitori.

      Nello scritto che segue, Caitlin Johnstone (The Australian Israel Lobby Is Flat-Out Saying They Want A Ban On Criticism of Israel, THE UNZ REVIEW, December 18, 2025, unz.com) ci ragguaglia sul divieto di criticare lo Stato d’Israele che la lobby ebraica vorrebbe imporre anche alla lontana (ma non troppo) Australia, prendendo a pretesto l’attentato terroristico compiuto a Bondi Beach e le presunte violenze delle manifestazioni pro-Palestina, circostanza, questa, peraltro fermamente negata dall’autrice.   

 

 

 

     Gli australiani di tutto il mondo dovrebbero essere pienamente consapevoli che la lobby australiana pro-Israele sta ora esplicitamente sostenendo il divieto di criticare lo Stato di Israele.

Non solo incitamento all’odio contro gli ebrei, ma anche critica di uno Stato straniero. Lo stanno dicendo apertamente.

Durante una recente videoconferenza pubblica (disponibile su youtube) con l’American Jewish Committee sul tema della sparatoria di Bondi Beach, il direttore esecutivo dell’Australia/Israel & Jewish Affairs Council (AIJAC) Joel Burnie ha dichiarato esplicitamente che le proteste pro-Palestina dovranno essere vietate dal governo australiano e che l’opposizione alle azioni di Israele può essere fermata in Australia solo affrontando i discorsi d’odio antisemita.

Nel corso della videoconferenza il direttore esecutivo dell’AIJAC ha chiesto al governo di adottare misure ancora più incisive per regolamentare la libertà d’espressione nei confronti di Israele e del sionismo in Australia.

Egli così si è espresso:

«Dovete agire rapidamente. Dovete far ricorso alle vostre proprie armi e istituzioni. Non potete più rifiutare di servire un sionista (no longer can you refuse service to a Zionist). Perseguiremo penalmente chiunque diffonderà discorsi d’odio, e non ignoreremo il fatto che il problema centrale qui è Israele. Io, per esempio, come leader ebreo, non parlerò più di antisemitismo isolandolo da Israele, perché sono il linguaggio e la retorica anti-israeliana che spingono le persone a venire ad ucciderci.

«Quei due terroristi erano motivati da ciò che stava accadendo in Israele, ed è questo che li ha spinti a venire ad ucciderci. Di conseguenza, se è vero che avevano in mente Israele, perché ci comportiamo come se questo non avesse nulla a che fare con la natura binaria al vetriolo del movimento di difesa pro-Palestina?».

Il governo, prosegue Burnie, deve vietare completamente le proteste contro gli abusi commessi da Israele in tutta la nazione:

«Quindi, quello che ora vogliamo, quello che ogni ebreo vuole, è: niente più proteste! Niente più zone vietate agli ebrei. Da due anni la domenica non posso più portare i miei figli al centro di Melbourne a causa delle marce pro-Palestina, a causa della loro natura violenta. Ora basta! Perché questo significa accettare insieme marce e violenza. E fintantoché il primo ministro non sarà disposto a farlo, questo accadrà di nuovo».

Per la cronaca, Burnie mente sapendo di mentire. Chiunque, come me, abbia partecipato alle manifestazioni pro-Palestina a Melbourne, vi dirà che le proteste non sono minimamente violente e che tra i manifestanti ci sono persino degli ebrei che vogliono rimarcare la loro presenza.

Joel Burnie non vuole portare la domenica i suoi figli al centro di Melbourne solo perché non vuole esporli a idee e informazioni che possano rivelare tutta la depravazione della sua visione del mondo pro-Israele (…)

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