Voci ebraiche dissonanti: Jewish Voice for Peace

VOCI EBRAICHE DISSONANTI 

JEWISH VOICE FOR PEACE: 

ISRAELE È UN PILATRO FONDAMENTALE DEL DOMINIO DEGLI STATI UNITI 

 

Israel is a core pillar of U.S dominance, Jewish Voice for Peace, jewishvoiceforpeace.org. Jewish Voice for Peace si autodefinisce “la più grande organizzazione ebraica al mondo a sostegno della Palestina” e “la casa politica degli ebrei di sinistra”. Lo scritto di Adam Hanieh richiamato nel testo (23 June 2024) è in: tni.org. Il prof. Adam Hanieh è docente di Economia Politica e Sviluppo Globale presso l’Istituto di Studi Arabi e Islamici dell’Università di Exeter (Regno Unito).

 

Negli ultimi otto mesi il genocidio israeliano ha ucciso decine di migliaia di palestinesi e ridotto in macerie la maggior parte di Gaza.

Di fronte a questo orrore, molti di noi si chiedono: come può il governo degli Stati Uniti continuare a sostenere tutto ciò?

Per rispondere a questa domanda è necessario comprendere una cosa: Israele è un pilastro fondamentale del dominio degli Stati Uniti in Medio Oriente.

In Flaming Palestine Israel, the Gulf States, and American Power in the Middle East, Adam Hanieh analizza i motivi per cui gli Stati Uniti erogano ogni anno miliardi di dollari in finanziamenti militari ad Israele.

La risposta?

È una sola: l’impero statunitense.

Perché l’imperialismo è importante

Limitare la nostra attenzione all’occupazione israeliana della Palestina significa trascurare il ruolo chiave che Israele svolge nella protezione degli interessi imperialistici statunitensi nel resto della regione.

«La solidarietà alla Palestina viene spesso ridotta alle questioni delle … continue violazioni del diritto internazionale da parte di Israele», scrive Adam Hanieh.

Questo approccio non può spiegare le motivazioni che spingono gli Stati Uniti e l’Occidente a sostenere Israele.

E di conseguenza presuppone erroneamente che il governo degli Stati Uniti sia mosso da appelli al rispetto dei diritti umani.

“Un importante baluardo degli interessi americani nella regione”

Hanieh sostiene che Israele ha agito storicamente per proteggere gli interessi imperialistici americani nel cosiddetto “Medio Oriente”, una regione la cui importanza economica e geostrategica per il mantenimento dell’egemonia globale degli Stati Uniti non può essere sottovalutata.

I governi americani che si sono via via succeduti hanno cercato di proteggere ed espandere l’impero statunitense, ovverosia gli interessi americani in Medio Oriente, mantenendo in primo luogo una fornitura stabile di petrolio e garantendo la longevità del «sistema globale incentrato sull’America».

Israele costituisce un pilastro fondamentale di questa strategia, agendo come «partner leale e baluardo contro le minacce agli interessi americani nella regione».

E da questa relazione trae enormi benefici.

Dopo tutto, non potrebbe mantenere uno «stato di guerra permanente» o un’occupazione militare a tempo indeterminato su milioni di palestinesi senza il notevole sostegno politico ed economico americano.

“Il carattere interno come colonia di coloni” di Israele.

C’è un altro fattore che guida la relazione “speciale” tra gli Stati Uniti e Israele: il colonialismo dei coloni.

Scrive Hanieh: «Le colonie dei coloni devono lavorare costantemente per rafforzare strutture di oppressione razziale, sfruttamento di classe ed espropriazioni. Di conseguenza, sono tipicamente società altamente militarizzate e violente».

Perché è importante tutto ciò?

Perché le colonie hanno ancora più probabilità di dipendere dal sostegno esterno per sopravvivere, come nel caso di Israele.

Queste le rende, per usare le parole di Hanieh, «dei partner molto più affidabili degli interessi imperialistici occidentali».

Normalizzazione ed evoluzione dell’imperialismo statunitense

È in questo contesto che andrebbero compresi gli appelli alla “normalizzazione” delle relazioni fra gli Stati Arabi e Israele.

Secondo Hanieh, la strategia statunitense in Medio Oriente si è concentrata, a partire dagli anni ’90, sull’integrazione economica di Israele con il resto della regione. È questa la ragione per cui gli Stati Uniti hanno perseguito la normalizzazione fra i due pilastri dell’egemonia statunitense in Medio Oriente: Israele e le monarchie del Golfo, nonché Giordania ed Egitto.

Sebbene spesso presentati come tali, gli appelli alla normalizzazione non hanno nulla a che fare con il desiderio di “pace” degli Stati Uniti.

La normalizzazione indebolisce la causa della liberazione palestinese e non è altro che un palese tentativo di sostenere gli interessi imperialistici statunitensi, soprattutto in questi ultimi tempi, di fronte al declino del potere degli Stati Uniti e all’ascesa della Cina.

Cosa significa questo per i nostri movimenti?

Sono gli interessi materiali che guidano il continuo sostegno degli Stati Uniti a Israele.

Nella lotta del nostro movimento per porre fine al sostegno statunitense all’oppressione e all’omicidio dei palestinesi da parte di Israele, il nostro mandato è esplicitamente antimperialista.

Oggi, un numero senza precedenti di persone si è unito alla lotta contro il genocidio israeliano ‒ quello che Hanieh descrive come un «risveglio politico globale», con la Palestina «in prima linea».

Al tempo stesso, sempre più ebrei statunitensi concordano sul fatto che la sicurezza ebraica non potrà mai essere raggiunta attraverso l’oppressione e il massacro dei palestinesi.

Spingere ad inviare miliardi in armi a Israele mentre sta commettendo un genocidio dovrebbe essere una posizione politica insostenibile.

E lo sarà, nella misura in cui il nostro movimento continuerà a crescere.

Il potere del popolo può sconfiggere interessi particolari.

Ecco perché dobbiamo salvaguardare i progressi compiuti e continuare ad organizzarci per ottenere vittorie più grandi.

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