Israel Shamir: Sul problema dell’immigrazione

Israel Shamir: Sul problema dell’immigrazione

Israel Shamir

Ripubblico qui questo
articolo di Israel Shamir, apparso
originariamente nel volume
Carri
armati e ulivi della Palestina[1],
perché, seppur scritto quasi 15 anni fa, mi
sembra più che mai attuale  – oltreché
esemplare, per sagacia, equilibrio e moderazione. Da leggere e meditare …
In movimento
I primi giorni d’autunno, quando i melograni maturano, mi
dirigo verso le rovine del villaggio palestinese di Saffurie, distrutto. È la
città natale della madre di Maria e ancora conserva la chiesa di Sant’Anna
costruita dai crociati[2].
Questo antico villaggio era una città importante duemila anni fa quando, sotto
di Sephoris, rifiutò di aderire agli zeloti ebrei e restò fedele all’Impero.
Offrì un comodo rifugio all’uomo che reinventò il giudaismo dopo il suo crollo,
il rabbino Giuda il Principe, e a molti saggi cristiani e nobili romani. Era
riuscito a sopravvivere ai capricci del tempo fino al 1948, quando fu assalito
dall’esercito israeliano e distrutto. I suoi abitanti divennero profughi e
andarono a finire nei campi oppure nella vicina Nazareth. Le terre del morto
villaggio rimasero nascoste nelle valli e ogni anno produssero raccolti
sontuosi e splendidi di melograni. Il problema è che non c’è rimasto nessuno a
raccogliere i frutti. Gli abitanti degli insediamenti ebraici costruiti vicino
alle rovine sono indifferenti al destino dei melograni e dei contadini che li
avevano piantati. In questo regno della desolazione, fra alberi lussureggianti
carichi di frutti rossi, c’è un ben costruito mosaico pavimentale romano,
talvolta chiamato “la Monna Lisa della Galilea”. Consiste di migliaia
di piccole pietre di vari colori messe insieme a formare un orgoglioso viso con
il naso diritto, la pettinatura alta e le labbra carnose dentro una di foglie
d’acanto.
II mosaico mi ricorda sempre il nostro bel mondo, questo
meraviglioso mosaico di piccole città, prati verdi, megalopoli civilizzate,
castelli e villette, fiumi e torrentelli, chiese e moschee, ogni pezzo del
mosaico è bello, prezioso e perfetto. Ne ho visti tanti e li amo tutti. Le
basse isole rocciose nel lucido e trasparente Mar Baltico, dove ragazzi biondi
salutano le navi che passano davanti ai moli. La “France profonde” di
Conque, un piccolo villaggetto nel Massif Central, sulla vecchia strada dei
pellegrini per San Giacomo di Compostella, con un piccolo torrentello che salta
sui ciottoli e che circonda tutta la collina, i tetti spioventi e le strade
pavimentate migliaia di anni fa. Le cupole delle chiese russe in mezzo all’erba
alta del fiume Oka dove le ragazze con le spalle coperte da scialli fioriti ascoltano
l’armonia del fiume. Le voci graziose delle ragazze di Suzhou che riecheggiano
nel cortile del tempio fra i canali che costellano tutta la Cina meridionale.
Le case barocche dei fattori delle grandi piantagioni di tabacco di Trinidad e
la statura orgogliosa dei cubani che danzano nelle strade. I superbi corpi
tatuati dei Masai intorno ai falò della savana Serengeti. Questo mondo è
meraviglioso e tutti i suoi abitanti sono splendidi.
Questo bellissimo e intricato contesto è minacciato dalle
ostilità che stanno per arrivare, visto che questa Terza guerra mondiale non è
soltanto contro il Terzo Mondo. Questa guerra è cominciata anche prima che la
prima bomba cadesse sul terreno roccioso dell’Afghanistan. Un milione di nuovi
profughi sono in cammino, creando grande confusione e destabilizzazione
nell’Asia. Non c’è dubbio che presto o tardi questa ondata di rifugiati
raggiungerà anche l’Europa. Centinaia di migliaia di rifugiati sono ormai in
movimento verso l’Europa, la Russia e tutti quei paesi relativamente stabili
che stanno al confine. C’è da comprenderli: poiché gli Stati Uniti avevano promesso
di usare anche le armi nucleari contro le loro case, queste popolazioni
indifese non avevano altra scelta che fuggire dalle aree che sarebbero state
bombardate. Nessun controllo di frontiera sarà in grado di fermare questa
ondata così violenta. Il Pakistan sarà il primo, ma non l’ultimo. E siccome
Stati Uniti e Gran Bretagna hanno il progetto di trasformare la loro crociata
in una guerra lunghissima “contro il terrore”, ci saranno sempre più
profughi finché, eventualmente, il fragile tessuto sociale dell’Europa si
sgretolerà e andrà in collasso. L’Europa sarà sopraffatta come lo fu l’impero
romano ai suoi tempi, e si troverà di fronte a una dura scelta: stabilire un
sistema di apartheid e discriminazione, o perdere la propria identità.
Sarà l’Europa una vittima marginale della furia americana,
come lo spettatore innocente delle sparatorie nei film western? Mi sembra che
l’Europa sia piuttosto uno dei veri bersagli di quest’offensiva che si sta
sviluppando. Non è quello che il popolo degli Stati Uniti desidera, ma nessuno
chiede il suo parere. Le nuove élite di potere degli Stati Uniti e i loro
partner e servi d’oltremare hanno nella loro lista la distruzione di una
prospera, indipendente e coesiva Europa. Questo desiderio ha praticamente un
motivo a breve termine: l’Europa è un concorrente per l’America, è troppo
indipendente, ha cominciato ad usare la moneta unica che può sfidare il
dollaro. L’Europa appoggia una politica più equilibrata in Palestina. L’Europa,
poi, è troppo egualitaria: a New York ho visto un ragazzo dell’ascensore
immigrato dalla devastata Panama, che in realtà vive nel suo ascensore. Non si
trovano cose di questo genere in Europa, perché l’Europa non è ancora
completamente mammonizzata.
II
Alle nuove élite del potere non interessano né Cristo né
Maometto, è vero, ma hanno invece un profondo senso di devozione verso un’altra
antica deità, Mammona. Questo vecchio dio dell’avidità era tanto amato dai
Farisei, duemila anni fa, come apprendiamo dai Vangeli. Gesù disse loro:
“Nessun servo può servire due padroni; o odierà l’uno e amerà l’altro,
oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e
Mammona”. I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte
queste cose e si beffavano di lui”[3].
La fede venne eliminata dai successivi sviluppi. L’amore per Mammona divenne noto
come Avarizia, uno dei peccati mortali, e fu condannato sia dalla società cristiana
che da quella musulmana.
Ma non scomparve completamente. Duemila anni dopo, il nipote
di un rabbino di Treviri, Karl Marx, arrivò ad una conclusione rivoluzionaria:
la fede in Mammona, questa “religione degli ebrei durante i giorni
feriali”, come la definì, divenne la vera religione delle élite americane.
Marx citava il colonnello Hamilton, che aveva detto: “Mammona è l’idolo degli
Yankees, essi lo venerano non soltanto con le labbra ma con tutta la forza del
corpo e dell’anima. Ai loro occhi la terra non è altro che un grande mercato
finanziario, una borsa, e sono convinti di non avere nessun altro scopo nella
vita che diventare più ricchi dei loro vicini”. Marx concludeva:
“Praticamente la dominazione dello spirito ebraico sul mondo cristiano ha
raggiunto nell’America del Nord la sua espressione meno ambigua e più
completa”.
Questo vittorioso spirito ebraico, secondo Marx, era basato
su “avidità ed egoismo, la sua confessione erano gli affari, il suo dio il
denaro”[4]. Queste
parole, come molte altre idee di Karl Marx, erano ben conosciute, ma il loro
profondo significato spirituale non è stato compreso in pieno. Per una buona
ragione: fino ai nostri giorni, le caratteristiche religiose del credo
dell’avidità non erano espresse e ci si poteva anche immaginare un capitalista
che pensa al suo interesse e nello stesso tempo promuove il bene comune, così
come aveva teorizzato Adam Smith. Ma le cose sono cambiate con l’avvento del
“neoliberismo”. Le conferenze di Milton Friedman misero in luce i
Mammoniti, gli adepti della nuova/vecchia fede. Essi differiscono dai loro
ordinari antenati avidi, perché innalzano l’avidità-di-denaro al livello di un
Dio geloso che non consente la presenza di nessun altro dio. I ricchi del
passato non pensavano di distruggere la loro società. Anzi, avevano cura della
loro terra e della comunità. Avrebbero voluto essere i primi fra i cittadini.
Essi si sentivano ancora come “pastori di uomini”. È vero, i pastori
mangiano le pecore, ma non vendono però tutto il gregge al macellaio solo perché
il prezzo è buono.
I Mammoniti vedono una tale considerazione come un tradimento
di Mammona. Robert McChesney ha scritto, nella sua introduzione al libro di
Noam Chomsky Prima il profitto poi la
gente[5]
,
che “essi esigono una fede religiosa nell’infallibilità di un mercato
senza regole”, in altre parole la fede nell’egoismo e nell’avidità
illimitata. Non hanno nessuna compassione per il popolo in mezzo al quale
vivono, non vedono i propri vicini come ‘la propria gente’. Se potessero
eliminare i loro vicini e sostituirli con immigranti poveri per ottimizzare i
profitti lo farebbero, come fanno i loro fratelli in Palestina.
I Mammoniti se ne infischiano degli abitanti dell’America,
ma li usano come loro strumento per raggiungere il dominio mondiale. Il loro
ideale paradigma del mondo è arcaico, o futuristico: sognano un mondo di
schiavi e di padroni. E per poterlo realizzare, i Mammoniti cercano di distruggere
in ogni modo la coesività delle unità sociali e nazionali.
Finché un popolo sta sulla propria terra, parla la propria
lingua, vive in mezzo ai suoi vicini e parenti, beve l’acqua dei suoi fiumi,
frequenta le proprie chiese e moschee, non può essere reso schiavo. Ma se le
sue terre vengono inondate da masse di profughi, la sua struttura sociale
crollerà. Perderanno il loro grande vantaggio, cioè il sentimento di unità, di
sentirsi insieme, il sentimento di fratellanza, e per questo diverranno facile
preda per i Mammoniti.
III
Gli Afgani sono un popolo meraviglioso, tenace,
indipendente, che ha fiducia in se stesso. Sono formati dalle loro montagne, e,
come tutti i montanari, sono cocciuti e conservatori. La paura delle bombe
americane potrebbe spingerli nelle pianure dell’Olanda e nelle città della
Francia, e allora, contro la loro volontà ma in modo irreversibile,
cambierebbero completamente la terra in cui sono entrati. Questo è un processo
che dura già da parecchio tempo. Via via che le politiche globali dei Mammoniti
privano i paesi poveri del Terzo Mondo delle loro risorse naturali e dei loro
redditi, appoggiano i crudeli collaborazionisti locali, distruggono il loro
habitat naturale, un numero sempre maggiore di persone sono costrette a unirsi
all’ondata di profughi verso l’Europa e gli Stati Uniti.
In Europa la minaccia è già profondamente sentita. Oriana
Fallaci, nota giornalista italiana, ha pubblicato sul Corriere della Sera un articolo in cui lamenta il destino
dell’Europa ormai travolta dalle “orde musulmane”[6].
Essa vede gli immigranti allo stesso modo in cui un cortigiano di Romolo a
Ravenna considerava i guerrieri germanici. Oriana dice che “i mussulmani
[sic] somali sfregiarono e smerdarono e oltraggiarono per tre mesi piazza del
Duomo a Firenze. La mia città”, che alcuni “figli di Allah”
orinarono sui muri della Cattedrale, che nella tenda tenevano “materassi
per dormire e per scopare” e che appestavano la piazza col fumo e col
puzzo della loro cucina. Oriana continua a dire che Firenze, “un tempo
capitale dell’arte e della cultura e della bellezza” è “ferita e
umiliata” da “arrogantissimi albanesi, sudanesi, bengalesi, tunisini,
algerini, pakistani, nigeriani” che “vendono droga” e proteggono
le puttane. Essa sostiene che bisogna unirsi alla Crociata americana e conclude
dicendo che “Se crolla l’America crolla l’Europa […] E al posto delle
campane ci ritroviamo i muezzin, al posto delle minigonne ci ritroviamo il
chador, al posto del cognacchino il latte di cammella”.
Prima di condannare il suo stile, andiamo a vedere quali
sono gli errori della sua logica. La Fallaci, esperta e neanche tanto giovane
giornalista vede nell’America una possibile soluzione, anziché la fonte, dei
suoi problemi — e dei problemi di Firenze. Dovrebbe preoccuparsi per la
vittoria, non per la caduta dell’America. Se l’America vince nella guerra
afgana, l’incubo dell’Oriana potrebbe divenire realtà.
Questa giornalista non sembra capire che i profughi e gli
immigranti arrivano in Italia perché le loro terre sono state devastate dagli
Stati Uniti e dai loro alleati. Per lei i kossovari sarebbero invisibili se la
Nato non avesse sconvolto i Balcani. Non vedrebbe i Sudanesi se Clinton non
avesse bombardato il Sudan. Non vedrebbe i Somali se i Somali non fossero stati
rovinati dalla colonizzazione italiana e dall’intervento americano. Né lei né
l’America vedrebbero un immigrante palestinese se i contadini di Saffurie
potessero ancora coltivare i loro giardini di melograni.
Nessuno, proprio nessuno lascerebbe la sua terra con la sua
natura unica, il suo unico stile di vita, amici e parenti, luoghi sacri e
sepolcri degli antenati per il dubbio piacere di accamparsi sotto le mura di
una cattedrale italiana. Come gli anatroccoli hanno il loro imprinting, gli
uomini sono nati per amare la loro terra natale. Il giovane Telemaco paragona
la sua isola rocciosa e desolata ai prati e ai ricchi campi di Sparta, e dice
al suo ospite: “Noi abbiamo appena poca erba, eppure io preferisco queste
montagne con le loro capre ai prati adatti per i cavalli”[7].
La gente emigra perché la sua terra è rovinata. Gli irlandesi non avrebbero
lasciato i campi verdi di Erin per andare a Chicago, se il governo inglese non
li avesse affamati. I miei compatrioti Russi non sarebbero venuti a occupare la
Palestina se la Russia non fosse stata rovinata dalle forze filoamericane di
Eltsin e Chubais.
Per i popoli ospiti, l’ondata immigratoria è, nella migliore
delle ipotesi, un disturbo; e nella peggiore un disastro. Non è colpa loro, è
una questione di numeri. Carlos Castaneda si unì a una tribù indiana e imparò
da loro molte cose. Sono sicuro che anche la tribù imparò molte cose da Carlos
Castaneda. Ora, immaginate che migliaia di bravissimi ragazzi e ragazze di Yale
e Berkeley vadano a vivere con una tribù indiana. La tribù scomparirebbe, non
sarebbe capace di mantenere la sua identità. Mentre un singolo emigrato
potrebbe essere sempre benvenuto, e aggiungere colore alla società.
L’immigrazione di massa è sempre deleteria.
Sia che gli immigranti vengano come invasori o come
conquistatori o come profughi, la società che li accoglie ne riceve uno choc.
Se sono intelligenti e abili occupano interessanti e importanti posizioni
sociali al posto degli abitanti e creano una loro sottocultura. Se sono
violenti, possono impadronirsi della terra con altri mezzi. Se sono umili e
sottomessi faranno scendere il costo del lavoro. Queste sono le ragioni per
cui, in circostanze normali, gli immigranti non sono popolari.
Una brava persona e mio caro amico, Miguel Martinez[8],
che ha portato l’articolo di Oriana Fallaci all’attenzione di un pubblico
anglofono, è rimasto esterrefatto dal suo razzismo, e a ragione. La Fallaci
parla come una razzista, come Ann Coulter, questa maledizione americana degli
“uomini dalla pelle scura”. Ma Miguel Martinez non ha visto quel
minimo di verità che c’è nelle sue parole. Chi vede il proprio giardino
devastato dai bufali non si accorge del cacciatore che spinge le mandrie verso
di lui, e dà la colpa agli innocenti animali. Ma sbaglia, perché la condanna
dovrebbe essere rivolta al cacciatore, eppure ciò non vuol dire che i bufali
non rovinino il giardino. L’immigrazione di massa è dolorosa sia per
l’immigrante sia per la società che lo riceve.
Ma non è affatto dolorosa per i Mammoniti. A loro piace
l’immigrazione perché abbassa il costo del lavoro. Un’autorevole rivista
mammonita è il settimanale inglese The
Economist
. Alcune settimane fa, prima della “nuova Pearl Harbour”
[l’11 settembre] il loro editoriale esortò ad aumentare l’ingresso di
immigranti dal Terzo Mondo. I popoli più dinamici e più qualificati
dell’Africa, dell’Asia e del Sud America potrebbero rivelarsi utili alla Gran
Bretagna, all’Europa e agli Stati Uniti, scriveva The Economist. Farebbero abbassare i salari dei lavoratori europei
ed aumentare i profitti degli imprenditori. Come profitto addizionale, questo
flusso dell’elemento dinamico non fa altro che indebolire le società dalle
quali proviene e le espone al rischio di diventare una facile preda delle
società che lo accolgono. È una versione migliorata del commercio degli schiavi
— infatti che c’è di meglio di schiavi che fanno a gara fra loro per imbarcarsi
sulla nave negriera? Naturalmente la prima condizione per questo ingresso di
immigrati non è stata chiarita da Tony Blair, perché la condizione è che i
paesi del Terzo Mondo devono essere devastati e ridotti in rovina.
I Mammoniti hanno bisogno degli immigranti per se stessi.
Una società coesiva e sana rifiuta istintivamente uomini avidi di denaro,
perché l’avidità di denaro è un atteggiamento socialmente distruttivo. In una
civiltà sana i Mammoniti rimarrebbero dei paria. Ora, l’immigrazione distrugge
la coesività delle società e i Mammoniti non amano società coesive,
preferiscono società liquide e non tenute insieme da forti principi, così è
molto facile bersele tranquillamente. Ecco perché i Mammoniti appoggiano
l’immigrazione. Gli immigranti li considerano come i loro naturali alleati e
non riescono a capire che i Mammoniti li amano così come i vampiri amano il
sangue fresco. A causa di questa mancanza di comprensione, gli immigranti
appoggiano con i loro voti il potere mammonita di Tony Blair e dei democratici
di New York. Le diatribe di Oriana dovrebbero essere rivolte ai Mammoniti
invece che agli innocenti immigrati che si trovano sulle strade e sulle piazze
d’Europa.
IV
La destra è una forza conservatrice, che difende il potere
delle élites tradizionali. Loro difendono il paesaggio, proteggono la natura,
salvaguardano la tradizione. La sinistra è una forza dinamica della società,
che garantisce la sua vivibilità, la capacità di cambiare, la mobilità sociale.
Una società senza la sinistra sarebbe una società marcia, una società senza la
destra crollerebbe. La sinistra provvede al movimento, la destra alla
stabilità. Ma i Mammoniti creano per i loro scopi una pseudo-sinistra e una
pseudo-destra, servendosi degli errori compiuti dalla vera sinistra e dalla
vera destra.
Uno dei difetti della destra reale europea era nella sua
mancanza di compassione e nelle sue tendenze razziste. Il loro approccio al
problema era corretto: immigranti destabilizzano la società. Ma non perché sono
malvagi, come dicono i razzisti. Gli immigranti potrebbero essere delle persone
meravigliose, eppure potrebbero costituire sempre un problema. Gli Olandesi
andarono in Indonesia e distrussero la terra per parecchio tempo con la loro
presenza. Hanno rovinato l’Indonesia. Gli Indonesiani sono andati in Olanda e
hanno creato a loro volta dei problemi. Gli Inglesi hanno creato problemi in
America in modo irreversibile: hanno sterminato i nativi. Il processo coloniale
spesso porta un danno reciproco: gli Inglesi hanno spogliato l’Irlanda e poi si
sono trovati a dover affronti i problemi creati dagli Irlandesi.
Il razzismo è sbagliato, perché parte dal punto di vista che
alcuni uomini sono fondamentalmente migliori o peggiori di altri. Ognuno è quello
che è: gli Zulu e gli Inglesi, i Russi e i Ceceni, i Palestinesi e i Francesi,
i Pakistani e i Turchi, mentre sono sulla loro terra. Nelle terre degli altri
tutti questi buoni popoli diventano un problema. Nei giorni dell’imperialismo
europeo e dell’espansione coloniale, le teorie razziste erano necessarie per
giustificare il flusso a senso unico degli uomini. Senza il razzismo non si
potevano sterminare i nativi, privarli della loro proprietà, eliminare le loro
industrie, creare enormi piantagioni e mantenere questi popoli senza diritti
umani. Ma ora del razzismo non c’è più bisogno. Visto che l’avventura coloniale
dell’Europa è finita, potremmo abbandonare tranquillamente le teorie
scientificamente sbagliate e moralmente infami della superiorità razziale.
La vera sinistra dovrebbe promuovere gli interessi delle
classi più basse, il che vuol dire essere contro l’immigrazione di massa. Ma
sotto l’influenza dei Mammoniti, la sinistra liberale sostiene l’immigrazione
per motivi di compassione. I Mammoniti, normalmente privi di ogni senso di
compassione, utilizzano questo modo di ragionare umanitario per i loro scopi.
Anche perché questo dà loro un ulteriore profitto. Le classi lavoratrici
europea e americana sono così alienate dalla sinistra liberal. Ai lavoratori,
infatti, appare chiara la natura pericolosa dell’immigrazione. Gli immigranti
vivono a contatto con i lavoratori locali e naturalmente tra di loro si crea
una concorrenza per i posti di lavoro. Per questo, molti di loro sono portati
ad abbracciare il razzismo della destra estrema. C’è un modo per uscire da
questo empasse, un modo che andrebbe
bene per tutti, all’infuori naturalmente dei Mammoniti. Fermare l’immigrazione
e aprire estesi finanziamenti al Terzo Mondo. In teoria, l’Africa e la Svezia
potrebbero arrivare ad avere lo stesso reddito, i proventi delle tasse
dovrebbero andare agli indiani dell’Amazzonia e ai contadini dell’Afghanistan.
In tal caso, non sarebbero molti i pakistani che emigrano in Inghilterra, se
potessero arrivare ad avere, nel loro paese, un reddito uguale, o perlomeno
simile. Prova di questo è la comunità europea, perché sebbene gli svedesi
abbiano un reddito superiore ai portoghesi, ai greci e agli italiani, la
differenza non è poi così abissale. E questi sono paesi pacifici, per cui c’è
pochissima immigrazione nella Svezia e nella Germania. Se diciamo compassione,
la vera compassione cristiana ci dice di lasciare che la gente viva a casa
propria, sotto le loro viti e le loro piante di fico, e che viva bene come
vivrebbe altrove. Non ci sarebbero tante lavanderie a buon mercato, ma si vivrebbe
in una terra più pulita e migliore. Sarebbe giusto, perché per centinaia di
anni l’Europa e gli Stati Uniti hanno succhiato le ricchezze del Sud e dell’Est
del mondo.
Il destino dell’immigrante è un triste destino. Tutta l’emigrazione
è un esilio, è uno stato di tristezza dell’uomo. Ovidio piangeva sulle sponde
del Mar Nero, e il principe Genji del Giappone moriva di nostalgia a Suma. Il
mio amico palestinese Musa ha portato il suo vecchio padre dal villaggio di
Abud alla sua nuova casa nel Vermont, e lui si è messo subito a costruire
piccole terrazze in giardino, come quelle coltivate sulle pendici delle colline
della Samaria.
Gli esseri umani si adattano, e se gli immigranti amano la
loro nuova terra possono diventarne cittadini. È il caso mio. Sono nato in
Siberia. E ho scelto di diventare palestinese.
La Terza Guerra Mondiale è una guerra contro la diversità
per sé. Le hanno dato inizio gli adepti dell’avidità. A loro non piace il
meraviglioso mosaico di razze e di culture. Vorrebbero omogeneizzare il mondo e
hanno anche una ragione ben pratica. È più facile vendere merci a un’umanità
omologata. Hanno anche una ragione morale. Non vogliono che la gente goda della
bellezza gratuitamente, per cui deve essere distrutta. Hanno una ragione
religiosa. Gli adoratori di Mammona credono che questa bella pluralità sia un
sacrilegio nei confronti del loro dio geloso. Le belle cose del passato
appartengono ai musei dove ti fanno pagare il biglietto d’ingresso dopo che il
villaggio è stato distrutto. In un bellissimo romanzo di Michael Ende, La Storia Infinita, il mondo colorato
della fantasia sparisce nel nulla. La stessa cosa accade al nostro meraviglioso
mondo. Antichi ed unici luoghi sono stati distrutti e soppiantati da centri commerciali
e da terre desolate. La destra e la sinistra dovrebbero unirsi contro questo
nulla che minaccia la nostra esistenza. 
7 ottobre 2001


[1] Pistoia,
2002.
[2] Secondo
una tradizione secondaria, sarebbe il luogo di nascita della stessa Maria.
[3] Luca 16: 13-14.
[4] Deutcsh-Franzossische Jahrbucher, 1844.
[5] Noam
Chomsky, Profit Over People, Seven
Stories Press, 1999, p. 8.
[6] Corriere della Sera, Milano, 29 settembre
2001.
[7] Odissea, libro IV.
[8] Responsabile
del sito web “Kelebek” — http://www.kelebekler.com/
One Comment
  1. Quest'uomo è un genio. Incredibile come, 15 anni fa, coglie con estrema precisione e lucidità le linee di uno sviluppo perverso che oggi vediamo molto più chiaramente. Una straordinaria scoperta, anche perchè l'infame congrega mediatica questi personaggi ovviamente li oscura, oltre che diffamarli.

    Rispondi

Leave a comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Recent Posts
Sponsor