Germar Rudolf e Nicholas Kollerstrom: Esposizione differenziale della muratura all’acido cianidrico durante la Seconda guerra mondiale

Esposizione differenziale della muratura all’acido cianidrico

durante la Seconda guerra mondiale 

Germar Rudolf, Nicholas Kollerstrom – 1° aprile 2013

Ultimo aggiornamento 27 aprile 2024

Dr.Germar Rudolf, Chimico,*[1] Nicholas Kollerstrom MA (corrispondente alla laurea magistrale – N.d.T.) Cantab.(abbrev. per Cambridge – N.d.T.)), PhD (Dottorato di ricerca – N.d.T.), FRAS (Fellow of the Royal Astronomical Society – N.d.T.) [2]

https://codoh.com/library/document/differential-exposure-of-brickwork-to-hydrogen/

Questo articolo è stato proposto per la prima volta alla rivista “The Analyst” della Royal Society of Chemistry. È stato rifiutato perché non conteneva una sufficiente trattazione dell’analisi. Gli autori lo hanno poi sottoposto alla rivista europea. “Chemistry”.  È stato rifiutato in meno di 24 ore con la motivazione che non sarebbe stato “in grado di attirare un pubblico di lettori più numeroso”. Sebbene questo articolo, che mette un forte accento sulla chimica, sia atipico per Inconvenient History, noi eravamo convinti della sua importanza e crediamo, soprattutto, alla luce dei rifiuti ricevuti dalle riviste sopra citate, di avere una particolare responsabilità nel pubblicarlo. Ed.

 

 

Sintesi

Ancora oggi, i mattoni e la malta provenienti dalle pareti delle camere di disinfestazione esistenti nel famigerato campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau contengono una considerevole quantità di residui di Blu di Prussia, FeIII4[FeII(CN)6]3, noto anche come Blu di Berlino. Poiché questo composto è insolubile sotto la pioggia e resistente al vento e ad altri agenti atmosferici, non sorprende che abbia resistito nel corso degli ultimi settant’anni. Di solito, ma non sempre, è abbastanza visibile a occhio nudo.

Vari composti di ossido di ferro (III) sono comuni nella muratura (mattoni, malta, cemento, calcestruzzo, intonaco), mentre i composti di cianuro non lo sono. La presenza di cianuro nella muratura delle camere di disinfestazione di Auschwitz-Birkenau è senza dubbio dovuta all’esposizione all’acido cianidrico gassoso utilizzato durante l’attività del campo tra la fine del 1941 e l’inizio del 1945. Tutte le analisi delle parti esposte di altri oggetti hanno finora rivelato residui di cianuro molto vicini o inferiori al limite di rilevamento. Le difficoltà con i metodi analitici esistenti, che non sono progettati per questi materiali ospiti atipici, devono essere sormontate per consentire conclusioni definitive.

Introduzione

Lo Zyklon B, che è acido cianidrico liquido (HCN) di cui erano impregnati supporti come farina fossile o granuli di gesso, ha iniziato la sua innocua carriera negli anni ’20 come agente di disinfestazione. Oggi è opinione diffusa che, durante la Seconda guerra mondiale, questo prodotto sia stato utilizzato per uccidere centinaia di migliaia (o milioni) di ebrei nelle camere a gas omicide, nei campi tedeschi del periodo bellico. Ma sembra anche esistere un consenso sul fatto che lo Zyklon B sia stato utilizzato in tutte le strutture tedesche dei campi di concentramento e di lavoro per il suo scopo originale: la disinfestazione degli alloggi, dei vestiti, della biancheria e dei materassi degli internati. Fu l’avvento del DDT e dei prodotti che lo hanno rimpiazzato, proprio mentre la guerra stava finendo, il che ridusse l’uso dell’HCN per scopi di disinfestazione a un mercato di nicchia.

L’uso dell’acido cianidrico negli edifici per combattere parassiti come i tarli è stata per molti decenni una pratica corrente e solo raramente ha causato problemi come le reazioni chimiche dell’HCN con i materiali edili, anche se dei casi sono stati segnalati, alcuni dei quali interessano la reazione dell’HCN con i composti di ferro contenuti nella muratura con conseguente formazione di Blu di Prussia.[3]

Lo scolorimento blu notato nelle camere di disinfestazione o bonifica nei campi di Auschwitz e Birkenau è molto probabilmente il risultato di una reazione simile. Le reazioni considerate tipiche che stanno  alla base della conversione dell’ossido di ferro (III) in Blu di Prussia nel materiale delle pareti (mattoni, cemento, malta, calcestruzzo, intonaco) in presenza di grandi quantità di HCN gassoso sono probabilmente le seguenti:[4]

Coordinamento e riduzione: 36 HCN + 14 Fe(OH)3 + 6e → 2 Fe4[Fe(CN)6]3 +

+ 18 H2O + 6 OH

ossidazione: 3 HCN + 6 OH → 3 CO2 + 3 NH3 + 6 e
totale: 39 HCN + 14 Fe(OH)3 → 2 Fe4[Fe(CN)6]3 + 18 H2O + 3 CO2 + 3 NH3

Il ferro (III) è noto per legare rapidamente gli ioni cianuro e l’esacianoferrato (III) risultante è noto per essere un forte agente ossidante, che in ambiente alcalino è in grado di ossidare anche il cromo trivalente in esavalente.[5] Considerando che le malte di calce e cemento rimangono alcaline per un bel po’ di tempo (maggiore è il contenuto di cemento, più a lungo il materiale rimarrà alcalino), sembra molto probabile il meccanismo di formazione del Blu di Prussia nelle pareti esposte all’HCN, dove l’esacianoferrato (III) ossida il cianuro in eccesso, mentre l’esacianoferrato (II) risultante si combina col tempo con gli ioni ferro (III) rimanenti per formare lentamente il Blu di Prussia.

Valutazione della campionatura passata e metodi analitici

Ben più di un centinaio di esemplari provenienti dalla muratura di vari edifici dei campi di Birkenau e Auschwitz del periodo bellico sono stati oggetto di campionatura di quattro indagini diverse che, in sequenza di pubblicazione, erano: Leuchter (USA, 1988),[6] Rudolf (Germania, 1993),[ 7] Ball (Canada, 1993)[8] e Markiewicz et. al.(Polonia, 1994).[9]

Mentre Leuchter e Rudolf avevano quantificato il cianuro totale della muratura utilizzando una procedura analitica, riconosciuta a livello internazionale, che dissolve il contenuto totale di cianuro, lo studio polacco (Markiewicz et. al.) aspirava a determinare solo i componenti di cianuro idrosolubili, cioè quei componenti che si potrebbe presumere non esistano più, perché i composti solubili del cianuro sono notoriamente instabili e si decompongono sotto l’influenza dell’umidità dell’aria con un tempo di dimezzamento di giorni e dunque non ci si può aspettare che siano sopravvissuti a cinque decenni di esposizione agli agenti atmosferici.[10] Quindi, qualunque cosa possa essere determinata con un tale metodo, non può certamente riguardare i composti solubili di cianuro depositati 50 anni prima, a prescindere dalla  riproducibilità dei risultati.[11]

Fig. 1: Fotografia interna tratta dalle rovine dell’obitorio 1 (presunta “camera a gas”) del Crematorio II. La freccia indica la zona di prelevamento di un campione effettuato da Germar Rudolf. (© 1991 Karl Philipp)

La ragione addotta dagli scienziati polacchi per escludere dalla loro analisi i composti di cianuro di ferro stabili a lungo termine merita una breve discussione. Se tale ragionamento fosse valido, sarebbe necessario un approccio completamente diverso agli interrogativi in questione.

Senza considerare i possibili percorsi per la formazione di cianuri di ferro stabili a lungo termine nei materiali delle pareti esposte all’HCN, il gruppo di lavoro polacco ha ipotizzato che “le stanze di disinfestazione fossero verniciate con questo colorante [Blu di Prussia]”.[12] La loro supposizione si basava su un articolo del chimico austriaco Josef Bailer, pubblicato in un opuscolo politico dal governo austriaco.[13] Per escludere questa pigmentazione dall’analisi, hanno deciso di applicare un metodo insensibile ai cianuri di ferro.

Vale la pena di sottolineare che esistono alcuni rapporti pubblicati in cui una singola fumigazione di vecchie chiese con lo Zyklon B (o il prodotto ad esso subentrato) ha provocato esattamente lo stesso scolorimento blu a chiazze dell’intonaco, come quello qui osservato, a causa della formazione di Blu di Prussia.

Il Blu di Prussia non è adatto per la pittura murale, poiché è instabile in ambiente alcalino e perché gli intonaci murali freschi saturi di Ca(OH)2 possono avere un pH fino a 13,[14] che diminuisce solo lentamente col tempo. Gli studi sulla stabilità del Blu di Prussia hanno specificato che il pigmento è ancora stabile a un valore di pH compreso tra 9 e 10.[15] Gli esperimenti condotti da Rudolf hanno fissato un limite di stabilità del pH 10-11 per le precipitazioni fresche di Blu di Prussia. Oltre questo valore, l’idrossido di ferro Fe(OH)3 precipita, lasciando dietro di sé gli ioni esacianoferrato (II) dissolti nuovamente, distruggendo così in modo reversibile il pigmento. Nelle schede informative dei pigmenti di Blu di Prussia, l’azienda chimica tedesca Degussa descrive la “resistenza al calcare” del Blu di Prussia –una misura di stabilità sugli intonaci murali freschi – come “non buona”.[16] Sebbene la distruzione del pigmento sull’intonaco alcalino sia reversibile, una volta che la parete ha perso parte della sua alcalinità, il risultato sarebbe comunque un colore blu a chiazze la cui tonalità muterebbe col tempo, certamente non il risultato sperato dal cliente che acquista una pittura murale blu. Di conseguenza, il Blu di Prussia, se utilizzato nella vernice blu, non è l’unica sostanza aggiunta per conferire il pigmento blu.[17]

Anche se tale pittura murale fosse stata disponibile durante la guerra, è improbabile che sia stata usata dalle autorità tedesche del campo esclusivamente nelle loro camere di disinfestazione. E ciò sarebbe stato vero non solo ad Auschwitz e Birkenau,[18] ma anche nei campi di Majdanek e Stutthof, le cui camere di disinfestazione mostrano un identico scolorimento Blu di Prussia che non si riscontra da nessun’altra parte nel campo.[19]

Nelle camere di disinfestazione di Auschwitz qui esaminate era stata data una mano di pittura a calce bianca. L’aggiunta di un altro strato di pittura avrebbe avuto poco senso. Inoltre, qualsiasi strato di vernice lascia dietro di sé i segni delle pennellate e uno strato definito contenente il pigmento insieme agli altri componenti della pittura, come leganti, riempitivi e additivi, che di solito ne costituiscono la maggior parte, nessuno dei quali è stato rilevabile nei casi qui esaminati.

Fig. 2: Stanza interna nord-ovest nell’ala di disinfestazione con Zyklon B del BW 5a nel campo di Birkenau. (©1991 Karl Philipp)

Alcuni dei campioni di Rudolf (ved. sotto) erano ricchi di cianuro ma non mostravano scolorimento, avendo avuto origine da strati più profondi dell’intonaco, che non potevano essere stati causati da uno strato superficiale di pittura blu. Inoltre, livelli elevati di cianuro sono talvolta rilevabili anche in campioni prelevati dall’esterno degli edifici, che sono semplici pareti di mattoni non intonacate, senza alcuna vernice.[20]

Non accettiamo quindi l’ipotesi che la pittura murale blu sia stata la causa delle decolorazioni blu dell’intonaco, della malta e dei mattoni delle pareti della camera di disinfestazione con Zyklon B dell’epoca del Terzo Reich. Escludere i cianuri di ferro insolubili dall’analisi, come ha fatto lo studio polacco, significa escludere la maggior parte dei componenti del cianuro rilevabili, il che non è certo un approccio valido.

Mentre il gruppo di lavoro polacco aveva il permesso delle autorità polacche di prelevare dei campioni delle pareti, Leuchter e Rudolf prelevavano i loro campioni clandestinamente. Considerando che il prelevamento segreto di campioni non è insolito ed è talvolta necessario per indagini indipendenti, questa irregolarità legale potrebbe non avere alcuna rilevanza per la nostra analisi.

Lo studio di Ball era modesto, solo sei campioni di parete prelevati in totale, senza alcuna posizione precisa. Un acceso dibattito, colorato ahimè da agende politiche, si è agitato intorno alla questione circa quali parti dei vecchi mattoni possano o non possano essere state regolarmente esposte all’ acido cianidrico gassoso. Pertanto, l’individuazione di ciascun sito di prelevamento dei campioni è qui piuttosto essenziale per ricostruire l’uso storico. Abbiamo qui escluso i campioni di Ball, poiché che il loro autore non è stato disponibile a rispondere alle domande riguardanti l’esatta provenienza dei suoi campioni.

Profondità di penetrazione

Forse influenzato dall’ipotesi che il Blu di Prussia trovato nelle pareti delle camere di disinfestazione di Auschwitz potrebbe derivare dalla pittura murale e quindi ci si aspetta di trovarlo solo sulla superficie delle pareti, Il dottor Roth, il chimico che ha lavorato presso i laboratori Alpha, che hanno analizzato i campioni di Leuchter nel 1988, ha dichiarato in una successiva intervista ai media che il gas di cianuro sarebbe stato assorbito solo nei primi dieci micrometri circa della superficie delle pareti.[21] Questo potrebbe valere per la pietra, ma non per i mattoni né per la malta o l’intonaco. Se la sua affermazione fosse valida, invaliderebbe il concetto stesso di campionamento delle pareti per valutare l’esposizione storica al cianuro. Commentiamo di seguito l'”ipotesi di Roth”:

  1. In primo luogo, possiamo giustapporre la dichiarazione ai media di Roth di cui sopra con la dichiarazione resa allorché testimoniava sotto giuramento come perito durante un processo per il quale aveva inconsapevolmente preparato le analisi in questione:[22]

“Nei materiali porosi come mattoni o malta, il Blu di Prussia [leggi: acido cianidrico] poteva penetrare abbastanza in profondità finché la superficie rimaneva aperta, ma quando si formava il Blu di Prussia, era possibile che quest’ultimo sigillasse il materiale poroso e fermasse la penetrazione”.

  1. Inoltre, la letteratura specialistica è dettagliata nell’affermare che l’acido cianidrico è un composto chimico estremamente mobile con alcune proprietà fisiche pressoché paragonabili all’acqua.[23] Può penetrare abbastanza facilmente attraverso strati spessi e porosi come le pareti, come è stato dimostrato durante gli esperimenti di disinfestazione alla fine degli anni ’20.[24]
  2. Inoltre, è generalmente noto che le malte cementizie e di calce sono materiali altamente porosi. La norma ufficiale tedesca DIN 4108, paragrafi da 3 a 5, ad esempio, si occupa della diffusione del vapore nei materiali edili.[25] Tratta in larga misura del cosiddetto fattore di resistenza alla diffusione dei materiali edili, un numero adimensionale che indica quanto tempo impiega la diffusione di un gas a penetrare in uno strato di certi materiali rispetto al tempo necessario per diffondersi attraverso lo stesso strato di aria ferma. Questo coefficiente si applica a qualsiasi tipo di gas, compreso l’acido cianidrico gassoso. Nell’elenco dei 100 diversi materiali edili compilato nella DIN 4108, paragrafo 4, si possono trovare malte di calce e cemento con resistenze alla diffusione da 15 a 35, nel qual caso la resistenza cresce con l’aumentare del contenuto di cemento. Quindi, in tali materiali, non esiste nulla di simile a uno strato definito di 0,01 mm oltre il quale l’acido cianidrico non potrebbe diffondersi, poiché, al confronto, non ci sarebbe motivo per cui l’acqua non possa penetrare in una spugna più profonda di un millimetro. Il vapore, ad esempio, il cui comportamento fisico è paragonabile all’acido cianidrico, può penetrare molto facilmente nelle pareti.
  3. Infine, Rudolf ha prelevato dei campioni di muratura dall’esterno delle camere di disinfestazione nonché dagli strati più profondi del materiale:

 

 

Tabella 1: Livelli di cianuro nei campioni esterni e negli strati profondi
Campione # Ubicazione mg di CN/kg
11 interno, intonaco da 1 mm a 10 mm di profondità 2,640
13 interno, intonaco da 2 mm a 10 mm di profondità 3,000
15a esterno, malta da 0 mm a 3 mm di profondità 1,560
15c esterno, mattone dall’esterno 1 mm 2,400
16 esterno, mattone da 0 mm a 7 mm 10,000
17 interno, intonaco da 4 mm a 10 mm 13,500
19a interno, intonaco da 0 mm a 4 mm 1,860
19b interno, intonaco da 4 mm a 8 mm 3,880

 

I campioni 15b e c di Rudolf sono stati prelevati da un mattone all’esterno di una delle camere di disinfestazione di Birkenau. Mentre il campione 15c consisteva nello strato superiore chiazzato di circa 1 mm di spessore del mattone raschiato via con una spatola, il campione 15b (non elencato sopra) consisteva nel resto del campione. Lo strato blu superiore aveva un valore di cianuro di 2.400 ppm, mentre il resto del campione (15b) aveva un valore di soli 56 ppm, il che indica che quasi tutto il cianuro era concentrato sul millimetro superiore del mattone, ma senza vernice visibile. Come ha indicato Rudolf, ciò può essere dovuto al fatto che l’ossido di ferro contenuto nei mattoni è piuttosto inerte alle reazioni chimiche dovute al processo di sinterizzazione che tutti i composti del mattone subiscono durante la sua realizzazione, ad eccezione della superficie del mattone, dove le influenze ambientali (radiazioni UV, piogge acide, ecc.) attivano il ferro.

Le coppie di campioni 9 e 11, 12 e 13, 19a e b, che sono state prelevate nello stesso punto ma a profondità diverse, così come il 17, prelevate al di sotto dell’intonaco di calce sovrapposto (che è simile al 19a), mostrano che la situazione è drasticamente diversa con l’intonaco:

Tabella 2: Profondità di penetrazione dell’HCN nelle pareti con conseguente formazione di Blu di Prussia [Valori in mg CN/kg]
Valori in superficie Valori negli strati profondi Valori esterni
Campione Valori Campione Valori Campione Valore
9 0 – 2 mm: 11.000 11 1 – 10 mm: 2.640
12 0 – 2 mm: 2.900 13 2 – 10 mm: 3.000 ­­–
17 4 – 8 mm: 13.500 16 0-7 mm: 10.000
19 a 0 – 4 mm: 1.860 19b 4 – 8 mm: 3.880

Il muro del sito in cui sono stati prelevati i campioni 9 e 11 mostrava una tonalità blu scuro molto intensa. L’accumulo concomitante di Blu di Prussia sulla superficie è confermato dalla quantità molto elevata di cianuro che vi si trova rispetto alla quantità notevolmente inferiore, anche se ancora sostanziale, degli strati più profondi. Questo accumulo superficiale è dovuto all’esposizione delle pareti agli elementi esterni e al contatto diretto con le acque sotterranee. Il campo di Birkenau è stato eretto in una zona paludosa: l’acqua sotterranea che si muove lentamente attraverso la parete e verso la superficie, dove evapora, trasporta con sé ioni solubili, tra cui gli esacianoferrati, che successivamente si accumulano sulla superficie delle pareti. Ciò è supportato anche dal visibile disegno di sfumature blu prodotte da questo processo, che sembra riprodurre la struttura sottostante  di laterizio di quel muro, probabilmente causata dalle diverse conduttività termiche – e quindi dai tassi di evaporazione dell’acqua – del materiale sottostante.[26]

Al contrario, nel luogo in cui sono stati prelevati i campioni 12 e 13, che è un muro divisorio interno non esposto agli agenti atmosferici e senza contatto diretto con le acque sotterranee, non si è verificato tale accumulo. Quindi, la mancanza di umidità in quella parete ha impedito il trasporto di cianuri solubili in superficie. Di conseguenza, si ottiene un profilo di concentrazione quasi costante per i 10 mm superiori della parete.

Il campione 17 è stato prelevato dalla parete meridionale dell’ala di disinfestazione dell’edificio BW 5b ad Auschwitz-Birkenau, una parete intensamente esposta agli agenti atmosferici, poiché in quella zona i venti e la pioggia provengono principalmente da sud-ovest a ovest.[27] Poiché l’umidità è un prerequisito importante per l’assorbimento dell’HCN nei materiali edili – essendo l’altro è un valore di pH elevato – questo potrebbe giustificare i valori di cianuro più alti in questa posizione. Infatti, il 74% di tutto il ferro contenuto in questo campione è stato convertito in Blu di Prussia: si tratta qui di valori di cianuro molto vicini al limite di saturazione. È interessante notare che i mattoni fortemente erosi, quindi chimicamente attivi, all’esterno di questo muro mostrano uno scolorimento blu scuro con valori di cianuro vicini a quelli misurati negli strati inferiori dell’intonaco all’interno (Campione 16) suggerendo che l’intero muro è saturo di Blu di Prussia, nel caso in cui qualcuno si azzardasse a prelevare campioni di carotaggio dall’interno di esso.

Questo potrebbe risolvere la questione su quale delle affermazioni del dottor Roth sia sostenibile: senza dubbio, quella che ha fatto sotto giuramento.

Fig. 3: Parete esterna sud-ovest dell’ala di disinfestazione con Zyklon B del BW 5b nel campo di Birkenau. (© 1991 Karl Philipp)

 

Limite di rilevamento e affidabilità

Lo studio polacco ha seguito il metodo definito da Epstein, che fornisce un limite di rilevamento di 0,2 mg/l per i campioni liquidi.[28] Il gruppo di lavoro polacco ha misteriosamente asserito, tuttavia, che il loro limite di rilevamento era di quasi due ordini di grandezza inferiore, situandosi a 3-4 μg/kg secondo l’esperienza acquisita con le misurazioni di prova. Siamo ben lontani dall’accettare questo livello di precisione di parti per miliardo sostenuto per un metodo del 1947, ma ci asteniamo da ulteriori commenti.

Ciò, oltre alle osservazioni formulate sopra sull’ipotesi evidentemente errata della pittura murale, ha portato alla nostra decisione di escludere questi risultati dal presente studio comparativo riguardante solo la misurazione del cianuro totale delle pareti.

Ci rimangono quindi gli studi condotti da Leuchter e Rudolf. Utilizzando solo questi due studi pubblicati abbiamo qui fatto diverse distinzioni binarie nell’ambito dei dati, ad esempio tra i campioni di pareti esterne esposte agli agenti atmosferici e quelli provenienti da stanze ancora chiuse con soffitti intatti. Ciò può guidarci sull’effetto degli agenti atmosferici sui livelli di cianuro residuo. Inoltre, sarebbe interessante un differenziale tra l’assorbimento del cianuro nei mattoni e nella malta. Abbiamo cercato di accertare un livello di controllo, cioè un livello medio di ferrocianuro nei dormitori, nelle cucine e nelle pareti dei bagni, stanze in cui nessuno ha affermato che si sia verificata un’esposizione regolare all’acido cianidrico. Mettendo insieme i due gruppi di dati abbiamo cercato di accertare in modo credibile questa misurazione metrica scientifica vitale.

Non siamo stati principalmente interessati a stabilire se fosse presente uno scolorimento blu intenso del ferrocianuro delle pareti, o come si fosse formato. Questa tonalità blu emerse solo lentamente dopo la guerra e fu lo stimolo per le misurazioni originali dei cianuri murali effettuate da Fred Leuchter. Noi suggeriamo che le semplici misurazioni del cianuro totale qui valutate non dipendano da tale scolorimento. Ad esempio, se un determinato materiale per pareti contiene circa l’1% di composti di ferro, anche la sua totale conversione in Blu di Prussia non porterebbe necessariamente a un rilevante cambiamento di tonalità, poiché l’1% di blu all’interno del 99%, diciamo, di grigio malta sarebbe difficilmente percettibile dall’occhio umano. Ciò è confermato dai campioni 19a e b di Rudolf, entrambi con elevati livelli di cianuro, sebbene nessuno dei due mostrasse alcuna evidente tonalità blu. Il forte scolorimento delle superfici delle pareti deve quindi dipendere dai processi di accumulo in prossimità della superficie, ad esempio a causa dell’umidità che trasporta i composti di cianuro ancora solubili, come gli esacianoferrati, in superficie, dove poi si è lentamente convertito in Blu di Prussia.[29]

Sia Leuchter che Rudolf fecero analizzare i loro campioni da laboratori professionali che impiegavano metodi quasi identici: macinazione dei campioni solidi in mulini a sfere, quindi estrazione del cianuro attraverso la bollitura dei campioni in polvere in acido cloridrico. L’HCN in formazione veniva espulso per mezzo di un flusso d’aria continuo in una soluzione di NaOH. Questo era poi analizzato fotometricamente. Anche se oggi sono disponibili metodi più sensibili per rilevare il cianuro, di solito non sono in grado di sciogliere il Blu di Prussia, che è parte integrante di un campione solido.

Il limite di rilevamento dei metodi utilizzati da Leuchter era di 1 ppm, mentre il laboratorio di Rudolf dichiarava un limite di 0,5 ppm. Il principale punto debole di queste due indagini è probabilmente che molti dei campioni in questione mostravano livelli di cianuro molto vicini a questi limiti di rilevamento.

Il metodo analitico utilizzato è stato originariamente ideato per campioni liquidi, mentre si tratta di campioni solidi il cui contenuto di cianuro deve essere disciolto prima di poter essere misurato. Inoltre, quasi tutti i metodi analitici utilizzati fino ad oggi sono suscettibili di interferenze da parte di un’ampia gamma di componenti.[30] Tra questi componenti i carbonati sono di particolare importanza nel nostro caso. Nell’HCl acquoso, i carbonati rilasciano CO2, che viene quindi trasferito insieme all’HCN nella soluzione NaOH. Il metodo analitico standard tedesco (DIN) utilizzato per i campioni di Rudolf menziona specificamente una potenziale interferenza del carbonato, che può mascherare piccole quantità di cianuro.[31] Nel caso in esame, i carbonati sono un componente principale della maggior parte dei campioni (ad eccezione dei mattoni). Resta da determinare fino a che punto una sostanziale quantità di carbonato abbia influenzato l’analisi. Si può affermare con certezza, tuttavia, che il limite di rilevamento affidabile in queste circostanze può essere considerevolmente più alto di quello indicato per i campioni liquidi con pochi o nessun carbonato.

Per dimostrare questo punto, il laboratorio di Leuchter ha rianalizzato due campioni di basso livello e ha effettuato un’analisi per l’individuazione dei picchi per un terzo. Rudolf fece rianalizzare quattro dei suoi campioni da un altro laboratorio. I risultati sono riportati nella Tabella 3.

Tabella 3: Riproducibilità dell’analisi del cianuro totale di campioni di parete da parte di Rudolf e Leuchter [Risultati in mg CN/kg]
Campione* 1° Risultato 2° Risultato % di recupero (1°/2°)
L25 3.8 1.9 50
L30 1.1 SD 0
L26 1.3 140**
R3 6.7 SD 0
R8 2.7 SD 0
R11 2,640 1,430 54
R25 9.6 9.6 100
* L = numero di campione di Leuchter; R = numero di campione di Rudolf; **In questo caso è stato eseguito un recupero di picchi, con la sola percentuale indicata.

Mentre tutti i campioni di Leuchter sono descritti come “mattoni”, quindi dovrebbero avere un basso contenuto di carbonati interferenti, i campioni di Rudolf 3, 8 e 11 erano campioni di intonaco ricchi di carbonati. L’unico campione che poteva essere riprodotto con precisione, il #25, era di mattoni. Come si può vedere, l’affidabilità dei risultati analitici anche dei campioni con alti livelli di cianuro è problematica, mentre l’affidabilità dei risultati dei campioni con livelli di cianuro vicini al limite di rilevazione formale si avvicina allo zero. In prospettiva, si ritiene che un tasso di recupero dei picchi fino a  ±10% indichi un metodo analitico affidabile. I limiti di accettabilità si considerano generalmente a ±25%. Qui si tratta di tassi compresi tra +40% e -100%.

Le camere di disinfestazione

La nostra prima divisione dei dati riguarda dei campioni di pareti prelevati da quelle che tutte le parti concordano nel considerare innocue camere di disinfestazione negli edifici dei locali igienici di Auschwitz-Birkenau BW 5a e BW 5b (BW sta per Bauwerk= edificio). Edificate nel 1941 come misura preventiva contro l’epidemia di tifo che imperversava in questo campo tedesco del periodo bellico, esponevano indumenti e biancheria da letto a circa mille parti per milione di cianuro gassoso per diverse ore.[32] Erano state progettate per essere utilizzate in combinazione con lo Zyklon B. Il tipo utilizzato ad Auschwitz consisteva in granuli di gesso altamente porosi imbevuti di acido cianidrico liquido.[33] Il liquido bolliva a 25,7°C, quindi si raccomandava un leggero riscaldamento per accelerare l’evaporazione del composto, anche se non era necessario, data l’elevata pressione di vapore dell’HCN anche a basse temperature.

Solo un singolo campione di una parete della camera di disinfestazione (DC) fu prelevato da Fred Leuchter, a Birkenau, anche se era piuttosto consistente, ma fu ampiamente compensato dalla campionatura piuttosto estesa di Rudolf all’interno e all’esterno di due camere di disinfestazione nello stesso campo. Infatti, possiamo subito dividere i 16 campioni DC di Rudolf tra quelli provenienti da pareti interne e quelli provenienti da pareti esterne degli stessi edifici:

Camera di disinfestazione, all’interno: 5.431 ± 3.962 ppm (n=11),
all’esterno: 3.010 ± 3.999 ppm (n=5).

Ci si possono aspettare tali enormi deviazioni standard tra campioni prelevati in luoghi diversi con esposizioni e storie diverse: in senso stretto, si dovrebbero considerare solo per risultati analitici multipli dello stesso campione o di campioni molto simili, il che non è il caso.

Tutte le pareti qui oggetto di campionatura (ad eccezione dei campioni di Rudolf #19a&b, come sopra menzionato) erano in una certa misura macchiate di blu. Chiaramente, l’acido cianidrico utilizzato regolarmente in queste camere di disinfestazionne è penetrato attraverso le pareti, essendo, quarant’anni dopo, più basso all’esterno del 45% rispetto all’interno.

Confrontando i campioni DC di Leuchter e Rudolf con tutti gli altri campioni di livello di cianuro misurabile si ottiene:

Tabella 4: Livelli di cianuro in ppm nelle camere di disinfestazione rispetto ad altre sedi
Campionatore Camere di disinfestazione Altre sedi
Leuchter 1.050 (n=1) 1,22 ± 1,94 (n=33)
Rudolf 4.674 ± 4.009 (n=16) 2,61 ± 3,6 (n=16)
Valore medio complessivo: 4.461 ± 3.980 (n=17) 1,68 ± 2,6 (n=49)

Sono stati prelevati da Leuchter 32 campioni in totale, tre dei quali sono stati misurati due volte da Alpha Laboratories, cioè la quantità era abbastanza consistente per poter eseguire due test separati su di essi (vedere Appendice 1 del Rapporto Leuchter). Ciò ha fornito complessivamente 35 test eseguiti, di cui 16 hanno fornito livelli misurabili di cianuro di ferro, mentre 19 presentavano dei livelli di cianuro troppo bassi, se non nulli, per consentirne una lettura. Abbiamo qui incluso tutti i valori misurati da Leuchter, tranne quello costituito da materiale sigillante prelevato da un forno di disinfestazione ad aria calda.

Rudolf fece effettuare 32 analisi, quattro delle quali erano analisi ripetute da un altro laboratorio. Il suo laboratorio, “Fresenius Institute”, ha ottenuto valori misurabili da tutti i campioni, mentre l’altro laboratorio (IUS) non è stato in grado di rilevare alcun residuo in due dei quattro campioni. Inoltre, Rudolf prelevò anche un campione da una fattoria bavarese crollata come ipotesi nulla. Anche questo campione è stato testato da entrambi i laboratori (R25).

Il primo giudizio da formulare qui è se le medie e le deviazioni standard sono abbastanza simili da giustificare la messa in comune dei due gruppi di dati. Se a tutti i campioni di Leuchter con livelli troppo bassi per essere misurati viene assegnato un valore di 0,5 ppm (per scegliere la via di mezzo tra nulla e il limite di rilevamento ufficiale di un ppm), allora i suoi valori non DC salirebbero da 1,22 ± 1,94 a una media complessiva di 1,4 ppm ± 1,8 per n=33. In questo modo si è visto che i gruppi di dati di Leuchter e Rudolf non differiscono in modo significativo, e quindi ci siamo sentiti liberi di mettere in comune i due gruppi di dati.

Dopodiché, è evidente una differenza di duemila volte tra i due gruppi. I dati delle misurazioni del cianuro della parete rientrano in due gruppi chiaramente separati senza alcuna sovrapposizione. Non abbiamo qui ulteriori commenti sui valori del campione di parete della DC.

Camere a gas omicide

Non c’è alcun indizio che sia mai esistita, prima o dopo la Seconda guerra mondiale, una grande camera a gas omicida al cianuro. C’è un ampio consenso, tuttavia, sul fatto che tali camere a gas esistessero e funzionassero diffusamente in Polonia durante la guerra. In effetti, si può essere incarcerati in dieci nazioni europee per aver espresso pubblicamente dubbi su una cosa del genere. Non ci interessa discutere i dettagli tecnici di queste (presunte) grandi camere a gas omicide al cianuro (HGC). La nostra preoccupazione sta esclusivamente nel definire la categoria di HGC, cioè quale muratura è stata oggetto di campionatura da parte di Leuchter e poi di Rudolf.

Per campione “di controllo” intendiamo un campione prelevato da una stanza che non è stata registrata o che si presume non abbia funzionato come camera a gas, né per gli esseri umani né per i vestiti o la biancheria da letto, cioè non sia stata né una DC né una HGC. Per accertare questo gruppo, ci siamo qui avvalsi dell’attento lavoro di Desjardins, che nel 2007 ha pubblicato una nuova analisi della sua visita del 1996 ad Auschwitz-Birkenau, dove ha ripercorso i siti dai quali Leuchter aveva prelevato i campioni, commentando la posizione di ciascun campione.[34] Rimangono quindi disponibili tre fonti primarie per localizzare i siti di campionatura: le riprese video effettuate durante la campionatura di Leuchter, le mappe redatte successivamente e la ricostruzione di Desjardins.[35] In questo modo, siamo stati in grado di raggruppare i dati, ad esempio, per campioni esterni/esposti rispetto a campioni interni/non esposti, come detto, ma anche e soprattutto per Camere a gas omicide (HGC) rispetto ai livelli di fondo o di controllo. I principali testi hanno indicato gli edifici che, secondo quanto riferito, funzionavano come HGC,[36] E chiaramente la motivazione principale di queste indagini di campionatura chimica della muratura si è concentrata su questi.

Leuchter ha prelevato dei campioni da cinque luoghi che sono stati generalmente indicati come “Kremas” nella letteratura specialistica, che è un’abbreviazione tedesca per crematori. Presi dalle pareti di questi siti, i numeri dei campioni di Leuchter provenienti da luoghi che si dice fossero HGC erano, ha concluso Desjardins: Krema 2: 1-7; Krema 3: 8-11; Krema 4: 20; Krema 5: 24 e Krema 1: 25-27 e 29-31, per un totale di 19 campioni, tre dei quali sono stati analizzati due volte, quindi 22 risultati analitici in tutto. I campioni “di controllo” diventano quindi quelli prelevati all’interno di quegli edifici di cui non si afferma abbiano fatto parte di una HGC, cioè Krema 4:13-19; Krema 5: 21-23 e Krema 1: 28, per un totale di 11. Questi campioni provenivano da luoghi che erano stati un bagno, una stanza del camino e altre stanze non identificate, non associate all’uso di gas tossici. I valori medi dei due gruppi danno il seguente risultato

HGC (n=22): 1,6 ± 2,0 ppm
Controlli (n=11): 1,28 ± 1,21 ppm

La differenza statisticamente insignificante del 21% tra le medie di questi due gruppi non indica una differenza storica in termini di esposizione al cianuro gassoso.

A proposito dell’esposizione delle pareti agli agenti atmosferici, Desjardins, dopo aver ripercorso attentamente i passi di Leuchter durante una visita ad Auschwitz nel 1996 e aver visto il video che era stato realizzato sulla campionatura di Leuchter, ha commentato:

“I campioni di Leuchter, numerati da 25 a 31, estratti dal Crematorio I […] prelevati da una struttura che non è stata distrutta ed è rimasta intatta dalla fine della guerra, non sono stati esposti agli agenti atmosferici. Lo stesso si potrebbe dire per i campioni 4, 5 e 6 prelevati dal Crematorio II. Leuchter ha prelevato questi campioni da un pilastro, una parete e un soffitto che, sebbene accessibili, erano comunque ben protetti dal vento, dalla pioggia e dal sole”.

Procedendo analogamente ottenendo le due medie, utilizzando gli stessi dati di prima, il risultato è stato:

Camere coperte (n=13): 1,77 ± 2,1 ppm
Superfici esposte (n=20): 1,32 ± 1,6 ppm

Il fatto che una diminuzione così lieve dei livelli di cianuro di ferro abbia avuto luogo nell’arco di quattro decenni è davvero notevole e concorda con ciò che si sa sull’insolubilità e la permanenza del Blu di Prussia.

Rudolf prelevò tre campioni dalle pareti della (presunta) HGC (da quello che viene chiamato l’obitorio del crematorio II), ottenendo in quattro analisi valori di 7,2, 0,6, 6,7 e 0 ppm, elencati come i primi tre campioni della sua tabella di dati (Fig. 19). All’interno di quello che chiamiamo il gruppo di “controllo”, ha studiato l’assorbimento del cianuro da parte dell’intonaco rispetto alla malta. Per l’intonaco vicino alla superficie ha trovato una media di 1,2±1,4 ppm (n = 7, i suoi campioni 4, 5, 7, 8 (due volte), 10, 23); mentre per la malta ha trovato 0,2±0,1 ppm (n=3, Campioni 6, 21, 24). Pertanto, la malta tra i mattoni conteneva un livello relativamente più basso di cianuro di ferro.

La tabella 5 elenca i dati totali di Leuchter, come prima, assegnando valori di 0,5 ppm ai suoi campioni che erano troppo bassi per essere misurati. I sei campioni di Leuchter del crematorio 1 sono {3.8, 1.3, 1.4, 7.9, 1.1, 0.5}ppm, più i suoi sette campioni del crematorio II {0.5, 0.5, 0.5, 0.5, 0.5, 0.5} ppm. Assegnando anche 0,5 ppm ai campioni al di sotto del limite di rilevamento, i quattro campioni di Rudolf del crematorio II sono {7,2, 0,6, 6,7, 0,5}. Rudolf prese i suoi controlli da due lotti di baracche per detenuti (Campioni 5-8, dove l’8 è stato analizzato due volte, e 23-24), da muri che non facevano parte di una camera di disinfestazione originale (Campioni 10 e 21) così come da una fattoria bavarese crollata (Campione 25, analizzato due volte), il che dà 11 in tutto: {0.6, 0.1, 0.3, 2.7/0.5, 0.3, 0.1, 3.6, 0.3, 9.6/9.6}. La combinazione di questi ci dà:

Tabella 5: Valori medi di cianuro delle (presunte) camere a gas omicide e dei luoghi di controllo, ppm
Campionatore Valore medio HGC Valore medio di “controllo”
Rudolf 3,8 ± 3,7 (n=4) 2,5 ± 3,7 (n=11)
Leuchter 1,6 ± 2,1 (n=22) 1,3 ± 1,2 (n=11)
Combinato 1,9 ± 2,4 (n=26) 1,9 ± 2,8 (n=22)

Di conseguenza, la differenza statistica tra i due gruppi di campioni è praticamente inesistente. Supponendo, per l’interesse della discussione, che i risultati analitici siano attendibili, rimangono solo due opzioni: o durante la guerra questi altri edifici presentavano condizioni sfavorevoli per la formazione di questi composti, oppure non sono stati affatto esposti o sono stati esposti solo raramente all’HCN, presumibilmente per la disinfestazione dei rispettivi locali. Ma, se qualcuno ritiene che possano essere identificati i resti di una camera a gas omicida al cianuro del periodo bellico, cosa che è stata in qualche modo omessa fino ad oggi dalle numerose campionature murali, saremmo ansiosi di tentare di prelevare ulteriori campioni da essa, aspettandoci di osservare un livello elevato di cianuro residuo.

Conclusione

È stato riscontrato che le pareti delle camere di disinfestazione di Auschwitz e Auschwitz-Birkenau presentano livelli elevati o di saturazione di cianuri di ferro, che indicano un’esposizione regolare e intensa all’acido cianidrico gassoso. Tutti gli altri edifici di quel campo in cui sono stati prelevati dei campioni presentano livelli molto più bassi di cianuro totale, se presenti. La ragione di ciò deve ancora essere concordata scientificamente.

Tuttavia, i risultati analitici pubblicati delle analisi del cianuro totale sono ostacolati dal fatto che il metodo utilizzato non sembra fornire risultati affidabili per i livelli di cianuro che si avvicinano al limite di rilevazione. Nemmeno il valore dell’unico campione con un alto contenuto di cianuro, che è stato rianalizzato, è stato riprodotto entro un margine accettabile.

Mentre lo studio di Markiewicz et al., che rilevava solamente i cianuri solubili era finanziato da un progetto di ricerca governativo e quindi poteva attingere a risorse sufficienti per condurre accurate calibrazioni e per rianalizzare ogni campione due volte, gli studi di Leuchter e Rudolf dovevano basarsi su laboratori commerciali che non rianalizzavano (Rudolf) o rianalizzavano solo per poche eccezioni (Leuchter) i loro campioni. Rudolf dovette effettivamente consegnare alcuni dei suoi campioni a un altro laboratorio, che potrebbe anche aver introdotto (o eliminato) errori sistematici.

Considerando che i metodi utilizzati da Leuchter e Rudolf non sono stati concepiti per campioni solidi e sono noti per essere soggetti a imprecisioni, specialmente in presenza di grandi quantità di carbonati come in alcuni casi (Leuchter), se non della maggior parte (Rudolf) dei loro campioni, è necessario innanzitutto stabilire un metodo in grado di rilevare il cianuro totale in modo attendibile e con precisione in tali campioni solidi  ad alto contenuto di carbonato, prima di poter trarre qualsiasi conclusione definitiva da qualsiasi risultato analitico.

D’altra parte, lo studio intrapreso da Markiewicz et al., sebbene più approfondito e quindi affidabile per quanto riguarda i risultati delle loro analisi, ha seguito una procedura analitica che escludeva quasi tutto il cianuro. Il mistero della sua pretesa maggiore accuratezza (“L’IFFR seguiva un metodo molto più sensibile [rispetto a Leuchter o Rudolf]. La loro sensibilità era di 3-4 μg/kg, cioè 300 volte più sensibile” secondo il chimico Richard Green.) dovrebbe essere ulteriormente discusso, prima di una corretta replica che stiamo qui sostenendo. Lo studio polacco ha seguito una procedura di analisi colorimetrica abbastanza comparabile, e rimane per noi poco chiaro come un metodo del 1947 abbia potuto pretendere di raggiungere un’accuratezza tanto superiore in ordini di grandezza, in parti per miliardo di cianuro a parete solida piuttosto che in parti per milione.

Speriamo che sia possibile replicare ai risultati di entrambi i metodi analitici, misurando in modo affidabile il contenuto di cianuro permanente e solubile in campioni prelevati da tutti i siti di interesse. Ciò dovrebbe essere avvenire in un Paese in cui l’espressione del dubbio non è un crimine. Come sosteneva, ad esempio, Karl Popper, il dubbio è inerente al metodo scientifico,[37] E non si può avere un dibattito calmo, necessario per risolvere tale questione emotiva, a meno che non sia permesso formulare dei dubbi. Per questo motivo vorremmo vedere un’indagine nel Regno Unito o negli Stati Uniti, anche se il fenomeno riguarda l’Europa centrale.

C’è un’onorata tradizione scientifica dell’experimentum crucis, o esperimento chiave, in cui la scelta tra teorie contrastanti è risolta in modo decisivo: cosa sarebbe in questo caso? È già stato eseguito? Idealmente, ci piacerebbe vedere una ricostruzione virtuale delle diverse camere e pareti di cui si è qui discusso, con l’indicazione di dove si trovi la vecchia muratura “autentica” e i vari punti di campionatura effettuata fino ad oggi, in modo che diversi gruppi possano discutere e concordare dove dovrebbe essere condotta un’ulteriore campionatura.

Stiamo componendo questo articolo nell’anno del 300° anniversario della grande controversia sul calcolo tra Leibniz e Newton. Erano in gioco feroci passioni nazionali, anche se pochi riuscivano a cogliere la differenza tra i differenziali di Leibniz e le flussioni di Newton: allo stesso modo non ci opponiamo a un acceso dibattito – purché non sfoci in insulti ad hominem, fine di carriera, ecc., che hanno in qualche modo ostacolato la discussione precedente – ma questa volta un dibattito che ruoti attorno alle oscure equazioni del legame ferro-cianuro.

 

Note:

[1]      PO Box 121, Red Lion, PA 17356, USA, www.GermarRudolf.com

[2]      60 Barrett Road, London E17 9ET, UK.

[3]    Cfr. E. Emmerling, in Holzschädlingsbekämpfung durch Begasung (Ed. Michael Petzet),  “Arbeitshefte des Bayerischen Landesamtes für Denkmalpflege”, vol. 75, Lipp-Verlag, Munich, 1995, pp. 43-56; D. Grosser, E. Roßmann, “Blausäuregas als bekämpfendes Holzschutzmittel für Kunstobjekte” Holz als Roh- und Werkstoff, 1974, 32, 108-114; Günter Zimmermann (ed.), Bauschäden Sammlung, vol. 4, Forum-Verlag, Stuttgart, 1981, pp. 120sgg.;   simile: http://www.pfarrei-untergriesbach.de/pfarrbrief11.htm.

[4]     In alternativa l’ossiidazione del CN  potrebbe anche raggiungere solo lo stadio di cianato   OCN–.

[5]     J.C. Bailar, Comprehensive Inorganic Chemistry, Vol. 3, Pergamon Press, Oxford, 1973,

  1. 1047.

[6]  Fred A. Leuchter, An Engineering Report on the Alleged Execution Gas Chambers at  Auschwitz, Birkenau and Majdanek, Poland, Samisdat Publishers Ltd., Toronto, 1988; nuova pubblicazione: Fred A. Leuchter, Robert Faurisson, Germar Rudolf, The Leuchter Reports. Critical Edition, 2a ed., Theses & Dissertations Press, Chicago, 2005.

[7]     Pubblicato per la prima volta in tedesco: Rüdiger Kammerer, Armin Solms (ed.), Das  Rudolf Gutachten, Cromwell, London, 1993; disponibile in inglese  come: Germar Rudolf, The Rudolf Report, Theses & Dissertations Press, Chicago, 2003; 2a ed., The Barnes Review, Washington, DC, 2011.

[8]     John C. Ball, The Ball Report, Ball Resource Services Ltd., Delta, BC, Canada, 1993, pp. 10f.; online su http://germarrudolf.com/wp-content/uploads/2012/05/BallReport-OCR.pdf. Ball ha una laurea in geologia e ha lavorato come geologo dell’esplorazione mineraria.

[9]     Jan Markiewicz, Wojciech Gubala, Jerzy Labedz, “A Study of the Cyanide Compounds

Content in the Walls of the Gas Chambers in the Former Auschwitz and BirkenauConcentration Camps,” Z Zagadnien Nauk Sadowych (“Journal for Issues of the Forensic Sciences”), 1994, 30, 17-27.

[10]  Per trovare traccia di tali cianuri dopo 50 anni (più di 18 000 giorni), l’emivita avrebbbe dovuto essere  notevolmente più lunga rispetto a 2 anni ca.  (0.1% di perdita al giorno).

  [11]   Il gruppo di lavoro polacco ha analizzato ogni campione tre volte e ha potuto riprodurre  la maggior parte dei loro valori entro limitit accettabili, sebbene non sia chiaro che cosa abbiano realmente individuato, considerato il problema del rapido deterioramenton appena citato.

[12]   Come 7, p. 19. Questa ipotesi è stata in seguito menzionata da Richard J. Green, “A Study of the Cyanide Compound Content in the Walls of the Gas Chambers in the Former Auschwitz and Birkenau Concentration Camps,” in Holocaust Denial: Demographics, Testimonies and Ideologies (Ed.: John C. Zimmerman), University Press of America, Lanham, Mass., 2000, p. 260; e poi da Achim Trunk, “Die todbringenden Gase,” in Neue Studien zu nationalsozialistischen Massentötungen durch Giftgas (Eds.: G. Morsch, B. Perz), Metropol Verlag, Berlin, 2011, pp. 46f., tutti con il solo riferimento reciproco.

[13]  Josef Bailer, “Der Leuchter-Bericht aus der Sicht eines Chemikers,” in Amoklauf gegen die Wirklichkeit (Ed.: Dokumentationszentrum des öster­reichischen Widerstandes, Bundesministerium für Unterricht und Kultur – Centro di documentazione della resistenza austriaca, Ministero dell’informazione e della cultura N.d.T.), Vienna, 1991, pp. 47-52; in seguito ristampato in Wahrheit und Auschwitzlüge (Ed.: B. Bailer-Galanda, Wolfgang Benz, Wolfgang Neugebauer), Deuticke, Vienna, 1995, pp. 112-118. Nelle sue affermazioni chimiche Bailer non menziona le fonti.

[14]  Con una maggiore quantità di cemento nell’intonaco o nella malta; l’alcalinità di quet’ultima dura sempre di più, per settimane nell’intonaco di calce priva di cemento,  fino a decenni nelle malte e nel calcestruzzo contenenti cemento ad alta resistenza; cfr. N.V. Waubke, Transportphänomene in Betonporen, Dissertation, Braunschweig, 1966; W. Czernin, Zementchemie für Bauingenieure, Bauverlag, Wiesbaden, 1977, pp. 49sgg.; W.H. Duda, Cement Data-Book, Bauverlag, Wiesbaden, 1976, pp. 4 sgg.

[15]  M.A. Alich, D.T. Haworth, M.F. Johnson, “Spectrophotometric studies of

hexacyanoferrate(III) ion and its reaction with iron(III) in water and ethanol,” J. Inorg. Nucl.       Chem. 1967 29, 1637-1642.

[16]  M.A. Alich, D.T. Haworth, M.F. Johnson, “Spectrophotometric studies of

hexacyanoferrate(III) ion and its reaction with iron(III) in water and ethanol,” J. Inorg. Nucl. Chem. 1967 29, 1637-1642.

[17]   J.A. Sistino, in Pigment Handbook (Ed.: Peter A. Lewis), Vol. 1, Wiley and Sons, New York,

1974, pp. 401-407; H. Beakes, Paint & Coatings Industry Magazine, 1954, 69(11), 33 sgg.

[18]   Ved. G. Rudolf, The Rudolf Report, Theses & Dissertations Press, Chicago, Ill., 2003, tavole a colori all’esterno delle pagine numerate (la 2a ed. citata nella nota 7 contiene foto a colori solo in copertina).

[19]  Ved. C. Mattogno, J. Graf, Concentration Camp Stutthof, Theses & Dissertations Press, Chicago, 2003, foto 13 & 14; J. Graf, C. Mattogno, Concentration Camp Majdanek, Theses & Dissertations Press, Chicago, 2003, foto XIII, XIV, XIX; M. Berenbaum, The World Must Know, Little, Brown & Co., Boston, 1993, p. 138.

[20]   Richard Green ha insinuato che le chiazze di Blu di Prussia sui muri esterni delle camere di disinfestazione dei campi di Auschwitz, Birkenau, Stutthof e Majdanek possano essere state causate da oggetti “inzuppati in soluzioni acquose di HCN” e appoggiati contro tali muri: R.J. Green “Report of Richard J. Green, PhD,” presentato come prova durante il processo per diffamazione presso la Queen’s Bench Division, Royal Courts of Justice, Strand, London, intentato da David John Cawdell Irving contro (1) Penguin Books Limited, (2) Deborah E. Lipstadt, rif. 1996 I. N. 1113, 2001, p. 18 (www.holocaust-history.org/irving-david/rudolf/affweb.pdf). Dato che non sono mai state disponibili “soluzioni acquose di HCN” per la disinfestazione, tanto meno avrebbero potuto essere usate o sarebbero state usate, poiché sarebbe stato estremamente pericoloso manipolarle, questa ipotesi può essere liquidata come assolutamente irrealistica.

[21]   In un’intervista realizzata da Errol Morris nel suo documentario Mr. Death: The Rise and Fall of Fred A. Leuchter, Jr., Fourth Floor Productions, maggio 12, 1999; VHS: Universal Studios, 2001; DVD: Lions Gate Home Entertainment, 2003 (https://codoh.com/library/document/mr-death-rise-and-fall-fred-leuchter-jr/); ved. anche: The Pelt Report, presentato come prova durante il processo per diffamazione presso la Queen’s Bench Division, Royal Courts of Justice, Strand, London, intentato da David John Cawdell Irving contro (1) Penguin Books Limited, (2) Deborah E. Lipstadt, rif. 1996 I. N. 1113, p. 307 (https://www.hdot.org/vanpelt_toc/).

[22]   B. Kulaszka (ed.), Did Six Million Really Die? Report on the Evidence in the Canadian “False News” Trial of Ernst Zündel – 1988, Samisdat Publishers Ltd., Toronto, 1992, p. 363 (verbale del tribunale p. 33-9291). Online: https://codoh.com/library/document/did-six-million-really-die/

[23]   William Braker, Allen L. Mossman, Matheson Gas Data Book, Matheson Gas Products, East Rutherford, 1971, p. 301; R.C. Weast (ed.), Handbook of Chemistry and Physics, 66th ed., CRC Press, Boca Raton, Fla. 1986, p. E 40.

[24]   L. Schwarz, W. Deckert, “Experimentelle Untersuchungen bei Blausäureausgasungen,” Z. Hygiene und Infektionskrankheiten, 1927, 107, 798-813; ibid., 1929, 109, 201-212.

[25]   Cfr. www.wufi-wiki.com/mediawiki/index.php5/Details:WaterVaporDiffusion; Hartwig

Künzel, Simultaneous Heat and Moisture Transport in Building Components, Fraunhofer IRb Verlag, Stuttgart, 1995, p. 24 (http://www.civil.uwaterloo.ca/beg/CE708/PhD_Kuenzel.pdf).

[26]  Immagine a colori 3 in G. Rudolf, op. cit. (nota 18); simile ma meno pronunciato a     Majdanek, ibid., Immagine a colori 7.
[27]   Il muro occidentale d questa camera di disinfestazione consiste in una parete interna che lo separa da altre parti dell’edificio.
[28]   J. Epstein, “Estimation of Micro-Quantities of Cyanide,” J. Ind. Eng. Chem., 1947, 19, 272-274.
[29]  I casi di danni alle costruzioni riferiti nella nota 3 indicano che ci vollero molti mesi, se non più di un anno, affinché avvenisse la completa conversione dell’HCN assorbito in chiazze blu causate dal Blu di Prussia. La fase finale di quella reazione, legame del Fe3+ con l’esacianoferrato (II) solubile, quindi mobile, dipende dalla diponibilità di Fe(III) (acidità, mobilità, ecc.).

[30]  Ved. Ben D. Giudice, Brant Jorgenson, Michael Bryan, “Problems Associated with Using Current EPA Approved Total Cyanide Analytical Methods for Determining Municipal Wastewater Treatment Plant NPDES Permit Compliance,” Central Valley Regional Water Quality Control Board, Tentative Order 1106, #18, Sacramento, Cal., 9/10 giugno 2011. Online: www.waterboards.ca.gov/centralvalley/board_decisions/tentative_orders/1106/cyanide/3_cyanide_info_att_b.pdf

[31]  DIN 38 405, paragrafi  D13 e D14, risp..

[32]  Sulle procedure prescritte ved. le istruzioni tedesche del periodo bellico pubblicate dalle autorità tedesche di occupazione a Praga nel 1943 e schedate durante il processo di Norimberga nel 1946, Documento NI-9912; se ne può trovare una traduzione in .-C. Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, Beate Klarsfeld Foundation, New York, 1989 nota 22), pp. 18-20.

[33]   La farina fossile  come materiale veicolante  era  in disuso già alcuni anni prima della guerra; perciò durante la  guerra la letteratura specialistica  parlava solo di “Erco” = gesso contenente un po’ di amido (simili ai Pappscheiben – dischi di cartone –  = cartone ricavato da fibre di legno), cfr. R. Irmscher, “Nochmals: ‘Die Einsatzfähigkeit der Blausäure bei tiefen Temperaturen,’” Zeitschrift für hygienische Zoologie und Schädlingsbekämpfung, 1942, pp. 35-37. Ciò è stato confermato dall’analisi  REM dei camponi originali di Auschwitz veicolanti lo Zyklon B forniti dal  Museo di Auschwitz: H.W. Mazal, “Zyklon-B: A Brief Report on the Physical Structure and Composition,”http://www.holocaust-history.org/auschwitz/zyklonb/

[34]   Desjardins, “The Leuchter Report, Revisited,”  1° ott. 2007, https://codoh.com/library/document/the-leuchter-report-revisited/. Desjardins è un chimico sity-trained chemist.

[35]    Poiché la valutazione di  Rudolf sui luoghi dei campioni prelevati da Leuchter era talvolta in discordante, indichiamo i numeri dei campioni forniti da Leuchter (sia il suo rapporto che quello di  Rudolf sono facilmente accessibili online).

[36]  J.-C. Pressac, Auschwitz: Technique and Operation of the Gas Chambers, Beate Klarsfeld Foundation, New York, 1989; R. J. van Pelt, The Case for Auschwitz. Evidence from the Irving Trial, Indiana University Press, Bloomington/Indianapolis, 2002.

[37]   Karl Popper, Objective Knowledge, 4a ed., Clarendon Press, Oxford, 1979, pp. 347 sgg.

 

Autori

 

Germar Rudolf

Germar Rudolf è nato il 29 ottobre 1964 a Limburgo, in Germania. Ha studiato chimica all’Università di Bonn, dove si è laureato nel 1989 (Diplomi-Chemiker), paragonabile a un dottorato di ricerca negli Stati Uniti. Dal 1990 al 1993 ha preparato una tesi di dottorato in tedesco presso l’Istituto Max Planck per la ricerca sullo stato solido in collaborazione con l’Università di Stoccarda. Parallelamente e nel suo tempo libero, Rudolf ha preparato una perizia sulle questioni chimiche e tecniche delle presunte camere a gas di Auschwitz, Il Rapporto Rudolf (ora intitolato La chimica di Auschwitz). In quest’opera giunge alla conclusione che “le presunte strutture per lo sterminio di massa di Auschwitz e Birkenau non erano adatte allo scopo, come sostenuto”. Di conseguenza, negli anni successivi dovette sopportare pesanti misure persecutorie. Si esiliò quindi in Gran Bretagna, dove fondò la piccola casa editrice revisionista Castle Hill Publishers. Quando, nel 1999, la Germania chiese alla Gran Bretagna la sua estradizione,  Rudolf fuggì negli Stati Uniti. Lì chiese asilo politico, ampliò la sua attività editoriale e nel 2004 sposò una cittadina statunitense. Nel 2005, gli Stati Uniti riconobbero la validità del matrimonio di Rudolf e pochi secondi dopo lo arrestarono e successivamente fu deportato in Germania, dove fu incarcerato per 44 mesi per i suoi scritti accademici. Alcuni degli scritti per i quali fu condannato erano stati pubblicati mentre Rudolf risiedeva negli Stati Uniti, dove le sue attività erano e sono perfettamente legali. Dal momento che, secondo la legge degli Stati Uniti, non è un criminale, è riuscito a immigrare definitivamente negli Stati Uniti nel 2011, dove si è riunito alla moglie e alla figlia, cittadine statunitensi. Attualmente risiede nell’Upstate New york.


Nicholas Kollerstrom

Il Dr. Nicholas Kollerstrom (nato nel 1946) ha conseguito due lauree in storia della scienza, una a Cambridge nel 1968 e un dottorato di ricerca (PhD) a Londra nel 1995. È stato membro onorario dello staff dell’University College London per 11 anni. Nel 2008, ha ricevuto una diffusa  pubblicità e una condanna morale per il suo interesse per gli studi sui livelli residui di cianuro trovati nela  muratura dei campi di lavoro della Seconda guerra mondiale.

 

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