David Irving: la verità sui bombardamenti di Dresda

David Irving: la verità sui bombardamenti di Dresda

Letto sul diario di David Irving, in data 24 Aprile 2009 (http://www.fpp.co.uk/docs/Irving/RadDi/2009/240409.html ):

“Mentre la giornata volge al termine mi imbatto in un documento che avevo a malapena immaginato di poter trovare. Nel 1961, quando stavo scrivendo il mio primo libro: “La distruzione di Dresda”, venni avvicinato in via confidenziale da un insegnante tedesco, Hanns Voigt; disse che dopo il terrificante raid aereo inglese, venne messo a capo dell’Ufficio Dispersi di Dresda, l’Abteilung Tote – la sezione Deceduti. Realizzò un enorme schedario, e tenne un diario; e stimò per me che a Dresda il tasso di mortalità finale arrivò a 135.000 vittime. Questa è stata la cifra che io – e dopo di me Kurt Vonnegut e altri – ho sempre usato.

Altri funzionari municipali fecero lo stesso tipo di valutazioni (nel prosieguo dell’anno pubblicherò sul mio sito web un dossier esaustivo sul tasso di mortalità di Dresda).

La stima di Voigt fu una spina nel fianco dei due governi tedeschi – sia quello occidentale che quello orientale. Essi avevano sempre minimizzato, persino banalizzato, la cifra delle vittime provocate dai bombardamenti inglesi a saturazione (proprio mentre battevano la grancassa per le vittime della tragedia ebraica).

Solo lo scorso anno, una commissione governativa tedesca – composta da storici, non solo conformisti ma piaggioni, sottomessi, e striscianti – dichiarò che il tasso di mortalità nelle due ore dell’olocausto di Dresda del 1945 era stato molto più basso, “solo 25.000 vittime” (o addirittura, anche meno).

Senza aver fatto nessuna ricerca approfondita – studiosi del genere sono troppo importanti per fare cose del genere – si sono basati sul rapporto del capo della polizia del Marzo 1945 (che in realtà fui io il primo a scoprire), perché indicava cifre più basse di quelle di Hanns Voigt per i morti e i dispersi.

Durante il processo che mi vide opposto a Deborah Lipstadt, il suo consulente altamente remunerato Richard “Skunky”Evans calunniò Voigt; insinuò che Voigt fosse un mentitore, lo qualificò di “nazista” con intenti inconfessabili e contestò che l’Ufficio Dispersi fosse davvero esistito (a Voigt dopo la guerra venne fornito, ora lo sappiamo, un buon posto nella Zona Sovietica, prima che emigrasse legalmente in Occidente, così l’accusa di nazismo sembra improbabile). Scimmiottando Evans, il giudice Gray mi accusò nella sua sentenza di 333 pagine di aver falsificato la storia.

Non sono stato invitato a fornire pareri, dalla Commissione di Dresda. La cosa non è sorprendente. Questo pomeriggio, la mia pazienza è stata ricompensata. Ho scoperto questo nuovo documento segreto, firmato dal capo della polizia di Dresda, e decrittato dagli inglesi qualche settimana dopo la fine della guerra.

Alle 17.55 del 24 Marzo del 1945 – il giorno in cui compii 8 anni, lo ricordo vividamente – il Polizeipräsident di Dresda riferì in codice al SS Oberführer Dietrichs:

“Re: Situazione dei dispersi nella zona difensiva di Dresda dopo il raid.

Il Signor Sindaco della città di Dresda ha costituito un Ufficio Centrale per i Dispersi e nove uffici di registrazione dei Dispersi; si stima che finora siano state registrate da ottanta a cento mila denunce di dispersi; 9.720 denunce di dispersi sono state confermate come vittime effettive; finora, sono state date informazioni su ventimila casi di dispersi; dati statistici precisi potranno forse essere forniti solo in seguito”.

Così, Voigt aveva detto la verità.

Anche la cifra dei “centomila” dispersi deve essere considerata una sottostima. Nelle strade di Dresda c’erano oltre mezzo milione di rifugiati senza casa, fuggiti da est dall’assedio dell’Armata Rossa a Breslau. Intere famiglie di rifugiati devono essere state inghiottite dall’olocausto di Dresda, senza che nessuno sia sopravvissuto per parlare dei “dispersi”.

Un’altra cosa sembra brutalmente chiara: quelli elencati come “dispersi” – oltre ai corpi formalmente identificati e seppelliti o cremati fino a quel momento – non tornarono più. Per usare le parole del telegramma che ho trovato ieri (vedi sopra) erano morti, “carbonizzati” e non identificabili.

Cosa ci dicono questi messaggi decrittati sui nostri storici pigri e conformisti, e in particolare su “Skunky” Evans? Lui, e anche loro, non li avrebbero mai trovati. Io ci ho messo molti anni. Facciamo uno sforzo. Alla fine, come ha detto stamattina Welshmann, “è stato dimostrato che avevi ragione””.

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