
Gian Pio Mattogno
UNA CONQUISTA SOLO “SPIRITUALE”?
GLI EBREI DOMINERANNO ED EREDITERANNO LA TERRA
(Libro dei Giubilei, 32, 18-19)
Nel discorso di chiusura dell’ottavo congresso sionista internazionale, tenuto a l’Aia nell’agosto 1907, il presidente David Wolffsohn affermò che il popolo ebraico avrebbe conquistato il mondo (David Wolffsohn: gli ebrei conquisteranno il mondo, andreacarancini.it).
Il giornale The Nation (Thursday, September 26, 2007, Vol. 85, N. 2204, p. 276) si affrettò a precisare che «la conquista, ovviamente, sarà spirituale».
Ovviamente?
Quand’anche fosse così, non ci sarebbe per nulla da rallegrarsi di vivere in un mondo conquistato “spiritualmente” dagli ebrei, cioè completamente giudaizzato.
Ma le cose stanno veramente così?
Per una curiosa coincidenza, proprio in quegli anni usciva un’edizione critica del Libro dei Giubilei, curata da R.H. Charles (The Book of Jubilees or the Little Genesis. Traslated from the Editor’s Ethiopic Text and Edited, with Introduction, Notes, and Indices by R.H. Charles, D.D., London, 1902).
Il Libro dei Giubilei è un commentario midrashico sul libro della Genesi e di parte dell’Esodo, in forma di apocalisse, contenente opinioni, leggende e pratiche religiose della scuola farisaica all’epoca di Giovanni Ircano, durante il cui regno fu scritto, tra il 135 e il 105 a.C.
Esso si presenta come la storia della divisione dei giorni della Legge, delle settimane e degli anni e dei giubilei del mondo.
Il testo vuole essere una rivelazione di Dio a Mosè data dall’ “Angelo della Presenza” in aggiunta alla Legge scritta ricevuta da Mosè sul monte Sinai.
Mentre la Legge scritta doveva essere impartita a tutti, questa doveva essere la “Cabala”, la tradizione segreta affidata soltanto ai santi di ogni generazione (Enoch, Matusalemme, Noè, Sem, e poi Abramo, Isacco, Giacobbe, Levi, fino ai sacerdoti e agli scribi degli ultimi tempi).
L’obiettivo principale dell’opera è di esaltare la Legge (ebraica) come divinamente ordinata e fissata dall’eternità, nonché le istituzioni dello Shabbath e della circoncisione «come segni celesti che distinguono Israele dal resto delle nazioni e, infine, tracciare le linee di demarcazione più nette possibili tra Israele e i gentili, in netto contrasto col partito ellenistico (…) La separazione dai gentili è resa il principio fondamentale della legge e delle usanze ebraiche» (Jubilees, Book of, «The Jewish Encyclopedia», vol. 7, pp. 301 sgg.).
Nell’ Introduzione della sua edizione critica Charles scrive che il movente dello scrittore è l’odio e il disprezzo per i gentili.
La «Jewish Encyclopedia» contesta tutto ciò, limitandosi a citare il passo talmudico Aboda Zara 2b: «Dio vide che i gentili non avrebbero osservato le leggi di Noè, perciò li mise fuori legge».
Solo “fuori legge”?
Come se l’odio rabbinico-talmudico contro i goyim non fosse esattamente la conseguenza del fatto che questi non osservavano i precetti noachidi e che quindi erano stati messi “fuori legge”!
Ma vi è di più.
Un passo del Libro dei Giubilei (32, 18-19, Charles, p. 194) conferma quanto stabilito dall’esegesi rabbinica della Torah e affermato a più riprese dalla tradizione talmudica.
«E gli [a Giacobbe] disse, per la seconda volta: “Io sono il Signore tuo Dio, che ha creato il cielo e la terra; e ti farò grande e ti moltiplicherò assai; da te usciranno re e domineranno ovunque l’orma del piede dei figli dell’uomo abbia calcato. Io darò alla tua stirpe tutta la terra che è sotto il cielo, ed essi domineranno su tutti i popoli, come vorranno, e poi raduneranno (nelle loro mani) tutta la terra e la erediteranno per l’eternità».
Numerosi altri luoghi della tradizione e della letteratura rabbinico-talmudica spiegano che il destino dei goyim nell’èra messianica è un destino di morte, distruzione e asservimento (cfr. L’imperialismo ebraico nelle fonti della tradizione rabbinica, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma, 2009).
Con buona pace della conquista “spirituale”.
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