Gian Pio Mattogno
LA NAZIONE EBRAICA È IL POPOLO ELETTO
PER REALIZZARE LO SCOPO DELLA CREAZIONE.
UNO SCRITTO DI DAAT EMET
La nazione ebraica è il popolo eletto, cioè il popolo scelto per realizzare lo scopo della creazione.
No, non si tratta della delirante esternazione di un ubriaco avvinazzato in preda ai fumi dell’alcool.
Nella loro protervia i giudei talmudisti sono davvero convinti di essere il popolo santo, “eletto”, cioè scelto dal loro Dio Jahvè per dominare su tutti i popoli della terra (Cfr. G.P. Mattogno, L’imperialismo ebraico nelle fonti della tradizione rabbinica, Edizioni all’insegna del Veltro, Parma, 2009), e che Israele sia l’unico scopo della creazione.
Tutto ciò viene denunciato in un documentato scritto apparso sul sito israeliano DAAT EMET dal titolo: The Jewish Nation is the People Chosen to Fulfill the Purpose of Creation (daatemet.org. Cfr. Quando le critiche al giudaismo talmudico arrivano da Israele, andreacarancini.it).
Lo scritto in questione discute la visione fondamentale del giudaismo rabbinico-talmudico, «che costituisce la radice malvagia di tutte le halachot, leggi, comandamenti, ideali e valori morali che sono sciovinisti, discriminatori e intolleranti nei confronti di altre concezioni».
In via preliminare l’autore sottolinea che chiunque abbia a cuore i valori di uguaglianza e di libertà di religione deve prendere atto della radice di tutte le calamità, che sono iniziate nella Sacra Scrittura e sono poi proseguite nella Torah orale (Talmud), poiché gli scritti sacri e la Halacha (normativa rabbinica) «influenzano notevolmente l’etica e il sistema dei valori dei cittadini israeliani che si identificano con la collettività ebraica».
La visione fondamentale dell’ebraismo è che lo scopo della creazione da parte di Dio fosse quello di dare agli ebrei, il “popolo eletto”, la Torah, la Legge. Tutti gli altri popoli non furono creati che per servire il popolo eletto e realizzare così lo scopo divino della creazione.
Tutto questo implica che non solo le istituzioni, le leggi e i valori di tutte le altre nazioni, in ogni tempo e luogo (creazioni puramente umane da non prender sul serio), debbano essere sminuiti e derisi, ma che chiunque (anche ebreo o di origine ebraica) contravvenga a questa visione ebraica debba essere annientato, perché di fatto nega l’esistenza del Dio giudaico.
Dal Talmud apprendiamo infatti che il mondo è stato creato unicamente per l’apprendimento e l’adempimento dei comandamenti della Torah, e che se il popolo ebraico non apprende e osserva la Torah, il Santo distruggerà il mondo e lo riporterà nel caos primordiale.
«Rabbi Simon, figlio di Lakish, disse: [Perché è stato aggiunto l’articolo determinativo a] “Era sera e fu mattino il sesto giorno” (Gen. 1,31)? Per dimostrare che il Santo ha creato il mondo a questa condizione: Se gli ebrei accettano la Torah, bene; altrimenti vi riporterò nel caos» (Avoda Zara 5a).
«Rabbi Eliezer disse: Se non fosse per la Torah, i cieli e la terra non sussisterebbero, poiché è scritto: “Se il mio patto non fosse con il giorno e la notte, non avrei stabilito le leggi del cielo e della terra” (Ger. 33,25)» (Nedarim 32a).
In altre parole, Dio ha creato il mondo e le leggi della natura unicamente per amore della Torah, e senza di essa il mondo non avrebbe il diritto di esistere.
«“E si fermarono ai piedi del monte” (Es. 19,17) [al momento del dono della Torah]. Rabbi Avdimi figlio di Chama figlio di Chasa insegnò che il Santo tenne il monte sopra le loro teste e disse: Se accettate la Torah, bene, altrimenti questa sarà la vostra tomba» (Shabbath 85a).
Di conseguenza, qualunque ebreo che non si occupi della Torah e non osservi i comandamenti o non creda nell’origine divina della Torah è come qualcuno che distrugge il mondo.
Concetto ribadito da Maimonide nel suo Mishneh Torah (Leggi degli apostati 3,2):
«Coloro i quali sostengono che la Torah non è d’origine divina, ed inoltre i delatori e gli apostati, non debbono essere considerati parte di Israele, e ciò non ha bisogno né di testimoni, né ammonimenti, né di giudici. Chiunque li uccida adempie ad un grande comandamento e rimuove un ostacolo».
Quando DAAT EMET pubblicò e distribuì opuscoli che osavano negare l’origine divina della Torah, i Lubavitcher, membri del movimento ortodosso Chabad, reagirono con violenza, e Rabbi Abraham Weinberg giustificò tale violenza con queste parole:
«Parlando di chi istiga, la Torah (Deut. 13,9) dice: “Non dargli retta, non ascoltarlo, non risparmiarlo”. E Rashi ha scritto: “Non amarlo, come è detto: ama il prossimo tuo come te stesso; ma questo non devi amarlo”, e non a torto, a proposito di istigatori e seduttori come questi, il dolce cantore di Israele ha detto nel suo libro di salmi: Non odio forse, o Signore, chi ti odia? Cosa dovrebbe fare un uomo onesto e ragionevole quando dei serpenti velenosi invadono la sua abitazione, pronti a minacciare e colpire i membri della sua famiglia? Dovrebbe accettare tutto ciò tranquillamente o dovrebbe difendere la vita sua e quella della sua famiglia? Perciò, quelli [del movimento Chabad] che hanno reagito in quel modo non sono impulsivi, e la loro azione non è stata né violenta, né affrettata. È stata la sana reazione di uno quando gli viene toccato ciò che gli è più caro, quando viene abusato ciò che è sacro e prezioso …» (“Chabad Chassidim Weekly”, N. 870).
Maimonide scrive esplicitamente che il mondo è stato creato per servire coloro che osservano la Torah e i suoi comandamenti, e che i non-ebrei pagheranno i tributi e saranno servi degli ebrei, e ciò affinché essi, il popolo eletto, siano liberi di svolgere il loro servizio divino:
«Non facciamo guerra a nessuno fintantoché non gli è offerta la possibilità della pace, poiché “quando ti avvicini ad una città [abitata da gentili] per muoverle guerra, le offrirai prima una soluzione pacifica” (Deut. 20,10).
«Se [i gentili] accettano l’offerta di pace e si impegnano ad osservare i sette comandamenti noachidi, nessuno di loro viene ucciso. Essi pagheranno i tributi, come è scritto: “Ti saranno sudditi tributari e ti serviranno” (Deut. 20,11).
«Se accetteranno di pagare i tributi, ma non accetteranno la sottomissione, non li ascolteremo finché non accetteranno entrambe le cose.
«La sottomissione che debbono accettare consiste nell’essere ad un livello inferiore, disprezzati ed umiliati. Non debbono mai alzare la testa, ma rimarranno sottomessi a loro [gli Israeliti], e non avranno la prevalenza su di loro in nessuna questione» (Mishneh Torah, Leggi dei re 6,1).
Nel commentario alla Mishnah (Baba Kamma 4,3) così Maimonide spiega e giustifica la discriminazione legale nei confronti del non-ebreo sancita dalla Halacha:
«“Se il bue di un ebreo incorna il bue di un gentile, [il proprietario ebreo] è esente [dal risarcimento]; ma se il bue di un gentile incorna il bue di un ebreo, sia la prima volta o sia esso recidivo, [il proprietario gentile] è tenuto a pagare l’intero risarcimento”.
«Non sorprendetevi di ciò e non siate perplessi, proprio come non dovreste sorprendervi dell’uccisione di animali anche se non hanno fatto nulla di male, poiché coloro in cui le qualità umane non sono complete [i gentili], non sono persone vere e proprie (truly people), e Dio si prodiga solo per le persone [che osservano la Torah e i suoi comandamenti]».
Difatti, dicono i Saggi talmudisti (Chazal), «chiunque, potendo studiare la Torah, non lo fa, il Santo, egli sia benedetto, infliggerà su di lui dure punizioni» (Berakhoth 5a).
Altre fonti della tradizione rabbinica confermano ciò.
«L’alleanza della Torah è fissata nel sangue, come è scritto (Es. 24,8): “Questo è il sangue dell’alleanza che il Signore ora stabilisce con voi”. E tutti coloro che non osservano la Torah portano distruzione al mondo» (Sefer Mitzvoth HaGadol, comandamenti positivi, comandamento 12).
Nel Sefer Reishit Chochma, Shaar Ha Teshuva, cap. 7, leggiamo parimenti che chi non osserva la Torah si fa beffe della parola del Signore, e l’inferno regna su di lui; lo Zohar (124a) precisa che la Torah è tutto il nome del Santo, un nome che include tutti i nomi, mentre il Sefer Ikkarim di Joseph Albo annovera l’origine divina della Torah fra i tre elementi fondamentali della fede.
Di conseguenza, secondo la visione rabbinica del mondo, l’unico scopo della creazione è lo studio della Torah e l’osservanza dei suoi comandamenti, e chiunque non lo fa, è come se rifiutasse l’esistenza di Dio.
A questa conclusione è giunto il rabbino Israel Meir HaKohen di Radin (1838-1933), autore dell’opera Chofetz Chaim, il quale in Mishnah Berurah 329,9 scrive che è proibito salvare un ebreo in pericolo di vita che neghi la Torah, anche in un giorno feriale.
Dallo Shulhan Aruch (Yore Dea 158,2) apprendiamo che in Eretz Israele era consuetudine uccidere gli apikorsim che negano la Torah e la profezia ebraica. Se è possibile, li si uccida pubblicamente con una spada, altrimenti si agisca con astuzia finché non vengano uccisi. Se si vede uno di loro cadere in un pozzo, e la scala è nel pozzo, si deve prima togliere la scala e poi dire: “Devo far scendere mio figlio dal tetto, e poi la riporterò indietro”, o qualcosa del genere.
«Pertanto – chiosa DAAT EMET ‒ è appropriato annientare tutti coloro che negano la Torah, perché sono come una bomba a orologeria».
Per quale ragione, fra tutti i popoli della terra, il Signore ha scelto, per essere privilegiato e favorito (Deut. 7,6-8), proprio il popolo ebraico?
Mishnah (Avot 3,14): perché solo gli ebrei sono suoi figli, creati a sua immagine.
Nahmanide: perché il popolo ebraico è l’unico degno di essere amato da lui, e dunque è una sua proprietà particolare.
Rashi: perché è un tesoro prezioso, un tesoro amato, «separato da tutte le altre nazioni».
Rashbatz [Rabbi Simeon ben Zemah Duran, 1361-1444] (Magen Avot, sulla mishnah sopra citata):
«E quando il Santo, egli sia benedetto, separò Israele dalle nazioni e le santificò con la sua santità, egli mostrò loro un amore speciale, ed è per questo che [gli ebrei] sono chiamati figli. Come il padre avvicina i figli a sé più dei suoi altri servi … e poiché siete santificati con la sua santità, poiché egli vi ha avvicinati e ha fatto di voi un tesoro fra le nazioni … con questo il Santo, egli sia benedetto, vi ha separati da tutte le altre nazioni affinché voi foste più distinti dagli animali di quanto lo sono loro [i gentili]».
Per separare gli ebrei dalle altre nazioni, Dio scelse la pratica della circoncisione, un segno permanente sui loro corpi
«al fine di differenziarli dalle altre nazioni nella loro forma corporea, proprio come essi sono differenti nella loro forma spirituale» (Sefer HaChinnuch, comandamento 2).
Tutto ciò conduce ad una conclusione inevitabile: il popolo ebraico è superiore a qualsiasi altra nazione.
Non ci si stupirà allora di leggere nel Kuzari di Judah HaLevi (5,20) queste parole «scioviniste e ripugnanti»:
«Il più piccolo degli animali è più esaltato della più elevata delle piante, e il più piccolo degli uomini è più esaltato del più elevato degli animali. Allo stesso modo, il più piccolo dei figli della divina Torah [gli ebrei] è più esaltato della più grande delle nazioni [non ebree], perché queste non possiedono la Torah, e perché la Torah, che proviene da Dio, conferisce alle anime i costumi e le caratteristiche dei re».
Da parte sua, Rabbi A.Y. HaKohen Kook nel suo libro Orot Yisrael scrive (cap. 5, par. 10):
«La differenza tra l’anima dell’ebreo … e le anime di tutti i gentili, di qualunque livello, è più grande e più profonda della differenza tra l’anima dell’uomo e l’anima della bestia, poiché quest’ultima differenza [tra l’uomo e la bestia] è solo quantitativa, mentre la prima [tra l’ebreo e il non-ebreo] è qualitativa».
Il popolo ebraico è obbligato ad osservare i 613 comandamenti, mentre le altre nazioni solo i sette comandamenti noachidi, poiché, come dice Maimonide, Mosè diede la Torah e i suoi comandamenti a nessun altro se non a Israele; ma Dio comandò a Mosè «di costringere tutta l’umanità ad accettare i [7] comandamenti dati ai figli di Noè, e tutti coloro i quali non li accettano debbono essere uccisi» (Mishneh Torah, Leggi dei re 8,10).
Se vi chiedete, aggiunge DAAT EMET, perché oggi coloro che non osservano i sette comandamenti noachidi non vengano uccisi, la risposta ce la offre ancora Maimonide: perché oggi gli ebrei non hanno un pieno e completo dominio in Eretz Israel.
Quando ciò avverrà, chiunque non osservi i sette comandamenti noachidi sarà ucciso:
«Tutto questo [essere indulgenti coi gentili “per amore della pace”] si riferisce solo al tempo in cui Israele è esiliato fra gli idolatri, oppure la mano degli idolatri governa su Israele; ma quando la mano di Israele [è forte e governa] su di loro, ci è proibito consentire agli idolatri di stare tra di noi, nemmeno come residenti occasionali o come mercanti di passaggio. Non potranno attraversare la nostra terra prima di aver accettato i sette comandamenti noachidi, poiché è scritto: Non risiederanno nella vostra terra, nemmeno per un’ora» (Ivi).
Dopo aver riportato alcuni esempi di discriminazione legale nei confronti dei non-ebrei, DAAT EMET ricorda che al non-ebreo è assolutamente proibito studiare la Torah, perché questa è eredità esclusiva del popolo d’Israele, e non degli altri popoli, e se un non-ebreo studia la Torah «è passibile di morte» (Sanhedrin 59a). Allo stesso modo, un non-ebreo che riposi durante lo Shabbath «è passibile di morte» (Sanhedrin 58b), precetti ribaditi da Maimonide (Leggi dei re 10,9).
Alla luce di tutto ciò, come attestano le fonti rabbiniche, appare evidente che l’intero scopo della creazione è l’adempimento della Torah da parte del popolo ebraico, e chiunque in qualche modo danneggi Dio, la Torah e Israele può essere ucciso, anche se oggigiorno non vi è un Sinedrio autorizzato ad emettere sentenze capitali.
Tutti coloro i quali amano la democrazia, conclude DAAT EMET, debbono fuggire dalla fede nel “popolo eletto”, “luce delle nazioni”, e dall’ “insegnamento divino”, proprio come si fuggirebbe dal fuoco.
I comandamenti noachici:
1) E’ proibito mangiare un membro o qualsiasi pezzo di carne che sia stato prelevato da un animale vivo
2) E’ proibito bestemmiare
3) E’ proibito rubare e rapinare
4) E’ obbligatorio nominare dei giudici e formare delle corti di giustizia
5) E’ proibito adorare degli idoli
6) E’ proibito commettere adulterio
7) E’ proibito uccidere un essere umano
Lo studioso Avraham Yehoshua ravvisa nell’inconciliabilità tra le due leggi – la legge dello Stato e la Legge religiosa – la causa del perenne nomadismo degli ebrei, ai quali un Israele stato sovrano non avrebbe mai permesso di vivere in una maniera conforme alle rigorose, restrittive norme di vita stabilite dai libri sacri.
La situazione attuale in Israele dimostra l’inconciliabilità tra i due principi identitari, il civile e il religioso; inconciliabilità dovuta al fatto che il potere religioso si considera un padrone esclusivo e vuole imporre al popolo ebraico l’assoluto rispetto della Legge religiosa, al posto di quella civile (a differenza di quanto avviene da noi col nostro “dare a Cesare quel che è di Cesare”). Ciò mostra la fondatezza dell’analisi sull’identità degli ebrei fatta dallo scrittore israeliano Avraham Yehoshua: Israel, un examen moral; essais, Calmann-Lévy, 2005.
“Il trauma storico all’interno del popolo ebraico: la rivolta religiosa contro Roma ha generato una guerra civile e ha condotto alla distruzione del Secondo Tempio. È la ragione per la quale il popolo ebraico ha scelto, per istinto di conservazione, di vivere in diaspora. In essa è esclusa a priori la reclamazione di una sovranità giudaica propizia ad attizzare la guerra tra i due principi identitari”. E ancora: “La storia ci fornisce una lezione crudele quanto alla relazione del popolo ebraico alla terra di Eretz Israel: il popolo ebraico non è stato cacciato dalla sua patria con la forza, ma si è esso stesso esiliato”.
Anche lo studioso S. Sand è di questo parere.
“L’esilio è un mito e tutti gli specialisti la sanno da molto tempo.”
“I Romani non esiliarono alcuna nazione da nessun posto sulle coste orientali del mediterraneo. Ad eccezione dei prigionieri ridotti in schiavitu’ la popolazione della Giudea continuo’ a vivere sulle proprie terre, anche dopo la distruzione del secondo tempio.”
Tale nazionalismo-religioso o religione-nazionalista ha questo di
paradossale: è un nazionalismo “a-territoriale”. Gli ebrei lo hanno praticato a casa degli altri continuando a predicare, durante un paio di millenni, il ritorno in Israele, senza mai decidersi però a tornare, ed anzi, quando le cose si mettevano proprio male nel paese che li aveva accolti, si trasferivano in altri paesi, guardandosi bene dal “rientrare’ in Israele, su cui il potenziale decisivo conflitto tra legge religiosa e legge civile faceva pendere una spada di Damocle.
Lo studioso Avraham Yehoshua ravvisa appunto nell’inconciliabilità tra le due leggi – la legge dello Stato e la Legge religiosa – la causa del perenne nomadismo degli ebrei, ai quali un Israele stato sovrano non avrebbe mai permesso di vivere in una maniera conforme alle rigorose, restrittive norme di vita stabilite dai libri sacri. Del resto, oggi in Israele esiste un conflitto irrisolto tra gli ultraortodossi, ancora minoranza ma in continua crescita demografica, e il resto della popolazione.
Correzione: noachidi e non noachici, come erroneamente da me scritto nel commento anteriore. Al quale mio commento, per facilitarne la comprensione, avrei dovuto premettere queste righe tratte dal testo di Gian Pio Mattogno:
“Se vi chiedete, aggiunge DAAT EMET, perché oggi coloro che non osservano i sette comandamenti noachidi non vengano uccisi, la risposta ce la offre ancora Maimonide: perché oggi gli ebrei non hanno un pieno e completo dominio in Eretz Israel.”