Gian Pio Mattogno: LEGGENDA E REALTÁ DI KARL HEINRICH MORDECHAI-MARX.

Gian Pio Mattogno

LEGGENDA E REALTÁ DI KARL HEINRICH MORDECHAI-MARX.

NOTE PER UNA LETTURA CONTROCORRENTE DEL MARXISMO

 

Già durante la vita dell’ebreo di Treviri, ma soprattutto dopo la sua morte, i marxisti hanno fabbricato la leggenda di un Marx strenuo paladino dei diritti della classe operaia contro lo sfruttamento capitalistico.

Ma, a dispetto dell’immenso profluvio di apologie marxistiche che per un secolo e mezzo ha inondato prima l’Europa, e poi il mondo intero, questa non è che la leggenda, questa non è che la maschera.

La realtà, il volto vero è quello di un meschino filisteo borghese ebreo che ha ingannato deliberatamente la classe operaia utilizzandola come manovalanza rivoluzionaria al servizio del capitalismo e della borghesia capitalistica contro i valori e le istituzioni antiborghesi e anticapitalistiche della civiltà cristiana tradizionale, contro lo « Stato cristiano-germanico», contro la «barbarie medievale», contro la «reazione feudale», cioè contro quella tradizione cristiano-feudale che il suo degno compare di merenda, il capitalista e socio della borsa londinese Friedrich Engels, amava definire «sacro romano letamaio», «foresta antidiluviana della società cristiano-germanica».

Il marxismo, creatura dell’ebreo Karl Heinrich Mordechai-Marx, non è lo strumento di liberazione del proletariato. Esso è stato concepito come un ordigno, ateo e materialistico, filosoficamente ben congegnato, atto ad asservire la classe operaia ottocentesca alle consorterie ebraico-capitalistiche internazionali.

Colui che per primo ha fornito un contributo fondamentale all’autentica comprensione della dottrina e della prassi marxiana è stato Ottokar Lorenz, militante nazionalsocialista e storico del marxismo.

‒ O. Lorenz, Karl Marx als Schrittmacher des Kapitalismus, «Süddeutsche Monatshefte», Februar 1928.

‒ O. Lorenz, Karl Marx, «Forschungen zur Judenfrage», II, 1939.

‒ O. Lorenz, Karl Marx und der Kapitalismus, Schriften des Reichsinstituts für Geschichte des neuen Deutschland, Hanseatische Verlags-Anstalt, 1937.

Sull’opera di O. Lorenz cfr. Walter Frank, Karl Marx, der Schrittmacher des Weltkapital, in Geist und Macht, Hamburg, 1938.

Secondo Lorenz, Marx non è il nemico, ma il battistrada (Schrittmacher) del capitalismo.

Lorenz sostiene che la chiave per comprendere la vera natura della teoria e della prassi rivoluzionaria marxiana è quel particolare momento della concezione materialistico-dialettica della storia secondo cui il sistema feudale verrebbe sostituito “necessariamente” da quello capitalistico-borghese, e questo, altrettanto “necessariamente”, da quello socialista.

Ma in virtù del divenire dialettico della storia, il passaggio dal capitalismo al socialismo può avvenire soltanto se il capitalismo ha raggiunto l’apice della sua espansione e della sua potenza. Soltanto così possono maturare le condizioni oggettive della futura rivoluzione comunista.

Perciò a dire di Marx il proletariato avrebbe un interesse immediato a procacciare la vittoria della borghesia e del capitalismo sulla «reazione feudale».

Il proletariato deve combattere al fianco e al servizio dei «nemici dei suoi nemici», cioè al fianco e al servizio dei capitalisti, contro la «barbarie medievale», cioè contro le istituzioni e i valori antiborghesi e anticapitalistici dell’Antico Regime, e favorire il dominio assoluto del capitalismo … in vista del suo futuro e «ineluttabile» crollo!

Ma, aggiunge Lorenz, la “necessità naturale” del passaggio dal capitalismo al socialismo non esiste nella realtà: è solo una finzione, uno stratagemma ideologico escogitato da Marx.

Così, dal momento che la ineluttabilità del crollo del capitalismo e della rivoluzione comunista esiste non nella realtà storica, ma unicamente nelle profezie apocalittiche di Marx, non vi è alcun sistema che più sicuramente del marxismo possa creare una schiavitù perpetua della classe operaia nei confronti del capitale.

Marx simula un odio viscerale di classe contro la borghesia e il capitalismo, ma in realtà il suo odio è rivolto contro tutto ciò che si oppone al trionfo della borghesia e del capitalismo.

Qui Lorenz ha colto il cuore del problema.

Marx esorta la classe operaia a lottare per gli interessi dei capitalisti, cioè dei propri sfruttatori, facendo balenare dinanzi agli occhi degli operai – come uno specchietto per le allodole – l’immagine di una loro futura rivoluzione contro quegli stessi capitalisti.

Questa rivoluzione, scrive Marx, secondo la le leggi materialistico-dialettiche della storia è necessaria e ineluttabile.

Appare dunque chiaro che il vero obiettivo di Marx è quello di utilizzare la classe operaia come manovalanza rivoluzionaria al servizio della sovversione capitalistico-borghese e che tutta la sua dottrina, dalla concezione materialistica e dialettica della storia alle elucubrazioni sulle dinamiche del capitale, è elaborata esclusivamente in funzione di alibi o giustificazione “scientifica” dell’asservimento della classe operaia al capitale.

E poiché, come riconosce lo stesso Mordechai-Marx, il giudaismo costituisce la quintessenza borghese del capitalismo, lottare per gli interessi del capitale, conclude Lorenz, significa lottare anche per gli interessi del capitale ebraico, cioè per gli interessi del giudaismo internazionale.

In altre parole, lottare per il trionfo del capitalismo non significa altro che lottare per gli interessi e per il dominio del sistema ebraico-plutocratico internazionale.

Il marxismo getta così la maschera e si rivela per quello che realmente è: la truppa d’assalto delle forze ebraico-capitalistiche internazionali contro la tradizione cristiana.

Dietro la parola d’ordine materialistica e anticristiana della lotta contro la «barbarie medievale» emerge il vero scopo del marxismo: disarticolare la comunità popolare sradicandola da ogni valore superiore e trasformandola in una poltiglia informe proletarizzata, senza tradizione, senza radici spirituali, sulla quale possa esercitarsi incontrastato il dominio del capitale.

Solo se strappiamo la maschera, appare il vero volto dell’ebreo Mordechai-Marx.

Dall’alto della sua prosopopea di meschino filisteo borghese ebreo, egli vedeva nel proletariato, al quale era completamente estraneo, solo una manovalanza rivoluzionaria al servizio del capitale. Per questo odiava il contadinato, ai suoi occhi arretrato e reazionario, e il sottoproletariato più indigente e cencioso (Lumpenproletariat), che chiamava sprezzantemente “marmaglia rossa”, “plebaglia”, “feccia”, “rifiuto”, “schiuma di tutte le classi”, e ciò per la sola ragione che a suo parere essi erano entrambi privi di potenzialità rivoluzionarie e quindi non potevano essere mobilitati al servizio del capitale!

La filosofia di Marx è la quintessenza dell’odio talmudico contro la civiltà cristiana, erede della tradizione classica e romano-germanica medievale. In essa confluiscono, come in una miscela esplosiva, tutti i fermenti sovversivi della sua latente eredità ebraica anticristiana e tutti gli elementi dissolutori della cultura illuministico-borghese e della filosofia classica tedesca, da Kant a Hegel, da lui recepiti in quanto ebreo assimilato (Cfr. G.P. Mattogno, Filosofia classica tedesca, rivoluzione massonico-borghese e questione ebraica. Paradossi dell’antisemitismo da Kant a Hegel, Effepi, Genova, 2024).

La borghesia ebraico-capitalistica ha utilizzato il marxismo come un grimaldello per scardinare le istituzioni sociali e politiche tradizionali, e per combattere tutto ciò che si opponeva alla sua marcia trionfale.

Non dobbiamo dimenticare che Marx fece il suo apprendistato politico di battistrada del capitale prima come collaboratore e poi come redattore capo della “Gazzetta Renana”, un giornale finanziato dall’emergente borghesia industriale, mercantile e affaristica prussiana, della quale rappresentava gli interessi e le aspirazioni.

Successivamente fu direttore della “Nuova Gazzetta Renana”, sempre al soldo dell’emergente capitalismo prussiano.

A tale riguardo sono emblematiche, fra le altre, le figure di Paul Singer e di Jean Jaurès.

Paul Singer, tanto ammirato da Engels, fu il capo del movimento socialista di Berlino. Singer era un capitalista ebreo, accusato di pagare salari di fame alle sue operaie. Che cosa voleva realmente questo capitalista ebreo? Distruggere la classe dei capitalisti alla quale lui stesso apparteneva? No, egli vedeva nel movimento operaio esattamente ciò che vi aveva visto Marx: un ariete per distruggere tutto ciò che si opponeva al dominio ebraico-capitalistico.

Jean Jaurès fu direttore dell’“Humanité”. Nell’articolo di fondo del primo numero (18 aprile 1904), Jaurès scrisse che soltanto il socialismo avrebbe potuto assorbire tutte le classi nella proprietà comune dei mezzi di produzione, ponendo fine all’antagonismo tra “oligarchia capitalistica” e proletariato.

Jaurès aveva dimenticato di precisare che il suo giornale era finanziato proprio da quella “oligarchia capitalistica”, dove non mancavano esponenti del capitale ebraico, la quale, al di là delle elucubrazioni socialistiche che essa gli permetteva di scrivere, perseguiva unicamente i propri interessi ebraico-capitalistici.

Ma lo stesso Engels era un ricco capitalista, nonché socio della Borsa di Londra.

Quale imbecille può credere seriamente che il marxismo mirasse davvero alla distruzione di quella classe sociale alla quale lui stesso apparteneva ‒ che gli permetteva di gustare pasti luculliani e di finanziare il suo degno compare con il plus-valore (per usare lo stesso linguaggio marxiano) estorto agli operai delle sue fabbriche ‒ e che la sua ricca impresa industriale capitalistica sarebbe stata espropriata a beneficio della classe operaia?

Stupisce allora che Marx, oltre che battistrada del capitalismo, sia stato anche il fautore e l’apologeta dell’imperialismo anglo-giudaico in Asia?

 

Gian Pio Mattogno, Maschera e volto del marxismo. Karl Marx e la rivoluzione ebraico-capitalistica contro

la civiltà cristiana, Effepi, Genova, 2016.

 

INDICE

  1. Leggenda e realtà di Karl Marx: vita pubblica e privata di un filisteo borghese
  1. Karl Heinrich Mordechai-Marx e l’odio talmudico contro la civiltà cristiana

III. Marx e il problema ebraico

  1. Il capitalismo e gli ebrei
  1. Dialettica e materialismo: la «funzione civilizzatrice del capitale»
  1. Marx e la rivoluzione borghese

VII. Marx e l’imperialismo anglo-giudaico in Asia

APPENDICE

  1. Walter Frank, Karl Marx battistrada del capitale mondiale
  1. Ottokar Lorenz e il fattore ebraico nella storia di Karl Marx

III. Marxismo ed ebraismo nel Mein Kampf di Adolf Hitler

  1. Hansjörg Männel, Marxismo, Ebraismo, Nazionalsocialismo

 

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