Vincenzo Vinciguerra: Francesco

FRANCESCO

Di Vincenzo Vinciguerra

Lo chiamiamo semplicemente con il nome che si era scelto quando era stato eletto pontefice della Chiesa cattolica.

Un nome scelto non a caso, vista l’importanza nella storia della Chiesa cattolica di San Francesco d’Assisi, che aveva dedicato la sua esistenza e la sua missione agli umili e ai poveri, non ai ricchi e potenti.

Un santo che Papa Francesco ha onorato percorrendo la stessa via di umiltà e di carità.

Da cardinale, a Buenos Aires, Francesco viaggiava in metropolitana e andava al bar a bere un caffè, con un comportamento che un principe della Chiesa non ha mai tenuto.

Eletto al Soglio pontificio, Francesco si è rifiutato di vivere in Vaticano, dove sarebbe stato isolato e privato del contatto quotidiano con il suo popolo.

Per questa ragione, Francesco è andato a vivere a Santa Marta, insieme ai dipendenti del Vaticano, con i quali si metteva in fila, con il vassoio in mano, per ritirare il pranzo e la cena.

Un sorriso schietto, un linguaggio semplice, un affetto vero verso i bambini, i sofferenti, i poveri: papa Francesco ha mostrato al mondo il volto di una Chiesa caritatevole.

Alla base del proprio pontificato, Francesco ha posto in primo piano la virtù della Carità, quella che obbliga ad accogliere tutti, perché tutti sono, come diceva lui, figli di Dio.

Non ha avuto una vita facile papa Francesco, costretto a fare fronte alle critiche, provenienti anche dall’interno della Chiesa, al suo operato considerato troppo “progressista” mentre invece era soltanto cristiano.

Ha cercato, Francesco, di sanare la Chiesa cattolica dalle sue ferite, prima fra tutte quella della pedofilia, che ha combattuto con rigore e fermezza. La Chiesa di Francesco non copre ed occulta i delitti dei preti pedofili ma li denuncia e li espelle dal proprio seno.

La Chiesa universale deve, necessariamente, convivere con il potere politico dei Paesi nel mondo in cui opera scendendo, spesso, a compromessi senza, però, rendersene complice, così come ha chiesto e fatto papa Francesco.

Il caso italiano è significativo.

Se un tempo non lontano, in Italia, il Vaticano si è eretto a protettore e complice del potere politico mai denunciandone il malcostume e, perfino, i delitti contro l’Italia e gli italiani, eleggendo addirittura a proprio rappresentante laico nella politica italiana quel Giulio Andreotti che è stato una delle figure più discutibili (a dir poco) della storia italiana del dopoguerra, papa Francesco si è distaccato da quel passato non lesinando critiche al potere politico attuale.

Certo, non ci sono esplicite parole di condanna da parte del pontefice nei confronti del governo italiano, ma lo sono i suoi accorati appelli per favorire l’accoglienza dei migranti osteggiata con metodi non certamente leciti sul piano morale dal governo in carica.

Papa Francesco si è anche impegnato a favore dei detenuti, per i quali ha più volte sollecitato misure di clemenza ma, come per i migranti, nessuna delle sue richieste è stata accolta dal potere politico.

Non si tratta di esprimere un giudizio politico sulle scelte di papa Francesco a favore dei migranti e dei detenuti, ma di aver seguito la via tracciata dal Vangelo.

Lucido e intelligente, papa Francesco ha criticato il presidente ucraino per non avere il coraggio di alzare bandiera bianca, proseguendo una guerra che potrà solo perdere, noncurante delle sofferenze del suo popolo.

Ancora più duro è stato papa Francesco ad esprimere senza mezzi termini, unico capo di Stato occidentale, il suo “indicibile sdegno” nei confronti del governo israeliano per i massacri quotidiani di uomini, donne e bambini che compie a Gaza.

Non sono cristiani i palestinesi di Gaza ma per papa Francesco sono “figli di Dio”, e ha lasciato la sua “papamobile”, perché venga trasformata in un ambulatorio, ai bambini di Gaza.

Gli eredi israeliani di Erode si vendicheranno non inviando alcuna delegazione ai funerali di papa Francesco.

Al Dio “che atterra e suscita, che affanna e che consola” di manzoniana memoria, papa Francesco ha preferito il Padre che ama, accoglie e perdona i suoi figli.

Papa Francesco ha dimostrato che il cielo non ha frontiere, che unisce e non divide, che ama e non odia, che non condanna ma perdona, che accoglie e non respinge.

Papa Francesco voleva ponti e ne ha costruito uno verso il cielo, verso Dio.

Lontano dall’età di 11 anni dalla Chiesa cattolica, mi chiedo, dinanzi alla luminosa figura di papa Francesco, come fare a non rendergli omaggio?

E questo è il mio.

 

Opera, 8 maggio 2025

One Comment
    • a.carancini
    • 4 Luglio 2025

    Devo dire che, nel caso di quest’ultimo articolo, mi trovo parzialmente in disaccordo con Vinciguerra. Non condivido infatti il giudizio interamente positivo che egli dà di papa Francesco. Questo pontefice è stato infatti un nemico della Messa tridentina (Motu Proprio Traditionis Custodes) e anche il suo ecumenismo (Dichiarazione di Abu Dhabi) è incompatibile con la retta dottrina cattolica. Da questo punto di vista, il mio giudizio su papa Francesco è più in linea con quello che in questi ultimi anni è emerso sui blog di Marco Tosatti (Stilum Curiae) e di Aldo Maria Valli (Duc in Altum). Certo, qualche cosa buona papa Francesco l’ha fatta (vedi il predetto giudizio di condanna del genocidio palestinese, come pure la consacrazione della Russia e dell’Ucraina al Cuore Immacolato di Maria) ma un giudizio complessivo sul suo operato deve tenere conto dei lati oscuri del suo pontificato.

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