Un cardiologo visita Gesù – I miracoli eucaristici alla prova della scienza

Come sanno coloro che ricevono le pubblicazioni sedevacantiste, i sedevacantisti (compresi i sostenitori della tesi detta di Cassiciacum) negano la transustanziazione nelle messe del Novus Ordo: secondo costoro, nelle ostie consacrate nella messa di Paolo VI, non c’è la Presenza Reale di Gesù, essendo la messa di Paolo VI totalmente invalida.

Tuttavia, c’è un elemento che, a mio parere, rende insostenibile la posizione sedevacantista: la realtà dei MIRACOLI EUCARISTICI. Mi riferisco non tanto e non solo ai miracoli eucaristici avvenuti nel passato remoto, come il miracolo di Lanciano (avvenuto nell’alto medioevo) ma a miracoli eucaristici molto più recenti, come quelli di Buenos Aires (degli anni ’90 del Novecento, e documentati in un mirabile libro di Maurizio Blondet[1]), di Tixtla (Messico, avvenuto nel 2006), Sokółka (Polonia, 2008) e Legnica (Polonia, 2013).

L’accertamento scientifico di tali miracoli smentisce la tesi sedevacantista dell’inesistenza della Presenza Reale nelle messe del Novus Ordo. Per documentarsi su questi fatti, oltre al già citato libro di Blondet, c’è anche il bellissimo libro del cardiologo Franco Serafini: “Un cardiologo visita Gesù – I miracoli eucaristici alla prova della scienza (Edizioni Studio Domenicano, 2019). Le informazioni che seguono le ho tratte da quest’ultimo libro.

Inizio, come punto di riferimento, dal miracolo di Lanciano e dalle principali conclusioni cui giunse lo studioso che nel 1971 indagò questo evento: il prof. Odoardo Linoli.

1) il Sangue del miracolo eucaristico è vero Sangue e la Carne è vera Carne;

2) la Carne è costituita da tessuto muscolare del cuore;

3) il Sangue e la Carne appartengono alla specie umana;

4) il gruppo sanguigno è AB ed è identico nel Sangue e nella Carne, provenienti quindi verosimilmente dalla stessa Persona.

Nel miracolo eucaristico di Tixtla è stato accertato lo stesso gruppo sanguigno riscontrato a Lanciano: AB, il più raro dei gruppi sanguigni.

BUENOS AIRES, 1992-1996.

Come scrive il dr. Serafini, tra il 1992 e il 1996 avvengono cinque eventi eucaristici prodigiosi tutti nella stessa parrocchia di Buenos Aires, quella di Santa Maria in Avenida La Plata 286. Cominciamo da quello del 1992:

“La sera di venerdì 1 maggio 1992, Carlos Dominguez, un laico, ministro dell’Eucarestia, vede sul corporale (cioè la tovaglietta quadrata su cui si poggiano i vasi sacri), davanti al tabernacolo, due frammenti di ostia, a forma di mezza luna. Probabilmente, qualche tempo prima sono caduti dalla pisside (il vaso sacro, custodito nel tabernacolo, che contiene le ostie consacrate). Ne fa parola al parroco, padre Juan Salvador Carlomagno, che, pensando fossero frammenti non più freschi, gli dice di applicare la procedura di purificazione ricordata sopra. I due pezzetti di ostia vengono posti nell’acqua di un piccolo recipiente di ceramica che viene chiuso nel tabernacolo. La mattina dell’8 maggio, padre Juan per la prima volta controlla il recipiente e rimane stupefatto. Ne parla agli altri sacerdoti residenti in parrocchia […]. Quello che vedono è che nell’acqua si sono formati come tre coaguli di sangue, ricoperti di peluria bianca, che poi scomparirà. Sulle pareti vi sono delle scie di sangue, come se fossero state prodotte da una specie di “esplosione” delle ostie stesse. Avvisano la curia”[2].

Il vescovo ausiliare raccomanda una perizia medica. La domenica 10 maggio avviene un nuovo fatto prodigioso: la patena su cui era poggiata l’ostia consacrata si macchia di sangue!

Poi c’è l’evento del 1994. Domenica 24 luglio 1994, il ministro laico che distribuisce l’Eucarestia nota sul bordo interno della pisside una goccia di sangue che scorre. Commenta al riguardo il dr. Serafini: “A Buenos Aires ho potuto vedere una fotografia di quella pisside rigata di sangue nella parete interna: ne ho un ricordo indelebile. Chi lo visse e chi lo testimoniò non lo ha certo considerato un vento “minore””[3].

Arriviamo al 1996. Domenica 18 agosto: una fedele trova un’ostia, sporca e impolverata, nascosta nella base di un candelabro e la fa notare al sacerdote lì presente, il quale ordina che venga messa in acqua e chiusa nel tabernacolo, secondo la procedura seguita in questi casi. Qualche giorno dopo i sacerdoti della parrocchia osservano che l’ostia si sta trasformando in “qualcos’altro di colore rosso”: del fatto viene informata la curia, dove uno dei quattro vescovi ausiliari di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio raccomanda di eseguire delle fotografie professionali. Tali foto documentano che, con il passare dei giorni, l’acqua è rimasta come intorbidita “da una nuvola rossa e da zone più scure e gelatinose che richiamano la consistenza del sangue coagulato”. Commenta il dr. Serafini: “Il materiale estraneo che “sopravvivrà”, dopo circa un mese viene posto in un flacone chiuso, con acqua distillata, non proprio un liquido ideale per mantenere un tessuto vivente, e così rimarrà per i tre anni che seguono, fino alle indagini del dr. Castañón”[4].

Nel maggio del 1992, il vescovo, mons. Miràs, raccomanda di far eseguire delle analisi mediche. Vengono coinvolte una oncologa, la dr.ssa Botto, e una ematologa, la dr.ssa Sasot. La conclusione dell’ematologa è che il campione analizzato è sangue umano. Purtroppo, le studiose in questione hanno omesso di ricercare il gruppo sanguigno dei campioni sottoposti alle loro analisi.

Le reliquie sono state poi sottoposte ad ulteriori analisi negli anni 1999-2005. Per amor di brevità riporto solo l’ultimo, in ordine di tempo, dei pareri degli studiosi che se ne sono occupati: il più autorevole, quello del prof. Frederick Zugibe, primario di medicina legale e cardiologo nella Rockland County, a New York. Lascio nuovamente la parola al dr. Serafini:

“Zugibe scruta il microscopio; le sue parole sono registrate. Esordisce con: «Sono uno specialista del cuore. Il cuore è il mio ambito (my business, in inglese). Questo è tessuto muscolare cardiaco, proveniente dal ventricolo sinistro, vicino ad un’area valvolare». Guarda meglio e specifica: «Questo muscolo cardiaco è infiammato, ha perso le striature ed è infiltrato da leucociti. I leucociti normalmente non sono nel cuore, ma fuoriescono dal sangue e si dirigono nella sede di un trauma o di una ferita. Il cuore di questa persona è stato ferito e ha sofferto un trauma. È compromesso il flusso sanguigno e parte del miocardio è andata incontro a necrosi. Somiglia a quello che vedo negli incidenti stradali, quando il cuore viene sottoposto a prolungate manovre di rianimazione, oppure somiglia a quello che trovo quando qualcuno è stato picchiato severamente nel torace…Afferma: «Questo campione era vivo al momento in cui è stato prelevato»”. Dopo un momento di silenzio per ricomporsi, Willesee [l’intervistatore] azzarda: «Ma quanto sopravvivrebbero questi leucociti se il tessuto venisse posto in acqua?». La risposta riecheggia quella del dott. Lawrence di quattro anni prima: «Si dissolverebbero in pochi minuti e non esisterebbero più». A questo punto sono i due australiani a turbare il professore rivelandogli che il vetrino proviene da un tessuto tenuto un mese in acqua di rubinetto e tre anni in acqua distillata: «Assolutamente incredibile! Inspiegabile per la scienza!». Più tardi preciserà che dopo un periodo così lungo in acqua, non solo sparirebbero i globuli bianchi, ma qualunque cellula umana perderebbe qualunque morfologia riconoscibile. Solo in conclusione gli svelano con suo grande stupore, che il tessuto proviene da un’ostia consacrata”[5].

Dunque, l’ostia consacrata di Buenos Aires è diventata, secondo le conclusioni dei medici forensi, tessuto muscolare cardiaco, sofferente e vivo!

TIXTLA (2006)

Passiamo ora ai fatti di Tixtla, una cittadina di 23.000 abitanti nello stato di Guerrero, nel Messico sud-occidentale. Domenica 22 ottobre 2006, nella parrocchia di San Martino di Tours, al momento della Comunione, una suora e il sacerdote celebrante si accorgono che una delle ostie si è macchiata di sangue. Il sacerdote esclama ad alta voce: «Questo è un miracolo!», e mostra pubblicamente l’ostia macchiata da alcune gocce di sangue fresco. Tre anni dopo, d’accordo con il vescovo competente, inizieranno le indagini forensi che si concluderanno nel 2013. Le principali conclusioni degli esperti – specialisti in medicina forense, immunoistochimica e in genetica – che hanno esaminato l’ostia sono le seguenti:

  1. È presente sangue umano.
  2. Il sangue è di gruppo sanguigno AB.
  3. Vi sono fibre cellulari di verosimile natura muscolare cardiaca.
  4. È presente DNA umano, ma non è possibile ricavarne un profilo genetico.
  5. Sotto la superficie di sangue coagulato, a contatto con l’ostia, è ancora presente sangue fresco. Nel 2010 viene accertato che nella parte macchiata della particola, al di sotto di uno strato superiore costituito da evidente sangue coagulato, alla scansione microscopica è presente sangue ancora fresco. Commenta il dr. Serafini: “È un dato impressionante, tenendo conto che sono passati più di tre anni dall’effusione miracolosa!”.
  6. Il sangue è scaturito dall’interno dell’ostia.

In conclusione, “la macchia rossa non è stata aggiunta da qualche malintenzionato perché sgorga, inspiegabilmente, dall’interno stesso dell’ostia, aggiungendo un aspetto ulteriormente elegante al miracolo”[6]. Inoltre, nel predetto tessuto biologico, a distanza di tre anni sono stati trovati dei globuli bianchi vivi! E non è tutto: la particola, nel corso degli anni, è risultata del tutto immune da fenomeni di degradazione e di indurimento. Tale caratteristica richiama alla mente il prodigio di Siena dove, dal 1730, sono esposte all’adorazione dei fedeli 223 ostie che risultano ancora oggi inspiegabilmente fresche e intatte.

Il 12 ottobre 2013 il vescovo di Tixtla promulga una dichiarazione formale e solenne in cui riconosce il carattere soprannaturale dell’evento di Tixtla, dichiarandolo un miracolo.

SOKÓŁKA (2008).

Passiamo ora ai fatti di Sokółka, in Polonia. Nella chiesa parrocchiale di Sant’Antonio da Padova, il 12 ottobre 2008, viene ritrovata un’ostia caduta a terra, che viene conseguentemente riposta in un vaso di vetro riempito d’acqua. Questa la descrizione del dr. Serafini: “La domenica seguente, 19 ottobre, alle ore 8, suor Julia apre la cassaforte e sente un profumo di pane: pensa significhi la completa dissoluzione dell’ostia nell’acqua ma non è così. Più tardi racconterà di essersi sentita, in quel momento, come Mosè davanti al roveto ardente. una parte dell’ostia non si è ancora dissolta ed è parzialmente ricoperta da una macchia rossa solida, che protrude, come fosse un coagulo di sangue di circa 1×1.5 cm. L’acqua del contenitore è invece limpida”.

L’arcivescovo di Białystok decide di sottoporre la particola a indagini forensi e si affida a due esperti della locale università: il prof. Stanisław Sulkowski e la prof.ssa Maria Elżbieta Sobaniec-Łotowska, entrambi anatomo-patologi. Le conclusioni cui giungono i predetti studiosi sono le seguenti:

  1. Si tratta di tessuto miocardico.
  2. Il materiale analizzato è omogeneamente costituito da tale tessuto muscolare miocardico nella sua interezza.
  3. Sono presenti, nelle fibre, segni di sofferenza come segmentazione e frammentazione. Chiosa il dr. Serafini: “È utile ribadire che non si tratta di una degenerazione successiva alla morte: la segmentazione può avvenire solo in una cellula vivente, anche se agonizzante e prossima alla morte”[7].
  4. Le fibre miocardiche e la struttura del pane dell’ostia sono unite tra loro in modo inspiegabile. “Il contatto reciproco tra i due tessuti avviene ad un livello microscopico tale che, ad oggi, nessuno strumento, nessuna metodica umana potrebbe riprodurre una compenetrazione così profonda. Per la prof.ssa Sobaniec-Łotowska è un dato sconvolgente, che esclude la possibilità di un artefatto umano”[8].
  5. Infine è inspiegabile “la persistenza del tessuto miocardico, come pure del pane azzimo che costituisce l’ostia: ancora integri, senza segni di corruzione o di degradazione, dopo tutto il tempo trascorso prima in acqua e poi all’aria, per mesi (e ora, per chi va in pellegrinaggio a Sokółka, per anni) e senza nessun conservante”[9].

Il 14 ottobre del 2009, un anno dopo i fatti, il rettore dell’arcivescovado di Białystok dichiara che l’evento di Sokółka conferma la fede della Chiesa e riconosce ai fedeli la possibilità di venerare la reliquia.

LEGNICA (2013).

Anche qui, il giorno di Natale 2013, abbiamo un’ostia caduta a terra che viene riposta in un calice di metallo: nei giorni successivi un lembo dell’ostia si colora di rosso. Sul sito internet della parrocchia di San Giacinto si possono vedere delle fotografie, chiarissime, che mostrano la successione del fenomeno. La commissione istituita dal vescovo ordina delle indagini scientifiche, di cui si sono occupate le Università di Breslavia e di Stettino. Riporto a seguire le risultanze accertate dagli esperti dell’Università di Stettino:

  • Lo studio al microscopio con luce ultravioletta e filtro arancio consentiva finalmente di riconoscere l’origine miocardica del tessuto muscolare, con evidenti segni di frammentazione; le immagini ricordavano molto da vicino quelle ottenute a Sokółka.
  • Anche a Stettino la ricerca con marcatori immunoistochimici diede esito negativo.
  • Viceversa, si ritrovarono frammenti di DNA nucleare e mitocondriale, sufficienti per documentare senza dubbio l’origine umana del tessuto.

Dopo aver letto il libro del dr. Franco Serafini penso che sia possibile trarne due conclusioni di carattere generale:

  • In tutti e cinque gli eventi miracolosi presi in esame (Lanciano, Buenos Aires, Tixtla, Sokółka e Legnica), gli scienziati hanno accertato la presenza di tessuto miocardico.
  • Nelle reliquie di Lanciano e di Tixtla è stato accertato il gruppo sanguigno AB, proprio come appartengono al gruppo AB le macchie di sangue riscontrate nei teli della Passione di Gesù: la Sindone di Torino, il sudario di Oviedo e la Tunica di Argenteuil. Per i lettori desiderosi di approfondire l’argomento rimando sempre alla lettura del libro del dr. Serafini[10].

A questo punto vorrei tornare al mio ragionamento iniziale. Sono partito nominando i sedevacantisti e la tesi detta di Cassiciacum. Non sono un teologo e penso che per comprendere tale tesi in tutte le sue implicazioni bisogna essere dei teologi provetti. Tuttavia ritengo che anche i cattolici non provvisti di particolari cognizioni teologiche abbiano il diritto (e persino il dovere) di prendere posizione di fronte alla innegabile crisi della Chiesa di cui il sedevacantismo è un indicatore (non privo di ragioni, peraltro). Ebbene, io ritengo che i miracoli eucaristici rappresentino la prova provata, percepibile anche dai non esperti, che nella posizione sedevacantista (e segnatamente nella tesi di Cassiciacum) c’è qualcosa che non va.

La presenza dei miracoli eucaristici dimostra infatti che il rito del Novus Ordo Missae è un rito valido, per quanto criticabile, e che i papi del Concilio Vaticano II sono papi a tutti gli effetti della Chiesa cattolica, per quanto deprecabili.

Il fatto che i sedevacantisti, per conservare la loro posizione, siano costretti a disprezzare i predetti miracoli li avvicina, paradossalmente, ai modernisti che tanto avversano: ricordiamo infatti che all’epoca degli eventi di Buenos Aires, l’allora arcivescovo Jorge Mario Bergoglio non fece nulla per far conoscere questi eventi prodigiosi. Blondet, nel suo libro, citato a sua volta dal dr. Serafini, dà voce alla delusione di padre Eduardo Pérez Dal Lago:

Io speravo che, avute in mano queste risposte, Bergoglio annunciasse: Corpus Christi. Invece no, ha solo autorizzato l’adorazione nella cappella della chiesa di Santa Maria e dal 2002, a dieci anni dal fenomeno, la periodica esposizione di quello che dobbiamo chiamare “segno eucaristico”, anziché miracolo eucaristico[11].

Come dicevano i latini, “contra factum non valet argomentum”: rispetto al fatto costituito dai miracoli eucaristici, la tesi di Cassiciacum appartiene alla categoria degli argomenti. Per continuare a professarla, ai suoi sostenitori rimane un’unica scappatoia: esclusa radicalmente, nei predetti miracoli, la possibilità di frode o di intervento umano dal rigore delle indagini forensi, possono sempre dire che si tratta di fatti preternaturali, di origine diabolica. Ma se scelgono una tale soluzione, si ritrovano fatalmente accomunati a quei farisei contemporanei di Gesù che, per negare i suoi miracoli, affermarono che Nostro Signore scacciava i demoni per virtù di Beelzebul (Matteo 12:24). Questa non è proprio la migliore delle compagnie.

 

[1] https://www.effedieffeshop.com/product.php~idx~~~1897~~Un+cuore+per+la+vita+eterna~.html

[2] Franco Serafini, Un cardiologo visita Gesù – I miracoli eucaristici alla prova della scienza, Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2019, pp. 45-46.

[3] Ivi, p. 47.

[4] Ivi, p. 48.

[5] Ivi, pp. 55-57.

[6] Ivi, p. 70.

[7] Ivi, p. 77.

[8] ibidem

[9] Ibidem.

[10] Vedi il capitolo 10, pp. 149-153.

[11] Ivi, p. 58.

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