IL CANADA SI TRASFORMA IN UNA TIRANNIA
Una nuova proposta di legge minaccia 5 anni di carcere per incitamento all’odio
e la reclusione a per potenziali futuri trasgressori
Germar Rudolf ∙ 24 marzo 2024
Ultimo aggiornamento il 3 maggio 2024
Il parlamento canadese sta attualmente discutendo una legge introdotta dall’amministrazione “progressista” di Trudeau per limitare i discorsi dannosi per i minori e i cosiddetti discorsi d’odio. Il disegno di legge C-63 intitolato “Online Harms Act” è accessibile online, con una nota esplicativa del governo canadese del 26 febbraio 2024. Il 12 marzo 2024, Tech Policy Press ha pubblicato un’analisi approfondita di questa proposta di legge, che vale la pena leggere. Per qualche ragione, tutto ciò è in parte sfuggito all’attenzione dei media statunitensi, ma è saltato fuori solo oggi, con una raffica di articoli (copiati e ricopiati) pubblicati da un certo numero di organi di stampa, per esempio:
- https://www.bostonherald.com/2024/03/24/editorial-progressive-canada-a-model-for-aggressive-state-censorship/amp/
- https://news.yahoo.com/editorial-views-nations-press-144100315.html
- https://nationalpost.com/opinion/jordan-peterson-online-harms
- https://www.timescall.com/2024/03/23/views-from-the-nations-press-79/
- https://www.reviewjournal.com/opinion/editorials/editorial-blame-canada-3018266/
- https://niccolo.substack.com/p/saturday-commentary-and-review-159
Non tutto ciò che riguarda questo disegno di legge è negativo, ma visto da un’ottica revisionista, c’è abbastanza da far gelare il sangue. Riporto qui di seguito i punti salienti:
Definizione del discorso d’odio
Il governo canadese scrive in merito nelle sue “informazioni di base”:
“Come parte degli emendamenti proposti, il ‘discorso d’odio’ sarebbe definito sulla base delle decisioni della Corte Suprema del Canada. Il disegno di legge definisce il ‘discorso d’odio’ come il contenuto di una comunicazione che esprime avversione o denigrazione nei confronti di un individuo o di un gruppo di individui sulla base di motivi discriminatori illegali.
Si tratta di discriminazione per motivi razziali, nazionali o etnici, per il colore della pelle, per motivi religiosi, per l’età, il sesso, l’orientamento sessuale, l’identità o l’espressione di genere, lo stato civile, lo stato di famiglia, le caratteristiche genetiche, la disabilità o la condanna per un reato per il quale è stata concessa la grazia, laddove sia stata ordinata una sospensione della pena.
Per costituire una pratica discriminatoria, l’incitamento all’odio dovrebbe essere comunicato quando è probabile che fomenti l’avversione o la denigrazione di un individuo o di un gruppo di individui per uno dei motivi illegali. Le disposizioni si concentrerebbero sia sul contenuto del discorso che sulle sue probabili conseguenze, poiché le minacce proferite online troppo spesso diventano pregiudizievoli nel mondo reale.
Il discorso non rientrerebbe nella definizione di incitamento all’odio solo perché esprime antipatia o disprezzo, oppure getta discredito, umilia, ferisce o insulta. Questa distinzione ha lo scopo di riflettere la natura estrema dell’incitamento all’odio registrato dagli emendamenti”.
Perciò, se io dovessi dire che trovo assolutamente detestabili tutti coloro – e solo loro – che pensano di essere prescelti da Dio, ma che il resto di noi è solo l’ultima ruota del carro, e che le persone con tali atteggiamenti da prescelti hanno una rotella fuori posto a cui bisogna porre rimedio, commetterei un crimine in base a questa nuova legge? Ci sono molte cose oggettivamente detestabili in certi aspetti di certe religioni e ideologie e, di conseguenza, anche nei seguaci di quelle religioni e ideologie che li fanno agire in modo oggettivamente detestabile.
Per quanto ci si sforzi, non si può definire l’odio in nessuna forma attendibile, proprio come non si può definire l’amore. Le emozioni sfidano i tentativi di descrizione accurata e razionale. È la natura dei sentimenti. Qualsiasi legge che cerchi di basarsi sulle definizioni dei sentimenti è destinata a reggersi sulle sabbie mobili. È una china pericolosa che scivola verso l’arbitrarietà, quando le leggi volte a sopprimere il discorso d’odio finiscono per sopprimere il discorso odiato dai poteri forti (siano essi il governo, le potenti ONG, i giganti dei mezzi di comunicazione di massa dei social media, il complesso militare-industriale, lo stato profondo, ecc.).
Regolamentare l’espressione dei sentimenti attraverso il diritto penale è una cattiva idea. Non si può né proibire l’odio né esigere l’amore. Ciò che un governo può fare è intervenire se qualcuno sostiene, promuove o giustifica la violazione dei diritti civili o del diritto all’autodeterminazione. Ma ciò richiede qualcosa di più della semplice espressione di disprezzo o denigrazione. Ecco cosa è stato detto per secoli ai bambini quando sono stati confrontati al bullismo, all'”incitamento all’odio” con insulti da parte dei loro compagni: “Pietre e manganelli possono ridurti a brandelli, ma le parole non ti faranno mai male”. Quindi, non importa in che misura le persone esprimano la loro avversione, in modo più o meno denigratorio, finché non esortano gli altri a prendere bastoni e pietre per far del male agli altri, non ci dovrebbe essere alcun intervento della legge e delle forze dell’ordine.
Permettetemi di spiegare perché penso che sostenere, promuovere o giustificare la violazione dei diritti civili o del diritto all’autodeterminazione sia una linea rossa che non dovrebbe essere oltrepassata. In primo luogo, è una linea che può essere definita, contrariamente al termine “odio”. Inoltre, coloro che sostengono che determinate persone dovrebbero perdere i loro diritti civili difficilmente possono sostenere che i loro diritti dovrebbero essere protetti. È come volere la botte piena e la moglie ubriaca.
Consentitemi di citare due esempi di inaccettabile difesa della violazione dei diritti civili degli altri. Poco dopo l’11 settembre, il Congresso degli Stati Uniti discusse se legalizzare o meno la tortura nella lotta contro il terrorismo, coloro che sostenevano la legalizzazione della tortura sostenevano e promuovevano chiaramente la violazione dei diritti civili degli altri. E’ stato anche un atto di pericolo evidente, imminente e presente, perché nulla è più pericoloso per un’intera nazione, se non per il mondo intero, quando il parlamento della (allora unica) superpotenza mondiale discute di legalizzare la tortura di qualsiasi persona al mondo a suo piacimento. Una cosa è quando alcuni razzisti in una folla di bianchi sconvolta per un presunto crimine “nero” urlano “linciate quei n1993r” (slogan razzista – N.d.T.). Ciò potrebbe portare alla tortura e all’uccisione di qualcuno. Ma quando il parlamento di una nazione discute di trasformare le pratiche di linciaggio in una legge che potrebbe essere applicata a migliaia o addirittura milioni di persone, ci troviamo di fronte a un problema di portata molto più ampia. Se approvato dalla corte suprema di un Paese, non c’è rimedio contro un governo così tirannico, tranne l’insurrezione e la rivoluzione. Ricordate, nel 1933, il Parlamento tedesco discusse la sospensione dei diritti civili nella lotta contro lo stato di guerra civile. La maggioranza votò a favore della proposta e, prima che la gente se ne rendesse conto, presero avvio i campi di concentramento e la “custodia protettiva”. Il resto è storia. Il concetto di “custodia protettiva” dei nazionalsocialisti (Schutzhaft in tedesco) permetteva alla polizia tedesca di incarcerare le persone senza che avessero commesso un crimine, solo perché si supponeva che avrebbero potuto commettere un crimine in futuro, o perché in qualche modo rappresentavano una minaccia. Tale misura era volta a proteggere la società tedesca da questi presunti potenziali futuri criminali, da cui il nome “custodia protettiva”.
Non c’è pericolo più grande per tutte le nostre libertà e i nostri diritti civili di un parlamento che discute di toglierceli! Se ci provano, la resistenza diventa obbligatoria!
Pene per l’incitamento all’odio
Il governo canadese scrive nelle sue “informazioni di base“:
“Il Codice penale prevede quattro reati di propaganda d’odio. Per meglio rispecchiare i pericoli causati da coloro che diffondono propaganda d’odio e per denunciare questi atti in modo più appropriato in base al pregiudizio causato, le pene massime per tutti e quattro i reati sarebbero aumentate.
La pena per aver propugnato o promosso il genocidio contro un gruppo di individui identificabile sarebbe aumentata fino a prevedere l’ergastolo e per gli altri tre reati di propaganda d’odio la pena sarebbe aumentata fino a un massimo di cinque anni di reclusione se perseguiti come reati perseguibili”.
Il paragrafo 319 del Codice penale canadese attualmente recita come segue:
Incitamento pubblico all’odio
319 (1) Chiunque, con dichiarazioni in luogo pubblico, incita all’odio contro qualsiasi gruppo di individui identificabile, qualora tale incitamento sia suscettibile di portare a una violazione della pace, si rende colpevole di
- a) un reato perseguibile ed è passibile di reclusione per un periodo non superiore a due anni; oppure di
(b) un reato punibile con condanna sommaria.
Promozione intenzionale dell’odio
(2) Chiunque, con dichiarazioni, al di fuori di una conversazione privata, promuova intenzionalmente l’odio contro qualsiasi gruppo di individui identificabile si rende colpevole di
- a) un reato perseguibile ed è passibile di reclusione per un periodo non superiore a due anni; oppure di
(b) un reato punibile con condanna sommaria.
Promozione intenzionale dell’antisemitismo
(2.1) Chiunque, con dichiarazioni, al di fuori di una conversazione privata, promuovono intenzionalmente l’antisemitismo giustificando, negando o minimizzando l’Olocausto
- a) si rende colpevole di un reato perseguibile e passibile di reclusione per un periodo non superiore a due anni; oppure
(b) è colpevole di un reato punibile con condanna sommaria.
Difese
[…]
(3.1) Nessuno può essere condannato per un reato ai sensi del comma (2.1)
- a) se è accertato che le dichiarazioni comunicate erano veritiere;
- b) se, in buona fede, ha espresso o tentato di stabilire con un’argomentazione un’opinione su un argomento religioso o un’opinione basata su una credenza relativa a un testo religioso;
- c) se le dichiarazioni erano pertinenti a qualsiasi argomento di interesse pubblico, la cui discussione era di pubblica utilità, e se, per motivi ragionevoli, le ritenevano veritiere; o
(d) se, in buona fede, intendevano sottolineare, ai fini della rimozione, questioni che producono o tendono a produrre sentimenti di antisemitismo nei confronti degli ebrei.
Pertanto, la nuova proposta di legge aumenterebbe la pena detentiva massima da due a cinque anni. Si noti che la legge afferma espressamente che i revisionisti dell’Olocausto non possono essere puniti, se “stabiliscono che le affermazioni comunicate erano vere”. Ciò è in contrapposizione con la Commissione canadese per i diritti umani, dove la verità non è difesa, come dovette scoprire Ernst Zündel alla fine degli anni ’90. Tuttavia, dobbiamo considerare che una giuria che deve decidere se un imputato è riuscito a “stabilire che le dichiarazioni comunicate erano veritiere”, è composta da cittadini la cui conoscenze in ambito storico sono piuttosto limitate, ma che hanno fatto parte, per tutta la vita, di una società in cui domina un’atmosfera di propaganda unilaterale, combinata con una fanatica intolleranza sociale nei confronti dei dissidenti su tale argomento. Ma almeno sulla carta, i Canadesi hanno la possibilità di dimostrare di avere ragione, quindi di essere assolti, a differenza di leggi europee simili, che non concedono agli imputati il diritto di dimostrare di avere ragione, o addirittura di mettere fuori legge e punire una tale strategia difensiva, come nel caso della Germania.
Ma, in primo luogo, perché le controversie storiche devono essere decise da sentenze giudiziarie? A nessun tribunale dovrebbe mai essere permesso di emettere una decisione su quale versione della storia sia “vera” e quale sia “falsa”. I tribunali, e in particolare le giurie composte principalmente da ignoranti in materia di storia, sono male attrezzati, per non dire incompetenti, per decidere di questioni di storiografia o di qualsiasi altro campo accademico (ad eccezione della giurisprudenza, se i giudici, piuttosto che la giuria, hanno l’ultima parola in merito). Pertanto, tutta l’idea di prescrivere la scrittura della storia attraverso il diritto penale è assurda. Nessun paese prenderebbe mai in considerazione l’idea di prescrivere le leggi e i risultati della ricerca della fisica o della geologia per via penale. Perché, allora, stanno cercando di farlo con la storia?
Custodia cautelare per i probabili trasgressori
Nellle “informazioni di base” del governo canadese si legge inoltre:
“Le modifiche al Codice penale consentirebbero a chiunque tema ragionevolmente che qualcuno commetta un reato di propaganda d’odio o un crimine d’odio di chiedere un giuramento di pace ordinato dal tribunale da imporre a quella persona.
Il giuramento di pace consentirebbe a un giudice di imporre determinate condizioni a un individuo, laddove vi siano ragionevoli motivi per temere che commetterà un reato di propaganda d’odio o un crimine d’odio, ad esempio quando vi sono ragionevoli motivi per temere che qualcuno promuoverà volutamente o intenzionalmente l’odio contro un gruppo di individui identificabile. Poiché si tratta di una misura preventiva per proteggere tutte la popolazione del Canada, non ci sarebbe bisogno di prove del fatto che un reato è stato effettivamente commesso”.
Ecco fatto: custodia protettiva per i revisionisti che non riescono a tenere la bocca chiusa. La durata massima è di un anno, che è un progresso rispetto al sistema nazionalsocialista, che non aveva limiti di tempo definiti. È probabilmente il motivo per cui chiamano questo governo canadese “progressista”. Tuttavia, non appena le vittime revisioniste di tale custodia protettiva riaprono la bocca, tornano in custodia protettiva. È lo strumento “perfetto” per soffocare qualsiasi dibattito che esca dal terreno battuto. Sebbene la Germania conservi tuttora l’istituto della “custodia protettiva”, quet’ultima può essere applicata solo ai veri criminali che hanno commesso reati gravi o ripetuti omicidi, stupri, rapine a mano armata, aggressioni aggravate e simili. In teoria, tali condannati possono essere tenuti in carcere a tempo indeterminato anche dopo aver scontato completamente la pena detentiva imposta dal tribunale. Ma tale concetto non può essere applicato ai “reati d’opinione”, come vengono chiamati in Germania.
In perfetto linguaggio orwelliano, il Canada chiama le decisioni di custodia protettiva “guramenti di pace”, in quanto servono a garantire la pace alla società canadese, a spese del sospetto futuro trasgressore. Quando si tratta di sopprimere il dissenso, si mira alla pace del cimitero.
Oggi ci dicono che era perfettamente giusto insorgere in armi contro Hitler, perché il suo regime aveva reso “legale” rinchiudere le persone in “custodia protettiva” senza che avessero commesso alcun reato, per non parlare della possibilità di essere processate, semplicemente perché avevano precedenti di dissenso pacifico, manifestando disaccordo con il governo tedesco con opinioni o atteggiamenti che le autorità del Terzo Reich consideravano inaccettabili.
Il Canada deve stare attento per assicurarsi di non seguire la stessa strada.
Per chiarire quale sia il mio atteggiamento personale e quello del CODOH nei confronti dei governi tirannici, permettetemi di concludere questo articolo con una citazione della quintessenza della resistenza pacifica e della disobbedienza civile, il Mahatma Gandhi:
“Finché esisterà la superstizione secondo cui gli uomini dovrebbero obbedire a leggi ingiuste, esisterà la loro schiavitù”.
Shriman Narayan (a cura di), The Selected Works of Mahatma Gandhi, vol. 4, Navajivan Publishing House, Ahmedabad 1969, p. 174.
Autore:
Germar Rudolf è nato il 29 ottobre 1964 in Germania, a Limburg a. d. Lahn. Ha studiato chimica all’Università di Bonn, dove si è laureato nel 1989 come Dimplom-Chemiker, che negli Stati Uniti è paragonabile a un dottorato di ricerca. Dal 1990 al 1993 ha preparato una tesi di dottorato in tedesco presso l’Istituto Max Planck per la ricerca sullo stato solido, in collaborazione con l’Università di Stoccarda. Parallelamente e nel tempo libero, Rudolf ha preparato una perizia sulle questioni chimiche e tecniche delle presunte camere a gas di Auschwitz, The Rudolf Report (ora intitolato The Chemistry of Auschwitz), dove giunge alla conclusione che “le presunte strutture per lo sterminio di massa ad Auschwitz e Birkenau non erano adatte allo scopo come sostenuto”. Di conseguenza, negli anni successivi dovette subire dure misure di persecuzione. Si esiliò quindi in Gran Bretagna, dove fondò la piccola casa editrice revisionista Castle Hill Publishers. Quando, nel 1999, la Germania ne chiese alla Gran Bretagna l’estradizone, Rudolf fuggì negli Stati Uniti. Lì chiese asilo politico, ampliò la sua attività editoriale e nel 2004 sposò una cittadina statunitense. Nel 2005, gli Stati Uniti riconobbero la validità del matrimonio di Rudolf e pochi secondi dopo lo arrestarono e successivamente fu deportato in Germania, dove fu incarcerato per 44 mesi per i suoi scritti accademici. Alcuni degli scritti per i quali fu condannato erano stati pubblicati mentre Rudolf risiedeva negli Stati Uniti, dove le sue attività erano e sono perfettamente legali. Dal momento che non è un criminale secondo la legge degli Stati Uniti, nel 2011è riuscito a immigrare definitivamente negli Stati Uniti, dove si è riunito alla moglie e alla figlia, cittadine statunitensi. Attualmente risiede nello Stato di New York.
Informazioni bibliografiche su questo documento: “Inconvenient History”, 2020, Vol. 12, No. 2
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