
Gian Pio Mattogno
COME SI STUDIA IL SISTEMA GIUDEO-MASSONICO-PLUTOCRATICO AMERICANO.
UNA RICERCA ESEMPLARE DI HENRY COSTON
Chi studia la storia degli Stati Uniti d’America dalle origini sino ai giorni nostri su testi non governativi sa benissimo che – contrariamente alle narrazioni propinateci dalla vulgata liberal-borghese dominante – questa è una storia fatta sistematicamente di soprusi, sopraffazione, sfruttamento, schiavismo, imperialismo spietato, da parte di una ristretta oligarchia giudeo-massonico-plutocratica criminale e guerrafondaia.
Questo è il vero volto della civilizzazione yankee.
Parlare unicamente di “turbo-capitalismo”, come talora si fa, a proposito del sistema egemonico statunitense, è un errore non solo lessicale, ma – dal momento che la forma è contenuto ‒ anche storico, poiché questa generica definizione finisce per escludere di fatto due componenti fondamentali che hanno contribuito potentemente a plasmare la storia americana: il giudaismo e la massoneria.
Per tale ragione ‒ a dispetto dei servili laudatori dell’americanismo e dei cacciatori di miti “complottisti”, ma anche di chi nelle sue critiche si ferma sulla soglia della Sinagoga e di una loggia massonica ‒ la forma più corretta per definire l’attuale sistema egemonico statunitense è: sistema giudeo-massonico-plutocratico.
Da questo punto di vista, la storia degli Stati Uniti d’America è perfettamente equivalente a quella della Gran Bretagna.
(Cfr. su questo sito gli scritti relativi ad Anglia Judaica, che documentano il ruolo della plutocrazia, del giudaismo e della massoneria nella edificazione del sistema capitalistico ed imperialistico britannico dalle origini alla vigilia della seconda guerra mondiale).
Una ricerca esemplare di Henry Coston (con lo pseudonimo di George Virebeau), che prende in considerazione alcuni spaccati della storia americana più o meno recente, ci mostra come si studia la storia del sistema giudeo-massonico-plutocratico yankee.
(G. Virebeau, … Mais qui gouverne l’Amerique?, Châtillon-sous-Bagneaux, 1991).
Nella nota introduttiva l’autore ricorda che i principali firmatari della Dichiarazione d’indipendenza e della Costituzione degli Stati Uniti, come pure il grosso degli ufficiali dell’entourage di George Washington erano, come lui, tutti affiliati alla massoneria.
È dalla storia passata, dice giustamente, che si comprende la storia presente.
Questa storia è fatta di oligarchie e obbedienze (Grandi Logge, B’nai B’rith, C.F.R., Trilateral, consorzi petroliferi, banche cosmopolite, trust della stampa e della Tv, famiglie miliardarie) che praticamente da sempre controllano di fatto le leve del potere del governo federale, delle assemblee legislative, dell’alta amministrazione, dell’industria e del commercio, della politica e della diplomazia.
Nel 1937 Ferdinand Lundberg pubblicò America’s Sixty Families, in cui documentava come i destini degli americani fossero nelle mani delle potenze del denaro.
Sulla base di fonti governative, Lundberg rivelava che la plutocrazia degli affari finanziava, controllava e dettava la linea politica sia del Partito democratico che di quello repubblicano, e decideva i presidenti più devoti alla propria causa.
L’autore pubblicava i dati ufficiali dei finanziamenti delle campagne elettorali del 1928, 1932 e 1936. Vi comparivano i nomi dei principali esponenti della plutocrazia giudeo-americana di Wall Street, da Herbert H. Lehman (della banca Lehman Brothers) a John D. Rockefeller, da Schiff (banca Kuhn, Loeb and Co.) a Guggenheim, Lamont, Carnegie, J.P. Morgan, e poi via via tutta una lunga teoria di capitalisti, ebrei e non.
Negli anni ’30 il periodo della presidenza Franklin Delano Roosevelt fu particolarmente favorevole alla plutocrazia di Wall Street che lo aveva issato sullo scranno più alto dell’amministrazione statunitense.
Il capitale ebraico vi giuocò una parte importante. N. 1 del brain trust di Roosevelt era il plutocrate ebreo Bernard Baruch, strettamente legato alla massoneria ebraica del B’nai Brith. Il magazine «American Hebrew» (1 dic. 1933) rivelò che «quando il presidente parte per le vacanze, Baruch è ufficialmente designato come presidente supplente».
Altri influenti ebrei affiliati o vicini al B’nai B’rith agivano dietro le quinte: Benjamin V. Cohen, Felix Frankfurter (giudice alla Corte Suprema), Henry Morgenthau (segretario al Tesoro), Samuel Rosenman e il governatore Lehman, che avevano alimentato generosamente le casse della campagna elettorale di Roosevelt.
I grandi finanzieri e gli uomini d’affari sono intervenuti massicciamente anche nelle lezioni del 1948 (e da allora la stessa storia si ripete sino ad oggi, come mostrano i dati ufficiali pubblicati periodicamente da Open Secrets).
Per i Repubblicani si schierarono i Du Pont, Rockefeller, Mellon, Guggenheim, Vanderbilt etc.; per i Democratici gli W. Averell Harriman, Luckman, Skouras etc.
La plutocrazia manovrava entrambi gli schieramenti.
Il magazine Fortune scrisse che la famiglia George e Herman Brown, ricchi capitalisti del Texas, aveva investito 100.000 dollari nella carriera politica di un certo Lyndon B. Johnson, facendone un senatore prima, e un presidente degli Stati Uniti poi.
Al tempo della presidenza Eisenhower erano legati al B’nai B’rith Arthur F. Burns, consigliere economico della Casa Bianca, e Lewis S. Strauss, della banca Kuhn, Loeb and Co.
Anche qui i plutocrati erano di casa. Segretario alla Difesa era Charles Edwin Wilson, presidente della General Motors, amministratore delegato della Texas Illinois Natural Gas Pipeline Co., azionista della United Elecric Corp., della Greyhound Co. e della National Bank of Detroit.
Nelson A. Rockefeller era posto a capo del Comitato dei consiglieri economici.
La Commissione per lo studio del commercio con l’estero era presieduta dal magnate della Unland Steel Co., Randall.
Fra i 9 nuovi membri si contavano cinque grandi finanzieri e industriali.
Anche i membri dell’amministrazione non erano stati scelti a caso: agli Affari esteri John Forster Dulles, vicino ai trust mondiali Imperial Chemical e American Corp.; alle Finanze George H. Humphry, banchiere e industriale, amministratore delegato della Pittsburgh Consolidated Coal Co.; segretario aggiunto alla Difesa Roger Kyes, ex amministratore delegato della General Motors, di cui possedeva 3.000 azioni; all’Esercito Robert I. Stevens, grosso personaggio della Federal Reserve Bank of New York; all’Aviazione Harold Talbott, presidente della Daylon and Wright Airplane Co.; all’Aviazione marittima James H. Smith, direttore della Stick Airways Co.; alle Poste Arthur E. Summerfield, della società Chevrolet.
Come sottolinea Coston, molti di questi magnati della finanza e dell’industria erano anche membri delle Grandi Logge americane e del B’nai B’rith.
Col presidente Kennedy la situazione fu sostanzialmente la stessa.
Il suo consigliere privato era Philip Klutznick, principale dirigente del B’nai B’rith, proprietario del Klutznick Enterprises di Chicago e presidente dell’American Trust Co. I collaboratori di Kennedy erano parimenti legati al B’nai B’rith: tra di essi il suo amico Richard Goodwin, vicepresidente del trust Duzo Paper Bag Mfg Co. e tesoriere della Fondation Heart.
Un altro agente del B’nai B’rith, Arthur J. Goldberg, fu uno dei consiglieri principali del presidente Johnson. Il segretario di Stato sotto la presidenza Kennedy e Johnson, George Ball, era un associato della banca Lehman Brothers e uno dei direttori della Cleary Gottlieb Steen and Ball.
Il presidente Nixon si circondò di collaboratori affiliati a organizzazioni mondialiste come il C.F.R., di cui erano membri lui stesso e il suo segretario di Stato, l’ebreo Henry Kissinger, e la Trilateral.
Dal 1970 la rivista «Lectures Françaises» ha denunciato l’azione di questa “eminenza grigia” della Casa Bianca.
Il C.F.R. (Council on Foreign Relations), con sede a New York, è, dice Coston, l’armatura del potere politico e parlamentare degli Stati Uniti. Forte di 1.400 affiliati [nel 1991] reclutati ai vertici dell’Alta Finanza, del mondo degli affari, della diplomazia e della politica, generalmente sovvenzionati dalle Fondazioni Ford, Carnegie, Rockefeller, come pure dai grandi trust internazionali come I.B.M. I.T.T., Exxon, i membri del C.F.R. occupano i posti più importanti nel governo degli Stati Uniti ed esercitano un’influenza predominante sul governo americano, sul Congresso e sui due principali partiti politici. L’animatore del C.F.R. in quegli anni era David Rockefeller, presidente della Chase Manhattan Bank.
Non meno influente era la Trilateral, che annoverava anch’essa alcuni dei nomi più importanti di Wall Street e del grande capitale giudeo-americano, oltre al solito codazzo di politici, giornalisti, avvocati etc. asserviti ai loro padroni: Allen W. Dulles, patron della C.I.A., fratello del segretario di Stato; il banchiere Paul Warburg; David Rockefeller; W. Averell Harriman, della banca Harriman Brothers, ambasciatore di Kennedy e consigliere elettorale di J. Carter; e poi altri personaggi, fino a George Bush.
Il presidente Gerald Rudolph Ford, che successe a Nixon dopo lo scandalo Watergate, era massone (33° grado del Supremo Consiglio), e per prima cosa confermò Kissinger.
L’illustre sconosciuto J. Carter deve tutta la sua carriera politica ai maneggi della Trilateral. E ben ripagò i servigi dell’organizzazione mondialista di cui era egli stesso membro, piazzando nei posti chiave dell’amministrazione parecchi affiliati, a tal punto che nel 1978 si diceva che la Trilateral è l’amministrazione Carter.
Naturalmente non poteva mancare l’elemento ebraico.
Carter reclutò in seno alla galassia del B’nai B’rith: Harold Brown, affiliato anch’egli alla Trilateral, alla Difesa; Werner Michael Blumenthal, patron del trust Bendix, al Tesoro; James Schlesinger al Dipartimento dell’Energia e delle Risorse naturali.
Robert Lipschutz, “presidente della Loggia del B’nai B’rith della capitale della Georgia” (così la «Tribune Juive» del 13 gennaio 1977), consigliere speciale di Carter, fu nominato responsabile dell’équipe incaricata di elaborare la politica interna. Nel 1978 Carter lo sostituì con Edward Sanders, già presidente dell’American Israel Public Affairs Committee, un’organizzazione controllata dal B’nai B’rith.
Neppure l’arrivo di Ronald Reagan alla Casa Bianca apportò sostanziali cambiamenti nei rapporti con le lobbies giudeo-plutocratiche. L’ex attore di Hollywood non era né un massone, né un affiliato al B’nai B’rith o alle organizzazioni mondialiste. Nondimeno, non ruppe con le abitudini dei predecessori. Il suo vicepresidente, George Bush, era membro del C.F.R. e della Trilateral; il segretario di Stato, il gen. Haig, era un adepto del C.F.R., come pure il segretario al Tesoro, Donald T. Regan; il segretario alla Difesa, Caspar Weinberger, era affiliato alla Trilateral.
Allorché Reagan pensò di riallacciare relazioni diplomatiche ufficiali col Vaticano, i massoni americani gridarono al “complotto clericale”. Il Sovrano Gran Commendatore del Supremo Consiglio, Kleinknecht, fece recapitare al presidente una lettera (pubblicata nel n. di marzo 1984 della rivista massonica «New Age») in cui esprimeva la sua ferma opposizione alla nomina di un ambasciatore in Vaticano, cosa che, disse, avrebbe riportato la civiltà all’epoca del medio evo.
Il presidente della potente America comprese la lezione e si inchinò davanti all’alta giurisdizione della massoneria americana.
Come premio dei servigi resi alla causa massonica, all’inizio del 1988 Reagan ricevette alla Casa Bianca una delegazione del Supremo Consiglio, guidata da Kleinknecht, che lo insignì di un diploma che lo faceva membro onorario dell’associazione. Qualche giorno dopo il presidente ringraziò sentitamente.
(Coston, che a quel tempo non disponeva delle fonti cui noi abbiamo accesso oggi, non prende in considerazione il ruolo della potente organizzazione ebraica Chabad Loubavitch, soprattutto a partire da Reagan, sulla politica interna ed estera degli Stati Uniti).
A Reagan successe alla Casa Bianca George Bush, già vicepresidente, ex patron della C.I.A., ricco uomo d’affari, affiliato al C.F. R. e alla Trilateral, nonché Alto Massone 33° grado del Rito Scozzese del Rito Scozzese, secondo la dichiarazione rilasciata a “La Stampa” dal Gran Maestro italiano Di Bernardo.
Coston ricorda che questo servilismo dei governanti americani nei confronti della massoneria, a partire da George Washington, data dalla fondazione stessa degli Stati Uniti.
Sulla base delle fonti massoniche, Coston stila una lista dei presidenti che hanno prestato giuramento nelle logge: George Washington, James Monroe, Andrew Jackson, James Knox Polk, James Buchanan, Andrew Johnson, James Garfield, William McKinley, Theodore Roosevelt, William Howard Taft, Warren G. Harding, Franklin Delano Roosevelt, Harry S. Truman, Lyndon Johnson, Gerald Rudolph Ford, George Bush (secondo Di Bernardo).
Segue una lista di vicepresidenti massoni.
Assieme al Big Business e a Wall Street, negli anni presi in considerazione la massoneria, forte di 2.800.000 affiliati, esercitava un potere considerevole nella politica degli Stati Uniti e del mondo.
Dalle fonti massoniche apprendiamo che la fratellanza era solita sostenere egualmente politici democratici e repubblicani, per cui in ogni caso aveva sempre in mano le leve del potere, sia nell’amministrazione che nel Senato e nella Camera dei rappresentanti, senza contare che numerosi governatori erano massoni (Coston fa nomi, cognomi e indirizzi).
La potenza della massoneria era affiancata dal B’nai B’rith (di cui erano membri anche importanti elementi della massoneria ordinaria), che a quel tempo contava negli Stati Uniti e in altri 47 paesi più di 600.000 affiliati.
Fondata nel 1843, dietro la maschera di una società filantropica questa massoneria ebraica, con le sue numerose filiali, ma anche con i suoi numerosissimi simpatizzanti, esercitava una profonda influenza sulla vita politica americana.
Nell’Annexe II Coston presenta lo stato maggiore del B’nai B’rith, sulla base dell’American Jewish Year Book e del Who’s Who in World Jewry.
Paul Bessel, 32° grado, ebbe a scrivere nel n. di marzo 1990 del periodico ufficiale del Rito Scozzese, Giurisdizione Sud:
«Gli ebrei erano attivamente presenti agli inizi della massoneria negli Stati Uniti. Molti particolari provano infatti che essi sono stati tra i fondatori della massoneria in sette dei tredici Stati primitivi: Rhode Island, New York, Pennsylvania, Maryland, Georgia, Carolina del Sud e Virginia.
«… Un massone ebreo di nome Moise Michael Hays fu il primo ad introdurre il Rito massonico scozzese negli Stati Uniti. Egli era anche Ispettore generale delegato per la massoneria nell’America del Nord nel 1768 e G.M. dello Stato del Massachusetts dal 1788 al 1792 …
«I massoni ebrei giuocarono un ruolo importante nella Rivoluzione americana: 24 di essi furono ufficiali dell’Esercito di Washington. Inoltre alcuni aiutarono la causa americana col loro denaro: Hayim Salomon, massone di Filadelfia, assieme ad altri contribuì alla colletta di fondi destinati a sostenere lo sforzo di guerra americano e prestò denaro a Jefferson, Madison e Lee …
«Abbiamo prove che degli ebrei – ivi compresi dei rabbini – continuarono ad essere immischiati al movimento massonico americano lungo tutta la storia degli Stati Uniti. Vi furono almeno una cinquantina di G.M. ebrei americani, due dei quali nello Stato della Virginia: Salomon Jacobs nel 1810-1812 e Seymour Jonas Lévy nel 1975.
«Al giorno d’oggi numerosi ebrei sono attivi massoni sia negli stati Uniti che in altri paesi. A titolo indicativo, lo Stato di Israele conta una sessantina di logge che comprendono un totale di circa tremila membri». Senza parlare del B’nai B’rith.
The Masonic Service Association of the United States, nel suo bollettino confidenziale «Short Talk Bulletin» (vol. XLV, n. 2) ha fornito un’ampia lista dei G. M. massoni degli Stati Uniti.
Secondo le statistiche del 1989 il numero dei massoni superava i 2.600.000.
Big Business, Wall Street, capitale ebraico, B’nai B’rith, C.F.R. e Trilateral inoltre controllavano i principali giornali, contribuendo a plasmare l’opinione pubblica.
A causa del suo taglio particolare che prende in considerazione piuttosto il “sistema”, fuori della ricerca di Coston rimangono le fondamentali questioni storiche dello schiavismo e dell’imperialismo U.S.A., esse stesse strettamente connesse con il potere giudeo-massonico-plutocratico statunitense e meritevoli di studi più approfonditi.
In conclusione: plutocrati, ebrei e massoni pesantemente presenti, ieri come oggi, in tutta la storia degli Stati Uniti; plutocrati, ebrei e massoni nei gangli vitali della politica e dell’economia americana; plutocrati, ebrei e massoni dietro le quinte del potere e dell’imperialismo yankee.
Come ci si può accontentare della generica e tutto sommato innocua definizione di “turbo-capitalismo”?
Digitando su Google le parole “John Kennedy” e “B’nai B’rith” ho trovato questo:
“John F. Kennedy ebbe diversi legami con B’nai B’rith, tra cui un incontro con una delegazione dell’organizzazione nel 1962 e un discorso al 50° anniversario dell’Anti-Defamation League of B’nai B’rith nel 1963, durante il quale ricevette il Democratic Legacy Award. Le sue interazioni con l’organizzazione sono legate all’impegno di B’nai B’rith per l’uguaglianza e la tolleranza, temi che Kennedy condivideva”.
Fonte AI Overview
Nonostante tutto ciò, però, non sono d’accordo sulla valutazione di Kennedy fornita da Mattogno: Kennedy rappresentava qualcosa di diverso rispetto ai precedenti Presidenti, altrimenti non sarebbe stato ucciso.
https://www.infopal.it/israele-faceva-parte-della-cospirazione-per-uccidere-john-f-kennedy/