Alcune riflessioni sul 70° anniversario della Liberazione dal Nazifascismo

Rilancio qui questo articolo interessante perché dimostra quanto sia pericolosamente capillare la strategia “entrista” del sionismo in occidente (e, in particolare, in Italia): da un lato Israele sostiene attivamente la proliferazione dei partiti neofascisti in Europa (come ben sanno i frequentatori di questo blog), naturalmente, a condizione che siano rigorosamente kosher (xenofobi sì ma amici di Israele) e dall’altro monopolizza (e mistifica) il fronte antifascista (tramite formazioni “proxy” come “Sinistra per Israele”) per prolungare nei cortei la pulizia etnica contro i palestinesi attuata nella “madrepatria”. Una strategia, quella dell’infiltrazione parallela, che deriva chiaramente dalla dottrina massonica della “coincidentia oppositorum” (in soldoni: controllare gli opposti schieramenti) la quale a sua volta costituisce la versione, più aggiornata e più subdola, del vecchio motto “divide et impera”.


Dal sito frontepalestina.it:
http://www.frontepalestina.it/?q=content%2Farticoli%2Falcune-riflessioni-sul-70%C2%B0-anniversario-della-liberazione-dal-nazifascismo 

Articoli e Analisi

Inviato da fronte-palestina
il Mer, 06/05/2015
– 11:01

Alcune
riflessioni sul 70° anniversario della Liberazione dal nazifascismo


UN 25 APRILE DI
LIBERAZIONE DAL NAZIFASCISMO E DAL SIONISMO!
La cooperazione internazionale e la pace richiedono il
compimento della liberazione nazionale e indipendenza, l’eliminazione del
colonialismo e neocolonialismo, occupazione straniera, sionismo, apartheid e
discriminazione razziale in tutte le sue forme, allo stesso modo del
riconoscimento della dignità delle persone e i loro diritti all’autodeterminazione”.

Così il 10 novembre del 1975, con la risoluzione 3379, anche l’Assemblea
Generale delle Nazioni Unite stabilì che il sionismo è una forma di razzismo,
equiparabile al nazifascismo.
I successivi quaranta anni di aggressioni e massacri perseverati
contro i popoli arabo-mediorientali – Palestina, Libano, Siria, Iraq, Yemen,
ecc. – lo hanno confermato. Una bussola di navigazione, quindi, anche nella
movimentata preparazione del 70° Anniversario della Liberazione dell’Italia dal
nazifascismo.
All’indomani del 25 Aprile dello scorso anno lo avevamo
preannunciato pubblicamente: sarebbe stata l’ultima volta che agli sgherri
dello Stato sionista fosse stato consentito di aggredire
le bandiere della Resistenza arabo-palestinese durante le celebrazioni della
Liberazione
. Una decisione divenuta vincolante, dopo l’ennesimo massacro
perpetrato dai bombardamenti israeliani su Gaza nella scorsa estate che ha
provocato 2.200 morti e 10.800 feriti, di cui molti bambini. Uno scontro che,
il 25 Aprile, si è materializzato soprattutto in due piazze italiane: Roma
e Milano.
Roma: l’interdizione
Un anno fa, per un pur breve lasso di tempo, la piazza di Roma
città aperta
fu trasformata in territorio occupato dal sionismo. Fu
inaccettabile allora, è stato impedito quest’anno. Per il 70° Anniversario
della Liberazione avevamo deciso che non sarebbero stati permessi pogrom
antipalestinesi – quindi, pogrom antisemiti per definizione. Così è
stato. Nessuna bandiera sionista ha sventolato in piazza, mentre quelle
palestinesi vi hanno trovato la giusta legittimità di partecipazione, segnando
un punto di non ritorno per le celebrazioni a venire. Mesi di mobilitazione,
discussione, confronto e partecipazione, a tratti polemica, hanno consentito
l’affermarsi di un punto di vista unitario di classe, antifascista,
antimperialista e antisionista durante le celebrazioni del 25 Aprile in città,
nonostante i ricatti dell’ANED (Associazione Nazionale Ex Deportati)
sionistizzata, le pressioni della Brigata ebraica (sionista), i
“commissariamenti” dell’ANPI nazionale e le titubanze di quella romana che si
sono palesate con il ridimensionamento delle proprie responsabilità e
concretizzate nella sostituzione dello storico corteo cittadino con un semplice
presidio di piazza. Nonostante l’articolata serie di boicottaggi e sabotaggi
politici, diretti e indiretti, con cui si è dovuto fare i conti, nel 70°
anniversario della Liberazione dal nazifascismo i sionisti hanno dovuto
comunque battere in ritirata, rinunciando a una Porta S. Paolo partigiana e
proletaria e ripiegando nei più accoglienti salotti istituzionali borghesi del
Campidoglio di Mafia-Capitale.
 

Una piazza riconquistata a “furor di popolo”, che ha fatto
blocco contro i vari tentativi di compromesso al ribasso, esercitati al suo
interno dalle forze meno determinate, probabilmente impantanate nella palude para-istituzionale.
Così come si è scrollata di dosso le smemoratezze di certa sinistra sociale,
indisponibile persino al posticipo di qualche ora del proprio corteo,
costringendo i militanti e simpatizzanti antifascisti della città, ad una
lacerante scelta di partecipazione. Depotenziando entrambe le mobilitazioni, a
cui molti avrebbero partecipato volentieri, se fosse stato temporalmente
possibile. Per il futuro, per situazioni analoghe, auspichiamo maggiore
disponibilità ad individuare soluzioni meno contraddittorie e più unitarie.
La risposta politica, indipendente dall’infausta decisione
dell’ANPI di cancellare il corteo a Roma con pretestuosi “pericoli di ordine
pubblico”, ha sanzionato l’errore. Un corteo che superava il migliaio di
persone è comunque partito, seguito dalla maggioranza dei presenti in piazza
dietro allo striscione “NO PASARAN Roma città aperta alle resistenze dei
popoli” e
da decine di bandiere delle variegate resistenze antimperialiste
– mediorientali, europee e latinoamericane; un corteo che si è svolto anche con
tratti festosi, con la partecipazione di ebrei antifascisti e contro
l’occupazione (sionista) in piena, incontestata e legittima agibilità di
piazza, spazzando via le preoccupazioni dei “pavidi” e gli auspici degli
interessati “premonitori della tensione”.
Milano: la contestazione
«Il prossimo anno saremo tutti a Milano e vediamo se
avranno il coraggio di continuare a insultarci. Basta
». Questa la minaccia
del capo della comunità ebraica romana (R. Pacifici) pronunciata nell’Aprile 2014, in perfetto stile da
colonizzatore sionista.
Parole hanno messo in allarme i militanti antifascisti che
sostengono la Resistenza
palestinese, ma anche esponenti e organismi periferici dell’Associazione dei
partigiani e molti di coloro che l’anno scorso erano rimasti indignati dalla
provocatoria sfilata delle bandiere israeliane, a poche settimane dall’inizio
dell’ennesima azione di sterminio e pulizia etnica contro la Palestina e in
particolare la popolazione di Gaza. Era quindi inevitabile che anche a Milano,
nelle celebrazioni della Liberazione dal nazifascismo, si difendesse
l’agibilità politica dei valori della Resistenza, universali nel tempo e nelle
latitudini.
Tutto ciò ha colpito nel segno costringendo i sionisti e i
loro sponsor ad uscire allo scoperto. Mentre centinaia di carabinieri e agenti
di polizia si schieravano in piazza San Babila prima ancora che la
manifestazione avesse inizio, il servizio d’ordine del partito democratico,
nascosto dietro le magliette gialle di una sedicente associazione “Bella Ciao”
e in collaborazione con agenti in borghese, tentava di blindare una parte
significativa di corso Venezia per impedire l’accesso degli antifascisti e
consentendolo solo ai suoi aderenti e alle organizzazioni sioniste, esautorando
in modo palese il servizio d’ordine dell’ANPI che, quale organizzatrice del
corteo, avrebbe dovuto garantirne il regolare svolgimento.
I sionisti milanesi, con il rinforzo di quelli giunti dalla
capitale e da altre città, hanno così iniziato la loro parata dietro lo
striscione della cosiddetta Brigata Ebraica recante la menzognera e
provocatoria scritta “anche cinquemila sionisti hanno partecipato alla
liberazione dell’Italia” e quelli più espliciti di “Amici di Israele” e
“Sinistra per Israele”.
Giunti in piazza San Babila, protetti da carabinieri e
polizia, sionisti e funzionari del PD hanno bloccato il corteo impedendo
nuovamente alla numerosa folla di inserirsi e proseguire verso piazza del
Duomo, provocando e incentivando così la contestazione nei loro confronti. Gli
antifascisti hanno accolto i sionisti con slogan contro la politica
guerrafondaia di Israele e l’occupazione della Palestina, sventolando centinaia
di bandiere palestinesi e mostrando decine cartelli con le fotografie dei
bambini e delle altre vittime civili, nonché delle distruzioni provocate lo
scorso anno dalla barbara aggressione a Gaza da parte delle forze di
repressione sioniste. I funzionari del PD particolarmente aggressivi si sono
meritati lo slogan “via, via la nuova polizia” e tutte le esplicite proteste
popolari contro la politica antioperaia del loro governo.
 
Resisi conto che nessuna solidarietà giungeva loro e che
anzi l’insistere nell’imporre la loro presenza non faceva che aumentare la
contestazione nei loro confronti sono defluiti verso la piazza del Duomo
seguiti dal grido “Palestina libera, Palestina rossa” lanciato ormai da
centinaia e centinaia di voci. Dopo pochi minuti alcune centinaia di
antifascisti dietro lo striscione del Fronte Palestina hanno fatto ingresso fra
gli applausi in piazza del Duomo con le bandiere Palestinesi a significare che
l’antifascismo non può che essere antisionista.
Le foto e le cronache giornalistiche, seppur faziose, lo
hanno dimostrato più delle parole: sono state affermate l’agibilità e la
legittimità politica della Resistenza arabo-palestinese a presenziare alla più
importante manifestazione di celebrazione della Resistenza partigiana nel
nostro paese, al riconoscimento del suo diritto a lottare per una Palestina libera
e indipendente, a denunciare la pulizia etnica e l’apartheid a cui sono
sottomessi i palestinesi contestando le manipolazioni sioniste e i simboli del
colonialismo e della segregazione chiarendo chi sono le vittime e chi sono i
carnefici nelle guerre imperialiste della fase storica contemporanea,
rimettendo al centro la legittimità della Resistenza che i popoli oggi portano
avanti contro una tendenza alla guerra che gli imperialisti occidentali, morsi
dalla crisi strutturale del sistema capitalista, fanno soffiare su sempre nuovi
fronti, valorizzando e attualizzando gli universali valori della Resistenza
partigiana. A Milano, il 25 Aprile, è stato fatto quel che si doveva contro il
moderno fascismo.
ANPI: ancora in mezzo al guado
ANPI:
una nuova colonia sionista?
” Questa è stata la secca domanda che abbiamo
pubblicamente posto all’indomani del fazioso comunicato
dell’ANPI nazionale
sulle celebrazioni del 25 Aprile a Roma dando
visibilità e chiedendo conto per il sentimento di disagio diffusosi sia
all’esterno sia all’interno della stessa Associazione. Tale sentimento ha preso
corpo, parallelamente, nella Lettera
aperta
successivamente partita proprio dall’interno della stessa ANPI.
Dalla Lombardia alla Toscana, all’Emilia Romagna al Lazio, passando per il
Piemonte e il Veneto, sono state decine le adesioni di circoli e soci ANPI
schierati contro la partecipazione dei simboli sionisti nelle celebrazioni del
70° Anniversario della Liberazione dal nazifascismo.
Alla nostra franchezza, ben registrata anche dai media di
regime, però, ha corrisposto il silenzio imbarazzato del destinatario delle
nostre critiche, l’ANPI nazionale, promotore di un comunicato che ancora grida
vendetta. Ci ha invece risposto infastidita, asimmetricamente, l’ANPI
provinciale di Roma
, “vittima” in primis di quel comunicato di
commissariamento e d’esautorazione che le successive dimissioni presentate dal presidente
Nassi al “proprio” provinciale hanno storicamente immortalato.
Nonostante tutto pensiamo che la nostra presa di posizione,
pubblicamente biasimata ma privatamente apprezzata, abbia contribuito a fornire
una via d’uscita dal vicolo cieco in cui il “nazionale” aveva cacciato tutta
l’ANPI sotto le pressioni piddino-sioniste.
Purtroppo è stato confermato che nell’ANPI provinciale di
Roma c’è ancora molto da fare per ricollocarsi nel solco del coraggio e
dell’eroismo partigiano. La decisione di non convocare lo storico corteo
cittadino, per futili motivi, nella data simbolica del 70° Anniversario della
Liberazione dal nazifascismo ha lasciato il sapore amaro della pavidità nella
bocca di molti. Un compromesso al ribasso, nel disperato tentativo di salvare
la faccia all’ANED e alla Brigata Ebraica, autoesclusesi dalle celebrazioni
romane pur di non riconoscere la legittimità delle bandiere palestinesi a
parteciparvi.
Tentare di cancellare il corteo antifascista a Roma, Città
Medaglia d’oro al valore militare per la Guerra di Liberazione, è stato un grossolano
errore che avrebbe sacrificato la memoria storica della città ai meschini
equilibri politico-istituzionali contemporanei.
Sulla sua indipendenza, su una chiara scelta tra il campo
dei revisionisti-sionisti e quello dei partigiani-antimperialisti, così come
sulla stessa sopravvivenza delle celebrazioni della Liberazione dal
nazifascismo, vecchio e nuovo, crediamo che nel prossimo futuro si debbano
misurare circoli e soci ANPI. Essi si troveranno a dover decidere se
all’interno del loro dibattito gli ideali partigiani, attualizzati all’epoca
contemporanea, dovranno sopravvivere agli assalti egemonici delle odierne
classi dominanti.
PD: il partito sionista
Il PD oltre a dare il colpo di grazia, proprio in questi
giorni, a ciò che rimane della Costituzione emersa dalla Liberazione dal
nazifascismo – di cui, in troppi pateticamente si sono riempiti la bocca
durante le celebrazioni del 70° -, abbiamo già chiarito di quale altro crimine
si sta assumendo la responsabilità. Un delitto storico in rappresentanza delle
classi dominanti italiane e sioniste che ha lo scopo di cancellare la Memoria Partigiana
della classe lavoratrice italiana, che segnò con la guerra di Resistenza e di
Liberazione una delle pagine più alte della sua storia. Una storia di riscatto
e di emancipazione – seppur incompiuta – dove, in un momento acuto della crisi
capitalista nel quale i costi umani e materiali le vengono scaricati addosso
dalla borghesia, quella stessa classe potrebbe trovare proprio la forza morale
e politica per opporsi ad un destino di miseria e sfruttamento.
Quindi non ci ha sorpreso che gli agenti dello stesso
Partito Democratico abbiano scortato i sionisti della Brigata Ebraica alla
stregua di guardie giurate di un’agenzia privata che scorta il portavalori. Un
“gruzzolo”, il capitale sionista, che sta copiosamente innaffiando le campagne
elettorali di tale massoneria, in cui la presenza di esponenti di spicco come
Emanuele Fiano – della Segreteria PD, presidente di Sinistra per Israele
e prossimo candidato a sindaco di Milano – fa da garante sul “tesoro” come un
direttore di banca sul caveau. Seppur immorali, non ci hanno sorpreso
nemmeno i coretti grotteschi delle canzoni partigiane in difesa dei simboli del
colonialismo e del segregazionismo. Un po’ come se il 28 marzo, contro le
contestazioni di piazza i leghisti, per difendere i neofascisti, avessero
intonato Bella ciao. A favore delle telecamere…
È lo stesso partito, il PD, sponsor dell’equiparazione tra
partigiani e repubblichini (vedi intervista di Violante a “Il
Messaggero”
proprio per il 25 Aprile 2015) e quello delle medaglie d’oro ai
nazifascisti, revocate all’ultimo momento, solo sotto la feroce pressione della
società civile. Dal nostro punto di vista il PD, alla stregua degli
altri partiti di destra, dovrebbe essere interdetto dalle celebrazioni del 25
Aprile e dalla stessa ANPI, in cui ancora, purtroppo, gli è consentito di fare
“il bello e il cattivo tempo”.
Questo 70° anniversario della Liberazione dal nazifascismo,
ci piaccia o meno, impone una svolta storica, che sarà l’esito dello scontro
che ha manifestato. Uno scontro tra la volontà delle classi dominanti,
sfruttatrici e oppressive, di normalizzare le celebrazioni in termini
interclassisti, cancellando il contenuto di partigianeria e di emancipazione
che le compongono, liquidandole col “tempo che fu”. A cui si contrappone una
prospettiva di pervicace volontà di chi, dall’altra parte della barricata, vede
la continuità della Resistenza di ieri nel contribuire, partecipare ed
appoggiare le Resistenze antifasciste, antimperialiste e antisioniste di oggi,
in quanto attualizzazione classista da parte di sfruttati ed oppressi, dei
valori universali della Guerra Partigiana.
In Conclusione
«l’antifascismo deve essere inteso come lotta contro
chi minaccia le libertà individuali, nega la giustizia sociale e discrimina i
cittadini …
» (Primo Congresso Anpi, Roma, dicembre 1947).
In questo 25 Aprile sono molteplici gli obiettivi politici
raggiunti. Innanzitutto i sionisti, che avevano provato a fare fronte unico a
Milano per dare una forte dimostrazione di forza, hanno trovato un fronte
ancora più grande e determinato che li ha contestati azzittendoli; in secondo
luogo è stato scoperchiato un pentolone bollente che ha palesato le forti
contraddizioni esistenti all’interno dell’ANPI e tra gli antifascisti presenti
allo storico corteo. Infine, si è arrivati allo sdoganamento del PD, che ha
dovuto necessariamente esporsi e dichiarare la volontà di difendere i sionisti,
mostrando il suo volto guerrafondaio e imperialista.
Alla luce di tutto ciò, la Campagna
No Expo – No Israele
proseguirà il suo percorso, con l’intento di
smascherare e condannare i sionisti – che nei prossimi 6 mesi di kermesse
milanese cercheranno di avere legittimità e spazi di agibilità – ai quali
ancora una volta ci opporremo, con la stessa determinazione con cui è stato
affrontato il passaggio del 25 Aprile.
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