Vincenzo Vinciguerra: Potere ebraico

POTERE EBRAICO

Di Vincenzo Vinciguerra

È pericoloso, in una dittatura democratica, parlare di “potere ebraico”, perché la definizione può allarmare quanti attendono, con ansia, di poter denunciare il pericolo del risorgere dell’antisemitismo e correre in difesa del popolo ebraico, ricordando la “Shoah” e così via.

Corriamo il rischio perché non abbiamo alcuna intenzione di accusare il popolo ebraico nel suo complesso: vogliamo semplicemente porci una domanda, quella che tutti eludono, relativa allo strapotere di uno Staterello di poco più di nove milioni di abitanti, come Israele, in grado di fare ciò che gli aggrada senza incontrare opposizione da parte di chicchessia.

L’attacco all’Iran è solo l’ultima prova, in ordine di tempo, di questa incredibile realtà.

Quando, dopo venti mesi, un numero sempre maggiore di Nazioni europee ha iniziato a protestare contro la politica genocida condotta a Gaza, spingendosi a chiedere sanzioni contro Israele, il suo governo è uscito dall’imbarazzo attaccando l’Iran.

È stata, questa, una mossa vincente perché tutti i Paesi occidentali si sono schierati con Israele dimenticando opportunamente Gaza e accantonando ogni critica.

Non risponde a verità che l’Iran stesse costruendo una bomba nucleare, come ammesso tardivamente perfino dalla Cia americana.

È fantapolitica, inoltre, ritenere che un Iran dotato di armi nucleari possa impiegarle contro una potenza nucleare come Israele, innescando un processo di reciproca distruzione.

Siamo dinanzi ad una campagna di disinformazione identica a quella che gli Stati Uniti e i loro alleati lanciarono per convincere l’opinione pubblica della necessità di fermare Saddam Hussein, che stava costruendo armi di distruzione di massa che avrebbe utilizzato contro Israele.

Non era vero, ma questo lo hanno ammesso solo dopo che la guerra era finita e Saddam Hussein ucciso.

Quanto tempo dovrà passare prima che ci dicano che l’Iran non stava costruendo la bomba atomica ma solo una centrale nucleare per scopi pacifici?

Dobbiamo solo attendere.

Intanto, Israele, con il tacito consenso degli Stati Uniti e la complicità degli Stati arabi sunniti che non si oppongono al sorvolo dei loro territori da parte dei caccia israeliani, attacca militarmente l’Iran con il pretesto di voler distruggere i suoi siti nucleari.

Dopo il Libano, l’Iraq, lo Yemen, la Siria, Gaza e la Cisgiordania, l’Iran è il settimo Paese che subisce gli attacchi e i massacri israeliani.

Dai governi dei Paesi europei si innalza all’unisono il solito grido: “Israele ha il diritto di difendersi”.

Sicuro del consenso europeo, il presidente americano, Donald Trump, ordina l’attacco militare ai siti nucleari iraniani condotto dai bombardieri strategici B-2, i soli in grado di trasportare e sganciare una super-bomba in grado di penetrare fino a 60 metri di profondità per poi esplodere.

Il primo ministro israeliano, ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità, esulta perché è la prima volta che gli Stati Uniti scendono apertamente in campo a fianco di Israele ponendo al suo servizio l’imponente apparato bellico che possiedono.

La libertà di agire impunemente calpestando, a suo piacimento, il diritto internazionale e quello umanitario concessa a Israele dalla comunità internazionale, da cosa scaturisce?

Non è difficile ritenere che il mondo ebraico abbia posto delle condizioni per non opporsi alla riunificazione della Germania.

Quali? Non lo sappiamo.

C’è, però, la certezza che a partire da quell’evento, si è sviluppata una gigantesca campagna propagandistica per imporre all’opinione pubblica il ricordo della Shoah.

Sono iniziati processi contro caporali e segretari novantenni, accusati di crimini di guerra commessi nel corso della Seconda guerra mondiale; è stata istituita la giornata della memoria, il 27 gennaio, in ricordo della Shoah; è stata fatta la legge che manda in galera chi osa dubitare, anche parzialmente, della verità, ufficiale e unilaterale, sulla Shoah, per citare solo alcune delle iniziative prese per imporre la visione di un mondo ebraico eternamente perseguitato e meritevole di incondizionata solidarietà e ammirazione.

Non c’è dubbio che Israele abbia tratto da questa campagna pubblicitaria un enorme vantaggio, che ha accresciuto a dismisura la sua pretesa di intoccabilità e impunità.

C’è altro.

C’è un potere innominabile in grado di obbligare gli Stati Uniti a porsi al servizio di Israele.

Mentre il mondo assiste allo sterminio sistematico del popolo palestinese da parte di Israele, giustificandolo con il suo diritto a difendersi, è venuto il momento di chiedersi se non sia il mondo a doversi difendere da Israele.

 

Opera, 23 giugno 2025

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