Sull’istituzione della Commissione Segre

È notizia di qualche giorno fa l’istituzione della commissione “contro l’odio e la discriminazione razziale” che porta il nome della senatrice a vita Liliana Segre.

Tra i contrari a questa iniziativa segnalo i nomi di due famosi giornalisti ebrei: Franco Bechis e Massimo Fini.

Entrambi mettono in guardia contro il profilo potenzialmente liberticida della commissione. In particolare, secondo Fini, che richiama l’articolo 21 della Costituzione, “neanche i peggiori totalitarismi si erano spinti fino a questo punto”, nella pretesa cioè di sanzionare e punire un sentimento come l’odio: “Però l’odio non si può arrestare”, è appunto il titolo del pezzo di Fini.

Eppure proprio l’odio sembra essere un’autentica fissazione per la senatrice Segre, che in un’intervista al quotidiano La Stampa di Torino auspica che la commissione sia “una sconfitta per gli odiatori che devono venire additati, puniti, censurati”.

Ma chi è costei per “additare, punire, censurare”?

Da Wikipedia apprendiamo che Liliana Segre è stata nominata senatrice a vita “per aver illustrato la Patria con altissimi meriti nel campo sociale”.

E quali sarebbero questi “altissimi meriti”?

Come figura pubblica Segre emerge solo negli anni 2000, perché prima, come ricorda l’enciclopedia in rete, “per molto tempo non ha mai voluto parlare pubblicamente della sua esperienza nei campi di sterminio”.

A partire dagli anni 2000, ha parlato dei propri ricordi di deportata in alcuni libri-intervista (è stata intervistata tra gli altri da Enrico Mentana): quattro, per la precisione (due pubblicati nel biennio 2004-2005 e altri due nel 2015), prima della sua nomina a senatrice (ha pubblicato altri due libri in questi ultimi due anni).

Con tutto il rispetto per le sue sofferenze di deportata non mi sembrano meriti “altissimi” (specie se raffrontati al curriculum di scienziata di fama internazionale di un’altra senatrice a vita come Rita LeviMontalcini), tant’è che un arguto osservatore come Fulvio Grimaldi ha potuto rimarcare che

“non credo possa essere l’aver subito ingiustizia ed essere rimasta circondata da morte e devastazione, la motivazione per cui l’infallibile Mattarella l’ha inclusa in quel parnaso di non eletti. Altrimenti non basterebbe che le Camere Alte del mondo intero avessero le dimensioni della tundra siberiana per accogliere tutti e tutte coloro che, adolescenti, si sono visti circondati da morte e distruzione e ne sono scampati. E mi riferisco solo all’epoca da Bush in giù”.

Eppure i riconoscimenti non sono finiti qui.

Apprendiamo, sempre da Wikipedia, che Liliana Segre ha ricevuto anche due lauree “honoris causa”: Il 27 novembre 2008 l’Università di Trieste le ha conferito la laurea honoris causa in giurisprudenza. Il 15 dicembre 2010 l’Università degli Studi di Verona le ha conferito la laurea honoris causa in Scienze pedagogiche.

Tra le due lauree, spicca quella in giurisprudenza. Cosa c’entra la giurisprudenza con la memorialistica? Quali sono i contributi di Liliana Segre allo scibile giurisprudenziale? Mah…

Si dirà: i libri della signora Segre costituiscono un esempio significativo di memorialistica dei campi di concentramento. E allora domandiamoci: in che cosa questi libri hanno inciso sulla nostra conoscenza di un campo come Auschwitz? Personalmente, non li ho letti: sarò prevenuto ma mi sembra che quello della senatrice Segre sia un genere di memorialistica non inflazionato ma super-inflazionato. Le librerie pullulano di libri di ricordi sui campi di concentramento, libri che finiscono per assomigliarsi un po’ tutti, specie quando sono scritti a molti decenni di distanza dai fatti narrati.

Diciamo la verità: i sopravvissuti che hanno fornito testimonianze davvero significative sul piano morale e civile sono quelli che hanno sfidato l’impopolarità.

Penso ad esempio all’ebreo Hajo Meyer, uno degli ultimi sopravvissuti di Auschwitz, di cui tradussi un’intervista giusto 10 anni fa. Ecco come descrive la sua esperienza:

“Dovetti abbandonare la scuola secondaria a Bielefeld dopo la Notte dei Cristalli, nel novembre del 1938. Per un bambino curioso come me e per i suoi genitori fu un’esperienza terribile. Perciò, posso pienamente identificarmi con i giovani palestinesi che vengono intralciati nei loro studi. E non posso identificarmi in alcun modo con i criminali che impediscono ai giovani palestinesi di studiare”.

Qui c’è la memoria delle sue sofferenze ma c’è anche l’attenzione per le sofferenze delle vittime palestinesi dello Stato ebraico, un’attenzione troppo spesso assente dai discorsi dei sopravvissuti.

Penso poi ad un altro sopravvissuto, Josef Ginsburg, un ebreo rumeno che, deportato a Majdanek, scrisse un libro in cui diceva che in quel campo le camere a gas non c’erano mai state!

Questi sono ebrei che hanno avuto dei meriti alti e altissimi: sarebbe troppo pretendere dalla senatrice Segre un’attenzione analoga a quella di Hajo Meyer per i predetti palestinesi?

Prevedo l’obiezione: Hajo Meyer e Josef Ginsburg erano due ebrei antisionisti. Non si può pretendere che anche Liliana Segre diventi antisionista. Rispondo che non è necessario essere antisionisti per provare empatia per le sofferenze dei palestinesi. Persino Woody Allen, non certo un antisionista, a suo tempo arrivò a criticare pubblicamente la repressione israeliana all’epoca della prima Intifada (1987).

Certo, se Liliana Segre si fosse espressa pubblicamente come Woody Allen sicuramente non sarebbe stata nominata senatrice a vita dal Presidente Mattarella, ma è sul coraggio dell’impopolarità che si misura la tenuta e la credibilità dei “messaggi umanitari”. Non si può deprecare l’”odio” tacendo immancabilmente sull’odio ebraico e sulle sue vittime. Altrimenti la “memoria” diventa selettiva, ingiustamente selettiva. Una memoria che da due decenni – da quando è stata istituita quella che si chiama appunto la “Giornata della Memoria” – è diventata sempre più pervasiva. Ed esclusiva: della seconda guerra mondiale, con i suoi 55 milioni di morti, si ricordano ormai solo i morti ebrei. Gli altri morti è come se si fossero dissolti, obliterati. E, nel dopoguerra, si ignorano bellamente le vittime palestinesi della Nakba, la pulizia etnica attuata dal neonato Stato di Israele.

Ma questo tipo di memoria, condivisa peraltro dalla quasi totalità del sistema informativo, non è solo selettiva: è anche tendenziosa. Esempio: tra David Irving e la sua antagonista Deborah Lipstadt, che con il supporto delle associazioni ebraiche di mezzo mondo gli ha rovinato la reputazione e la carriera, quello che “odia” è il primo e non la seconda, che lo diffama da una vita.

Bene, di questo tipo di memoria una parte ritengo non trascurabile di italiani ne ha fin sopra i capelli, e quando dico “italiani” non mi riferisco ai cretini che insultano la senatrice Segre ma a persone normali, non certo sospette di antisemitismo: emblematico è il caso di un giornalista famoso come Vittorio Feltri, che in passato aveva persino giustificato l’attacco di Israele alla Freedom Flotilla che era andata a prestare soccorso ai palestinesi di Gaza.

Gaza, il più grande campo di concentramento a cielo aperto del mondo. Oggi, dei suoi abitanti, sui media mainstream non se ne parla quasi e quando se ne parla costoro vengono definiti appunto come “odiatori” quando non come “terroristi”, senza nessuna pietas o forma elementare di rispetto per il pesantissimo prezzo di sangue pagato in questi anni, a cominciare dai bambini: feriti, mutilati, devastati psichicamente per sempre nell’indifferenza generale. Questo è l’occhio della “memoria” di cui sopra (e dei media mainstream, e della politica) su di loro. Loro sono gli “odiatori”, i “terroristi”.

La squadra dei mutilati di Gaza

E questo ci riporta al punto dell’istituzione della predetta commissione: è diventato costume diffuso oggidì, da parte del mainstream informativo (che include anche la politica), quello di far rientrare nel cosiddetto “discorso di odio” non solo un antagonismo agli equilibri della realpolitik internazionale come quello rappresentato dagli sventurati palestinesi ma qualunque tipo di critica sgradita ai poteri costituiti. A questo riguardo, la contrarietà alla commissione espressa da Bechis e da Massimo Fini è più che giustificata: è vero infatti che il mainstream informativo (e la politica) è perennemente a caccia di capri espiatori. Chi saranno i bersagli della commissione Segre? Da questo punto di vista devono aver sentito puzza di bruciato persino i parlamentari del centro-destra che si sono astenuti al senato.

Ulteriori perplessità solleva poi l’appello lanciato a suo tempo dalla senatrice in questione al ministro della Pubblica Istruzione affinché venga reintrodotta all’esame di Maturità la traccia di storia. Un appello che sarebbe pure ragionevole se non fosse finalizzato, anche qui, a infilare la Shoah pure nel tema di storia. Come se non bastassero le varie settimane della Memoria che ogni anno monopolizzano l’attenzione degli studenti di ogni ordine e grado. Si rimane semplicemente sconcertati a leggere dichiarazioni come questa:

“…dopo che verranno meno gli ultimi sopravvissuti, la Shoah diventerà una riga nei libri di storia”.

Non mi pare proprio, senatrice. Io vedo invece la tendenza opposta: quella di far studiare ai ragazzi la Shoah come unico avvenimento del Novecento, liquidando il resto (a cominciare dalla “complessità di tutto il Secolo Breve”) come non più centrale.

La senatrice Segre arriva persino a citare Orwell, come se il pericolo del totalitarismo (e dell’oblio) minacciasse i ricordi che ha condiviso nei suoi libri. Curioso che un giornalista ebreo come Fini veda invece un pericolo orwelliano proprio nella commissione da lei presieduta. Come dice Fini,

“In una democrazia tutte le opinioni o ideologie o espressioni sentimentali, giuste o sbagliate che siano, dovrebbero avere diritto di cittadinanza. L’unico discrimine è che nessuna opinione, nessuna ideologia, nessun sentimento può essere fatto valere con la violenza. Io ho il diritto di odiare chi mi pare, ma se gli torco anche solo un capello devo finire in galera”.

E questa mi sembra la considerazione più giusta espressa sull’argomento.

8 Comments
    • MDA
    • 12 Novembre 2019

    Una fakenews degna di quella del 93 col cingalese sfregiato dagli skin. Poi si scoprì che si era autoinferto le ferite, ma intanto la legge mancino era passata.
    Ieri rep è stata beccata in castagna (https://mauriziodangelo.blogspot.com/2019/11/cvd-fake-news-repubblichina-197-x-365.html) e oggi conferma di essere campione non solo di fakenews ma anche di arroganza https://www.repubblica.it/cronaca/2019/11/12/news/insulti_segre_risposta_colaprico-240924438/
    Io intanto ho aggiornato il report sull’osservatorio antisemita, che lo ricordo, prende soldi pubblici per censire 847 (ottocentoquarantasette) episodi dal 2012 a oggi del tenore di scritte apparse in un parcogiochi di Bientina (Pisa), ad una statuina di Hitler messa in vendita a san Gregorio Armeno (Napoli), da dei meme “scoperti in una chat fra alunni di prima media” ad alcuni tweet pro-Gaza di Chef Rubio (!), da alcune mail anonime (?) inviate a enti ebraici a un “gli ebrei hanno ucciso Cristo” lasciato da un visitatore nel libro degli ospiti di una mostra a Milano nonché il noto canale youtube Byoblu di Claudio Messora (“cospirazionista e antisemita”): http://www.lulu.com/shop/m-da/losservatorio-antisemita-report/ebook/product-24316716.html

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      • MDA
      • 16 Novembre 2019

      fra l’altro il cinga è tutt’ora ben inserito.
      E i figli han fatto carriera in quel di Bruxelles.
      Eh l’Italia è un Paese meraviglioso.

      Rispondi
    • Fabrice
    • 15 Novembre 2019

    Buongiorno Dott. Carancini,

    che ne pensa di questa? Eccolo arriva!

    “E’ cosa narrata che, nei lager, gli ammalati venivano uccisi dai Tedeschi, ma il caso dell’ammalata Liliana Segre che venne curata a fine gennaio 1945 smentisce quella narrazione!”, tweet di Giuseppe Poggi, 31 Ottobre 2019.

    Riferimento: https://twitter.com/MggggpPoggi/status/1189957477313458177

    NB per accedere ai dettagli del caso, cliccare sul link.

    In attesa di un suo riscontro, cordiali saluti.

    Fabrice

    Rispondi
    • Fabrice
    • 15 Novembre 2019

    Comunque, ecco qui una Fake con la F maiuscola detta recentemente da L. Segre e totalmente trascurata dai media mainstream, chissà come mai……

    Politica – Il Fatto Quotidiano 14 Settembre 2018

    Liliana Segre, la senatrice a vita: “Salvini? È il volto nuovo dell’Europa, ma di un’Europa dell’indifferenza”

    Matteo Salvini il volto nuovo dell’Europa come dice il Time? “Penso che ci vada molto vicino, ma di un’Europa volutamente indifferente, perché è la fase più comoda quella dell’indifferenza”. Ad attaccare è la senatrice a vita, Liliana Segre, a margine della presentazione del volume ‘Razza e inGiustizia‘ in Senato, ottanta anni dopo la promulgazione delle leggi razziali del 1938 da parte del regime di Benito Mussolini.

    Secondo la testimone della Shoah, è proprio l’indifferenza che lega il clima di intolleranza razziale crescente in Italia e in Europa verso i migranti rispetto al clima che si viveva all”epoca delle persecuzioni anti-ebraiche: “Questa è la sola similitudine, non politica ma morale:

    l”indifferenza”, ha rivendicato. Perché, “nell”indifferenza il mio

    popolo è stato umiliato, denunciato, fatto vittima, arrestato,

    deportato, gasato e bruciato per la colpa di esser nati,

    nell’indifferenza generale del mondo. E la similitudine con l”oggi, non è

    tanto con la nave Diciotti o Aquarius, ma è l‘indifferenza con cui si chiude il mare sopra i barconi dei migranti che senza nome vengono dimenticati, annegano, e il mare si chiude sopra. È il mare dell’indifferenza“.

    Proseguimento:

    https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/09/14/la-senatrice-a-vita-segre-salvini-e-il-volto-nuovo-delleuropa-ma-di-uneuropa-dellindifferenza/4625983/

    Cioè in pratica, L. Segre, come un Gad Lerner qualsiasi fanatico immigrazionista, paragona allo stesso modo ebrei perseguitati durante la seconda guerra mondiale con migranti irregolari extracomunitari dell’ultimo decennio, incredibile ma vero, ancora più incredibile è che tutti i media mainstream italiani su un tale paragone senza alcun senso logico e razionale, a dir poco, non hanno proferito parola perché l’ha detto la Segre, cioè praticamente, Orwell gli spiccia casa!!

    Cordiali saluti.

    Fabrice

    Rispondi
    • MDA
    • 22 Novembre 2019

    UNA MENZOGNA RIPETUTA 200 VOLTE AL GIORNO DIVENTA VERITA’

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