Gian Pio Mattogno
IL REGIME GIUDEO-PLUTOCRATICO DI DONALD TRUMP
SECONDO FONTI EBRAICHE
È incomprensibile l’innamoramento di certi ambienti “sovranisti” (in realtà docili pecorelle al servizio dell’imperialismo yankee e di quello per procura israeliano) per il presidente Donald Trump.
Che anche Donald Trump, al pari di tutti i presidenti statunitensi – soprattutto a partire dal massone Franklin Delano Roosevelt – non sia che un fantoccio nelle mani dell’oligarchia giudeo-plutocratica dominante, la quale detta le linee della politica interna e le strategie imperialistiche statunitensi, specie in Medio Oriente, è ampiamente attestato dai fatti riportati dalla stessa stampa ebraica.
Raccontano le cronache che nell’aprile 2025, durante il vertice alla Casa Bianca con il macellaio di Gaza, Benjamin Netanyahu, il presidente Trump si autodefinì «il miglior presidente che Israele abbia mai pensato di vedere».
Seduto al suo fianco, compiaciuto, Netanyahu ricambiò con parole di grande stima: «Donald Trump è un amico straordinario per Israele e per il popolo ebraico».
Trump e Netanyahu non era nuovi a questo genere di esternazioni.
Alcuni anni prima – il 15 febbraio 2017 – nel corso di una conferenza congiunta, Netanyahu aveva affermato:
«Conosco il presidente, conosco la sua famiglia e il suo team da molto tempo. Non c’è supporter più grande del popolo ebraico e dello Stato ebraico del presidente Donald Trump» (Full transcript: Trump, Netanyahu talk of regional approach to peace at White House press conference, «The Time of Israel», 15 February 2017).
Il macellaio di Gaza aveva tutte le ragioni del mondo, e questo non solo prima della candidatura di Trump alla presidenza, ma anche e soprattutto durante la prima e la seconda presidenza.
Nell’aprile 2015 l’agenzia telegrafica ebraica JTA, presentando l’ampia schiera di candidati repubblicani alla presidenza presenti nei primi dibattiti pubblici, osservava che, «quanto a legami ebraici, nessun candidato repubblicano supera Donald Trump» e che «Donald Trump potrebbe essere quello più strettamente legato al popolo ebraico».
L’agenzia ricordava che Trump lavorava in professioni in cui predominano gli ebrei e da tempo «è un convinto sostenitore di Israele». Sua figlia, due suoi nipoti e il vicepresidente esecutivo della sua organizzazione sono ebrei. Alla parata annuale di New York in onore di Israele, ha ricoperto il ruolo di Gran Maresciallo. Riguardo ad Israele ha detto: “Amiamo Israele. Combatteremo per Israele al 100%, al 1000%. Resterà lì per sempre” (When it comes to Jewish tie, no Gop candidate trumps Trump, «Jewish Telegraphic Agency», August 7, 2015).
Dal giornale ebraico «Tablet» (Trump’s Jews. The Republican presidential candidate has Jewish family members and friends. Here’s who they are, July 15, 2016) apprendiamo che «Trump è il padre di un ebreo ortodosso e annovera degli ebrei tra i suoi più stretti consiglieri e supporter».
Trump «ha una profonda familiarità con la pratica e la vita ebraica. Sua figlia Ivanka si è convertita all’ebraismo ortodosso nel 2009. Se eletto, sarebbe il primo presidente ad essere genitore e nonno di ebrei osservanti. Il marito di Ivanka, il magnate immobiliare Jared Kushner, è un ebreo ortodosso ed uno dei principali consiglieri di Trump. Il direttore finanziario e il consulente legale della Trump Organization sono entrambi ebrei osservanti, e Trump gode del sostegno di quello che è forse il più importante donatore politico del mondo ebraico americano: il magnate dei casinò di Las Vegas Sheldon Adelson».
Tutti i principali ebrei di Trump sono suoi amici personali, o sono familiari, o sono legati alla sua famiglia tramite matrimonio.
Jason Greenblatt: ebreo ortodosso, già consulente legale generale della Trump Organization e uno dei principali responsabili legali interni dell’azienda, è fra i più attivi consulenti di Trump per Israele e gli affari ebraici, nonché il principale referente con la comunità ebraica. Ha difeso Trump dalle accuse di antisemitismo, la cui confutazione migliore, ha detto, è “il suo sostegno duraturo al popolo ebraico e il suo record di fermo sostegno alle cause ebraiche e a Israele”.
David M. Friedman (figlio di un rabbino conservatore): avvocato specializzato in fallimenti, ha assistito Trump in diverse procedure fallimentari. Secondo “Haaretz” è il più probabile candidato alla carica di ambasciatore in Israele. Friedman è molto scettico sulla soluzione dei due stati. È presidente dell’American Friends of Bet-El, un insediamento in Cisgiordania situato appena a nord di Ramallah, «che difficilmente rimarrà sotto il controllo israeliano in caso di accordo di pace con l’Autorità Nazionale Palestinese».
Michael Cohen: da anni portavoce principale, avvocato personale e “pitbull” di Trump, è suo consigliere speciale e vicepresidente esecutivo. Cohen sottolinea lo “stretto legame di Trump col popolo ebraico”, e ricorda che il padre di Donald, l’imprenditore immobiliare Fred Trump, era molto conosciuto e lodato dalle comunità ebraiche di Brooklin e Queens. Rispondendo alle accuse di antisemitismo rivolte a Trump, Cohen ha replicato che un antisemita non parteciperebbe al Bat Mitzvah e al Bar Mitzvah di entrambi i suoi figli e non nominerebbe un ebreo come lui, Michael Cohen, quale dirigente della propria azienda, come ha fatto Donald.
(«Cohen, che è ebreo, è stato l’alleato più fedele di Trump per quasi un decennio, difendendo il magnate immobiliare sui media e intentando cause legali quando Trump percepisce di aver subìto un torto» (Meet Michael Cohen, Donald Trump’s Jewish Wingman, «Forward», July 20, 2015)).
Ivanka Trump: ricopre una posizione di rilievo nella famiglia, nell’azienda e nella campagna elettorale. Si è convertita all’ebraismo ortodosso nel 2009 sotto la guida del rabbino Haskel Lookstein. Ha sposato Jared Kushner.
Jared Kushner: figlio del magnate ebreo Charles Kushner, grazie a quest’unione è diventato uno dei personaggi più importanti della politica americana. È uno dei più stretti consiglieri di Trump e di fatto responsabile della sua campagna elettorale.
Charles Kushner: magnate del settore immobiliare e uno dei più importanti finanziatori democratici del paese.
Personaggio dal passato tutt’altro che cristallino, autore di truffe e violazione dei limiti federali sui contributi elettorali, ha scontato 14 mesi di carcere, ma è rimasto un importante donatore “filantropico”. Nel 2015 ha donato 100.000 dollari al Make America Great Again PAC di Trump. Quindici anni prima era stato il più grande donatore individuale per la campagna di Hillary Clinton per il Senato.
I principali finanziatori ebrei della prima campagna elettorale di Trump.
Steven Mnuchin: responsabile della raccolta fondi di Trump, è un ex dipendente della Goldman Sachs. Già finanziatore di Obama e Clinton, a tutto maggio ha raccolto 3 milioni di dollari.
Sheldon Adelson: in possesso di un patrimonio di 26,5 miliardi di dollari, proprietario del quotidiano gratuito israeliano “Yisrael Ha’Yom”, solo nel 2012 ha speso oltre 150 milioni di dollari in donazioni politiche. Si è mostrato contrario alla soluzione negoziata dei due Stati e all’esistenza di uno Stato palestinese (Si veda anche: Meet the Jews in Donald Trump’s inner circle, «The Time of Israel», 15 November 2016).
Col 24 per cento del voto ebraico e con un sostegno particolarmente forte della comunità ortodossa, Trump ottiene il primo mandato e «The Time of Israel» (Meet the Jews in the Trump administration, 28 january 2017), dopo aver riportato le preoccupazioni degli ebrei americani per i legami del presidente con gruppi nazionalistici, anti-immigrazione e antisemiti, elenca i consiglieri ebrei «che contribuiranno a definire la politica degli Stati Uniti nei prossimi quattro anni».
Oltre agli ebrei Jared Kushner, David M. Friedman (nominato ambasciatore degli Stati Uniti in Israele), Jason Greenblatt, Steven Mnuchin, vengono riportati i nomi dei seguenti altri ebrei:
Stephen Miller: consigliere senior per le politiche. Si definisce un “ebreo praticante”.
Carl Icahn: uomo d’affari e investitore, ricopre il ruolo di consulente speciale per le questioni relative alla regulatory reform. Fondatore della Icahn Enterprises, nel corso degli anni ha ricoperto posizioni di rilievo e di controllo in numerose aziende americane (RJR Nabisco, Texaco, Philips Petroleum, Western Union, Gulf & Western, Viacom, Revlon, Time Warner, Motorola, Chesapeake Energy, Dell, Netflix, Apple ed eBay).
Gary Cohn: presidente uscente e direttore operativo di Goldman Sachs, è stato posto a capo del White House National Economic Council.
Boris Epshteyn: stratega politico repubblicano, banchiere d’investimento e avvocato specializzato in finanza, è assistente speciale del presidente.
David Shulkin: medico internista e direttore sanitario, ma anche presidente e CIO di Doctor Quality, è sottosegretario alla Salute del Dipartimento per gli Affari dei Veterani.
Canna Cordish: figlio di David Cordish, presidente e CIO di The Cordish Companies e membro del consiglio d’amministrazione dell’AIPAC, amico di Trump, è assistente del presidente per le iniziative intragovernative e tecnologiche.
Avraham Berkowitz: analista, ha lavorato alla campagna presidenziale come vicedirettore dell’analisi dei dati ed è assistente speciale di Trump.
In un’intervista alla CNN (Kashner explains how led Trump to victory, CNN politics, November 23, 2016) il marito ebreo dell’ebrea Ivanka Trump, Jared Kushner, ha spiegato come abbia avuto un ruolo chiave nella vittoria elettorale del suocero in una sofisticata operazione segreta sui dati, grazie anche all’apporto di amici della Silicon Valley e di alcuni dei migliori esperti di marketing digitale al mondo.
In occasione della campagna elettorale a sostegno di Trump, l’ebreo Berni Marcus, membro della Republican Jewish Coalition e miliardario cofondatore di Home Depot, nonché finanziatore di Trump con più di 7 milioni di dollari, ha preso le difese di Steve Bannon (un altro personaggio a suo tempo incomprensibilmente oggetto d’innamoramento da parte dei “sovranisti” nostrani) accusato di nutrire sentimenti nazionalistici e antisemiti. Bannon, ha dichiarato Marcus, è “un appassionato sionista”, e si sente così vicino allo Stato ebraico che vi ha aperto un ufficio per garantire la verità storica a favore di Israele (Bannon a “Passionate Zionist and Supporter of Israel”, Says Top Jewish Trump Donor, «Haaretz», November 16, 2016).
Durante il primo mandato presidenziale di Trump, come durante tutti quelli dei suoi predecessori (e come sicuramente sarà con tutti i successivi) il movimento ebraico suprematista Chabad-Lubavitch è di casa alla White House (The Rebbe’s Man in Washington, «Mishpacha. Jewish Family Weekly», June 17, 2020).
A rappresentare il movimento a Washington è il rabbino Levi Shemtov, il cui padre, Avraham Shemtov, è stato nominato personalmente dal Rebbe di Lubavitch, il rabbino Menachem Mendel Schneerson.
Shemtov sovrintende anche alla kasherizzazione delle cucine della Casa Bianca per gli eventi ebraici, presiede la cerimonia d’accensione dell’enorme menorah nazionale di Chanuka sull’ellisse della Casa Bianca e ricopre il ruolo di rabbino di una sinagoga frequentata da membri del Congresso e personale della Casa Bianca, tra cui Ivanka Trump e Jared Kushner.
«Possiede anche una lista di contatti che è l’invidia di ogni lobbista nella capitale e spesso funge da punto di riferimento quando sorgono problemi spinosi per gli ebrei di tutto il mondo. Il rabbino Shemtov è, in un certo senso, l’uomo dell’ebraismo americano a Washington e, sebbene vi siano altri che ricoprono ruoli simili, nessuno di loro può dire di seguire le orme del padre».
In tutta Washington è noto come “il rabbino della Casa Bianca”, “il rabbino di Capitol Hill”.
Pur non ricoprendo un ruolo ufficiale, senatori e membri del Congresso lo considerano uno dei più capaci risolutori di problemi della capitale, dalle questioni più propriamente ebraiche a quelle riguardanti la sicurezza nazionale.
«Non sono solo senatori, deputati e i loro collaboratori ad aver trovato un amico in questo energico rabbino dalla voce potente. È stato vicino ai presidenti americani per decenni, da Bill Clinton e George W. Bush a Barak Obama e Donald Trump (…) Il rabbino Shemtov è riuscito anche ad influenzare diverse questioni di politica estera, a volte in modo indiretto».
Alla vigilia del secondo mandato presidenziale, «The Time of Israel» stila l’elenco dei collaboratori ebrei di Trump, tra i quali amici, familiari repubblicani e alleati politici con diversi livelli d’esperienza (Who are the Jews in Trump’s inner circle and how will they affect his second term?, 19 November 2024).
Alcuni erano già presenti nella prima amministrazione, altri hanno abbandonato la scena, sostituiti da nuovi personaggi, anch’essi ebrei.
I primi, «oltre a plasmare il corso della prima amministrazione Trump, sono diventati simboli e canali di supporto del presidente con la comunità ebraica».
Jared Kushner e Ivanka Trump.
Stephen Miller.
David Friedman.
Steve Witkoff: imprenditore immobiliare, sarà l’inviato per il Medio Oriente.
Miriam Adelson: prolifica donatrice di fondi a beneficio delle cause repubblicane, filo-ebraiche e filo-israeliane (patrimonio netto stimato in 35 miliardi di dollari), direttrice del più grande quotidiano cartaceo di Israele, “Israel Hayom”, porta avanti l’eredità che ha costruito col defunto marito, il magnate Sheldon Adelson. Ha donato 100 milioni di dollari ad un comitato elettorale che sosteneva la candidatura di Trump.
Boris Epshteyn.
Howard Lutnick: miliardario a capo della società finanziaria Cantor Fitzgerard, è il co-presidente del transition team di Trump. Sostenitore di cause pro-Israele, ha raccolto fondi per la campagna elettorale di Trump, assumendo un ruolo di primo piano nel team del presidente. «Ha accompagnato Trump alla tomba del defunto leader spirituale del movimento chassidico Chabad-Lubavitch, il rabbino Menachem Mendel Schneerson».
Elizabeth Pipko: ex-modella, ha fatto parte dello staff della campagna di Trump del 2016. Nel 2019 è stata portavoce di un gruppo chiamato Jexodus, che incoraggiava i giovani ebrei ad abbandonare il Partito Democratico. Spera che la guerra a Gaza finisca il primo possibile, «con una vittoria decisiva».
Lee Zeldin: membro del Congresso, fu uno dei primi sostenitori del tentativo di Trump di riconquistare la Casa Bianca.
Laura Loomer: militante di “estrema destra”, si vocifera che non sia in lizza per nessun ruolo nell’amministrazione Trump.
Sid Rosenberg: conduttore radiofonico newyorchese, convinto sostenitore della causa israeliana.
Will Scharf: ha lavorato come avvocato di Trump ed è stato scelto come segretario dello staff della Casa Bianca, un ruolo chiave nella gestione delle informazioni. Ha dichiarato a “Jewish Insider” di mettere i tefillin ogni giorno e di partecipare alle funzioni di Shabbath presso Chabad. Trump ha definito Scharf un “avvocato altamente qualificato”, che giuocherà sicuramente un ruolo importante nel suo team alla Casa Bianca.
Marc Rowan: imprenditore miliardario di Wall Street (patrimonio stimato oltre i 6 miliardi di dollari), presidente della UJA-Federation di New York, e la cui Apollo Global Management gestisce circa 733 miliardi, è nella rosa dei candidati per la carica di segretario al Tesoro, «una posizione che gli permetterebbe di portare alla Casa Bianca la sua esperienza finanziaria e le sue inclinazioni filo-israeliane».
Alcuni di essi sono stati confermati, altri no.
Il sito ebraico Jewish Virtual Library fornisce l’elenco completo degli ebrei nella seconda amministrazione Trump (Jews in the Second Trump Administration (2025-2029), jewish wirtuallibrary.org):
Adam Boeler, Special Envoy for Hostage Affairs.
Stephen Feinberg, Deputy Secretary of Defense.
Jared Isaacman, Administrator of the National Aeronautics and Space Administration (NASA) (nomina poi revocata)
Yehuda Kaploun, Special Envoy to Monitor and Combat Antisemitism.
Charles Kushner, Ambassador to France.
Howard Lutnick, Secretary of Commerce.
Martin Marks, White House Liaison to the Jewish Community.
Stephen Miller, Deputy Chief of Staff for Policy.
Morgan Ortagus, Deputy Special Envoy to the Middle East.
Tom Rose, United States Ambassador to Poland.
David Sacks, White House AI & Crypto Czar.
Will Scharf, White House Staff Secretary.
Eric Trager, National Security Council Senior Director for the Middle East and North Africa.
Steve Witkoff, Special Envoy to the Middle East.
Lee Zeldin, Administrator of the United States Environmental Protective Agency (EPA).
Ma l’influenza del potere ebraico viene esercitata anche e soprattutto dall’esterno.
La già citata miliardaria Miriam Adelson, la più grande finanziatrice delle campagne elettorali di Trump, esponente della plutocrazia ebraica americana, agisce dall’esterno, lavorando alacremente a combattere, reprimere e silenziare ogni forma di dissenso nei campus universitari e ogni forma di critica a Israele (cfr. La mega-donatrice israelo-americana di Trump dietro le repressioni della libertà di parola, andreacarancini.it).
Durante la campagna elettorale per il secondo mandato, Miriam Adelson, «importante finanziatrice della politica filo-israeliana e prolifica donatrice a favore di cause ebraiche», scrive «The Time of Israel» (Miriam Adelson gives $ 100 million to Trump campaign, making good on reported pledge, 17 October, 2024), ha mantenuto la promessa fatta all’inizio della stagione elettorale donando 100 milioni ad un comitato elettorale che sostiene Trump. Se Trump vincesse, scrive ancora il giornale ebraico, «Adelson potrebbe ancora una volta svolgere un ruolo determinante nel plasmare la politica americana riguardo al conflitto israelo-palestinese».
Come mostrano i dati ufficiali forniti da Open Secrets, agisce dall’esterno anche la potentissima lobby filo-israeliana sostenuta dai plutocrati ebrei, la quale finanzia invariabilmente con milioni di dollari democratici e repubblicani, e poi – assieme al grande capitale yankee che elargisce altrettanti cospicui fondi a congressisti e presidenti ‒ viene puntualmente a chiedere il conto.
L’influenza del capitale ebraico negli affari interni e l’imperialismo giudeo-plutocratico yankee in Medio Oriente ne sono una naturale conseguenza.
C’è allora da stupirsi che la plutocrazia giudeo-americana finanzi più o meno silenziosamente il genocidio della popolazione palestinese a Gaza? (Cfr. Come la plutocrazia ebraica americana finanzia “silenziosamente” il genocidio di Gaza secondo il “Jerusalem Post”, andreacarancini.it).
Ebrei e plutocrati fra gli amici e familiari di Trump, ebrei e plutocrati dietro le sue campagne elettorali, ebrei e plutocrati nei gangli vitali dell’amministrazione, ebrei e plutocrati fra i consiglieri e decisori della politica interna ed estera yankee, insomma ebrei e plutocrati ovunque: solo nel paese dei balocchi si può credere che la “democrazia” americana sia il governo del popolo.
Sempre grande Gian Pio. Una vera lectio magistralis!!!