Il dibattito su Dresda non morirà

Il dibattito su Dresda non morirà

IL DIBATTITO SU
DRESDA NON MORIR
À[1]
Di Tom Kuntz, 25 febbraio 2010

L’idea del giorno: sessantacinque anni dopo i bombardamenti
di Dresda[2] e di
altre città tedesche durante la seconda guerra mondiale, si inasprisce il
dibattito sulla possibilità che l’intenzione fosse quella di uccidere il
maggior numero possibile di civili.

Storia – Un anno
fa, questo blog mise in rilievo un’intervista[3] con uno
storico inglese che sosteneva che la distruzione di Dresda, di cui la settimana
scorsa ha segnato il 65° anniversario, avesse una chiara giustificazione logica
militare, poiché era un centro di comunicazioni e di transito. “Continuo a non
essere convinto che massimizzare le vittime civili, piuttosto che vincere la
guerra con ogni mezzo necessario”, era l’obbiettivo principale, aveva detto
Frederick Taylor.

Ma recentemente in The New Statesman, Leo McKinstry ha
accuratamente vagliato degli archivi[4] che,
sostiene, contraddicono le pertinaci smentite del governo inglese che l’uccidere
civili in massa fosse lo scopo primario dei raid aerei bellici sulle città
inglesi:

«È emblematica una relazione,
ora negli archivi dell’Università di Cambridge, scritta nell’agosto 1941 dal
direttorio operativo dei bombardamenti del ministero dell’aria. Vi si sosteneva
che l’obbiettivo dei futuri attacchi inglesi doveva essere “la popolazione
nelle proprie case e nelle fabbriche, e i servizi come l’elettricità, il gas e
l’acqua da cui la vita industriale e domestica dipendono”. Avendo a cuore
questo argomento, il direttorio trovò poi sostegno per tali teorie nel bombardamento
di Coventry [1940] da parte della Luftwaffe [tasso di mortalità: 600 morti]. Per
la maggior parte degli inglesi, questo attacco era stato un crimine. Per lo Staff
dell’Aria, fu un’ispirazione. L’attacco a Coventry, sosteneva la relazione, fu “uno
dei raid di maggior successo compiuti dall’aviazione tedesca su questo paese”,
con una tonnellata di alti esplosivi e di bombe incendiarie per ogni 800
abitanti”. “Se il Comando Bombardieri potesse compiere un raid delle dimensioni
di quello di Coventry ogni mese, il risultato sarebbe uno stato di totale
panico nell’ovest industrializzato della Germania”, come pure “una considerevole
perdita di vite, e distruzioni e danni su vasta scala alle case dei lavoratori”».

McKinstry aggiunge che Sir Arthur “Bomber” Harris, che diresse con
gusto i devastanti raid dell’aviazione inglese,  vedeva “gli eufemismi e i sotterfugi che i suoi
superiori usavano per occultare la realtà” come un insulto agli uomini eroici
sotto il suo comando. L’ufficiale scrisse nel 1943: “Lo scopo del Comando
Bombardieri dovrebbe essere affermato pubblicamente e senza equivoci. Questo scopo
è la distruzione delle città tedesche, l’uccisione dei lavoratori tedeschi, e
la distruzione della vita civilizzata in tutta la Germania”. 

[1] Traduzione
di Andrea Carancini. Il testo originale è disponibile all’indirizzo: http://ideas.blogs.nytimes.com/2010/02/15/the-dresden-debate-wont-die/?hp
[2] Me ne
sono già occupato nei seguenti post:
Il bombardamento
incendiario di Dresda
64 anni fa, l’inferno
di Dresda
David Irving: la
verità sui bombardamenti di Dresda
Kurt Vonnegut: Il
sangue di Dresda
Quelle pile di
scarpe che provano l’Olocausto dei tedeschi (non quello dei giudei)
:

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